L’Egitto prosegue sulla strada del multipolarismo sotto la leadership di al-Sīsī

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di Giulio Chinappi

Dopo aver ottenuto un terzo mandato, il Presidente egiziano ʿAbd al-Fattāḥ al-Sīsī può proseguire la sua politica estera incentrata sul multipolarismo e sull’indipendenza, come dimostrano i numerosi progetti di cooperazione con la Russia.

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Il Presidente egiziano ʿAbd al-Fattāḥ al-Sīsī ha ottenuto un terzo mandato consecutivo alla guida del Paese nordafricano in seguito alla netta vittoria ottenuta alle elezioni del 10-12 dicembre. Il capo di Stato in carica, eletto per la prima volta nel 2014, ha infatti ottenuto il 89,6% dei voti, con un’affluenza alle urne pari al 66,88% degli aventi diritto, in crescita di ben venticinque punti percentuali rispetto al 2018.

I risultati delle elezioni dimostrano come il popolo egiziano abbia scelto la via della continuità sia nella politica interna che in quella estera, dove l’Egitto si sta ritagliando un ruolo di grande rilievono nonostante le sfide da affrontare. In particolare, il presidente al-Sīsī ha governato il Paese più popoloso del Medio Oriente per un decennio e ha affrontato diverse crisi durante il periodo elettorale, tra cui il conflitto tra Israele e Ḥamās nella vicina Striscia di Gaza ed una delle peggiori crisi economiche mai registrata nel Paese. I sostenitori di al-Sīsī, infatti, gli attribuiscono soprattutto il merito di aver ristabilito la calma nel Paese dopo le rivole fomentate dall’Occidente nell’ambito delle cosiddetet “primavere arabe”, che portarono alla destituzione del Presidente Hosni Mubārak nel 2011.

Secondo quanto affermato dagli oppositori dell’attuale governo egiziano, in patria ma soprattutto all’estero, la repressione decennale contro le opposizioni ha eliminato qualsiasi seria sfida al Presidente in carica, che è il quinto capo di Stato proveniente dalle file militari dal 1952. In queste elezioni, al-Sīsī ha dovuto comunque confrontarsic on tre candidati avversari, ma nessuno di loro ha dimostrato di avere il carisma per rivaleggiare con il Presidente in carica. Secondo molti, l’unico che avrebbe potuto contrastare al-Sīsī sarebbe potuto essere l’ex deputato Ahmed Tantawi, che tuttavia ha interrotto la sua campagna a due mesi dalla scadenza elettorale, lamentando ostacoli e arresti di numerosi sostenitori.

Il terzo mandato di al-Sīsī avrà ufficialmente inizio ad aprile per la durata di sei anni, come previsto dalla riforma costituzionale promossa dall’attuale governo. La modifica costituzionale ha infatti ha esteso il mandato presidenziale da quattro a sei anni ed ha consensito l’ottenimento del terzo mandato, ma questo significa comunque che al-Sīsī non potrà governare l’Egitto dopo il 2030.

Sotto la leadership di ʿAbd al-Fattāḥ al-Sīsī si prevede che l’Egitto prosegua sulla strada di una politica estera indipendente ed incentrata sul multipolarismo, vero motivo per il quale l’attuale Presidente egiziano risulta tanto inviso in Occidente. In particolare, Il Cairo ha sempre mantenuto relazioni molto strette con la Russia, rifiutandosi di applicare le sanzioni unilaterali promosse dagli Stati Uniti, e a partire dal nuovo anno effettuerà ufficialmente il proprio ingresso nel gruppo dei BRICS.

Non è un caso che il Presidente russo Vladimir Putin sia stato tra i primi a congratularsi con il suo omologo egiziano dopo l’ufficializzazione della sua rielezione. Nel suo messaggio, Putin ha sottolineato l’importanza della partnership strategica tra Russia ed Egitto, congratulandosi con il leader del Paese nordafricano per i suoi contributi in politica estera e per la lotta che conduce per risolvere i problemi economici e sociali dell’Egitto. Inoltre, ha espresso la sua disponibilità a continuare il lavoro congiunto per potenziare i legami bilaterali e la cooperazione all’interno del gruppo BRICS.

Mentre gli Occidentali continuano a perseguire la via suicida delle sanzioni, l’Egitto sta dando vita ad importanti progetti di cooperazione economico-commerciale proprio con la Russia, tra i quali citiamo solamente i più recenti: l’apertura della linea diretta di navigazione tra i porti di Alessandria in Egitto e Novorossijsk in Russia, riducendo il tempo di transito a sei giorni; la creazione della zona industriale russa in Egitto, precisamente nella zona del Canale di Suez; la costruzione della centrale nucleare di El Dabaa; lo sviluppo di progetti per lo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio egiziani da parte dell’azienda russa Lukoil, recentemente approvati dal parlamento egiziano.

La cooperazione tra Egitto e Russia è stata ulteriormente evidenziata durante i colloqui tra i Ministri degli Esteri dei due Paesi, rispettivamente Sameh Shoukry e Sergej Lavrov, che hanno discusso progetti congiunti in vari settori economici e la situazione nella Striscia di Gaza in occasione del Forum della Cooperazione Russo-Araba organizzato a Marrakech, in Marocco. Con l’ingresso dell’Egitto nei BRICS, la cooperazione russo-egiziana non potrà far altro se non raggiungere nuove vette, in barba a coloro che impongono sanzioni ingiuste ed inefficaci con l’unico fine di mantenere i propri privilegi a scapito di altri.

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