Connecting Eurasia

Lanciato nel 2015, il China-Pakistan Economic Corridor (CPEC) è un progetto di sviluppo infrastrutturale che prevede la costruzione di una articolata rete di infrastrutture – autostrade, ferrovie e oleodotti – e avente come obiettivi quelli di sviluppare la capacità energetica del Pakistan e, al contempo, potenziarne l’economia anche attraverso investimenti esteri da attrarre e da destinare in vari campi di infrastrutture sociali.

Lo scorso 17 maggio, in un solenne atto di collaborazione transnazionale siglato in videoconferenza, il presidente iraniano Ebrahim Raisi e il suo omologo russo Vladimir Putin hanno apposto le proprie firme su un accordo di rilevanza strategica; un accordo che mira a completare l’importante progetto di costruzione della ferrovia Rasht-Astara, parte dell’International North South Transport Corridor (da qui, INSTC).

Se è vero che, come sosteneva il teorico Sir Halford John Mackinderla connettività terrestre e il controllo delle rotte di comunicazione ha un peso fondamentale per la conformazione dell’assetto geopolitico del globo, allora i progetti di collegamento che si stanno venendo a creare nel blocco eurasiatico assumono un ruolo di straordinaria rilevanza nel contesto internazionale, soprattutto per quel che riguarda la promozione dello sviluppo delle relazioni tra i paesi coinvolti. Stando al pensiero elaborato da Mackinder, la costruzione di infrastrutture di trasporto consentirebbe a uno o più stati di espandere la propria influenza attraverso le nuove rotte.

Bacino situato al centro della regione caucasica e circondato da Azerbaigian, Iran, Russia, Kazakistan e Turkmenistan, dall’inizio degli anni 2000 il Mar Caspio si trova al centro di una strategia congiunta dei cinque paesi con la quale si vorrebbe trasformare la regione in un corridoio tra l’Asia e l’Europa, così da acquisire una maggiore centralità nello scacchiere internazionale.

Mentre il nostro pianeta si scioglie sotto gli effetti disastrosi del cambiamento climatico, le potenze comunemente riconosciute – tra cui Cina, Russia e Stati Uniti – si organizzano per ottenere vantaggi economici e commerciali e sfruttare lo scioglimento dei ghiacciai nel cosiddetto “Grande Nord”, la regione artica.

Lanciata nel 2013 dal presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping, la Belt and Road Initiative – una delle più grandi e innovative iniziative di sviluppo economico e infrastrutturale a lungo termine della storia moderna – rappresenta un punto di svolta nell’organizzazione e nella gestione della governance globale.

Parallelamente all’attuazione dei progetti infrastrutturali previsti, l’obiettivo di questo progetto noto al grande pubblico con il fortunato nome di Nuova Via della Seta afferisce alla liberalizzazione delle relazioni economiche tra la Cina e l’estero e alla facilitazione della circolazione di beni, servizi e capitali tra i Paesi coinvolti nel progetto; al centro di questa strategia si pongono le Zone Economiche Speciali (Zes), aree delimitate geograficamente appartenenti al territorio di uno Stato altro in cui le regole e le leggi su commercio e affari economici si applicano in maniera differente rispetto al resto del Paese che le ospita.

Data la sua posizione geografica strategica e l’enorme presenza delle risorse naturali, l’Afghanistan è stato da sempre al centro dell’interesse regionale e globale. Ad oggi quest’interesse è più vivo che mai. nonostante le sue problematiche interne dovute alla presenza di gruppi estremisti di radice islamica, nel corso degli ultimi anni, molti Paesi hanno cercato di stabilire relazioni politiche ed economiche con Kabul.

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