Umberto Li Gioi, “Eliza, una storia macedone”, Edizioni Saecula, 2019

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Si tratta della storia narrata da Oronzo Operoso, il figlio di Eliza, personaggio principale, macedone d’origine. Una vicenda elaborata e stilizzata letteralmente dallo scrittore Umberto Li Gioi, dopo lunghe ricerche condotte per focalizzare meglio gli eventi.

Il padre di Oronzo, un soldato italiano che rimarrà coinvolto nell’intera trama della storia, rappresenta la scintilla di speranza per la giovanissima ragazza. L’amore reciproco che nascerà alla fine della guerra li porterà in Italia, dove troveranno la forza per creare una nuova famiglia e far crescere i loro bambini.

Il romanzo “ELIZA, UNA STORIA MACEDONE” è una storia vera, basata su fatti realmente accaduti e supportata da una preziosa documentazione, anche fotografica, che attesta l’autenticità del racconto.

Si tratta di un libro importante non soltanto dal punto di vista storico (ricco di eventi cruciali che verso la fine della Seconda Guerra Mondiale provocheranno una grande tragedia e conseguenze politiche che ancora oggi caratterizzano profondamente sia l’Italia che la Macedonia) ma anche culturale.

Luigi, il protagonista della storia, è originario di Calimera, in provincia di Lecce. Nei 9 comuni del comprensorio si parlava il griko, un dialetto ancestrale di provenienza ellenica, che adesso va scomparendo. Luigi si ritrova al di là dell’Adriatico durante l’ultimo conflitto mondiale e combatte nel Dodecaneso, sull’Isola di Rodi. Si ritrova, poi, tra il piccolo villaggio di Premka e la città di Kicevo, laddove la resistenza di un popolo in guerra fa da sfondo alla storia, annodando i fili di due vite, quelle dei protagonisti.

Per quanto biografico e incentrato sul passato, il libro restituisce uno spaccato di vita che potrebbe benissimo adattarsi all’attuale Macedonia, ancora divisa da profondi contrasti etno-religiosi e linee di frattura geopolitiche. “Eliza, una storia macedone” costringe infatti i popoli interessati a fare i conti con la propria storia (quello italiano soprattutto) ma fornisce anche la speranza che la comprensione tra i popoli e tra le persone possa superare le persistenti fratture tra nazioni diverse. Ecco perché la conoscenza dell’altro rimane centrale.

A cura di Stefano Vernole – Redazione CeSEM

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