Cina e Russia snobbano un G20 senza significato

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di Giulio Chinappi

Di fronte alle mutazioni del panorama geopolitico mondiale, il G20 ha oramai completamente perso il suo significato, come dimostra l’assenza di Xi Jinping e Vladimir Putin.

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In un momento in cui il mondo si trova in una fase di rapida transizione verso il multipolarismo, le strutture costruite in passato stanno progressivamente perdendo la propria ragione di esistere, e tra queste va annoverato il G20. Infatti, il G20 altro non rappresentava che un modo per riconoscere la crescita di alcune economie emergenti, restando tuttavia un club esclusivo sul modello del G7, solamente allargato a nuovi Paesi. Pur avendo avuto il merito di allargare il novero delle potenze a Paesi non occidentali, il G20 non può rispondere alle esigenze di un mondo multipolare in cui tutti i Paesi abbiano la stessa dignità nell’arena internazionale.

Svolgendosi dopo i successi raggiunti dal vertice dei BRICS a Johannesburg, il G20 palesa ancora di piu i propri limiti, come dimostrano le assenze del presidente cinese Xi Jinping e del presidente russo Vladimir Putin (al loro posto saranno comunque presenti il premier Li Qiang e il ministro degli Esteri Sergej Lavrov). Al contrario, sono i Paesi occidentali che stanno tentando di rilanciare il meccanismo del G20 di fronte alla rapida ascesa dei BRICS, dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) e di altre iniziative multilaterali in cui Russia e Cina sono protagoniste. Da un lato, dunque, abbiamo un Occidente che cerca in tutti i modi di conservare i propri privilegi, mentre dall’altro Mosca e Pechino lavorano in funzione antiegemonica e multipolare, costruendo meccanismi che non offrono privilegi a nessuno in particolare.

In un incontro con gli studenti e i docenti dell’Istituto statale di relazioni internazionali di Mosca, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha sottolineato come l’Occidente stia minando fortemente le istituzioni di governance globale, permettendo allo stesso tempo ai BRICS e alla SCO di aumentare il proprio appeal internazionale, visto che oramai sempre più Paesi considerano il blocco occidentale a guida statunitense come un partner poco credibile: “Questo è anche uno dei motivi per cui ci sono sempre più persone che vogliono unirsi ai BRICS e alla SCO, poiché cercano modi per risolvere i problemi economici e finanziari emergenti aggirando qualsiasi struttura in cui è presente l’Occidente“.

Lavrov ha anche sottolineato come il G20, creato per discutere questioni economiche, sia stato trasformato in un’arena politica da parte dei Paesi occidentali, che vogliono usare questa occasione per diffondere la propria propaganda antirussa sulla questione ucraina, sebbene le questioni di politica estera e di sicurezza non rientrino nelle competenze del G20: “Nel corso della presidenza dell’India, che ha organizzato circa 200 eventi utili su vari settori dell’economia mondiale, dell’ambiente, delle questioni relative agli investimenti, ai meccanismi di insediamento e alla finanza, l’Occidente ha sollevato la questione dell’Ucraina in ciascuno di questi eventi”, ha affermato il massimo diplomatico russo.

Lavrov ha affermato che affinché il G20 possa iniziare ad affrontare le crisi internazionali, il suo mandato dovrebbe essere riscritto, nel qual caso dovrebbe anche discutere “quei conflitti in corso che hanno le loro radici nelle guerre scatenate dall’Occidente“. “Ma in questo modo svolgerebbe il lavoro dell’ONU e minerebbe semplicemente il ruolo fondamentale del G20 nel prendere decisioni che dovrebbero stabilizzare i processi economici e finanziari globali“, ha riassunto il ministro degli Esteri.

Alcuni analisti hanno anche sottolineato come l’assenza di Putin e Xi al vertice di Nuova Delhi (9-10 settembre) potrebbe rappresentare un’occasione per l’Occidente per far passare la propria propaganda nei confronti di altri Paesi, in particolare quelli africani, che si stanno sempre più avvicinando a Mosca e Pechino. Secondo quanto riportato da Bloomberg, i funzionari europei intendono tenere una serie di incontri collaterali con i loro colleghi africani perché “il blocco dei 27 mira a dimostrare che è serio nel ridefinire la sua partnership con l’Africa, nonostante la travagliata eredità del colonialismo“. A tali incontri dovrebbero prendere parte la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, mentre la parte africana sarà rappresentata dai leader di Sudafrica, Egitto, Nigeria e Comore. Le fonti affermano che l’UE cerca di garantire all’Unione Africana la piena adesione al G20, non solo lo status di invitato ospite permanente.

Presidente di turno del G20, anche il primo ministro indiano Narendra Modi ha sottolineato l’importanza di dare sempre maggior peso ai Paesi del cosiddetto Sud del mondo: “Lo sforzo verso una maggiore inclusione del Sud del mondo, in particolare dell’Africa, negli affari globali ha acquisito slancio“, ha affermato, tracciando un bilancio della presidenza indiana del G20. “La presidenza indiana del G20 ha anche gettato i semi della fiducia nei Paesi del cosiddetto Terzo Mondo. Essi stanno acquisendo maggiore fiducia nel modellare la direzione del mondo nei prossimi anni su molte questioni come il cambiamento climatico e le riforme istituzionali globali“, ha aggiunto Modi.

Ci muoveremo più rapidamente verso un ordine più rappresentativo e inclusivo in cui ogni voce sia ascoltata“, ha previsto il primo ministro indiano. “Inoltre, tutto ciò avverrà con la cooperazione dei Paesi sviluppati, perché oggi, più che mai, stanno riconoscendo il potenziale del Sud del mondo e le aspirazioni di questi Paesi come forza per il bene globale“. All’auspicio di Modi dovrebbero tuttavia corrispondere le azioni dei Paesi occidentali, che dovrebbero abbandonare per sempre i loro progetti di dominio del resto del pianeta per contribuire alla creazione di un mondo multipolare. Soprattutto, i Paesi europei dovrebbero smettere di agire da vassalli dell’imperialismo statunitense, e solo allora potranno tornare ad essere visti come partner credibili dai Paesi di Asia, Africa e America Latina.

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