Dalla Siria all’Iran passando per l’Iraq: il nuovo collegamento ferroviario del Golfo Persico

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Se è vero che, come sosteneva il teorico Sir Halford John Mackinder, la connettività terrestre e il controllo delle rotte di comunicazione ha un peso fondamentale per la conformazione dell’assetto geopolitico del globo, allora i progetti di collegamento che si stanno venendo a creare nel blocco eurasiatico assumono un ruolo di straordinaria rilevanza nel contesto internazionale, soprattutto per quel che riguarda la promozione dello sviluppo delle relazioni tra i paesi coinvolti. Stando al pensiero elaborato da Mackinder, la costruzione di infrastrutture di trasporto consentirebbe a uno o più stati di espandere la propria influenza attraverso le nuove rotte.

Visto in questa prospettiva, lo sviluppo della rete ferroviaria tra Iran, Iraq e Siria riveste un’importanza peculiare all’interno del più ampio quadro degli attuali sforzi volti a un avvicinamento e alla normalizzazione dei rapporti di collaborazione tra i paesi del Golfo Persico, affermando, così, il rinnovato ruolo centrale di questa regione attraversata negli ultimi anni da lunghi periodi di instabilità.

Già nel corso del mese di marzo di questo 2023, dopo sette anni di interruzione dei rapporti le diplomazie di Teheran e Riyad erano giunte ad un’intesa mediata da Pechino con la quale veniva concordato di ripristinare le relazioni diplomatiche tra i due Paesi a lungo rivali regionali e di riaprire, così, le rispettive ambasciate.

A questo si aggiunge il nuovo abbraccio diplomatico tra la Siria e il consesso dei Paesi della Lega Araba avvenuto nel maggio di quest’anno, ben dodici dopo anni dall’espulsione di Damasco da questa importante istituzione del mondo arabo.

Il progetto di sviluppo della rete ferroviaria oggetto della trattazione di questo breve articolo rappresenterebbe, dunque, un nuovo passo verso un Medio Oriente più stabile e più collaborativo; la costruzione del collegamento ferroviario se esteso ad altre potenze della regione come l’Arabia Saudita, potrebbe infatti avviare un’importante trasformazione dei rapporti all’interno dell’area MENA (Middle East and North Africa, Medio Oriente e Nordafrica, ndR), riducendo il livello delle tensioni tra i nemici storici della regione, rafforzandone al contempo i legami economici.

In questo quadro di rinnovata collaborazione, i corridoi euroasiatici rappresentano un modo per collegare paesi impegnati in scontri e rivalità che, per alcuni, si protraggono da decenni. Così, come le arterie collegano ogni parte del corpo, strade e ferrovie sono capaci di svolgere un ruolo fondamentale nell’unire Paesi e creare visioni e scenari che uniscano manifestazioni di tradizioni politiche contrastanti e culture diverse, creando un’architettura internazionale organica in cui le singole parti esistono solo in funzione del tutto.


Le origini del progetto

L’idea della costruzione di una linea ferroviaria che collegasse l’Iran all’Iraq era emersa già nel 2011, quando la ferrovia Khorramshahr-Shalamcheh – lunga di 17 chilometri – era stata completata. Dal 2012, i due paesi hanno condotto una serie di negoziati per l’attuazione del progetto ferroviario Shalamcheh – Bassora, unico collegamento mancante per unire le ferrovie iraniane alla medesima città irachena.

Secondo gli accordi, l’Iran avrebbe avuto la responsabilità della costruzione del ponte sul fiume Shatt al-Arab che, nei fatti, avrebbe collegato i due paesi, mentre la parte irachena si era impegnata a costruire i 32 chilometri di linea ferrata all’interno del proprio territorio che coprivano la distanza dalla città di confine di Shalamjah alla stazione di Bassora.

Tuttavia il progetto ha subito continui ritardi e solo nel 2018 l’IRIR (Islamic Republic of Iran Railways) ha svelato i piani per la realizzazione di tale collegamento; i due Paesi hanno, così, annunciato l’intenzione di costruire la nuova linea nello stesso anno in cui Teheran ha annunciato l’intenzione di estendere il progetto ferroviario fino alla Siria.

Nonostante i diversi memorandum d’intesa sul progetto tra Iran e Iraq, la costruzione della ferrovia è rimasta bloccata a causa della mancanza di fondi da impegnare da parte degli iracheni. Alla fine, nell’aprile di quest’anno il viceministro degli Esteri iraniano per la diplomazia economica, Mehdi Safari, ha annunciato che la situazione si era sbloccata e che i due Paesi avevano concordato di cominciare i lavori in concomitanza con la fine del Ramadan.


Una ferrovia a tre sezioni

Il progetto avrà inizio presso il porto di Imam Khomeini, situato nella provincia sudoccidentale del Khuzestan, nel Golfo Persico, per estendersi fino alla città di Shalamjah, al confine con l’Iraq.

La seconda sezione della linea ferroviaria si collegherà alla città di Bassora, nel sud dell’Iraq, e da lì si estenderà verso Baghdad, nella provincia di Anbar, fino a raggiungere al-Qaim, al confine tra Iraq e Siria.

La terza sezione si dividerà in due direzioni: la prima collegando al-Qaim ad Albu Kamal in Siria, con destinazione finale il porto di Latakia nel Mar Mediterraneo; mentre la seconda si estenderà fino a Damasco, passando per Homs.

Attraverso un collegamento strategico, il progetto intende connettere in modo sinergico la rete ferroviaria iraniana con quella dell’Iraq e della Siria, offrendo così all’Iran un’importante via d’accesso al Mar Mediterraneo e la possibilità di raggiungere Damasco tramite un percorso alternativo a quello attualmente limitato a causa della presenza delle forze di occupazione degli Stati Uniti nella zona di al-Tanf.

Oltre le sanzioni

Il progetto è stato presentato dalle fonti iraniane come un mezzo per contribuire a promuovere il turismo religioso tra i tre paesi, i quali vantano diversi monumenti e santuari sciiti. Ogni anno, milioni di persone provenienti da tutto il mondo si recano in Iraq per partecipare al pellegrinaggio annuale di Arbaeen nella sacra città di Karbala. Una significativa parte di questi visitatori proviene dai paesi limitrofi, incluso l’Iran. Attraverso il nuovo collegamento ferroviario, lo spostamento dei turisti tra i tre paesi dovrebbe essere reso più agevole e sicuro.

Ciò potrebbe provocare un radicale aumento nel numero di turisti, generando conseguentemente maggiori entrate per quel che riguarda l’economia della regione.

Al di là dei proclami, più realisticamente l’obiettivo del progetto è quello di proporre il corridoio come mezzo per superare le sanzioni imposte dall’Occidente ai tre paesi interessati, ma in particolar modo per Siria e Iran.

Nel caso dell’Iran, Teheran ha cercato di presentare il progetto in modo che risultasse accattivante per la Cina al fine di rafforzare le relazioni economiche con il gigante asiatico attraverso l’integrazione della linea ferroviaria con il progetto di Nuova via della Seta proposto da Pechino; questa strategia mira a compensare le perdite causate dalle sanzioni statunitensi riequilibrando i fondamentali economici e a garantire una via per evitare interferenze negative sull’economia del paese dovute all’azione da parte di potenze straniere.

L’obiettivo è stabilire legami economici a lungo termine con altri Paesi della regione, gli stessi che si trovano ad affrontare lo stesso tipo di problematiche, dovute alle loro frequenti controversie interne. In altre parole, attraverso la realizzazione del corridoio, i tre paesi coinvolti nel progetto puntano a ottenere una certa indipendenza da potenze straniere e a ridurre la probabilità che queste interferiscano nelle loro relazioni economiche e questioni interne.

Ostacoli e sfide alla realizzazione

Portare a compimento la completa realizzazione del progetto non è, però, così scontato; al contrario, i tre paesi partner si trovano di fronte a una strada in salita, costellata di ostacoli che potrebbero bloccare o addirittura sospendere completamente la sua realizzazione.

Prima tra tutte è l’opposizione alla crescente influenza dell’Iran nella regione. Una volta completato, il progetto rafforzerà notevolmente l’influenza di Teheran su Damasco e Baghdad attraverso la presenza di delegati iraniani lungo il percorso, come previsto dal progetto stesso. Inoltre, il collegamento ferroviario accrescerà in modo significativo il peso geopolitico della Repubblica Islamica dell’Iran, permettendole di controllare i flussi commerciali di gran parte dell’area, anche attraverso l’integrazione con il progetto Astara–Rasht–Qazvin che collegherebbe il territorio iraniano con l’Azerbaigian. Inoltre, il progetto promosso dalla potenza persiana mira a contrastare il progetto del “Nuovo Levante” – fortemente sostenuto anche dall’amministrazione statunitense – un piano diplomatico-economico che coinvolge Egitto, Giordania e Iraq e che punta a coinvolgere tutta l’area meridionale della regione. Attraverso il progetto di collegamento ferroviario, Teheran, punta a tenersi dalla sua parte il vicino Iraq, Paese fondamentale per la sua strategia di influenza regionale.

Questo tipo di ambizioni incontrerà, molto probabilmente, l’opposizione dei paesi limitrofi come Arabia Saudita, Egitto, Giordania, i quali potrebbero bloccare o tentare di sabotare l’iniziativa con l’obiettivo di limitare l’eccessiva influenza di Teheran nella regione. La sfida per Teheran sarà, quindi, quella di gestire nel migliore dei modi la minaccia rappresentata dalla sua crescente influenza, offrendo al contempo gli incentivi appropriati sia all’Iraq e alla Siria, sia agli altri attori regionali.

A queste preoccupazioni più generali si aggiunge la continua riluttanza da parte irachena di continuare nel progetto. Sia per gli elevati costi del progetto, che difficilmente Baghdad può sostenere, sia per la preoccupazione che il progetto ferroviario e il collegamento con il porto iraniano Imam Khomeini possano sostituire o ridimensionare l’importanza del progetto iracheno Dry Canal con cui si mira a collegare il porto di Faw, situato nella parte meridionale dell’Iraq, al confine con la Siria e la Turchia, fornendo così un collegamento con il porto di Mersin.

IMMAGINE DRY CANAL

Una volta completato, il progetto ferroviario iraniano collegherà i porti del Paese con i mercati europei e cinesi, il che potrebbe limitare l’importanza del Grand Faw Port. Tuttavia, il quadro più plausibile (e auspicabile) prevede che i due progetti si uniscano, apportando un rafforzamento alla posizione strategica di entrambi i Paesi nel commercio e nello scenario regionale.

Un’ulteriore sfida è incarnata dalla resistenza del fronte statunitense-israeliano, entrambi nemici storici dell’Iran. Il corridoio ferroviario verso la Siria costituirebbe un’alternativa per l’Iran nel transito di armi e combattenti verso Damasco, creando un percorso non sorvegliato e privo di ispezioni.

Questo contrasta direttamente con i continui sforzi di Tel Aviv e Washington di limitare e tentare di interrompere il flusso di armamenti e combattenti provenienti da Teheran, un obiettivo che fino ad ora si è tentato di bloccare attraverso sanzioni e restrizioni sul commercio aereo e marittimo. Inoltre, il corridoio rappresenterebbe un’opportunità evitare che gli Hezbollah libanesi legati all’appoggio proveniente dall’Iran rimangano bloccati o, peggio, isolati.

Infine, la presenza di attività di insurrezione e di gruppi terroristici lungo il percorso ferroviario costituisce una significativa minaccia per la realizzazione del progetto e per la sua sicurezza. Nonostante negli ultimi anni si sia registrato un progressivo ritiro delle cellule estremiste dell’ISIS che agivano nella regione e nonostante gli sforzi dell’Iran per garantire la sicurezza di queste aree attraverso le fazioni alleate, persistono segnalazioni di crescenti tensioni che minano la sicurezza e la stabilità dell’area.

Questa situazione incide, ovviamente, sulla fattibilità e sull’efficacia complessiva del progetto.

Le implicazioni del corridoio tripartito per il futuro della regione

Il progetto tripartito rappresenta la nuova arteria nella regione mediorientale visto che ha la potenzialità di collegare l’area con il resto del continente euroasiatico.

Di fatti, una volta completato, il progetto consentirà ai tre paesi di collegarsi, non solo tra di loro, ma anche con altre aree come il Caucaso, il Caspio, l’Asia Centrale e, da qui, proiettarsi fino all’Estremo Oriente, attraverso la fitta rete di corridoio e collegamenti che nell’ultimo decennio si sono sviluppati tra Asia ed Europa.

Più concretamente, il progetto ha come obiettivo quello di integrarsi con i corridoi della Nuova via della Seta, collegando Siria ed Iraq con la Cina, attraverso l’Iran e l’Asia Centrale.

A questo si aggiunge il progetto del Corridoio Internazionale di Trasporto Nord-Sud (INSTC) che vede come protagonisti Teheran, Mosca ed Nuova Delhi. Attraverso il recente accordo sulla linea ferroviaria che collega Iran ed Azerbaijan, i due progetti – INSTC e il collegamento ferroviario Iran-Iraq-Siria – avranno la possibilità di connettere la regione persiana alla Russia. L’integrazione di questi nuovi corridoi trasformerà l’Iraq in una via di transito cruciale, uno snodo strategico per il commercio tra i paesi arabi del Golfo Persico, l’Asia Centrale fino alla Russia.

Se attuato, il progetto avrà conseguenze enormi per la regione, sia perché l’influenza iraniana potrebbe espandersi come mai verificatosi in precendenza, sia perché la regione diventerebbe un nuovo centro di attrazione per il commercio globale e acquisirebbe una rinnovata centralità nella geopolitica del globo.

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