La guerra geopolitica dell’Occidente contro la Russia: il caso Ucraina

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di Slavisha Batko Milacic

ARTICOLO ORIGINALE

“La guerra geopolitica dell’Occidente alla Russia: il caso Ucraina”. Questo il titolo della conferenza internazionale che il 15 febbraio scorso ha ospitato la Camera Civica della Federazione Russa. A confronto si sono trovati: politologi, esperti, giornalisti e personaggi pubblici provenienti da Russia, Stati Uniti, Italia, Germania, Finlandia, Belgio e altri Paesi hanno discusso sui possibili sviluppi relativi alla questione ucraina.

Il direttore del Democracy Research Foundation Maxim Grigoriev ha ricordato alla platea le accuse rivolte da Colin Powell relativamente al fatto che l’Iraq possedesse armi di distruzione di massa – accuse che hanno permesso di lanciare l’offensiva contro Baghdad – facendo, poi, riferimento anche alla massiccia campagna di disinformazione da parte della stampa occidentale contro la Siria. Lo stesso Grigoriev era un membro della commissione che si è recata nella città siriana di Douma, dove, secondo alcuni media occidentali, le forze governative effettuarono un attacco chimico contro la popolazione civile, episodio che è servito da pretesto a Washington per lanciare un altro bombardamento.

Personalmente mi trovavo nel medesimo edificio dove sarebbero state girate le riprese video di persone morte“, ha detto Maxim Grigoriev. “Abbiamo intervistato le persone che vivevano lì. Nessuno di loro è rimasto ferito. Abbiamo descritto in dettaglio quella guerra dell’informazione contro la Siria e le attività del gruppo dei Caschi Bianchi nel nostro libro”. La situazione in Ucraina che si è sviluppata negli ultimi otto anni ha molto in comune con le provocazioni informative degli Stati Uniti contro la Siria.

Valery Korovin, direttore del Center for Geopolitical Expertise, nel suo intervento ha posto l’accento sul fatto che la massiccia campagna mediatica contro la Russia pone in evidenza l’interesse degli Stati Uniti per un nuovo conflitto bellico e le preparazioni in tal senso. Esperti provenienti da USA ed Europa hanno discusso le ragioni della guerra dell’Occidente contro la Russia. “Da un punto di vista geopolitico, Washington ha bisogno di questa guerra per diversi motivi – ha spiegato Korovin – in primo luogo, il conflitto, qualora iniziasse allontanerebbe molto la Russia dall’Europa creando un numero enorme di problemi nella costruzione delle relazioni russo-europee, compresa la costruzione di un asse geopolitico. In secondo luogo, Washington ha la necessità di una sorta di nemico comune. C’è stato un momento in cui gli USA non lo avevano più. E per questa ragione prima fu scelto il terrorismo internazionale, poi l’islamismo, equiparato anche al fascismo. Attualmente il ruolo del nemico e rivestito nuovamente dalla Russia.

Un altro motivo della politica aggressiva di alcuni paesi occidentali nei confronti della Russia, viene identificato da Korovin nella necessità di consolidare il blocco NATO che ha perso ogni significato in mancanza di un chiaro avversario geopolitico, nel ruolo in cui era solita agire l’URSS. La politica delle sanzioni e delle pressioni è anche uno degli elementi giocati dagli Stati Uniti contro la Russia. “In definitiva, le sanzioni imposte dovrebbero minare notevolmente la posizione del presidente russo, rivoltare le élite contro di lui e quindi accelerare ciò che vogliono gli strateghi occidentali: la rimozione del presidente russo“, ha affermato Korovin.

Alexander Malkevich, direttore generale del canale televisivo di San Pietroburgo, ha voluto focalizzare l’attenzione sulla propaganda negativa, montata contro la Russia da media e social network occidentali. “Siamo già stati condannati – ha affermato Malkevich – e accusati di tutto e a ciò occorre rispondere anche tutelandoci legalmente a livello internazionale. Hanno provveduto prima a boicottarle e poi a chiuderle, le nostre testate in Estonia ed in Lettonia, mentre hanno quasi completamente eliminato qualsiasi pensiero di lingua russa nella stessa Ucraina. La medesima situazione sta poi succedendo con RT Deutsch, RT France è oggetto di indagini, e così anche negli altri paesi.

Malkevich ne è certo: con questa guerra dell’informazione nei confronti della Russia, Washington risolve principalmente i suoi problemi economici. Negli Stati Uniti, con un’inflazione record, il 2021 è stato un completo fallimento per l’amministrazione di Joseph Biden sia in politica interna che estera. “Con ogni nuovo dispaccio sull’imminente attacco della Russia al territorio ucraino, monta l’onda delle notizie sulla necessità di nuove sanzioni, sull’arresto del Nord Stream 2 e sul bisogno dell’invio di truppe e armi americane in Europa. Si capisce dunque perché tutto questo viene fatto “, ha riassunto Malkevich.

Più diretto il pubblicista italiano Eliseo Bertolasi. Nel suo intervento ha evidenziato che quando gli Stati Uniti vogliono la guerra, la ottengono sempre, come dimostrano le esperienze di Jugoslavia, Iraq, Libia, Afghanistan e Siria. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno paura di combattere direttamente con la Russia, ma lo faranno indirettamente attraverso l’Ucraina, “fino all’ultimo soldato ucraino“. Per il complesso militare-industriale degli Stati Uniti, questo sarà un affare molto redditizio, per il loro ruolo di fornitore di armi. E all’Occidente non importa assolutamente quante vittime ci saranno tra la popolazione civile ucraina.

Secondo l’esperta del Movimento Eurasiatico Internazionale Daria Platonova, lo scenario di guerra in sviluppo nello spazio geopolitico dell’Ucraina serve a rompere i ponti di interazione tra Russia ed Europa. Delineando lo scontro tra due visioni del mondo differenti.

Continuando il tema dei valori, il politologo e giornalista finlandese Johan Beckman ha spiegato che la russofobia è oggi “una corrente” dominante in Occidente. Come si riscontra in modo ben visibile sui media. La russofobia di massa è iniziata nei paesi baltici, quando hanno deciso di vietare effettivamente ai russi la lingua russo. Oltre ad essere addirittura privati del passaporto, e quindi del diritto di essere cittadini dopo aver lavorato tutta la vita, pagato le tasse e vissuto in questi paesi. Per non parlare poi della messa la bando dei monumenti, tra cui il “Soldato di bronzo”, ha detto Beckman. Processi simili sono in corso sia in Ucraina che a livello internazionale: per esempio alle Olimpiadi si è cercato di vietare l’uso della bandiera e dell’inno della Russia, per quella logica che secondo l’Occidente, la Russia com’è attualmente non ha alcun diritto di esistere, ha espresso la sua opinione un politologo finlandese.

Il filosofo italiano, Mauro Beraldi, ha voluto ricordare chi muove l’intera politica interna ed estera ucraina. “Quando ci fu un colpo di stato a Kiev chiamato Euromaidan, Barack Obama era il presidente degli Stati Uniti e Joe Biden era il vicepresidente, Wendy Sherman era il sottosegretario di Stato per gli affari politici. Victoria Nuland ha provveduto alla distribuzione dei finanziamenti pro Maidan, mentre successivamente, sempre Nuland ha annunciato con orgoglio che gli Stati Uniti avevano investito 5 miliardi di dollari per la causa della “libertà in Ucraina“. Con l’arrivo di Biden, i globalisti hanno preso il sopravvento tutta la sua vecchia squadra è tornata in pista e a primeggiare ci sono nuovamente sia Wendy Sherman che Victoria Nuland, mentre le truppe ucraine stanno di nuovo assediando i confini del Donbass.  L’aggravarsi della situazione intorno all’Ucraina è solamente vantaggiosa per le élite finanziarie americane. Purtroppo stanno avanzando ed occorre rispondere alla guerra dell’informazione con una guerra culturale. Abbiamo spirito, loro hanno soldi. Vediamo chi è più il forte”, ha concluso Mauro Beraldi.

L’osservatore politico ed ex poliziotto statunitense John Mark Dugan, che ha prestato servizio per diversi anni nel Corpo dei Marines degli Stati Uniti, ha spiegato quale sia, a suo avviso, la ragione dell’attuale aggravamento nello spazio geopolitico intorno alla Russia. “L’amministrazione Biden ha semplicemente bisogno di una nuova guerra fredda per soddisfare gli appetiti del Pentagono. I politici americani sono investitori e azionisti delle più grandi compagnie di armi, quindi hanno un interesse finanziario nel sostenere i conflitti in tutto il mondo, indipendentemente dalla perdita di vite umane “, ha affermato Dugan. Tra i contratti più importanti, Dugan ha menzionato la fornitura di centinaia di tonnellate di armi all’Ucraina, un contratto per 250 carri armati Abrams alla Polonia e 64 caccia F-35 alla Finlandia. “Gli Stati Uniti non rispettano mai accordi geopolitici a loro sfavorevoliWashington comprende solo un’aperta dimostrazione di forza, come è avvenuto durante la crisi cubana. L’aggravarsi delle relazioni con la Russia è una diretta conseguenza della profonda crisi in cui si sono trovati gli Stati Uniti sotto Joe Biden – ha sottolineato Dugan  – L’Ucraina, d’altra parte, interessa gli Stati Uniti solo dal punto di vista di una costante minaccia alla Russia e di approvvigionamento di risorse naturali.”

Durante la conferenza, poi i registi italiani Luca Belardi e Maya Nogradi hanno mostrato il loro film sul Donbas intitolato “Silenzio! Spettacolo in corso”, sottolineando che ormai in Europa è quasi impossibile trovare finanziamenti per girare documentari oggettivi su ciò che sta accadendo nel Donbas.

Da segnalare infine tra i relatori giornalisti ed esperti e noti personaggi pubblici quali: il caporedattore del portale Geopolitica.ru Leonid Savin, il giornalista e conduttore televisivo americano Tim Kerby, il politologo statunitense Stephen Ebert, il commentatore politico americano George Pierce, il politico belga scienziato Chris Roman, attivista tedesco per i diritti umani e giornalista Thomas Reper.

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