Hong Kong, il “porto profumato” della Repubblica Popolare Cinese

Rivoltosi come star del Jet Set: i media occidentali e le proteste ad Hong Kong


di Andrea Turi

Le storie giornalistiche non dovrebbero mai avere come protagonista un “bravo ragazzo” e un “cattivo ragazzo” perché, il mestiere del giornalista prevede semplicemente che nel raccontare un qualcosa – non importa cosa nello specifico – si dia spazio a tutte le parti in causa affinché le informazioni che formano la storia siano rese al lettore in modo imparziale. Questa la teoria.

Ma, la realtà dei fatti vuole che quanto più ci si professa fieri sostenitori di una qualsiasi teoria validandone e difendendone i postulati, significa che non si ha la minima intenzione di metterla in pratica ed è così che media diventa sinonimo di cattivo giornalismo.

Le vicende di Hong Kong non fanno eccezione…

Storie di avventurieri, esploratori e missionari sull’isola di Hong Kong (parte seconda)


di Marco Costa

Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, Hong Kong conserva alle sue spalle una storia tanto ricca quanto particolare. Storia, come abbiamo visto, che non è solo fatta di crescita economica e di scambi commerciali, ma che più segretamente rimanda ad episodi leggendari, talvolta misteriosi, spesso legati alle sue attività marittime… 

Who is Who? Le trame e i protagonisti delle proteste di Hong Kong


di Andrea Turi


Dopo aver analizzato il contenuto della Legge di sicurezza nazionale della Regione amministrativa speciale di Hong Kong e passato in rassegna le interferenze estere – politiche e da parte delle Organizzazioni Non Governative(“Le ingerenze straniere nella Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong” e “Un anno di proteste nella Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong. La catena dei finanziamenti esteri e gli scopi”) – negli affari interni della Cina e gli scopi di tali azioni, adesso è giunto il momento di portare la nostra analisi sul “campo di battaglia”. In questo articolo ci occuperemmo dei personaggi che sono coinvolti nelle proteste contro Pechino.


Il futuro di Hong Kong e lo sviluppo della Repubblica Popolare Cinese


di Stefano Vernole


La percezione del Brand Italia ad Hong Kong è generalmente molto positiva, anche in virtù della presenza sul mercato di tutti i grandi marchi della moda e del design e alla crescente diffusione di prodotti eno-agroalimentari (favorita anche dai numerosi ristoranti, alcuni dei quali eccellenti, che propongono cucina italiana) e dei numerosi distributori/importatori. La comunità italiana (quasi 4.000 persone) è composta da imprenditori, manager, dirigenti e impiegati di aziende sia italiane che straniere, soprattutto nei settori trasporti, logistica e ristorazione. Ugualmente rilevante è la loro presenza nei settori legale, bancario e assicurativo, favorita dal costante supporto delle società di assicurazione al credito all’estero (CDP, Sace, Simest) e dai principali istituti finanziari tricolori impegnati nell’internazionalizzazione delle imprese…

Hong Kong e l’Italia. Una cooperazione reciprocamente vantaggiosa


di Stefano Vernole


La percezione del Brand Italia ad Hong Kong è generalmente molto positiva, anche in virtù della presenza sul mercato di tutti i grandi marchi della moda e del design e alla crescente diffusione di prodotti eno-agroalimentari (favorita anche dai numerosi ristoranti, alcuni dei quali eccellenti, che propongono cucina italiana) e dei numerosi distributori/importatori. La comunità italiana (quasi 4.000 persone) è composta da imprenditori, manager, dirigenti e impiegati di aziende sia italiane che straniere, soprattutto nei settori trasporti, logistica e ristorazione. Ugualmente rilevante è la loro presenza nei settori legale, bancario e assicurativo, favorita dal costante supporto delle società di assicurazione al credito all’estero (CDP, Sace, Simest) e dai principali istituti finanziari tricolori impegnati nell’internazionalizzazione delle imprese…

Il nuovo polo finanziario cinese e il ruolo di Hong Kong

di Stefano Vernole


L’importanza di Hong Kong nella strategia economica cinese


Nel 1997, in seguito alla crisi finanziaria asiatica scatenata dalla speculazione internazionale guidata da George Soros e alla sua rapida propagazione, Hong Kong e il suo mercato borsistico conobbero serie difficoltà. Il regime di cambio fisso in rapporto al dollaro americano rimase scosso e la stabilità del sistema venne minacciata; solo grazie al sostegno del Governo centrale di Pechino, la Regione autonoma riuscì ad uscire dalla crisi senza svalutare il renminbi1.


Storie di pirati, navigatori e mercanti sull’isola di Hong Kong (parte prima)

di Marco Costa

La vicenda di Hong Kong è stata in larga parte determinata dalla sua posizione geografica: incuneandosi nel Mare Cinese Meridionale, ha assunto il ruolo di avamposto strategico commerciale del “Celeste Impero”, suscitando però le ambizioni dei coloni e dei mercanti occidentali, britannici in particolare. Il territorio di Hong Kong, essendo in buona parte costituito da un’isola principale (Hong Kong Island) attorniata da un piccolo arcipelago di isole minori (New Territories) e da una parte di terraferma (Kowloon), ha caratterizzato – nel bene e nel male – tutta la storia della città, determinandone la sua vocazione marittima.

Un anno di proteste nella Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong. La catena dei finanziamenti esteri e gli scopi


 di Andrea Turi 

  

Nell’articolo Le ingerenze straniere nella Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong abbiamo analizzato come il dossier Hong Kong sia diventato un pretesto per le potenze internazionali occidentali per fare pressioni sul Governo di Pechino e mettere in atto vere e proprie azioni di ingerenza negli affari di politica interna ed esclusiva della Cina. Seguendo la lezione di Giovanni Falcone (“Segui i soldi, troverai la Mafia”) il testo che segue cercherà di rispondere alla domanda: “chi c’è dietro le proteste nella Regione amministrativa speciale di Hong Kong?” 

I tumulti ad Hong Kong e le loro conseguenze economiche

 

di Stefano Vernole


Per capire le difficoltà economiche dei nostri giorni, niente di meglio che riportare quasi integralmente le considerazioni (tradotte dall’inglese) di un ex accademica, Laura Ruggeri, nata a Milano ma che vive ad Hong Kong dal 1997.


“Se vent’anni fa qualcuno avesse predetto una “rivoluzione colorata” a Hong Kong, la maggior parte degli analisti politici avrebbe riso. Non perché le “rivoluzioni colorate” siano ridicole – le loro tragiche conseguenze difficilmente possono essere ridicolizzate – ma perché tendono a verificarsi in Stati target con governance deboli alla periferia delle reti transnazionali.


Hong Kong dal dopoguerra al XXI secolo


di Marco Costa


Gli anni ’50 per la città di Hong Kong furono abbastanza tumultuosi: appena alcuni anni dopo la fine dell’occupazione giapponese ed il ripristino della sovranità britannica, nel 1949 anche nella città-Stato riecheggiarono gli epocali sconvolgimenti a cui era in preda la grande Cina, all’apice della guerra tra la fazione nazionalista di Chiang Kai-shek e quella comunista di Mao Zedong. Alla luce della guerra civile e della conseguente rivoluzione capeggiata vittoriosamente da Mao, che avrebbe posto fine ai decenni di interferenze straniere sulla Cina continentale nonché promosso la riunificazione di fatto della nazione sotto la bandiera di un nuovo modello socialista, Hong Kong divenne meta di afflusso di rifugiati dalla terraferma, provocando un enorme aumento della popolazione: dal 1945 al 1951, la popolazione crebbe infatti da 600.000 a 2,1 milioni. Inoltre, a seguito della fondazione della Repubblica Popolare Cinese e alla successiva chiusura dei confini tra la Cina e Hong Kong, il fenomeno dell’immigrazione andò accentuandosi fino a diventare ingestibile in diverse occasioni. Non fu solo la popolazione più povera ad essere colpita dalla migrazione, ma ne furono protagonisti anche i ceti più abbienti, desiderosi di preservare i loro patrimoni trasferendoli frettolosamente ed impunemente verso l’Isola. Infatti, mentre i comunisti si avvicinavano alla vittoria all’inizio del 1949, si temeva che Hong Kong sarebbe stata invasa dalle truppe maoiste. Il governo britannico rimase determinato a mantenere Hong Kong come avamposto capitalista all’interno di una sfera di influenza comunista, sebbene i ricordi del blocco di Berlino e l’antagonismo ideologico verso i governi socialisti rimanessero un caposaldo della loro politica estera. La guarnigione britannica fu rinforzata e vennero addirittura ipotizzati piani di evacuazione di emergenza verso l’Australia.

Le ingerenze straniere nella Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong

di Andrea Turi

La scienza politica cinese contemporanea – così come sostiene l’analista russo Leonid Savin1 nel breve saggio La Cina e la multipolarità – poggia su quei cinque principi di coesistenza pacifica che già furono alla base del trattato di amicizia siglato da India e Cina nell’aprile 1954…

di Marco Costa

Hong Kong tra il colonialismo britannico e l’imperialismo nipponico

Nel capitolo precedente abbiamo visto che la Gran Bretagna acquisì sotto il dominio coloniale l’isola di Hong Kong nel 1842, la penisola di Kowloon nel 1860 ed ebbe in affitto gratuitamente i cosiddetti Nuovi Territori a partire dal 1898. Un atto formale decisivo al fine di comprendere la storia recente, consiste nella convenzione siglata tra il Regno Unito e la Cina comunemente nota come la Convenzione per l’estensione del territorio di Hong Kong o la Seconda Convenzione di Pechino. Questa consistette in un contratto di locazione firmato tra la Cina dei Qing e il Regno Unito il 9 giugno 1898…

di Andrea Turi

La legge di tutela della sicurezza nazionale della Regione amministrativa speciale di Hong Kong

New York, martedì 30 ottobre 2019 il Segretario di Stato statunitense Mike Pompeo, davanti alla platea conservatrice dell’Hudson Institute dichiarava agli invitati all’evento che non è più realistico ignorare le differenze fondamentali tra i nostri due sistemi e l’impatto che queste differenze possono avere sugli Stati Uniti1; parole cariche di retorica da guerra fredda, capaci di evocare immagini relative della vecchia che fu e, al contempo, di prefigurarne una nuova in un futuro ormai prossimo a venire…

Cato Institute, The Human Freedom Index – 2019 Hong-Kong è il drago. Ondeggia e si impenna e si tuffa e si attorciglia con tutti i viali irti di vie traverse, di mercati che sono viuzze, di vicoli ciechi equivoci e di scale a picco.

di Stefano Vernole

Storia economica di Hong Kong. Un caso unico al mondo

Il ritorno alla Madrepatria
Il 9 giugno del 1898, sir Claude Mac Donald, ambasciatore inglese a Pechino e Li Hongzhang, plenipotenziario del Celeste Impero, firmarono la “Convenzione concernente l’estensione del territorio di Hong Kong”, che prevedeva la concessione in usufrutto alla Gran Bretagna per 99 anni di un’area comprendente 200 miglia quadrate di entroterra costituite dai “Nuovi Territori”. Essa andava a completare i precedenti accordi sottoscritti dalle due parti – la Convenzione di Pechino del 24 ottobre 1860, la Convenzione del 20 gennaio 1841 e il Trattato del 29 agosto 1842 – in base ai quali Londra incamerava l’isola di Hong Kong e la Penisola di Kowloon…

di Marco Costa

 

Breve storia di Hong Kong dalle origini alla fine dell’età coloniale

La Regione autonoma speciale di Hong Kong, conosciuta in tutto il mondo per il suo celebre skyline avveniristico di grattacieli illuminati, ha in realtà una storia molto antica, che affonda le sue radici già in epoca preistorica. Questa straordinaria città, conosciuta in tutto il mondo per il suo dinamismo economico e finanziario, nonché per avere uno dei primi porti commerciali del pianeta, è un vero porto profumato (questo il significato del suo nome) della Cina tra passato antico e modernità. Purtroppo la bibliografia disponibile in lingua italiana su questo tema è limitatissima, mentre in lingua inglese vi sono numerosi testi disponibili sulla storia di questa città-regione…

“Quando sono andato a Hong Kong, ho capito subito che volevo scrivere una storia ambientata lì

La Cina avanza attraverso il caos e le minacce

Articolo originale pubblicato in inglese su Asia Times

Pechino sta sovralimentando la Belt and Road Initiative e altri piani rivoluzionari nonostante il Covid-19 e la guerra ibrida degli Stati Uniti.

Nel mezzo della contrazione economica più profonda da un secolo a questa parte, già lo scorso mese il presidente Xi Jinping aveva chiarito che la Cina dovrebbe essere pronta per sfide straniere senza precedenti e senza sosta.

Il Regno Unito non può giudicare la legge sulla sicurezza di Hong Kong

L’articolo del Prof. Huo Zhengxin, originariamente pubblicato in lingua inglese sul China Daily, lo scorso 7 luglio, col titolo UK cannot question HK security law, è  stato tradotto e pubblicato da AGENZIA STAMPA ITALIA (ASI) 

 

Presentazione progetto di ricerca

Hong Kong, il porto profumato della Repubblica Popolare Cinese

Su un piano di continuità con il lavoro degli scorsi anni, il Centro Studi Eurasia Mediterraneo sta proponendo ora ai suoi lettori un Focus su Hong Kong.   La percezione del Brand Italia ad Hong Kong è generalmente molto positiva, anche in virtù della presenza sul mercato di tutti i grandi marchi della moda e del design e alla crescente diffusione di prodotti eno-agroalimentari (favorita anche dai numerosi ristoranti, alcuni dei quali eccellenti, che propongono cucina italiana) e dei numerosi distributori/importatori.  La comunità italiana (quasi 4.000 persone) è composta da imprenditori, manager, dirigenti e impiegati di aziende sia italiane che straniere, soprattutto nei settori trasporti, logistica, ristorazione e import-export di prodotti eno-agroalimentari. Ugualmente rilevante è la presenza nei settori legale, bancario/assicurativo e design. Le circa 400 aziende italiane o con interessi italiani presenti a Hong Kong costituiscono un insieme dinamico e diversificato che include: uffici di rappresentanza dei principali istituti bancari italiani e delle assicurazioni, del settore moda/abbigliamento/lusso, della distribuzione e ristorazione, dell’industria (meccanica, ingegneristica, tessile, elettronica), del design/architettura, della logistica, del settore legale, della consulenza finanziaria e fiscale e del settore infrastrutture/costruzioni. Riscuotono un notevole successo anche i prodotti di consumo, vino e cibi, e le auto di lusso o sportive.  Numerosi altri connazionali sono impegnati nel settore retail, specificatamente rappresentato da negozi mono-marca, presenti nei centri commerciali, negli alberghi, in prestigiosi palazzi o nelle vie di grande traffico pedonale. Ogni anno più di 700 aziende italiane partecipano con proprio personale a fiere locali. Si registra una massiccia presenza soprattutto alle fiere internazionali annuali della gioielleria, del vino e superalcolici, dell’occhialeria, dei prodotti alimentari e della moda.E’ evidente, quindi, che una corretta informazione su quanto accade nella regione di Hong Kong non potrà che contribuire a rafforzare le già ottime relazioni commerciali tra Roma e Pechino e la reciproca comprensione.
Il Focus si comporrà di tre parti: – una affronterà i temi legati legati agli aspetti storici e culturali, la specificità di Hong Kong alla luce della lunga colonizzazione britannica;  – la seconda affronterà i temi legati all’economia e alla finanza: le peculiarità di Hong Kong nella logica “Un Paese due sistemi”;  – la terza affronterà i problemi di Hong Kong sottolineando le ingerenze straniere e analizzando la nuova Legge sulla sicurezza nazionale. In definitiva una ricerca non limitata solo ad Hong Kong ma che, partendo da esso, possa ampliare lo spettro tematico sia al ruolo della Cina nello sviluppo di questa regione dopo il suo ritorno alla Madrepatria sia al contesto geopolitico nel quale sono nate le recenti proteste e polemiche.
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