Demistificare le relazioni tra Cina e Brasile

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Il Brasile è il Paese in via di sviluppo più grande dell’emisfero occidentale, mentre la Cina è il Paese in via di sviluppo più grande del mondo. I legami bilaterali tra i due paesi potrebbero avere un impatto sulla cooperazione Sud – Sud e sul nuovo ordine mondiale emergente. I due paesi hanno annunciato la formazione di un partenariato strategico già nel 1993. In realtà, il Brasile è stato il primo Paese ad avere una partnership strategica con la Cina. Da allora, le relazioni tra i due paesi si sono sviluppate rapidamente, coprendo quasi tutti i settori.

Tuttavia, ci sono 8 i miti riguardo alle relazioni tra la Cina e il Brasile: c’è una tensione crescente tra la Cina e il Brasile di cui il popolo non si renderebbe pienamente conto, dovuta al fatto che la Cina vuole solo importare le materie prime dal Brasile senza voler investire direttamente lì; le importazioni da parte della Cina di materie prime dal Brasile avrebbero creato problemi alla nazione sudamericana impedendole di sfuggire al “Male olandese” o alla cosiddetta trappola della “maledizione delle risorse”; il valore del Renminbi (RNB): la valuta cinese, è mantenuta troppo bassa e quindi mette il Brasile in una posizione di svantaggio nella competizione con la Cina;le importazioni a basso prezzo dalla Cina stanno uccidendo i produttori brasiliani e rendono l’industria brasiliana non competitiva nel mercato globale e nel mercato interno; il mercato cinese non è completamente aperto al Brasile; la Cina non sostiene lo sforzo del Brasile di diventare un membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e infine Cina e Brasile si contendono l’Africa. Evidentemente, per promuovere ulteriormente lerelazioni tra Cina e Brasile, bisogna sfatare i miti sopra citati.

 

 

 

 

Da produttore di tè a partner strategico

Le relazioni della Cina col Brasile risalgono ai primi anni del XIX secolo quando diverse centinaia di produttori di tè dalla Cina furono trasferiti come braccianti in Brasile via Macao. A metà del XIX secolo, il Brasile era sollecito nell’importare manodopera cinese per rimediare alla scarsità di forza lavoro, dopo l’emancipazione degli schiavi nel Paese e si offrì di stabilire relazioni diplomatiche con la Cina, la quale era, all’epoca, sotto la dominazione dei Qing. Nel 1880, Cina e Brasile siglarono un trattato di amicizia stipulando la creazione immediata delle relazioni diplomatiche e il flusso libero di persone e beni.

La Repubblica Popolare Cinese (RPC) fu fondata nel 1949. Cuba è stato il primo paese dell’emisfero occidentale a riconoscerla nel 1960. All’epoca, la sfera di influenza degli Stati Uniti nell’America Latina era enorme. Di conseguenza, non era realistico sperare che il Brasile sviluppasse relazioni con la nazione comunista asiatica. Ma nell’agosto 1961, il presidente brasiliano Quadros mandò il suo vicepresidente João Goulart in Cina, come capo di una delegazione commerciale. In realtà, Goulart è stato il primo funzionariocapo di governo dell’America Latina a visitare la Nuova Cina dal 1949. E’ stato cordialmente ricevuto da Mao Zedong e da altri leader cinesi. Il 2 aprile 1964, nove giornalisti cinesi e rappresentanti di commercio furono arrestati dal governo militare brasiliano pro- americano, con l’accusa di “fomentare la rivoluzione in Brasile”. Rimasero in carcere un anno.

Dopo che il presidente Richard Nixon visitò la Cina nel 1971 e la RPC ottenne il seggio alle Nazioni Unite nel 1972, molti paesi latinoamericani cambiarono il loro atteggiamento nei riguardi della RPC. Cina e Brasile stabilirono relazioni diplomatiche nell’agosto del 1974. [1] Nel comunicato congiunto per questo sviluppo importante, è stato dichiarato che il Brasile riconosce la politica di una sola Cina e che i due paesi svilupperanno i loro rapporti sui cinque principi base della coesistenza pacifica. [2]

Nel maggio del 1984, il presidente brasiliano João Baptista Figueiredo visitò la Cina. Il leader cinese Deng Xiaoping colse, quindi, l’occasione della sua visita per presentare la ben nota teoria di un sistema dicotomico internazionale formato da “Oriente ed Occidente” e “Nord e Sud”. Deng affermò che, tra le varie questioni che il mondo stava affrontando, le due più importanti erano: il mantenimento della pace attraverso la riduzione della rivalità Oriente-Occidente e la promozione di uno sviluppo internazionale così da restringere il gap tra i paesi sviluppati (Nord) e quelli in via di sviluppo (Sud).
Quando il presidente cinese Jiang Zemin visitò il Brasile nel novembre del 1993, i due paesi annunciarono la formazione di una partnership strategica. Il Brasile diventò, quindi, il primo paese ad instaurare un partenariato strategico con la Cina.

Durante questo viaggio, il leader cinese sviluppò un progetto in quattro punti per l’ulteriore sviluppo delle relazioni bilaterali: 1) approfondire le relazioni economiche e commerciali tra le due nazioni per promuovere la prosperità reciproca nello sforzo di dare un buon esempio di cooperazione Sud-Sud; 2) incoraggiare i contatti interpersonali in ogni campo; 3) rafforzare consultazioni, coordinamento e supporto reciproco nelle organizzazioni internazionali col proposito di salvaguardare i diritti dei paesi in via di sviluppo e stabilire un ordine politico internazionale che sia pacifico, stabile, equo e vantaggioso; 4) mantenere un contatto e un dialogo diretti tra funzionari di alto livello in modo da aumentare la comprensione e la fiducia reciproche.

Il presidente cinese Hu Jintao andò in Brasile nel novembre 2004. Dichiarò di aver preso accordi con la sua controparte brasiliana, il presidente Luis Inacio Lula su quattro punti riguardo al rafforzamento dei legami bilaterali: 1) consolidare la reciproca fiducia politica e portare a termine le consultazioni ad armi pari; 2) sfruttare le possibilità di espandere reciprocamente una vantaggiosa cooperazione economica e commerciale; 3) coordinare e cooperare l’uno con l’altro negli affari internazionali; e 4) incoraggiare scambi interpersonali per intensificare la comprensione reciproca.

Quando il premier cinese Wen Jiabao visitò il Brasile nel giugno del 2012, le due parti annunciarono che il partenariato strategico sarebbe stata promosso a Partenariato Strategico globale. La Cina e l’Unione Europea fondarono il Partenariato Strategico globale nel 2003. Durante la sua visita in Europa, il premier Wen ha spiegato il significato di questo partenariato: “Globale” significa che la cooperazione Cina-UE copre tutte le aree a tutti i livelli; “strategico” vuol dire che questa cooperazione è basata su una stabilità complessiva a lungo termine; e “partenariato” indica che questa cooperazione ha come caratteristiche quella di essere equa, reciprocamente favorevole, vantaggiosa per tutti, di mutuo rispetto e di mutua fiducia. [3] Dato che lo stesso vocabolario dovrebbe avere lo stesso significato, la definizione del Partenariato Strategico globale da parte del premier Wendel tra Cina e EU dovrebbe essere applicabile anche alla Cina e al Brasile.

Quando il premier Wen Jiabao è stato in Brasile, la Cina e il Brasile decisero di annunciare un piano di cooperazione decennale. Ecco un elenco delle aree considerate come le più importanti: scienze e tecnologia, innovazione, spazio, energia, attività mineraria, finanza, commercio e scambi interculturali. Il leader cinese ha anche proposto sei punti volti a rendere effettivo il piano, cioè, promuovere la cooperazione commerciale e degli investimenti; stabilire un partenariato stabile, duraturo edi risorse diversificate; intensificare la cooperazione per le infrastrutture, promuovere la cooperazione nel settore monetario e finanziario; promuovere una cooperazione bilaterale nel settore dell’high-tech e incoraggiare scambi nei settori riguardanti la cultura, l’istruzione e i giovani.

Al summit del BRICS a Durban, in Sudafrica, nel marzo del 2013, il presidente Xi Jinping ha incontrato il presidente brasiliano Dilma Rousseff e ha suggerito che i due motori, commercio e investimento tra i due paesi devono avanzare alla stessa velocità e i loro vantaggi comparati devono giocare un ruolo importante in questo processo. Il leader cinese ha anche espresso l’interesse della Cina nell’indire un Forum di cooperazione tra Cina e America Latina e il presidente Rousseff ha appoggiato l’idea. [4]

Negli ultimi quarant’anni di rapporti diplomatici, e in modo particolare dal Partenariato strategico iniziato nel 1993, le relazioni Cina-Brasile si sono sviluppate in modo costante. In campo economico, la Cina è diventata il partner più importante del Brasile, il più grande mercato di esportazione, il più grande importatore di prodotti dal Brasile e uno dei maggiori investitori. Per la Cina, il Brasile è il più grande partner commerciale all’interno dell’America Latina. Il mercato a due versanti è cresciuto da un miliardo di dollari nel 1993 a quasi 90 miliardi di dollari nel 2013. Il Brasile ha beneficiato di un grande surplus per quasi tutti questi anni.

Sono andati avanti anche gli investimenti su due versanti. Entro la fine del 2012, l’investimento diretto cinese in Brasile ha totalizzato 1,4 miliardi di dollari. [5] Il maggiore investimento del Brasile in Cina è stato fatto da Embraer nel 2002 per costruire aeroplani. I media cinesi hanno visto in questo progetto un modello di cooperazione Sud-Sud nel settore manifatturiero. Secondo il Ministro dell’Economia cinese, nel periodo dal 2002 al 2012, il Brasile ha fatto progetti di investimento in Cina, totalizzando 430 milioni di dollari.[6]

Nel 1988, Cina e Brasile iniziarono a rendere effettivo un programma di coorperazione con il lancio di un satellite a rilevazione remota. Nel novembre del 2013 i due paesi hanno firmato un piano di cooperazione spaziale della durata di dieci anni, dal 2013 al 2022.[7] Nonostante il quarto satellite lanciato nel dicembre 2013 non sia entrato in orbita, il successo generale non deve essere sottovalutato.

Durante la visita presidenziale in Cina di Dilma Rousseff, nell’aprile 2014, fu inaugurato, a Pechino, un laboratorio multidisciplinare per la ricerca in ambito agricolo al fine di promuovere la cooperazione scientifica tra i due paesi. Inoltre, i due paesi hanno firmato un memorandum di intesa per stabilire il Centro di ricerca per le Nanotecnologie R&D tra Brasile e Cina, il quale espanderà ancor più i campi degli interessi scientifici condivisi, attraverso l’intensificarsi della ricerca comune nelle aree della tecnologia del bambù, della tecnologia riguardo alla comunicazione e all’informazione, delle risorse dell’acqua, della tecnologia sulle energie rinnovabili e della scienza aerospaziale.[8]

Ci sono stati progressi nella cooperazione anche in altri nuovi campi. Un accordo suloil for loan è stato raggiunto nel maggio 2009. Secondo questo accordo, la Banca per lo Sviluppo della Cina fornirebbe al Brasile un prestito di 10 miliardi di dollari per finanziare l’esplorazione delle riserve dello strato pre-sale per la ricerca del petrolio entro dieci anni. Il Brasile ha acconsentito di fornire alla Cina fino a 100.000 barili di petrolio al giorno.

Un altro sviluppo importante si è avuto nell’ottobre 2013. Ai due giganti petroliferi statali cinesi, la China National offshore e la China National Petroleum Corp, come parte del consorzio che include la Royal Dutch Shell, la France’s Total SA e la Petrobras, compagnia petrolifera statale del Brasile, è stato conferito un accordo di produzione condivisa di 35 anni per sviluppare Libra, un’area petrolifera sottomarina al largo di Rio, in cui si stima che contenga una quantità di petrolio pari a 12 miliardi di barili. In realtà, è la prima volta che una compagnia cinese è coinvolta nel processo di esplorazione nella ricerca petrolifera, poichè le cooperazioni precedenti con la nazione riguardavano principalmente la produzione del petrolio.[9]

Nel marzo 2013 le banche centrali della Cina e del Brasile hanno firmato un accordo per uno swap di valute per un totale di 190 miliardi di Renminbi (60 miliardi di Real brasiliani).[10] Si credeva che questo accordo potesse accrescere la cooperazione finanziaria bilaterale, facilitare il commercio e salvaguardare la stabilità finanziaria delle due parti. [11]

Un’altra nuova e promettente area di cooperazione è quella delle infrastrutture. Il progresso economico e sociale del Brasile è stato a lungo impedito dall’insufficienza di infrastrutture. Problemi come il traffico e il ritardo nel trasporto di prodotti per l’esportazione sono diventati un grattacapo. Le compagnie cinesi hanno capitale, tecnologie e manodopera per intraprendere, in Brasile, progetti nel campo delle infrastrutture.[12] A dicembre 2012, per esempio, la State Grid Corporation of China (SGCC), insieme alla Copel e alla Furnas, entrambe brasiliane, si è aggiudicata unprogetto per la trasmissione di energia elettrica in Brasile. Le tre compagnie hanno intenzione di investire 450 milioni di dollari nel progetto che include una linea di trasmissione di energia di 500 kv lunga 967 chilometri e l’espansione di quattro sottostazioni elettriche con trasformatori a 500 kv. [13]

In campo politico, a parte le frequenti visite dei più importanti leader e di funzionari di alto livello, ci sono anche altri meccanismi di cooperazione come la China-Brazil High-level Coordination (coordinamento ad alto livello Cina-Brasile) e la Cooperation Committee and the Strategic Dialogue (commissione di cooperazione e di dialogo strategico) tra i due Ministeri degli Esteri. Il partito comunista cinese ha costruito relazioni funzionanti con tutti i maggiori partiti politici del Brasile.

Progressi sono stati fatti anche nell’ambito degli scambi interculturali. Finora sono stati aperti cinque Istituti Confucio in tutto il Brasile. Sempre più brasiliani imparano il cinese e sempre più università cinesi offrono corsi per imparare il portoghese. Durante il suo viaggio in Brasile, il premier Wen Jiabao ha annunciato che 200 borse di studio saranno date ai brasiliani per studiare in Cina. Inoltre, entrambe le parti hanno organizzato vari tipi di mostre e altre attività culturali. La Cina ha perfino mandato giovani calciatori ad allenarsi in Brasile.

 

 

 
 

Otto miti sulle relazioni tra Cina e Brasile. 

Nonostante il rapporto tra Cina e Brasile si sia sviluppato rapidamente negli ultimi quarant’anni di relazioni diplomatiche, ci sono otto miti da sfatare.

 
 
 

Mito 1: Vi è una tensione crescente tra Cina e Brasile di cui il popolo non si rende pienamente conto.

Questo mito sostiene che, in superficie, c’è ragione sufficiente per il coordinamento ebeni complementari tra i due Paesi perchè 1) il Brasile è un grandissimo esportatore di prodotti e la Cina è un grande consumatore; 2) non sono confinanti e investono l’una nell’economia dell’altro; 3) il Governo cinese e le aziende statali, sempre bisognosi di cibo per i loro 1,3 miliardi di persone, stanno comprando molta terra brasiliana e stanno investendo nelle compagnie brasiliane. Tuttavia,nonostante questo mito, sotto la superficie ci sarebbero crescenti pressioni, anche se nemmeno il paese lo ammetterebbe pubblicamente. “Il Brasile evita di criticare la Cina direttamente, ma ciò non vuol dire che le tensioni non stiano crescendo. Anzi, l’esitazione del Brasile è sintomatico delle reazioni sempre più complesse tra i due paesi,” scrive un commentatore. [14]

Questo mito può essere facilmente ridimensionato. Come è stato osservato nel paragrafo precedente di questo articolo, le relazioni Cina-Brasile hanno fatto dei progressi straordinari dal momento in cui hanno annunciato l’attuazione di un partenariato strategico. E’ vero che ci sono alcuni problemi nelle relazioni bilaterali, ma non hanno raggiunto i livelli di “tensione”. In realtà, da qualsiasi relazione bilaterale, perfino quella tra Stati Uniti e Europa, possono risultare dei problemi. Naturalmente, più rapido è lo sviluppo delle relazioni bilaterali più è facile che compaiano dei problemi.

Nell’incontro col presidente Rousseff nella città russa di San Pietroburgo, il 5 settembre 2013, il presidente Xi Jinping ha detto, davanti al summit del G20, che la Cina e il Brasile dovrebbero sviluppare al massimo i lorovantaggi complementari e incentivare la cooperazione in campi come enerigia, attività mineraria, agricoltura e realizzazione di infrastrutture. Il presidente Rousseff ha detto che il Brasile spera di rafforzare il coordinamento di alto livello con la Cina e ottimizzare la struttura del commercio tra i due versanti. Ha affermato che il Brasile desidera rivestire un ruolo importante nell’avanzamento dei legami tra Cina e regione latinoamericana. Ha invitato la sua controparte cinese a visitare il Brasile e a partecipare al summit del BRICS nel 2014, un anno speciale che marca il 40° anniversario dello stabilimento di relazioni diplomatiche tra Brasile e Cina.

Il 7 novembre 2013, il presidente Xi Jinping ha incontrato a Pechino il vicepresidente brasiliano Michel Temer. [16] Ha detto che la Cina lavorerà col Brasile per mantenere una stretta comunicazione tra gli Stati leader, per aumentare la cooperazione e per rafforzare la consultazione e il coordinamento negli affari globali. Ha aggiunto che la Cina appoggia il Brasile come ospite del summit del BRICS 2014 augurandogli il successo per la Coppa del Mondo FIFA 2014. L’ospite brasiliano ha detto che il Brasile è contento dello sviluppo senza contrasti del partenariato strategico tra Brasile e Cina e ha osservato che il Brasile è intenzionato a potenziare i contatti di alto ivello con la Cina e a progredire nella cooperazione bilaterale in vari campi, attraverso il meccanismo del China-Brazil High-level Coordination and Cooperation Committee. Ha aggiunto anche che il Brasile rafforzerà la comunicazione e la cooperazione con la Cina all’interno del framework del BRICS, promuoverà l’amministrazione globale e spingerà congiuntamente per lo sviluppo delle relazioni tra i paesi latinoamericani e la Cina. [17] Il 20 gennaio 2014, pochi giorni prima del tradizionale festival cinese di primavera, il presidente Rousseff hamandato i suoi auguri all’ambasciatore cinese Li Jinzhang, augurando un felice anno del Cavallo secondo il calendario cinese. [18]

 
 

 

 
 

Mito 2: La Cina è interessata solo all’importazione di materie prime dal Brasile e non ha intenzione di fare investimenti diretti.

La verità è che la Cina vuole aumentare i suoi investimenti in Brasile e anche altrove. Alla fine degli anni ’90, il governo cinese iniziò ad applicare la sua “attuale strategia globale” la quale incoraggia aziende pubbliche e private a fare investimenti diretti in Paesi stranieri, incluso il Brasile. [19]Questa strategia è facilmente comprensibile. La storia dell’economia mondiale dimostra che un paese inizia a esportare capitale quando diventa ricco. La Cina è stata testimone, per trent’anni, di una grande crescita economica e ciò ha reso possibile fare investimenti nei paesi stranieri. Per attrarre più investimenti da parte della Cina, il Brasile deve migliorare il clima degli investimenti. Gli investitori cinesi lamentano un complicato sistema tributario, corruzione ampiamente diffusa, poche infrastrutture, burocrazia, il “costo del lavoro brasiliano” e un tasso di criminalità in aumento tra le altre questioni.

Secondo un reportage di Reuters del novembre 2012, Wuhan Iron and Steel Group, il quarto produttore di acciaio più grande della Cina, ha accantonato i suoi progetti di costruire in Brasile una fabbrica per la lavorazione dell’ acciaio dopo le difficoltà incontrate sui negoziati, riguardo agli investimenti nelle infrastrutture. [20] In precedenza è stato anche affermato che la Baosteel, il produttore di acciaio più grande della Cina, ha dovuto cancellare un progetto di investimento in Brasile poichè non è stato raggiunto un accordo sulle questioni ambientali. Se fosse andato a buon fine, l’investimento della Baosteel sarebbe stata la più grande esperienza di internazionalizzazione in questa nazione sudamericana.

Alcuni Brasiliani sono stati delusi dall’entità degli investimenti cinesi nella regione, ritenendo che le promesse della Cina sono “tutto fumo e niente arrosto”, in riferimento alla presunta promessa fatta nel novembre 2004, durante il Congresso brasiliano, da parte del presidente Hu Jintao di offrire 100 miliardi di dollari in investimento diretto in America Latina. In realtà, il presidente Hu si riferiva al complessivo valore di mercato tra Cina e America Latina entro il 2010 e non a un investimento mirato nello specifico. In termini di investimento, il presidente Hu si augurava che sia la Cina, sia il Sudamerica avrebbero raddoppiato i titoli di investimento da parte della Cina nella regione entro il 2010. All’epoca le azioni totali riguardo agli investimenti cinesi erano di 4 miliardi di dollari.[22]

Inutile dire che, da parte della Cina, è importante per gli investitori seguire il detto “Quando a Roma vai, fà come vedrai” agendo con più responsabilità sociale e seguendo sia le norme locali che la loro maniera di fare le cose. [23]

 

 

 
 

Mito 3: Le importazioni da parte della Cina di materie prime dal Brasile ha creato problemi alla nazione sudamericana impedendole di sfuggire al “Male olandese” o alla cosiddetta trappola della “maledizione delle risorse”, e ciò vuol dire che non sarà capace di aggiornare la sua struttura industriale.

Secondo queto mito, sia le esportazioni verso la Cina che le importazioni dal gigante asiatico sono state concentrate nel settore delle materie prime. Ciò aumenta il rischio per il Brasile di subire il “Male olandese” in cui la crescita delle derrate fa aumentare il reale tasso di cambio, devia la forza lavoro e il capitale verso il settore delle risorse naturali e schiaccia il settore manifatturiero. In parte è questa la ragione per cui il Real appare così sopravvalutato e i produttori faticano a competere. [24]

Il presidente Rousseff ha sostenuto che vuole inaugurare una nuova fase di relazioni con la Cina. Spera di vedere che “ le sfide per gli anni a venire” possano trasformare i rapporti del commercio del Brasile con la Cina e fare “un salto di qualità”, per esempio, nell’esportazione di prodotti di alto valore aggiunto come velivoli e non solo prodotti primari come fagioli di soia, ferro e petrolio. Ha anche detto, “ Dobbiamo andare oltre la complementarietà delle nostre economie […] e incoraggiare un relazione dinamica, diversificata ed equilibrata.” [25]

E’ vero che le materie prime e i prodotti primari giustificano la clausola leonina delle esportazioni brasiliane in Cina. Ma non vuol dire che il mancato miglioramento della sua struttura economica sia da addebitare alla Cina.

Le economie della Cina e del Brasile sono complementari e i rispettivi vantaggi comparati giocano un ruolo fondamentale nell’aiutare entrambe le parti a espandere la quota di mercato e a sviluppare relazioni economiche. Il Brasile è ampiamente fornito di risorse naturali come minerali di ferro, petrolio, bauxite, oro, managnese, nickel, fosfati, platino, stagno, uranio, energia idroelettrica, legname, eccetera. L’economia cinese èresource-intensive e il Paese dipende dall’importazione di risorse naturali per sostenere la sua rapida crescita economica.

 Il fatto è che il Brasile trae vantaggio dai prezzi in aumento delle sue risorse a causa dell’alta domanda della Cina e ciò è stato riconosciuto da molti economisti in tutto il mondo, così come dalla Banca mondiale e dalla Commissione economica per l’America Latina e i Caraibi.

 

 

 
 

Mito 4: Il valore della valuta cinese è mantenuto troppo basso e di conseguenza il Brasile si trova in una posizione di svantaggio perché non può competere con la Cina.

Alcuni funzionari del governo brasiliano e manager d’azienda sono piuttosto critici riguardo al tasso di cambio del RMB. Secondo loro, la competitività dei prodotti cinesi sul mercato brasiliano deriva dalla svalutazione del RMB. Parlando davanti a un incontro di ministri della finanza del G20 e di governatori della Banca centrale, nell’aprile 2010 a Washington, il presidente brasiliano della banca centrale, insieme alla sua controparte indiana, si è lanciato in incendiarie affermazioni sul valore del RMB.[26] Purtroppo questa critica è venuta fuori poco dopo il summit del BRICS in Brasile, quando l’inchiostro del comunicato congiunto del vertice era ancora fresco.

Secondo un articolo di cronaca, perfino il presidente Rousseff, in parte spinto dall’inarrestabile aumento del valore del Real, la valuta brasiliana, ha indicato il RMB come una minaccia che ha sommerso il suo Paese con le importazioni cinesi a poco prezzo e mina la competitività delle esportazioni del Brasile. [27]

Non bisogna escludere che gli Stati Uniti hanno cercato di influenzare il Brasile sulla questione. Nel febbraio 2011, per esempio, il Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Timothy Geithner ha visitato il Brasile dove ha allertato il presidente Roussef a fare più pressioni su Pechino per convincerla a lasciar fluttuare la sua valuta. [28]

Il 5 novembre 2012, in Brasile circola una proposta (progetto) che spiega come le regole del OMC hanno a che fare con le alterazioni del commercio relative alla valuta da un punto di vista teorico, ma non ci sono strumenti adeguati per agire direttamente. Secondo questo progetto,” L’OMC sembra essere sistemicamente mal preparata per affrontare le sfide poste dagli effetti macro e microeconomici del tasso di cambio sul commercio…I membri potrebbero voler considerare, alla luce di questo contesto, la necessità di rimedi per il tasso di cambio che riguarda il commercio e iniziare dei lavori analitici in questo senso.

La Cina ha rifiutato la proposta del Brasile di usare le leggi del commercio internazionale per compensare i disallineamenti della valuta durante un dibattito all’OMC. La questione della valuta riguarda il campo monetario. Quindi, deve essere discussa con l’FMI e non con l’OMC. Il giusto cammino per risolvere questo problema è accrescere la responsabilità e promuovere il coordinamento degli emissori dellavaluta di riserva internazionale. Tuttavia, ciò non vuol dire che la Cina non debba rendere più flessibile il suo tasso di cambio secondo condizioni dinamiche esterne e interne. In realtà, il valore del RMB è andato continuamente in crescita in questi anni e il suo valore non è la causa di una minore vendita da parte del Brasile sul mercato cinese. Per far comprendere meglio ai Brasiliani la questione del RMB, la comunicazione e il dialogo tra Cina e Brasile sono assolutamente positivi e necessari.

 

 

 
 

Mito 5: Le importazioni a basso prezzo dalla Cina stanno uccidendo i produttori brasiliani e rendono l’industria brasiliana non competitiva sul mercato globale e nel mercato interno.

Con la rapida crescita delle esportazioni cinesi verso il Brasile, è venuta a galla una sensazione di “minaccia cinese” o di “paura della Cina”. Coloro che aderiscono a questa mentalità credono che l’aflusso di prodotti cinesi sia una minaccia per gli affari brasiliani locali. Per esempio, Roberto Giannetti da Fonseca, capo delle questioni commerciali alla Federazione delle Industrie dello Stato di San Paolo, la più potente associazione di business del Brasile che rappresenta l’industria nello stato di San Paolo, ha detto che la Cina “non è un partner strategico,” e Pechino “vuole soltanto comprare materie prime senza valore aggiunto ed esportare beni di consumo”. [30]

Infatti relazioni economiche più vicine tendono a generare attrito e conflitti. Ed è vero per qualsiasi partner. Anzi, il Brasile è stato il primo Paese latinoamericano ad imporre misure antidumping sulle esportazioni cinesi nel dicembre del 1989. Anche se alla Cina è stato riconosciuto lo “status di economia di mercato” nel novembre 2004, il Brasile continua a imporre alla Cina tariffe antidumping, a volte contro le regole dell’OMC. Nell’ottobre 2005, sotto le pressioni della business community, il presidente Lula ha firmato un’ ordinanza che concedeva al governo di limitare le importazioni dei prodotti cinesi imponendo misure di protezione fino al 2013.

 Ma i prodotti cinesi relativamente economici nel mercato brasiliano sono cose positive. Per esempio, hanno contribuito allo sforzo del Governo di controllare l’inflazione e al soddisfacimento dei bisogni primari della classe a basso reddito. Prima degli Anni ’90, l’inflazione è stata una grave preoccupazione per i successivi governi in Brasile, ma la pressione rimane. Dato che la maggior parte dei prodotti cinesi sono a buon mercato, i poveri in Brasile ne hanno beneficiato enormemente. Secondo un articolo pubblicato al Financial Times, tutto ciò che si trova in un piccolo negozio nella favela, o ghetto, di Paraisópolis a San Paolo è stato prodotto in Cina. “E’ davvero molto più economico”, ha detto il proprietario del negozio, indicando articoli che costerebbero cinque volte di più se fossero stati prodotti in Brasile. “Deve essere così; altrimenti tante persone qui non se lo potrebbero permettere.” [31]

 

 

 
 

Mito 6: Il mercato cinese non è completamente aperto al Brasile.

Il Brasile ha cercato di espandere la sua quota di mercato in Cina. In questo processo, molte persone in Brasile credono che la Cina entri aggressivamente nel mercato brasiliano ma esita a importare maggiormente prodotti brasiliani. Anzi, la Cina accoglie tutti i prodotti stranieri. Come membro dell’OMC, la Cina non è in grado di concedere un trattamento speciale a prodotti di un certo partner commerciale. Questo per dire che il Brasile deve diventare più competitivo sul mercato cinese. Nell’era della globalizzazione, la competitività conta. Poichè l’economia della Cina è basata sul mercato, il governo non può ordinare a un’azienda di comprare prodotti da un certo Paese. Infatti, come l’ambasciatore Clodoaldo Hugueney ha notato nel 2011 “ La risposta cinese è stata positiva ed evidente in specifici gesti come nel caso della carne e gli aerei Embraer, come pure il sostegno alle iniziative volte a cambiare le esportazioni del Brasile, con l’inclusione di prodotti industrialidi più alto valore.”

 Ha detto anche che la visita in Brasile di Cheng Deming, il ministro cinese del commercio, e l’incontro dellasubcommissione economica e commerciale e i suoi gruppi di lavoro nel maggio di quell’anno hanno anche mostrato il desiderio del Governo cinese di continuare con gli accordi raggiunti durante la visita presidenziale. [32]
Il Brasile produce molti tipi di prodotti agricoli e manifatturieri e vorrebbe venderli alla Cina. Tuttavia, gli altri Paesi, inclusi quelli del Sudamerica stesso, vogliono trarre beneficio dal grande mercato cinese.
Quindi, il Brasile deve affrontare la competizione da parte di altri paesi del mondo e ha bisogno di pianificare una strategia per vendere di più nel mercato cinese. Per esempio, come l’ambasciatore Clodoaldo Hugueney ha suggerito, il settore privato del Brasile ha forse bisogno di “ identificare la domanda potenziale per i prodotti brasiliani nel Paese più popolato del pianeta e di applicare una strategia di businessche consenta di intercettare un pezzo di questa domanda”. [33]

 

 

 
  

Mito 7: La Cina non sostiene lo sforzo del Brasile di diventare membro permanente al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite

La comunità internazionale ha riconosciuto sempre più la necessità di riformare le Nazioni Unite così da essere più legittimo, efficiente e reattivo di fronte alle varie realtà. Uno step necessario verso questo fine è l’aumento delle adesioni al Consiglio di Sicurezza.

E’ comprensibile che, come potenza regionale, il Brasile voglia occupare un seggio nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Nel suo discorso alla cinquantottesima Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 23 settembre 2003, il presidente Lula ha detto, “la Riforma delle Nazioni Unite è divenuta un compito urgente dati i presenti rischi dell’ordine politico internazionale. Il Consiglio di sicurezza deve essere pienamente autorizzato a occuparsi di crisi e minacce alla pace. Deve quindi essere dotato di strumenti per agire efficacemente. Soprattutto le sue decisioni devono essere considerate legittime dallaComunità delle Nazioni nel suo insieme.

La sua composizione- in particolare per quel che riguarda i membri permanenti- non può rimanere inalterata per quasi altri 60 anni. Non può ignorare il mondo che sta cambiando. Più precisamente, deve prendere in considerazione la progressiva affermazione dei paesi in via di sviluppo sulla scena internazionale. Sono diventati attori importanti che spesso esercitano un ruolo critico nell’assicurare l’accordo pacifico delle dispute.” [34]

Secondo il presidente Lula, il Brasile può contribuire in maniera utile. Non è alla ricerca di una concezione esclusiva di sicurezza internazionale, ma piuttosto vuole dare voce ai sentimenti e alle aspirazioni di una regione che è oggi un elemento di coesistenza pacifica tra i suoi membri ed è, per questo, una forza per la stabilità internazionale. Considerato il supporto ricevuto dall’interno del Sudamerica e dal di fuori, il Brasile è incoraggiato a continuare propugnare un Consiglio di sicurezza che rispecchi meglio la realtà contemporanea. [35]

Per accrescere la probabilità di ottenere lo stato di membro al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Brasile, Germania, India e Giappone hanno formato un gruppo di interesse conosciuto poi come G4. Ma molti paesi erano contrari al fatto che i paesi del G4 diventassero membri permanenti col diritto di veto. Hanno favorito l’espansione della categoria di seggi non permanente con membri eletti su base regionale. Italia, Pakistan, Messico ed Egitto hanno formato un gruppo di interesse, conosciuto come “Coffee Club” e poi “United for Consensus”. Allo stesso tempo, il gruppo africano ha iniziato a domandare due seggi permanenti, sulla base di ingiustizie storiche e sul fatto che gran parte dell’ordine del giorno del Consiglio di Sicurezza è concentrato sul continente africano. [36]

E’ un peccato che l’ambizione del Brasile non si sia concretizzata. Alcuni Brasiliani si sono lamentati del fatto che, come partner strategico, la Cina non ha dato grande sostegno agli sforzi del Brasile. Altrimenti, avrebbe potuto farcela. In realtà, la Cina ha supportato le riforme dell’ONU e favorito una rappresentanza più forte per i paesi in via di sviluppo. Quindi, appoggia i tentativi del Brasile. Tuttavia, la Cina si oppone agli sforzi del Giappone di ottenere lo stato di membro permanente dato che rifiuta di riconoscere i crimini della guerra passata, la quale ha causato alla Cina e, ad altri paesi asiatici, enormi perdite umane. Per questo motivo, il Brasile non può biasimare la Cina.

 Secondo il Joint statement del quinto Summit del BRICS, tenutosi a Durban il 26 e 27 marzo 2013, il gruppo ha reiterato il suo fermo impegno all’Onu come principale forum multilaterale degno di fiducia per ciò che riguarda speranza, pace, ordine e sviluppo sostenibile nel mondo. “L’ONU gode di una membership universale ed è al centro della governance internazionale e del multilateralismo. A questo proposito, riaffermiamo il bisogno di una riforma globale dell’ONU, incluso il suo Consiglio di Sicurezza, nella speranza di renderla più rappresentativa, effettiva ed efficiente, cosi dà poter dare maggiori risposte alle sfide globali. Riguardo a ciò, Cina e Russia reiterano l’importanza che attribuiscono allostatusdi Brasile, India e Sudafrica negli affari internazionali e sostengono la loro aspirazione a giocare un ruolo più importante all’interno dell’ONU,” si legge sul documento del BRICS. [37]

 

 

 
 

Mito 8: Cina e Brasile si contendono l’Africa.

Dal 1956, anno in cui Cina ed Egitto hanno stretto rapporti diplomatici, i rapporti bilaterali tra Cina ed Africa si sono sviluppati in maniera costante. Specialmente nei dieci o vent’anni passati, commercio, investimenti ed altre aree di cooperazione hanno fatto grandi progressi. Nell’ottobre 2000, è stato istituito il Forum sulla Cooperazione China-Africa. Il suo scopo è di servire da piattaforma per iniziare consultazioni alla pari, migliorare la comprensione, espandere il consenso, rafforzare l’amicizia e promuovere la cooperazione. Cinque conferenze ministeriali sono state tenute finora sia a Pechino che in Africa. Inutile dire che gli attuali rapporti bilaterali tra Cina e Africa sono costruiti sull’amicizia rappresentata dalla famosa linea ferroviaria Tanzania-Zambia.

Anche le relazioni del Brasile con l’Africa si sono sviluppate rapidamente. Secondo un’inchiesta pubblicata dal Chatham House nel 2012, durante gli ultimi dieci anni, il Brasile ha espanso il suo impegno con l’Africa raddoppiando la presenza diplomatica da 17 a 37 ambasciate, aumentando i rapporti commerciali con l’Africa nello stesso periodo da 4,2 miliardi di dollari a 27,6 miliardi di dollari e le importazioni di petrolio e altre risorse naturali che ammontano al 90% sul totale di importazioni dal continente. Infatti, i policy-makers brasiliani vedono il maggiore potenziale dell’Africa nel fornire un mercato di consumo per i prodotti finiti.

Politicamente parlando, come l’inchiesta del Chatham House ha riportato, il Brasile vuole essere riconosciuto in politica estera come una potenza importante ed usa la sua politica per l’Africa anche come mezzo per raggiungere questo obiettivo. La cooperazione Sud- Sud è il motore chiave della politica del Brasile riguardo all’Africa dato che sta cercando appoggi per ottenere un seggio al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La ricerca biomedica e nel campo della salute e la ricerca in campo agricolo sono diventati strumenti efficaci per la politica estera. [38]

Ma le calorose relazioni tra Cina e Africa da una parte e tra Brasile e Africa dall’altra, sono state erroneamente descritte come una “ nuova lotta per l’Africa”. Secondo Nikolas Kozloff, “Mentre le nazioni europee come la Gran Bretagna e la Francia hanno dominato l’Africa e hanno rivaleggiato per dominare alcune centinaia di anni fa, la prossima sfida geopolitica non poteva non opporre la Cina contro una sempre più determinata forza brasiliana.” [39] Ed Cropley, un giornalista di Reuters che si occupa di affari internazionali ed economici da Johannesburg, in Sudafrica, ha visto la Cina e il Brasile come i “nuovi colonizzatori” rinchiusi in una battaglia commerciale per le ricche risorse dell’Africa.[40]

Questo tipo di accusa è infondata. È vero che nel processo di sviluppo delle loro relazioni con l’Africa, Cina e Brasile potrebbero trovarsi in competizione. Ma nell’era della globalizzazione, la competizione è ovunque, perfino tra i paesi europei, i quali hanno una maggiore sfera di influenza in Africa, e anche tra l’Europa e gli Stati Uniti. In altre parole, è assolutamente logico che vi sia competizione tra Cina e Brasile nei confronti del mercato africano. É lontano il tempo in cui solo l’Europa aveva una posizione dominante in Africa. E, Cina, Brasile e Africa devono essere consapevoli dell’ intenzione dell’Occidente di volerli allontanare l’uno dall’altro. Ma la competizione tra Cina e Brasile in Africa implica anche cooperazione. Come molti studiosi cinesi hanno indicato, sta emergendo una triangolazione tra Africa, Cina e Brasile e può essere vantaggiosa per la cooperazione Sud-Sud come per le tre parti in causa.

 

 

 
 

Osservazioni conclusive 

Le relazioni Cina-Brasile hanno fatto grandi progressi durante gli ultimi dieci/venti anni. Eppure, ci sono otto miti da sfatare. Questi miti sono il risultato della mancata mutua comprensione come pure dei pregiudizi degli osservatori e dei media occidentali. Perciò, queste idee sbagliate mettono a rischio l’immagine delle relazioni Cina-Brasile e bloccano ulteriori sviluppi nelle relazioni bilaterali.

Il compito scoraggiante a cui Cina e Brasile devono far fronte per rafforzare i loro rapporti è rendere la loro partnership strategica globale più realistica e significativa. Mentre gli altri hanno una diversa comprensione di questa partnership, non vi è alcun dubbio che questo sia lo stadio più alto della loro relazione bilaterale nel prossimo futuro. Sia la Cina che il Brasile devono nutrire questo” certificato di matrimonio politico”.

Approfondire la mutua compresione e aumentare la fiduciareciproca sono questioni al centro delle relazioni Cina-Brasile. Questo obiettivo può essere raggiunto solo attraverso maggiori scambi e dialoghi a livello governativo e interculturale.

Come la piattaforma di scambi e cooperazione tra Cina e paesi di lingua portoghese, Macao può giocare un ruolo unico nella promozione della mutua comprensione tra Cina e Brasile. È sede del Permanent Secretariat of the Forum for Economic and Trade Cooperation (Segretariato permanente del Forum per la cooperazione economica e commerciale) tra Cina e paesi di lingua portoghese. Di conseguenza, per far sì che il Forum funga da vero ponte tra i paesi lusofoni e la Cina, quest’ultima deve dare più importanza al Brasile.

 
 

 di  Jiang Shixue

 
 
 

Traduzione di Armida Pia Faienza

 

 
 
 
 
 
 
 

NOTE:

CIIS Time: Sep 29, 2014 Writer: Jiang Shixue Editor: Li Xiaoyu

[1] Before Brazil, Cuba, Chile, Peru, Mexico, Argentina, Guyana, Jamaica, Trinidad and Tobago, and Venezuela had already set up diplomatic ties with China.

[2] http://news.xinhuanet.com/ziliao/2004-11/04/content_2177218.htm

[3] http://www.china.com.cn/chinese/zhuanti/wjbfo/563579.htm

[4] http://hi.people.com.cn/n/2013/0328/c231187-18369188.html

[5] Ministry of Commerce, National Bureau of Statistics and SAFE: 2012 Statistical Bulletin of China’s Outward Foreign Direct Investment, China Statistics Press, 2013, p. 42.

[6] Ministry of Commerce, 2013 Report on Foreign investment in China, p.82. (http://images.mofcom.gov.cn/wzs/201312/20131211162942372.pdf)

[7] http://politics.people.com.cn/n/2013/1106/c1001-23456749.html

[8] Conselho Empresarial Brasil-China, “Interview with the Brazilian Ambassador to China, Clodoaldo Hugueney” China Brazil Update, Issue 2, April-May, 2011, p.7.

[9] http://usa.chinadaily.com.cn/world/2013-11/06/content_17083995.htm

[10] http://news.xinhuanet.com/english/china/2013-03/22/c_132255193.htm

[11] http://news.xinhuanet.com/english/china/2013-03/22/c_132255193.htm

[12] China Railway Construction Corporation Limited, for instance, is now one of the world’s 100 largest companies of the kind, and is capable of taking on almost any infrastructure projects.

[13] http://english.peopledaily.com.cn/90778/8071704.html

[14] Ian Bremmer, “The underappreciated tensions between China and Brazil”, May 29, 2013.

(http://in.reuters.com/article/2013/05/28/column-bremmer-india-china-brazil-idINDEE94R0GT20130528)

[15] http://www.chinadaily.com.cn/china/2013xivisitcenterasia/2013-09/05/content_16947666.htm

[16] Michel Temer attended the third session of the China-Brazil High-level Coordination and Cooperation Committee in Guangzhou, Guangdong Province. He and Chinese Vice Premier Wang Yang co-chaired the meeting.

[17] http://news.xinhuanet.com/english/china/2013-11/07/c_132868467.htm

[18] http://br.china-embassy.org/chn/gdxw/t1122344.htm

[19] On 12 October 1992, Jiang Zemin, then Secretary-General of the Communist Party of China, listed ten major overall tasks in a report to the 14th Party Congress of the CPC, the second of which was to “become more open to the outside world, making further and better use of foreign funds, resources, technologies and management expertise.” Jiang Zemin visited six African countries between 8 and 22 May 1996. One month later, on a trip to Tangshan, Hebei Province, he said: “We must study how state-owned enterprises can ‘go out’ in a targeted and organized manner, and make good use of international markets and foreign resources. There are huge potentials in the vast markets of developing nations. We need to look further afield, to the future, focusing on the long-term, and work to strengthen economic and technical cooperation with these companies, including using their markets and resources to form joint ventures and cooperative operations.” This was the first time he used the phrase “going out”.

[20] http://www.reuters.com/article/2012/11/11/us-china-steel-wuhan-idUSBRE8AA04D20121111

[21] http://www.chinadaily.com.cn/bizchina/2009-01/20/content_7411582.htm;http://info.bm.hc360.com/2009/04/24091290757.shtml

[22] http://news.xinhuanet.com/newscenter/2004-11/13/content_2213620.htm

[23] Conselho Empresarial Brasil-China, “Interview with the Brazilian Ambassador to China, Clodoaldo Hugueney” China Brazil Update, Issue 2, April-May, 2011, p. 5.

[24] http://en.mercopress.com/2011/04/11/brazil-aware-its-relation-with-china-raises-the-risk-of-dutch-disease

[25] http://www.cpdcngo.org/stvincent/index.php?option=com_content&view=article&id=74:brazils-rousseff-wants-new-phase-in-china-ties&catid=3:news&Itemid=57

[26] http://www.ft.com/cms/s/0/1d692fd2-4d1c-11df-baf3-00144feab49a.html#axzz2R6Hg7uxv

[27] http://en.mercopress.com/2011/02/14/china-not-too-worried-about-india-brazil-s-criticism-of-yuan-policy

[28] http://en.mercopress.com/2011/02/14/china-not-too-worried-about-india-brazil-s-criticism-of-yuan-policy

[29] http://www.reuters.com/article/2012/11/26/us-wto-currencies-idUSBRE8AP0XJ20121126

[30] The Economist, August 4, 2005. (http://www.economist.com/node/4249937)

[31] http://www.ftchinese.com/story/001038207/en

[32] Conselho Empresarial Brasil-China, “Interview with the Brazilian Ambassador to China, Clodoaldo Hugueney” China Brazil Update, Issue 2, April-May, 2011, p. 5.

[33] Conselho Empresarial Brasil-China, “Interview with the Brazilian Ambassador to China, Clodoaldo Hugueney” China Brazil Update, Issue 2, April-May, 2011, p. 5.

[34] http://www.brazil.org.uk/press/speeches_files/20030923.html

[35] http://www.brazil.org.uk/press/speeches_files/20030923.html

[36] Those two seats would be permanent only for African countries and rotate among them.

[37] http://www.brics5.co.za/fifth-brics-summit-declaration-and-action-plan/

[38] Christina Stolte, “Brazil in Africa: Just Another BRICS Country Seeking Resources?” Africa Programme and Americas Programme, Chatham House, November 2012. http://www.chathamhouse.org/sites/default/files/public/Research/Africa/1112bp_brazilafrica.pdf

[39] http://www.huffingtonpost.com/nikolas-kozloff/new-africa-scramble-china_b_3148780.html

[40] http://www.businessdestinations.com/work/opinion/the-scramble-for-africa/

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