Nuovi Conflitti tra il Lignaggio Karma Kagyu e il Dalai Lama

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L’occidentale medio è solitamente convinto che la comunità tibetana in esilio sia armoniosamente unita secondo i principi della religione buddhista, sotto la guida di un unico leader (il Dalai Lama) e contro l’unico nemico rappresentato dalla Cina. Uno sguardo più attento rivelerà una realtà molto diversa e più frammentata. Le divisioni sono state tipiche della società tibetana fin dai suoi inizi e la comunità tibetana in esilio non è da meno. Nel corso di pochi decenni un’unica amministrazione – quella del presente Dalai Lama Tenzin Gyatso – è stata in grado di dividere una comunità di poco più di cento mila persone in quattro gruppi contrapposti: mi riferisco a due grandi controversie religiose, quella di Dorje Shugden e quella del Karmapa.

Nell’ultimo caso il conflitto ha smembrato il lignaggio Karma Kagyu – quello più seguito dopo la scuola Gelug – dopo la morte del suo carismatico leader, il sedicesimo Karmapa (1982). Il conflitto, che ha portato al riconoscimento indipendente di due reincarnazioni del Karmapa, tuttora vivi e operanti come tali, ha sconvolto tutta la comunità tibetana, considerato che la figura del Karmapa ha sempre avuto un alone di autorevolezza e misticismo tale da diventare un punto di riferimento per i devoti di molte altre scuole. In altre parole, la sua autorità sul piano religioso era superiore a quella del Dalai Lama, come facilmente dimostrabile dal fatto che quando moriva un importante Lama della comunità tibetana, si era soliti andare proprio dal Karmapa per trovare la nuova reincarnazione, non dal Dalai Lama.

Questo conflitto è sorto dalla divisione dei due più importanti Lama del lignaggio Karma Kagyu sotto il Karmapa nella scala gerarchica, ovvero lo Shamarpa e Tai Situ Rinpoche, ognuno dei quali ha riconosciuto una propria reincarnazione del Karmapa indipendentemente dall’altro. Il Dalai Lama, però, invece di fare da paciere si è inserito nel conflitto dando il proprio appoggio ad uno piuttosto che all’altro (curiosamente proprio poche ore dopo che il candidato da lui riconosciuto era stato approvato legalmente dal Governo Cinese, una probabile mossa politica per tentare una mediazione con quest’ultimo). Tuttavia, l’intromissione del Dalai Lama è stata illegittima dal punto di vista religioso, perché nel corso della storia quest’ultimo non ha mai avuto alcun ruolo nel riconoscimento dei Karmapa. Per essere più precisi, già una volta avvenne un tentativo da parte dell’amministrazione dei Dalai Lama di riconoscere un Karmapa, e questo accadde dopo la morte del quindicesimo Karmapa (1922). Il bambino era il figlio di Lungshawa, il Ministro delle Finanze del tredicesimo Dalai Lama. Tuttavia questo riconoscimento non venne accettato dall’amministrazione del Karmapa e il bambino morì poco dopo in circostanze non molto chiare, cosa che permise all’amministrazione di Tsurphu di riconoscere in libertà la reincarnazione del Karmapa secondo le procedure Karma Kagyu. Pertanto, storicamente il Dalai Lama non ha mai avuto alcuna autorità per riconoscere un Karmapa e l’unica volta in cui ci provò, per motivazioni puramente politiche e ben poco spirituali, fallì miseramente.

La mancanza di autorità sul lignaggio Karma Kagyu non impedì al presente Dalai Lama di imporre un Karmapa a lui «comodo», assoggettando così il suo principale concorrente storico a livello religioso. Il tentativo del Dalai Lama è riuscito, perché Orgyen Trinlay, la persona che lui ha appoggiato come Karmapa, rappresenta il Karmapa più popolare tra i tibetani e per di più è completamente assoggettato a Tenzin Gyatso, considerando che al momento vive persino a Gyuto che è un monastero gelugpa vicino a Dharamsala. Ciò non impedisce comunque all’altro Karmapa, Thaye Dorje, di compiere le proprie attività in giro per il mondo. Queste attività, però, vengono quanto più possibile ostacolate dal Governo Tibetano in Esilio, e questo continua ad essere causa di tensioni e conflitti tra i devoti buddhisti.

Ultimamente Lodro Rabsel Rinpoche, un importante maestro che supporta Karmapa Thaye Dorje, ha scritto una infuocata lettera contro il Dalai Lama per lamentarsi della situazione. In particolare, in occasione di due viaggi religiosi di Thaye Dorje, uno a Taiwan e l’altro nel Ladakh, dei discepoli del Dalai Lama si sono presentati in vari monasteri intimandoli di non invitare Thaye Dorje perché quest’ultimo non è il vero Karmapa, e dichiarando di agire secondo le istruzioni del Dalai Lama. Per diffamare Thaye Dorje, questi ultimi avrebbero persino detto che lui pratica Dorje Shugden, cosa priva di alcun fondamento considerato che quella di Shugden è una pratica gelugpa.

Secondo Lodro Rabsel Rinpoche e altri importanti maestri, queste attività compiute dai discepoli del Dalai Lama sono particolarmente negative in quanto «il forte che disprezza il debole e l’umile agisce in assoluta contraddizione con le leggi temporali e spirituali». Se davvero il Dalai Lama fosse dietro a queste persone si tratterebbe di un chiaro attacco alla libertà religiosa del lignaggio Karma Kagyu.

Dall’Ufficio del Dalai Lama non risulta essere arrivata alcuna risposta a Lodro Rabsel.

Marco Scarinci

 

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