Libia / Francia: scuse che potrebbero nascondere un gioco di posizionamento

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di Sorel Mbah

Dieci anni dopo la caduta di Gheddafi, la Francia attraverso il presidente Emmanuel Macron ha finalmente ammesso le sue responsabilità nella situazione caotica che prevale in Libia. Anche se questo atto si rivela essere salutare per quanto riguarda lo stato delle relazioni tra i due Paesi, che da qualche anno non risultano purtroppo stabili, rimangono però degli interrogativi sulle intenzioni reali della Francia nei confronti della Libia.

“Abbiamo un debito verso la Libia, un debito chiaro: un decennio di disastro/caos’’. E’ con queste parole che il presidente francese, Emmanuel Macron, ha riconosciuto le responsabilità della Francia nella situazione che prevale in Libia da più di dieci anni: una situazione caotica e disastrosa in cui il Paese di Gheddafi è stato trascinato in seguito al suo rovesciamento dopo l’intervento militare della NATO incoraggiato dal suo predecessore, Nicolas Sarkozy, nel 2011. In effetti, il presidente libico decaduto, Muammar Gheddafi, è stato ucciso il 20 ottobre 2011, nei pressi di Sirte, dopo che il convoglio che lo trasportava è stato bombardato dalla NATO.

La caduta del leader libico ha portato con sé degli sconvolgimenti che vanno oltre la Giamahiria Araba Libica. Inoltre, la situazione della sicurezza si è progressivamente degradata attraverso diversi Paesi limitrofi tra cui il Mali, il Niger, la Tunisia, il Ciad e l’Egitto. Questi Paesi sono stati anch’essi colpiti dagli effetti legati alla fine dell’egemonia del leader libico dopo 42 anni di regno; i loro Governi, in particolare quelli del Sahel, hanno dovuto affrontare un afflusso di centinaia di migliaia di rimpatriati traumatizzati ed indifesi e l’arrivo di un numero incalcolabile di armi e munizioni di cui non si sa nulla se non che provengono dall’arsenale libico, come precisato dal rapporto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Una volontà di rimettere le cose in ordine indubbiamente senza precedenti

Dal 2011, la Libia ha conosciuto diverse vicissitudini alla ricerca di un piano di uscita dalla crisi. Una ricerca che per molti anni si è conclusa con la divisione del Paese in due Governi rivali dopo il fallimento del processo di transizione democratica. Da una parte il Governo di Khalifa Belqasim Haftar all’Est e dall’altra, il Governo d’Unione Nazionale di Fayez Al-Sarraj all’Ovest del Paese. Emmanuel Macron aveva già qualificato nel 2017 in Algeri e nel 2018 a Tunisi come “errore” l’intervento francese in Libia. Tuttavia, c’è da ricordare che lo stesso Macron aveva dato un sostegno attivo al Governo Haftar, il quale ha però conosciuto un’umiliante sconfitta militare alle porte di Tripoli nel giugno scorso. Riconoscendo le sue colpe la Francia cerca sicuramente di riposizionarsi sullo scenario delle relazioni con la Libia laddove i Paesi come la Russia e la Turchia sono già ben presenti grazie ai loro gruppi mercenari dispiegati sul terreno.

Il nuovo Governo unificato di Libia, la speranza della Francia per un ritorno da protagonista

La Libia da qualche giorno ha aperto un nuovo capitolo nella sua storia politica, il Governo unificato libico ha visto infatti l’adesione del maresciallo Haftar e di Fayez Al-Sarraj. Questo segna una svolta decisiva per un’uscita definitiva dalla situazione di crisi che si è protratta per molti anni lasciando il Paese sull’orlo dell’anarchia. Situazione che ha spinto la Francia a chiudere la sua rappresentanza diplomatica in Libia nel 2014 dopo lo scoppio della seconda guerra civile. Chiudere l’ambasciata francese a Tripoli non è stato altro che il segno di una continuità nel ciclo crescente di perdita dell’influenza francese sul terreno libico, anche se la gestione dei suoi interessi sono stati affidati all’Italia fino al 2015, anno in cui anche Roma se n’è andata dal Paese. A causa di ciò, la Francia ha perso non solo una parte della sua influenza sullo scenario politico libico ma anche sul continente africano dove per molti anni ha regnato da padrona.

Un raggio di speranza spunta all’orizzonte per la Francia con la riapertura dell’ambasciata il mese scorso. Inoltre, Emmanuel Macron ha ricevuto all’Eliseo i rappresentanti libici a cui ha assicurato il sostegno completo della Francia alla Libia. In effetti la Francia ha bisogno di una Libia stabile per poter accedere alle risorse petrolifere di cui dispone questo Paese. Per arrivarci Macron vuole saldare i vecchi debiti nei suoi confronti ma anche far dimenticare i propri sbagli.

Una coabitazione tra diversi Paesi

Il cantiere della ricostruzione libico risulta essere una grande opera a cui tutti vogliono dare il proprio contributo, la Francia dovrà quindi coabitare con altre potenze cioè la Russia e la Turchia; le due nazioni prima si trovavano nel campo opposto, poi hanno capito che sarebbe stato meglio unirsi, perchè combattersi tramite mercenari interposti non era vantaggioso per nessuno. Serve quindi una coabitazione tra di loro per una condivisione dei diversi cantieri.

Dalla Francia si può sperare che mantenga il suo impegno nella lotta contro il covid che sta devastando il Paese ma anche nel restauro del circuito bancario e finanziario che è in crisi, ma anche nel disinquinamento dei sobborghi a sud di Tripoli che sono stati disseminati di mine.

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