Forzare la scelta corretta: scoraggiare i radicali di destra e prevenire le minacce agli impianti nucleari in Ucraina

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di Evgeny Pashentsev

Articolo originale in lingua inglese pubblicato sul sito MODERN DIPLOMACY

Secondo le dichiarazioni ufficiali della Federazione Russa, l’operazione militare speciale cin Ucraina mira sia a “smilitarizzare” che a “denazificare” il Paese. Questa operazione viene eseguita in un grande Stato dotato di un’industria nucleare sviluppata, un esercito abbastanza potente (il più grande in Europa al di fuori di Russia e Turchia) e un’elevata potenza di fuoco (22° posto nel mondo secondo la classifica della forza militare del 2022 (Global Firepower, 2022)). Uno degli obiettivi primari dell’operazione è garantire la sicurezza delle strutture atomiche ucraine durante l’operazione militare.

Ciò che aumenta significativamente il rischio, tuttavia, è il fatto che le vecchie centrali elettriche dell’Ucraina – piene di reattori, sistemi di raffreddamento, turbine ed altri componenti chiave – richiedono un’attenta manutenzione e monitoraggio, operazioni che, ovviamente, possono essere interrotte durante la guerra (Skibba e Barber, 2022).
Oggi ci sono quattro centrali nucleari in funzione in Ucraina, con 15 unità di potenza e una capacità installata totale di 13.835 MW – il 26,3% della capacità totale di tutte le centrali in Ucraina (Uatom, 2021). Gli impianti nucleari ucraini sono stati progettati per avere una vita operativa di 30 anni. Sfortunatamente, questa durata è già stata superata da 12 unità; l’Ispettorato statale per la regolamentazione nucleare dell’Ucraina (Gosatomregulirovaniya) ne ha esteso la durata di 10-20 anni (My.Ua, 2021).
Questa decisione ha sollevato interrogativi inquietanti da più parti.

Il 25 gennaio, un mese prima dell’inizio delle ostilità, presso la centrale nucleare di Khmelnytsky, l’unità n. 1 è stata spenta a causa “dell’attivazione del trasformatore di blocco di protezione differenziale, seguita dall’attivazione della protezione del reattore“. L’unità è stata messa in funzione nel lontano 1988 e la sua vita operativa doveva terminare nel 2018. Lo stesso giorno, l’unità 4 della centrale nucleare di Zaporizhzhya – a cui prevista vita operativa di questa unità è terminata nel 2020 (Infox, 2022) – è stata spenta per poter procedere all’eliminazione delle “perdite di gas dal turbogeneratore“.

Sembra evidente che le autorità ucraine abbiano ignorato i crescenti rischi derivanti dall’utilizzo di vecchie apparecchiature nelle centrali nucleari.

Nel corso delle operazioni militari, ci sono anche rischi molto concreti che le strutture atomiche possano essere danneggiate da un missile vagante o da un proiettile di artiglieria. Mentre gli esperti occidentali ritengono che l’esercito russo non prenderebbe di mira deliberatamente una centrale nucleare, un errore accidentale potenzialmente disastroso – che potrebbe danneggiare milioni di ucraini e anche i vicini russi – non è da escludere. “Questo è certamente qualcosa per cui, penso, i russi farebbero uno sforzo per evitare che succeda, non solo perché non vogliono contaminare il Paese che stanno cercando di occupare, ma anche perché l’Ucraina ha bisogno dell’elettricità prodotta da quegli impianti”, afferma Ed Lyman , scienziato della sicurezza globale presso l’Union of Concerned Scientists e coautore del libro Fukushima: The Story of a Nuclear Disaster (Skibba and Barber, 2022).

Senza ombra di dubbio, visto anche il perdurare delle ostilità, Ucraina e Russia non sono interessate al verificarsi di una nuova Chernobyl e a tutte le conseguenze che potrebbero essere fatalmente pericolose per entrambi i Paesi. In effetti, una simile tragedia, anche se accidentalmente compiuta dai russi, condizionerebbe permanentemente le relazioni tra Russia e Ucraina e, probabilmente, distruggerebbe la legittimità russa in seno alla comunità internazionale. Tuttavia, fin dall’inizio dell’operazione speciale, il regime di Kiev ha utilizzato strategicamente questa minaccia agli impianti nucleari allo scopo di creare propaganda anti-russa da offrire agli occhi e alle orecchie di un pubblico globale.

Con la catastrofe di Chernobyl – quella vera – ancora non dimenticata in Occidente, durante questo conflitto, tali accuse forniscono un ottimo pretesto per creare un ambiente di isteria anti-russa. Da parte russa – dove molti guardano con scetticismo ad alcuni attori di destra attualmente al potere in Ucraina – c’è il timore che tali leader non abbiano nulla da perdere di fronte alla superiore capacità militare russa e, così stante la questione, cercherebbero di portare a termine una grande provocazione appunto colpendo le strutture nucleari del Paese per, poi, incolpare l’esercito russo di quanto accaduto.

Il 27 gennaio 1942, Adolf Hitler dichiarò: “… e qui sarò irremovibile: se il popolo tedesco non è pronto a fare sforzi per la propria sopravvivenza, bene: allora deve scomparire“. Alla fine di marzo del 1945 ripeté a Speer: «Se la guerra è perduta, perderà anche il popolo. Al contrario, è meglio distruggere tutto, perché il popolo sarebbe più debole e il futuro apparterrebbe esclusivamente ai popoli orientali più forti. Inoltre, coloro che sono sopravvissuti sono persone di scarso valore. I buoni se ne sono andati“.

Il 19 marzo 1945 Hitler ordinò la distruzione di “tutti i sistemi militari, di trasporto, di comunicazione, industriali e di approvvigionamento, nonché le proprietà sul territorio del Reich“. Il memorandum di Albert Speer sulla conservazione dei mezzi di sussistenza del popolo tedesco dopo la guerra non incontrò l’approvazione di Hitler. I nazisti riuscirono ad attuare tattiche di terra bruciata nella loro ritirata dai territori occupati mentre erano sotto l’assalto degli eserciti della coalizione antifascista e nella stessa Germania. Tuttavia, questo non ha impedito a molte figure naziste di rilievo di cercare e trovare la salvezza in Occidente dopo la seconda guerra mondiale (Kistler, 2005).

Sebbene respinta in Occidente, in Russia c’è invece reale preoccupazione che una minaccia da “ultima risorsa” da parte dei radicali di destra non possa essere esclusa. Ecco perché è importante analizzare le circostanze che hanno portato molti della destra radicale al potere in Ucraina, cioè quali sono i fattori che potrebbero concretizzare la minaccia dell’utilizzo di impianti nucleari civili come atto di guerra. Che l’Occidente si rifiuti di riconoscere questa eventualità anche solo come potenziale non significa che la preoccupazione russa debba essere ignorata.

La destra radicale ucraina e il flirt con l’armageddon nucleare

Dopo il riconoscimento delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk , il 24 febbraio la Russia ha lanciato l’operazione militare speciale sul territorio dell’Ucraina. Il presidente della Russia Vladimir Putin ha osservato che i piani della Federazione Russa non includono l’occupazione dell’Ucraina, ma Mosca si adopererà per la sua smilitarizzazione e denazificazione “…oltre a consegnare alla giustizia coloro che hanno commesso numerosi crimini sanguinosi contro i civili, compresi i cittadini della Federazione Russa” (News Front, 2022).

D’altronde, la Russia ha sempre sostenuto che nel 2014 i neonazisti e i nazionalisti di estrema destra ucraini sono stati la forza principale del colpo di Stato contro il presidente Vladimir Yanukovich il quale, sebbene eletto con elezioni democratiche, è diventato rapidamente la personificazione impopolare della corruzione nel Paese. Da un lato, gli elementi corrotti della macchina statale e l’oligarchia locale contrari a Yanukovich hanno approfittato del montare della protesta democratica – ma sempre più americana e influenzata dall’UE – degli ucraini.

D’altra parte, a un certo punto i gruppi armati di nazionalisti estremisti e neonazisti sono diventati la forza trainante della protesta – questo con l’apparente sostegno dei servizi di intelligence occidentali. Sono stati loro, infatti, a concludere con successo il colpo di Stato e sono stati i loro leader ad assumere posizioni importanti nel nuovo governo “Maidan“.

L’Occidente ha sempre ignorato queste legittime accuse e i media occidentali non le hanno mai indagate a fondo.

Il deposto Yanukovich, l’eccentrico oligarca che tentò di manovrare abilmente tra Russia, Cina e Occidente, fu sostituito dall’oligarca filo-occidentale Petro Poroshenko il quale, fondamentalmente, contribuì a finanziare il colpo di stato; colpo di stato che ha portato ad un aggravarsi della divisione sociale e politica nel paese, soprattutto con l’emergenza delle regioni orientali formalmente filo-russe dove l’ormai lungo confronto militare forzato con il regime di Kiev ha causato la morte di oltre 15.000 persone, prodotto repressioni politiche e uccisioni di massa (Melekhov, Camus, Mironov e Yushchenko, 2015; TASS, 2021) sul territorio facente parte dell’Ucraina stessa.
Inoltre, questo conflitto interno – ampiamente ignorato dall’Occidente negli ultimi otto anni – ha visto la persecuzione dei partiti politici e dei singoli politici che si erano opposti alle nuove autorità di Kiev e un livello estremamente alto di corruzione (alla fine del 2021 , l’Ucraina è scesa al 122° posto su 180 Paesi nell’indice di percezione della corruzione di Transparency International (Transparency International, 2021)).

Questa corruzione ha portato alla violazione dei diritti delle minoranze nazionali (in particolare, la numerosa popolazione di lingua russa nell’est) e ad un abbassamento del tenore di vita fino al livello più basso di qualsiasi altra popolazione locale in Europa (World Population Review, 2022). La storia ha dimostrato che, abitualmente, tali situazioni favoriscono l’instabilità politica e l’ascesa al potere dei movimenti politici di destra. Questo assioma è stato confermato ancora una volta dalla storia dell’Ucraina post-Maidan.

Come Adolf Hitler in Germania, questi esponenti della destra radicale nell’Ucraina contemporanea hanno ricevuto aiuto da sponsor finanziari e politici dei Paesi occidentali. Questi estremisti moderni arrivati nelle sale del potere ucraine sono diventati la forza trainante degli apparati statali di soppressione (Servizio di sicurezza dell’Ucraina, Guardia nazionale dell’Ucraina), battaglioni territoriali (terbats) e altre strutture paramilitari che di fatto ricevevano un sostegno finanziario e materiale sotto lo stretto e generale controllo degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e dell’UE, così tanto preoccupati di assicurarsi che a Kiev non ci fosse il ritorno di un governo filo-russo.

Le strutture paramilitari furono inizialmente finanziate privatamente da oligarchi ucraini: il più noto è Igor Kolomoisky, un magnate dell’energia, miliardario, e, poi, governatore della regione di Dnipropetrovska. Oltre ad Azov, Kolomoisky ha finanziato altri battaglioni di volontari come le unità Dnipro 1Dnipro 2Aidar e Donbas, che spesso hanno commesso crimini di guerra in stile ISIS (Sharkov, 2014).

Ancora una volta, queste atrocità sono state sottostimate in Occidente e rapidamente dimenticate.

C’è almeno un rapporto datato 2016 dell’Ufficio delle Nazioni Unite dell’Alto Commissario per i diritti umani (OCHA), con il quale si accusava il reggimento Azov di aver violato il diritto umanitario internazionale.

Nel giugno del 2015, sia il Canada che gli Stati Uniti hanno annunciato che le proprie forze non avrebbero sostenuto o addestrato il reggimento Azov, mettendo in evidenza i legami neonazisti. L’anno successivo, tuttavia, gli Stati Uniti hanno revocato tale divieto sotto la pressione del Pentagono.

Nell’ottobre 2019, 40 membri del Congresso degli Stati Uniti, guidati dal rappresentante Max Rose, hanno sottoscritto una lettera con la quale si è tentato di chiedere senza successo al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti di designare Azov come “organizzazione terroristica straniera“. Il sostegno transnazionale ad Azov è stato ampio e l’Ucraina è emersa come un nuovo hub per l’estremismo di tale matrice (Al Jazeera, 2022). Infatti, quasi a eliminare ogni dubbio su dove si trovi veramente la sua fedeltà, il logo del battaglione presenta il Wolfsangel, uno dei simboli usati dall’esercito nazista durante la seconda guerra mondiale (Wulfsohn, 2022).

Le ultime elezioni parlamentari ucraine del 2019 hanno visto tutti i partiti di destra fondersi in un’unica lista unitaria pur non riuscendo a lasciare il segno ottenendo solo il 2,15 per cento del voto popolare; la soglia del 5 per cento dei voti per un seggio in Parlamento è rimasta fuori dalla loro portata. Sfortunatamente, ciò non ha impedito ai gruppi di questa area di assumere posizioni di primo piano negli apparati repressivi del regime di Kiev. Questi gruppi, infatti, si situano al di fuori del controllo delle procedure politiche formali e dispongono di un’ampia e indiscriminata libertà di azione, ciò che più preoccupa la Federazione Russa.

Durante questa operazione militare speciale russa, i radicali di destra stanno già utilizzando il dispiegamento di sistemi di lancio multiplo di razzi nel centro di Kiev e Kharkov per provocare il fuoco di rappresaglia dei complessi di attacco russi sui quartieri residenziali, modus operandi caratteristico dei terroristi e non di un esercito che difende il proprio popolo. Peggio ancora è il fatto che i rapporti occidentali fanno menzione soltanto al fuoco di risposta russo come se questo fosse un’iniziativa di fuoco mirata ai quartieri civili, dipingendo, così, un quadro estremamente brutale dell’azione militare russa.

Questo non solo rallenta le missioni di combattimento ma crea una crescente animosità occidentale verso la professionalità dell’esercito russo in generale. Idealmente, il regime di Kiev dovrebbe liberarsi da ogni radicalismo di destra, poiché questa mossa rappresenterebbe un passo significativo al fine di consentire la riapertura dei colloqui tra i due governi.

In caso contrario, questo modo di operare potrebbe portare ad un ovvio e significativo aumento delle vittime tra la popolazione civile poiché i gruppi radicali si nascondono nel mezzo a tali aree residenziali per assicurarsi la propria protezione.

L’America e radicalismo di destra: una storia scomoda

Sfortunatamente per la Russia, cercare di capire perché gli Stati Uniti continuano a sostenere il regime di Kiev senza alcun occhio critico potrebbe avere un’eredità nella storia.

Sono stati documentati vecchi legami tra la CIA e gli ultranazionalisti ucraini sin dalla Guerra Fredda.

file declassificati della CIA, infatti, hanno rivelato che i funzionari dell’intelligence statunitense hanno fatto di tutto per proteggere un leader fascista ucraino (e sospetto collaboratore nazista) dalle accuse dopo la fine della seconda guerra mondiale e lo hanno inserito in un ufficio di New York per condurre una guerra segreta contro l’Unione Sovietica (secondo una relazione della CIA al Congresso, gennaio 2014). Il rapporto della CIA, intitolato “Hitler’s Shadow: Nazi War Criminals, US Intelligence, and the Cold War” (Associated Press, 2010; Voltaire Network, 2014), ha attinto da una raccolta senza precedenti di documenti che la CIA è stata persuasa a declassificare, in tutto più di un milione di file di intelligence dell’esercito che erano stati a lungo inaccessibili sono stati digitalizzati: file che hanno mostrato come i funzionari dell’intelligence statunitense abbiano compiuto sforzi per proteggere Mykola Lebed, collaboratore nazista ucraino, per informazioni antisovietiche di cui era in possesso.

Durante la seconda guerra mondiale, Lebed aiutò a guidare un’organizzazione nazionalista ucraina che collaborò con i nazisti nella distruzione degli ebrei in tutta l’Ucraina occidentale e uccise anche migliaia di polacchi. Ai giorni nostri, la documentazione fotografica mostra giovani attivisti ucraini appartenenti all’organizzazione neonazista UNA-UNSO in Estonia nel 2006, addestrati da istruttori della NATO per quanto riguarda le tecniche di guerra urbana e sull’uso di esplosivi per sabotaggi e attacchi.

La NATO ha fatto la stessa cosa durante la Guerra Fredda per formare la struttura paramilitare clandestina “stay-behind“, nome in codice “Gladio“.

Tali organizzazioni estremiste hanno, poi, approfittato del malcontento di massa nei confronti del regime oligarchico di Yanukovich per organizzare di fatto un colpo di Stato. Il governo di transizione, formalmente guidato dal Partito della Patria, era circondato da elementi neonazisti in tutta la coalizione. Il Gabinetto non era solo integrato dal Svoboda e Pravi Sektor (per non parlare degli ex membri del gruppo fascista UNA-UNSO), ma per di più ad elementi neonazisti erano stati affidati incarichi chiave che garantivano, di fatto, il controllo su Forze Armate, Polizia, Giustizia e Infrastrutture di sicurezza nazionale (Canada Man’s Sandbox, 2022).

Se ne parla poco in Occidente.

Il primo capo del Servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU) dopo il colpo di Stato del 2014, Valentin Nalivaichenko, era direttamente e strettamente connesso sia con la CIA che con il partito filonazista Pravi Sektor.

Come affermato dall’ex capo del Servizio di sicurezza dell’Ucraina (SSU), Alexander Yakymenko (Voyennoye obozreniye, 2014), Nalyvaichenko è stato reclutato dalla CIA mentre lavorava come Console Generale dell’Ambasciata ucraina a Washington. Questa informazione è stata ottenuta dai subordinati di Yakymenko nel corso di un’indagine condotta dalla SSU insieme alla procura ucraina. Nei media russi e stranieri, le attività di una serie di personaggi noti del blocco di potere del regime di Kiev hanno ricevuto un’ampia copertura, inclusa la partecipazione della NATO al colpo di Stato del 2014 (Carisio, 2022).

Il ricordo di ciò, tuttavia, in Occidente sembra fugace.

Anche l’addestramento dei radicali di destra da parte dei servizi speciali statunitensi, svolto lo scorso anno da istruttori americani, è fonte di seria preoccupazione per la Russia. Secondo l’ufficiale in pensione della Central Intelligence Agency degli Stati Uniti Philip Giraldi, il lavoro associato all’addestramento di “partigiani” ucraini da parte di istruttori americani per condurre attività di sabotaggio contro le truppe russe può portare a conseguenze estremamente negative. Giraldi riteneva almeno plausibile che se l’intelligence americana addestra sabotatori ucraini (“partigiani”), alla fine possono colpire anche gli stessi Stati Uniti, principalmente per quel che riguarda una possibile commissione di crimini di guerra (Military Review, 2021).

Nella storia si possono trovare molti esempi di provocazioni strategiche con obiettivi a lungo termine e, molto spesso, gravi conseguenze internazionali. L’incidente del Golfo del Tonchino nell’agosto 1964 – dove una torpediniera del Vietnam del Nord avrebbe attaccato una nave da guerra statunitense – fu la scusa usata dagli Stati Uniti per entrare completamente nella guerra del Vietnam.

Questa falsa accusa ha portato alla morte di milioni di persone e massicci problemi sociali che persistono fino ad oggi. Nel 1989, un incidente discutibile con truppe panamensi ha portato ad un’invasione di Panama. Il leader di Panama, Manuel Noriega, è stato accusato di traffico di droga, anche se la vera ragione per l’invasione era l’insistenza di Noriega sul controllo del controllo sul canale Panama dopo che l’accordo di leasing con gli Stati Uniti era scaduto.

Nel 2003, il segretario di Stato degli Stati Uniti Colin Powell, con in mano una provetta davanti alle Nazioni Unite, ha affermato che l’Iraq aveva armi di distruzione di massa; affermazione che serviva da falsa base per muovere un’invasione armata di quel Paese con l’intenzione di controllare una regione chiave del Medio Oriente; regione che ospita la quinta più grande riserva petrolifera del mondo.

Il risultato fu il caos di una lunga guerra civile e centinaia di migliaia di vittime.

Inoltre, un’accusa fortemente percepita contro gli Stati Uniti è sempre stato il suo desiderio di realizzare provocazioni emotive durante le Olimpiadi in Cina e Russia (Pashentsev, 2014 e 2022). Gli obiettivi delle provocazioni strategiche degli Stati Uniti durante le Olimpiadi del 2008 (Cina), 2014 (Russia), 2022 (Cina) si ritiene che siano i seguenti:

– giustificare – al pubblico negli Stati Uniti e in altri Paesi occidentali – misure straordinarie a lungo termine per “portare l’ordine” in una certa fase della crisi pandemica;

– scaricare la responsabilità della crisi finanziaria ed economica su un “nemico” esterno con la Russia e la Cina, i migliori candidati per questo ruolo;

– distribuire un nuovo appalto su larga scala per le armi come mezzo per rivitalizzare l’economia. I compiti strategici dovevano aiutare a raggiungere un vantaggio militare decisivo sul nemico e mettere in sicurezza il potere militare egemonico globale scaricando sul “nemico” una spesa militare esorbitante (situazione per molti versi simile all’esperienza dell’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda), sperando che questo provochi rivolte contro i governi esistenti in Russia e in Cina;

– unire le unioni militari e politiche (NATO, prima di tutto) per usare l’isteria militare al fine di subordinare i paesi dell’America Latina, dell’Asia e del Medio Oriente ai propri interessi;

– giustificare l’inizio di un intervento in paesi ricchi di risorse di potere come il Venezuela e l’Iran. (Le ragioni politiche e ideologiche di tale intervento sono evidenti).

– ottenere un profitto sostanziale dal controllo delle forniture di risorse di energia in condizioni di nuova guerra fredda (o, una guerra “calda” controllata);

– separare l’UE e la Russia;

– separare i popoli della Russia e dell’Ucraina con spargimento di sangue (Pashentsev, 2014 e 2022).

In questo contesto e con queste preoccupazioni, una possibile provocazione contro le strutture nucleari in Ucraina durante la speciale operazione militare delle forze armate russe si adatta perfettamente all’ordine del giorno di cui sopra. Si può presumere che i circoli di ultra-destra in Occidente – affidandosi ai neo-fascisti che si sentono a proprio agio nelle forze armate dell’Ucraina – abbiano potuto organizzare una seconda Chernobyl (solo più potente) in una delle altre centrali nucleari ucraine.

Data la gravità di una tale minaccia percepita, la centrale nucleare di Chernobyl è stata presa sotto controllo dalle forze armate russe il primo giorno dell’operazione militare. È stato raggiunto un accordo con i militari di un battaglione separato dell’Ucraina su una missione di sicurezza congiunta sulle unità elettriche e sul sarcofago della centrale nucleare di Chernobyl.

Il 28 febbraio, il Ministero della Difesa russo ha annunciato che, durante un’operazione militare speciale, le forze armate della Russia avevano messo completamente sotto protezione e controllo l’area intorno alla centrale nucleare Zapoozhye.

Il gioco di incolpare la Russia

I preparativi per accuse senza fondamento contro la Russia sono stati creati sin dal primo giorno dell’operazione militare. I rappresentanti del regime di Kiev e dei media ucraini hanno dichiarato che l’introduzione di truppe nell’area delle centrali nucleari ha provocato un pericoloso aumento delle radiazioni; il primo ministro Denis Shmigal ha affermato che l’esercito russo avesse sequestrato incautamente la centrale nucleare di Chernobyl. Il presidente ucraino Zelenskiy ha avvertito che l’invasione russa avrebbe portato alla ripetizione del disastro di Chernobyl (BBC News, 2022). L’ufficio del presidente ucraino ha definito lo scenario “una delle minacce più gravi per l’Europa” (Gazeta.uz, 2022). Quest’ultimo passaggio è degno di nota: poiché la psicosi antirussa si intensifica in Ucraina e in occidente, molti cadranno per le false sciocchezze che vogliono che alcune centrali nucleari potessero essere fatte saltare dai russi a causa della “malizia anti-ucraina” e delle cosiddette perdite e battute d’arresto sofferte dall’esercito di Mosca.

In una precedente dichiarazione del 25 febbraio, l’agenzia nucleare statale ucraina aveva affermato che i dati del sistema automatizzato di monitoraggio delle radiazioni nella zona di esclusione intorno all’impianto indicavano che le radiazioni gamma erano state superate “in un numero significativo di punti di osservazione“. Ma aveva anche affermato che era impossibile stabilire quali fossero le ragioni di tale cambiamento a causa dell'”occupazione e della lotta militare in quest’area” (Pike, 2022).

Le risorse informative occidentali hanno immediatamente raccolto l’argomento caldo e lo hanno inquadrato in modo antirusso (Wilson, 2022).

L’AP ha riportato quanto segue: “Un funzionario che ha familiarità con le attuali valutazioni ha affermato che i bombardamenti russi hanno colpito un deposito di rifiuti radioattivi a Chernobyl ed è stato segnalato un aumento dei livelli di radiazioni“. (Heintz, 2022) Solo le informazioni ufficiali dell’AIEA hanno fermato la diffusione di questa falsa informazione. Il funzionario ha valutato che le letture riportate dal regolatore – fino a 9,46 micro Sievert all’ora – erano basse e rimanevano entro il range operativo misurato nella Zona di Esclusione da quando era stata istituita e quindi non presentavano alcun pericolo per il pubblico.

Tuttavia, i sentimenti di paura per un nuovo incidente hanno iniziato a essere promossi dai media del regime pro-Kiev e attraverso i social network, aggiungendo una massa di dettagli immaginari. Alcuni esperti occidentali hanno sottolineato che la Russia non aveva alcun interesse a ottenere una nuova e forse ancora più pericolosa fonte di radiazioni vicino ai suoi confini, e quindi ha valutato i rischi per le centrali nucleari ucraine come piccoli, ma questa analisi razionale è stata in gran parte ignorata (Skibba e Barbiere, 2022).

Alla vigilia della cattura della centrale nucleare di Zaporizhzhya da parte delle truppe russe, il ministero degli Affari interni dell’Ucraina ha annunciato l’esistenza della minaccia per questa centrale nucleare di essere bombardata con missili “Grad“. L’Ucraina ha già fatto appello alla comunità internazionale per l’enorme minaccia che “i militanti russi possano iniziare a sparare alla centrale nucleare di Zaporizhzhya“. Questo è quanto annunciato dal consigliere del ministro dell’Interno ucraino Vadym Denisenko in un videomessaggio rilasciato dallo stesso Ministero attraverso il proprio canale YouTube (MVS Ukrayiny, 2022). L’acquisizione della centrale nucleare da parte delle truppe russe, con un’opportuna collaborazione da parte dell’esercito ucraino di stanza nell’area, ha fermato la diffusione di questa disinformazione. Kiev ha anche diffuso false informazioni sui proiettili russi che hanno colpito l’impianto di stoccaggio dei rifiuti radioattivi della filiale dell’Associazione Radon di Kiev (Nikolaev, 2022). È stato spinto sul fatto che le azioni della Federazione Russa rappresentassero una massiccia minaccia di catastrofe non solo per l’Ucraina, ma per l’intera Europa.

Nel frattempo, su Telegram dal 18 aprile 2021 una dichiarazione è ancora sospesa nell’etere: “Se la Russia cerca di impedire all’Ucraina di stabilire un ordine costituzionale nel Donbass e in Crimea, e cerca di distruggerci, pagherà un prezzo alto! Possiamo caricare tutti i 13 reattori VVER-1000 con combustibile nucleare Westinghouse e abbiamo eroi che non esiteranno a eseguire l’ultimo ordine. L’Ucraina non si arrende! Gloria all’Ucraina” (Zaporozhskaya AES, 2022). Incredibilmente, non stiamo parlando di un troll virtuale o un guerriero del web che rivendicava un coraggio provocatorio attraverso l’anonimato sicuro di Internet; le parole sono dello stesso Presidente Zelensky e sono state rilanciate dai siti web e dai media ucraini. Questo la dice lunga sulla radicalizzazione che esiste come normalità in Ucraina. Non c’è stato alcun rifiuto a tali dichiarazioni da parte dell’Occidente, il che è equivalso a incoraggiare un crimine contro l’umanità:

Source: https://t.me/s/zaes_energoatom, April 18, 2021.

Tali tattiche di “terra bruciata” sono vietate dall’articolo 54 del Protocollo n. 1 della Convenzione di Ginevra del 1977. L’articolo 55, a sua volta, vieta di causare danni all’ambiente naturale (Comitato internazionale della Croce Rossa, 2022).

Nella notte tra il 3 e il 4 marzo 2022, una nuova pericolosa provocazione è stata commessa sul territorio della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Secondo il Maggior Generale Igor Konashenkov, rappresentante del Dipartimento della Difesa russo: “Per provocare un incendio di rappresaglia contro l’edificio, dalle finestre di diversi piani del complesso di addestramento situato all’esterno della centrale elettrica, è stato aperto un pesante fuoco di armi leggere sul militari della Rosgvardiya“.

Gli ufficiali di pattuglia russi hanno soppresso i punti di tiro dei sabotatori con armi leggere; questi, ritirandosi dall’edificio, hanno poi appiccato un incendio che, per fortuna, è stato spento senza gravi danni. La centrale nucleare funziona normalmente. (RIA “Novosti”, 2022a)

Un altro aspetto di questa situazione che mette in discussione la narrativa ufficiale che viene spinta in Occidente dalle forze e dai media ucraini è il modo in cui i gruppi radicali di destra siano stati effettivamente incaricati della rimozione di emergenza della documentazione segreta in molte aree direttamente adiacenti alle centrali nucleari. Questa documentazione stabiliva il pericoloso collegamento tra le unità estremiste ucraine e il loro libero accesso alle centrali nucleari.

La maggior parte di questi documenti sono stati spostati a Leopoli. (RIA “Novosti”, 2022b)

In Ucraina e in Occidente è stato inizialmente riferito che erano state le truppe russe ad attaccare Zaporizhzhia; ma che senso avrebbe avuto il fatto che le truppe russe attaccassero una centrale nucleare già sotto il loro controllo il 28 febbraio 2022? Il sindaco di Energodar, Dmitry Orlov, ha registrato un video nel quale ha confermato che l’incendio alla centrale nucleare di Zaporizhzhia era stato estinto e che non c’erano vittime civili; il sindaco ha, inoltre, esortato i residenti della città a non provocare l’esercito russo (Vasilyeva, 2022).

La leadership ucraina e i media occidentali (Ortiz et al., 2022; Renault et al., 2022) hanno riformulato il racconto presentandolo come un attacco russo con armi pesanti, un’ulteriore prova che la più pericolosa operazione “falsa bandiera” – che la Russia stia cercando di danneggiare intenzionalmente le centrali nucleari o agisca incautamente intorno ad esse, causando potenzialmente una catastrofe nucleare – sia in realtà un azione realizzata dagli ucraini e, di fatto, supportata dai servizi di intelligence ucraini e occidentali.

Secondo il Ministero della Difesa russo, nel disperato tentativo di contenere le azioni dell’esercito russo, le forze armate ucraine utilizzano proiettili da 122 mm per obici D-30 e razzi per installazioni BM-21 Grad di fabbricazione sovietica; lo stesso ministero della Difesa russo ha fatto notare come l’utilizzo di queste munizioni è proibito dal terzo protocollo della Convenzione delle Nazioni Unite sulle armi disumane del 1980 (Argumenty Nedeli, 2022).

Il presidente Volodomyr Zelenskyy ha annunciato la creazione di una “legione internazionale” per arruolare non cittadini ucraini che vogliono sostenere lo sforzo bellico contro la Russia. “Abbiamo già migliaia di richieste da parte di stranieri, che vogliono unirsi alla resistenza contro gli occupanti (russi) e proteggere la sicurezza mondiale dal regime di Putin“, ha affermato un portavoce del ministero della Difesa ucraino (USA Today, 2022) che ha anche aperto la strada all’uso su larga scala di mercenari provenienti da tutto il mondo.

In effetti, l’ex consigliere del Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, il colonnello Douglas McGregor, ha confermato al canale Fox Business in America che ci sono unità militari (e paramilitari) in Ucraina che agiscono in modo simile agli estremisti islamici del Medio Oriente in quanto si nascondono in edifici civili, de facto usando i civili come scudi umani. Inoltre, McGregor ha commentato che per la sua esperienza militare, il presidente Putin sembrava fare ogni sforzo per mantenere intatta l’Ucraina ed evitare massicci bombardamenti di vaste aree civili. Inoltre, ha anche sentito che il presidente Putin potrebbe aver agito “troppo dolcemente” con l’esercito russo nei primi giorni dell’operazione speciale.

Zelensky ha anche annunciato che i prigionieri con esperienza di guerra saranno rilasciati. Il capo dello stato ucraino ha affermato che tali cittadini possono fare ammenda per la loro patria (MK, 2022). Le misure adottate hanno già portato a un aumento fulmineo delle rapine a mano armata e delle violenze in città. In effetti, le dichiarazioni di Zelensky, invece di essere un atto di governo volto a ridurre la crisi, offrono praticamente un accesso aperto al Paese per terroristi, criminali e mercenari stranieri.

Questo è l’uomo che ha recentemente ricevuto una standing ovation dopo un intervento online dal Parlamento dell’Unione Europea? Questo è il leader dell’Ucraina, che ora è l’epicentro dell’avanzata assertiva della NATO verso est con evidente disprezzo per gli interessi nazionali e la sicurezza della Russia? La Russia dovrebbe ignorare questa realtà come se non significasse nulla? L’America non farebbe nulla se il Primo Ministro del Canada si comportasse allo stesso modo?

Sono questi tipi di dichiarazioni e strategie – sulla possibilità di “prove” fabbricate del coinvolgimento diretto dell’esercito russo nella produzione di un incidente nucleare in Ucraina – che causano una così grave preoccupazione in Russia .

Questo tipo di terrorismo di fatto potrebbe benissimo diventare una ragione per ostracizare la Russia a lungo termine, per la ricostruzione di una cortina di ferro e per innumerevoli bare che contenenti non solo ucraini morti per le radiazioni, ma anche cittadini della vicina Russia; ricorderà continuamente alla gente le “atrocità” della Russia, se non fosse per il fatto che è stata un’atrocità che la Russia non ha commesso. La Russia prende questa potenziale minaccia con estrema serietà, non importa come l’Occidente ne riferisca a riguardo.

Conclusioni

Se non si arrestano le cause profonde del radicalismo sociale e politico e, soprattutto, non si impedisce di ottenere un reale accesso al potere all’interno degli strumenti di governo e militari, la situazione in Ucraina può diventare un precedente e un modello per minacce simili da attuare in altri paesi.
La Russia mira a studiare attentamente l’operazione speciale del suo esercito sul territorio dell’Ucraina non solo per la strategia militare, ma anche per la prevenzione di incidenti pericolosi con impianti nucleari nel corso delle ostilità. In effetti, questa è la prima esperienza del genere al mondo.

Questo è il motivo per cui la Russia pensa che ci debba essere un’ampia cooperazione internazionale piuttosto che un confronto, un pensiero strategico piuttosto che decisioni dettate da guadagni momentanei o stereotipi viziosi del passato. Lo status quo nel mondo, almeno per quanto riguarda le relazioni russo-occidentali, non può essere mantenuto. Questa “piccola” incursione in Ucraina ha potenziali ripercussioni su larga scala. In negativo, potrebbe diventare rovine radioattive sui resti della civiltà. In positivo, potrebbe, inivece, essere un grande salto verso relazioni nuove e innovative basate sulla cooperazione e nuove possibilità. Per fortuna, il futuro non è predeterminato. La scelta spetta ai cittadini del mondo. Speriamo che i cittadini del mondo ne facciano una buona.

RIFERIMENTO BIBLIOGRAFICI

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