Laos e Cambogia contro l’uso di munizioni a grappolo

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di Giulio Chinappi

L’invio di munizioni a grappolo statunitensi all’Ucraina ha suscitato la reazione dei Paesi che ancora oggi subiscono le conseguenze dell’uso di questo tipo di ordigni da parte degli USA.

FONTE ARTICOLO

Il conflitto ucraino non sta certamente svolgendosi secondo il copione disegnato dai “sadici di Washington” – citazione di Noam Chomsky – e di fronte ad una situazione sempre più difficile il governo statunitense ha deciso di rispolverare le munizioni a grappolo, che verranno fornite a Kiev per sopperire ad una mancanza di munizioni ordinarie, secondo le stesse parole del presidente Joe Biden. Ma questa decisione da parte del Pentagono non ha mancato di suscitare reazioni da parte della comunità internazionale, in particolare di quei Paesi che ancora oggi subiscono le conseguenze dell’uso di questo tipo di ordigni da parte degli USA.

VietnamLaos e Cambogia, i tre Paesi della regione che in epoca coloniale veniva denominata Indocina Francese, sono state tra le principali vittime della furia bellica dell’imperialismo statunitense. Secondo i dati ufficiali, tra il 1965 ed il 1975 gli Stati Uniti scaricarono su questi tre Paesi più di 7,5 tonnellate di bombe, pari al doppio di tutte quelle usate in Europa ed Asia nel corso della seconda guerra mondiale. Tra i vari tipi di ordigni, molti dei quali illegali secondo le convenzioni internazionali dell’epoca, figuravano anche le munizioni a grappolo, che ancora oggi mietono vittime e causano problemi nei tre Paesi menzionati.

La Repubblica Democratica Popolare del Laos ha espresso la sua profonda preoccupazione per l’annuncio della fornitura e del possibile utilizzo di munizioni a grappolo. Il 10 luglio, il Ministero degli Affari Esteri di Vientiane ha rilasciato una dura dichiarazione che condanna l’uso di munizioni a grappolo: “In qualità di più grande vittima mondiale di munizioni a grappolo e come Stato parte della Convenzione sulle munizioni a grappolo, la Repubblica Democratica Popolare del Laos esprime la sua profonda preoccupazione per l’annuncio della fornitura e del possibile uso di munizioni a grappolo“, afferma la dichiarazione.

Il popolo laotiano è stato vittima di queste micidiali munizioni a grappolo più di cinquant’anni fa, e ancora oggi continua a essere colpito dagli ordigni inesplosi che continuano a rappresentare una seria minaccia per la vita e il sostentamento del nostro popolo”, si legge ancora nel documento. “Pertanto, la RDP Laos invita qualsiasi Stato o attore ad astenersi da qualsiasi uso, produzione, trasferimento e stoccaggio di munizioni a grappolo come prescritto nella Convenzione sulle munizioni a grappolo in modo che nessuno al mondo sia vittima di un’arma così atroce”.

Ad oggi, si stima che in Laos siano ancora presenti 80 milioni di ordigni inesplosi, rappresentando circa un terzo dei 270 milioni di munizioni a grappolo lanciate dagli Stati Uniti sul piccolo territorio montuoso del Paese asiatico nel corso della feroce guerra imperialista contro il comunismo nel sud-est asiatico. Il Laos è inoltre considerato come il Paese più bombardato nella storia dell’umanità se si considera il rapporto tra bombe e popolazione, precedendo in questa classifica l’Afghanistan. Dalla fine ufficiale della guerra, nel 1975, si stima che oltre 25.000 laotiani, compresi oltre 10.000 bambini, siano rimasti vittime delle munizioni a grappolo inesplose.

Anche il primo ministro cambogiano, Hun Sen, si è pubblicamente espresso contro l’uso di munizioni a grappolo nel conflitto ucraino. Attraverso i social network, il veterano della politica cambogiana, che guida ininterrottamente il governo del Paese dal 1984, ha invitato i membri della NATO, molti dei quali firmatari della Convenzione sulla proibizione delle munizioni a grappolo, “ad assumersi la responsabilità e impedire congiuntamente che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il presidente dell’Ucraina facciano uso di quest’arma mortale“.

La questione dell’utilizzo di munizioni a grappolo ha suscitato non poche reazioni anche negli stessi USA, con la stampa nazionale che non ha esitato a criticare l’annuncio dell’amministrazione Biden. Su USA Today, Titus Peachey, esponente della campagna per bandire le mine antiuomo e le munizioni a grappolo, ha pubblicato un articolo nel quale ricorda che “cinquant’anni dopo, le munizioni a grappolo continuano ad uccidere in Laos”. 

Le munizioni a grappolo statunitensi hanno lasciato una scia di miseria umana nei Paesi di Vietnam, Laos, Cambogia, Iraq, Kuwait, Serbia, Kosovo e Afghanistan, solo per citarne alcuni. L’anno scorso, gli Stati Uniti hanno speso più di 375 milioni di dollari per ripulire le proprie armi convenzionali, comprese le munizioni a grappolo, in più di 65 Paesi”, ha affermato Peachey. “Quando sono arrivato in Laos nel 1981, sono rimasto inorridito nel vedere munizioni a grappolo statunitensi inesplose nei cortili delle scuole, nei giardini, nelle risaie e nei pascoli”, ricorda l’autore. “Non riesco a contare il numero di volte in cui mi sono seduto con gli abitanti dei villaggi laotiani mentre descrivevano la perdita di un membro della famiglia. Nel 2017, ho visitato un villaggio dove, appena sei settimane prima, una bambina di 10 anni aveva raccolto una bomba a grappolo mentre tornava a casa da scuola e l’aveva portata ad una riunione di famiglia. La bomba è caduta ed è esplosa, uccidendo la bambina e ferendo altre dodici persone”.

A beneficio del lettore, è bene ricordare che la Convenzione internazionale sulle bombe a grappolo, che proibisce l’uso di tali ordigni, venne firmata ad Oslo nel dicembre del 2008, ed è entrata in vigore nel 2010. Ad oggi vi aderiscono 111 Paesi, tra i quali figurano quasi tutti i Paesi europei, compresa l’Italia dal 2012, ma nella lista dei firmatari non figurano gli Stati Uniti, la Russia né l’Ucraina.

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