di Giulio Chinappi
Il Partito Popolare Cambogiano ha ottenuto una vittoria schiacciante alle elezioni per il Senato, consolidando ulteriormente il suo dominio politico nel Paese anche attraverso l’elezione di Hun Sen alla presidenza della camera alta.
Il 25 febbraio 2024 si sono tenute le elezioni per il Senato in Cambogia, le quinte nella storia del Paese. Il Senato cambogiano venne infatti istituito nel 1999 su nomina del re, mentre la camera alta è diventata elettiva, seppur in forma indiretta, a partire dal 2006. Secondo l’attuale legge elettorale, il Senato della Cambogia viene eletto ogni sei anni tramite un sistema di rappresentanza proporzionale a lista indiretta attraverso otto circoscrizioni regionali. Le elezioni di quest’anno sono state segnate soprattutto dal ritorno in primo piano di Hun Sen, storico protagonista della politica del Paese del sud-est asiatico, avendo occupato il ruolo di primo ministro tra il 1985 e il 1993 e poi nuovamente tra il 1998 ed il 2023.
Dopo aver rassegnato le dimissioni da primo ministro nell’agosto del 2023, lasciando la guida del governo a suo figlio Hun Manet, Hun Sen ha dichiarato la sua intenzione di continuare la sua carriera politica come Presidente del Partito Popolare Cambogiano, membro dell’Assemblea Nazionale e Presidente del Consiglio Supremo di Stato. Questa mossa da parte del 71enne Hun Sen lasciava presagire una sua progressiva fuoriuscita dalla politica attiva, anche se i critici hanno sottolineato come il leader del partito di governo restasse in realtà l’uomo più influente del Paese.
In vista delle elezioni per il Senato del 25 febbraio 2024, tuttavia, l’ormai ex primo ministro ha annunciato la sua intenzione di diventare Presidente del Senato, una carica di grande importanza, che gli permetterà di acquisire i poteri di capo di Stato ad interim ogni volta che il re si recherà all’estero. Questa mossa ha naturalmente attirato le forti critiche degli oppositori del governo, secondo i quali Hun Sen sta cercando di consolidare il potere della sua famiglia sul Paese, istituendo una sorta di governo ereditario parallelo alla monarchia, con il sovrano Norodom Sihamoni che ricopre un ruolo sempre più marginale nella vita politica.
Gli avversari di Hun Sen affermano anche che, negli ultimi anni, le principali opposizioni al governo del Partito Popolare Cambogiano sono state impedite di partecipare alle elezioni a causa di controversi provvedimenti giudiziari. Nelle precedenti elezioni per il Senato del 2018, infatti, il partito di governo aveva vinto tutti i seggi contestati nella camera dopo la dissoluzione del principale partito rivale, il Partito di Salvataggio Nazionale della Cambogia, che si crede sia stata orchestrata dal governo.
Anche in quest’occasione, i risultati preliminari rilasciati dalla Commissione Elettorale Nazionale hanno subito mostrato che il Partito Popolare Cambogiano ha conquistato 55 dei 58 seggi in ballo al Senato, considerando che quattro dei 62 scranni che compongono l’emiciclo di Phnom Penh vengono occupati da senatori nominati dal Re Norodom Sihamoni e dall’Assemblea Nazionale, la camera bassa del parlamento cambogiano. Gli altri tre seggi contestati sono stati invece vinti dalla formazione di opposizione denominata Khmer Will Party, una coalizione di partiti contrari a Hun Sen e al governo del Partito Popolare. Nello specifico, il Partito Popolare ha ottenuto 10.052 voti, mentre la principale compagine di opposizione non è andata oltre i 1.394 voti. Le altre due formazioni presenti, il Partito del potere nazionale e il Partito Funcinpec (Fronte unito nazionale per una Cambogia indipendente, neutrale, pacifica e cooperativa), non hanno ottenuto alcun seggio.
Considerando l’ennesima schiacciante vittoria del partito di governo, le elezioni rafforzano ulteriormente il controllo del Partito Popolare sulla politica cambogiana, sollevando tuttavia interrogativi sul processo elettorale e sull’assenza di un’opposizione efficace in un Paese che sulla carta afferma di aver istituito il pluripartitismo dopo l’abbandono del marxismo-leninismo. A preoccupare sono soprattutto il personalismo nel quale è scivolata la politica cambogiana sotto la leadership di Hun Sen ed il rischio è che quello di Phnom Penh si stia effettivamente trasformando in un governo a conduzione familiare, anche se dal punto di vista della politica internazionale la Cambogia resta un membro attivo dell’ASEAN che contribuisce allo sviluppo di relazioni positive nell’ambito dell’Asia sud-orientale.
Articolo pubblicato anche su www.lacittafutura.it
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