Il neoliberalismo esplode in Colombia

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di Juan J. Paz y Miño Cepeda

Articolo pubblicato su https://reseauinternational.net/le-neoliberalisme-explose-en-colombie/

L’America Latina non riesce a trovare pace. Dalla fine del nostro processo di indipendenza nei primi decenni del XIX secolo, abbiamo già conosciuto duecento anni di mobilitazioni, proteste, lotte e ribellioni in delle Repubbliche costruite sulle basi economiche e politiche dell’esclusione sociale, povertà generalizzata, sfruttamento del lavoro, la concentrazione della ricchezza e del potere nelle mani delle minoranze.

La democrazia resta un sogno da conquistare.

E negli ultimi decenni del ventesimo secolo, alle eredità irrisolte del passato si è aggiunta l’ascesa del neoliberismo come modello di economia statale in tutti i paesi della regione. Ci sono abbastanza dati, studi e ricerche che mostrano quanto sia stato disastroso il neoliberismo latinoamericano ed è ben noto che le economie del libero mercato e delle imprese private, sebbene abbiano portato la modernizzazione capitalista, lo hanno fatto su una concentrazione di ricchezza sempre più polarizzata nella storia del regione, mentre all’altro polo le condizioni di vita della maggioranza sociale e le sue condizioni di lavoro sono peggiorate. Il neoliberismo ha esacerbato i conflitti sociali, alimentato la “cultura del privilegio” e ostacolato la pace, la democrazia, la libertà sociale e il benessere.

L’insorgenza del coronavirus ha incontrato non solo una grande maggioranza di paesi dominati da governi conservatori che riproducono economie neoliberiste, ma anche Stati disarmati dalla mancanza di risorse per affrontare un problema di salute universale, perché, sotto slogan di “ridimensionamento” e “contrazione” da parte dello Stato, si sono ridotti gli investimenti in medicina, infrastrutture e servizi pubblici.

In questo quadro storico generale, la riforma fiscale che la Colombia voleva imporre alla fine di aprile 2021, mirava a raccogliere circa 6.800 milioni di dollari come risorse per lo Stato, ma aumentando l’IVA al 19% per i prodotti di base, benzina, elettricità e il gas, oltre all’estensione dell’imposta sul reddito per classi medie e lavoratori. Dall’altro lato, dal 2019, le tasse sono state ridotte o addirittura eliminate per le grandi aziende che a loro volta hanno accumulato milioni di dollari di profitti lo scorso anno.

Non sono mancate le spese per armamenti e attrezzature destinate alle forze armate e alla polizia, in un Paese strategico per gli interessi continentali di sicurezza degli Stati Uniti che hanno stabilito diverse basi militari in questo territorio.

La violenza storica in Colombia – che ha caratteristiche uniche in America Latina, e che causa l’assassinio quotidiano di almeno un attivista o di leader sociale nonché una serie di violazioni degli accordi di pace con le FARC (2016) – accoppiate con le politiche del neoliberismo mantenute per decenni e la cattiva gestione della Covid, hanno aumentato i dati strutturali della disuguaglianza: 14,2% di disoccupazione, 47% di sottoccupazione, 42,5% della popolazione in povertà e 15,1% in estrema povertà, mentre il 54% delle famiglie è insicuro alimentare .

La Colombia è uno dei paesi più disuguali dell’America Latina, che è la regione più disuguale del mondo.

La cosiddetta riforma fiscale è stata solo l’innesco perché l’esplosione sociale che si è immediatamente prodotta in Colombia non è stata solo il risultato di una situazione di congiuntura economica, ma dell’accumulo storico di violenze, sofferenze umane, abbandono sociale, destabilizzazione della vita e precarietà del lavoro, costruita dal neoliberismo colombiano per sostenere il potere di un blocco di settori dell’élite economica e politica, tra i quali si fondono anche paramilitarismo e narco-potere.

La repressione ha raggiunto livelli senza precedenti.

Le Nazioni Unite, l’Unione Europea, Amnesty International, le organizzazioni per i diritti umani, i legislatori americani, gli accademici e i professori in America Latina, negli Stati Uniti e in tutto il mondo hanno reagito a questa situazione e hanno anche invitato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ad agire contro le oltraggiose violazioni dei diritti umani.

Secondo le denunce fatte nella stessa Colombia, le azioni repressive sembrano rispondere alla riformulazione della “vecchia” dottrina militare della sicurezza nazionale, con nuovi concetti sulla “rivoluzione molecolare dissipata” che suppone che una guerra interna sia condotta verso i “nemici” che sono ancora esclusivamente la sinistra (ancora una volta etichettati come “comunisti”) e i movimenti sociali e popolari, le cui proteste e manifestazioni dovrebbero essere strumenti utilizzati da “vandali” o “sovversivi” per attaccare e liquidare la “Democrazia” e le istituzioni esistenti. Con questi concetti il risultato è inesorabilmente duplice: la “guerra” si fa solo contro il popolo ma per difendere le élite del potere economico e della destra politica.

La recente impennata sociale registrata in Colombia ha lo stesso contesto storico della mobilitazione nazionale dell’ottobre 2019 in Ecuador: il rifiuto del modello neoliberista che ha causato così tanti danni alla vita e al lavoro degli strati più ampi delle popolazioni di entrambi i paesi. In Ecuador, la repressione ha avuto anche una scala di violazioni dei diritti umani impossibili da nascondere, tanto da meritare tre rapporti di denuncia: quello dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite (novembre 2019), quello della IACHR (gennaio 2020), e quello del Difensore civico, che trova anche le basi di un genocidio che forse resterà impunito.

Ma questo contesto storico è inevitabilmente presente in altri paesi latinoamericani retti da governi conservatori e affaristi dove le forze sociali continuano ad accumularsi e possono potenzialmente esplodere in qualsiasi momento. I neoliberisti non hanno un’unica soluzione sociale da offrire nella regione. Cercano solo buoni affari, l’espansione della sfera dei loro mercati, alta redditività e “competitività”.

Sono tempi complessi e difficili quelli che l’America Latina ha dovuto vivere nelle mani delle forze del neoliberismo d’impresa. Quel che è più grave è che il prolungarsi nel tempo di un’economia che si è già rivelata disastrosa per la regione lascia prevedere un futuro segnato dall’aggravarsi dei conflitti sociali. E se, in mezzo a questo prevedibile scenario, si affermassero anche le politiche di coercizione popolare e di repressione dei cittadini, con la tutela “bellicosa” delle élite di minoranza al potere, il panorama di ingovernabilità latinoamericana potrebbe tornare alla pittura di scenari politici di instabilità costante, come quelle vissute dalla regione durante il XIX secolo.

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