Guatemala: Bernardo Arévalo sfida Sandra Torres al ballottaggio

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di Giulio Chinappi

Le elezioni in Guatemala hanno dimostrato la scarsa fiducia dei cittadini nei confronti del sistema politico e hanno bocciato le politiche del presidente uscente Alejandro Giammattei.

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Le elezioni del 25 giugno in Guatemala non hanno dato nessun verdetto definitivo, visto che sarà necessario aspettare il ballottaggio del 20 agosto per conoscere il nome del nuovo presidente del Paese centroamericano, ma allo stesso tempo hanno dato molte indicazioni su quello che è l’attuale clima politico guatemalteco.

Innanzi tutto, il popolo ha chiaramente espresso la propria mancanza di fiducia nei confronti dell’intero sistema politico del Paese, visto che le schede bianche e nulle rappresentano quasi un quarto dei voti espressi dai cittadini guatemaltechi, mentre quasi il 42% degli aventi diritto ha preferito non recarsi alle urne. Questo significa che, anche prendendo in considerazione le sole schede nulle, il numero di elettori che ha annullato la scheda supera il numero di voti ottenuti dalla candidata con più consensi, Sandra Torres Casanova.

Come se non bastasse, durante la giornata delle elezioni sono state registrate irregolarità e alcuni episodi di violenza. Il voto è stato sospeso a San José del Golfo, a nord-est della capitale, così come a San Martín Zapotitlán, a sud di Città del Guatemala, secondo quanto riportato dall’entità elettorale nazionale.

Secondo gli esperti, l’alto numero di voti nulli è anche un riflesso dell’apatia della popolazione guatemalteca nei confronti della classe politica, pur senza raggiungere il 50% dei voti nulli necessari che avrebbero costretto a ripetere le elezioni, come stabilito da diritto guatemalteco”, si legge in un articolo pubblicato da TeleSur. “Si sta consolidando un regime, non una dittatura tradizionale, ma una dittatura corporativa, che è molto più pericolosa perché non c’è una figura visibile“, ha commentato Edie Cux, avvocato e notaio che difende i diritti fondamentali delle comunità in situazioni vulnerabili.

Detto questo, l’altro importante verdetto del primo turno è la completa bocciatura nei confronti del governo uscente del presidente Alejandro Giammattei. Con il capo di Stato in carica impossibilitato a ricandidarsi, il partito conservatore di governo Vamos ha sostenuto la candidatura di Manuel Conde, il quale però non è riuscito a superare il taglio del ballottaggio, classificandosi solamente terzo con il 10,37% delle preferenze. Un chiaro segnale nei confronti della destra che ha governato il Paese negli ultimi anni con risultati catastrofici.

Il duello per la presidenza vedrà allora sfidarsi la già citata Sandra Torres (20,88%), moglie dell’ex presidente Álvaro Colom (2008-2012) e candidata del partito centrista Unidad Nacional de la Esperanza (UNE), e il sorprendente Bernardo Arévalo, figlio dell’ex presidente Juan José Arévalo (1945-1951) e sostenuto dal Movimiento Semilla, una formazione progressista di centro-sinistra. Secondo gli analisti, Torres sarà la grande favorita per il ballottaggio del 20 agosto, dopo che aveva già raggiunto la sfida finale nelle precedenti elezioni presidenziali, venendo però sconfitta da Alejandro Giamattei.

Dall’altro lato, come detto, troviamo il sociologo e deputato Bernardo Arévalo, il quale può godere dell’eredità positiva di suo padre, considerato come uno dei personaggi più importanti della storia guatemalteca recente. Juan José Arévalo fu infatti il primo presidente democratico dopo decenni di dittatura, avendo posto fine al regime di Jorge Ubico, leader incontrastato del Paese negli anni ‘30 e nella prima metà degli anni ‘40. Negli anni ‘50, la famiglia Arévalo fu costretta all’esilio in Uruguay in seguito all’invasione statunitense del Guatemala nel 1954, e fu proprio nel Paese sudamericano che nacque Bernardo, nel 1958.

In occasione del primo turno delle elezioni presidenziali hanno avuto luogo anche le elezioni legislative, che hanno restituito il quadro di un parlamento fortemente frammentato. Vamos è infatti risultato essere il partito con il maggior numero di consensi, raggiungendo il 15,06%, davanti all’UNE di Sandra Torres (12,90%) e al Movimiento Semilla di Arévalo (11,72%). Questo significa che chiunque venga eletto alla presidenza dovrà fare i conti con le altre forze politiche per raggiungere la maggioranza dei seggi.

Sebbene l’assegnazione degli scranni non sia ancora stata ufficializzata, Vamos dovrebbe disporre di 39 deputati sui 160 seggi che compongono l’emiciclo di Città del Guatemala, davanti ai 28 di UNE e ai 23 del Movimiento Semilla. Va anche notato che l’ex presidente Jimmy Morales, in carica fra il 2016 ed il 2020, si era candidato ma non ha ottenuto il seggio in parlamento, con il suo partito, il Frente de Convergencia Nacional, che ha ottenuto meno dell’1% delle preferenze. Un ruolo importante potrebbe invece giocarlo il partito Cabal, guidato dall’ex presidente del Congresso Nazionale Edmond Mulet, che ha eletto 18 deputati, mentre in totale saranno almeno 17 le forze politiche con una rappresentanza in parlamento.

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