Xi e la crisi ucraina: un’altra diplomazia è possibile

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di Fabio Massimo Parenti

Dialogo, duro lavoro e negoziazione

La Cina continua inesorabilmente la sua opera diplomatica internazionale avendo come stella polare la risoluzione dei conflitti, la pacificazione delle relazioni internazionali e la stabilizzazione regionale. E’ in questo quadro che va inserita la telefonata intercorsa tra i presidenti Xi e Zelensky.

Si tratta dello stesso approccio perpetuato in Medio Oriente, al fine di mediare la storica riappacificazione tra Iran e Arabia Saudita dopo anni di tensioni e guerre regionali. Se in questo ultimo caso, la mediazione pragmatica di Beijing ha già ottenuto il risultato del cessate il fuoco in Yemen (una delle peggiori guerre del secolo dove sauditi ed iraniani si trovavano su fronti opposti), sembra che ci siano speranze concrete anche per un possibile riavvicinamento tra Arabia Saudita e Siria.

In questi due casi, quello ucraino e quello mediorientale, così come per altre questioni e tensioni con paesi confinanti, la Cina ha sempre dato la priorità al dialogo costante e alla negoziazione. La telefonata tra Xi e Zelensky non va ridotta dunque ad un semplice espediente diplomatico e di facciata, ma va intesa nell’essenza della cultura diplomatica cinese, volta a sostenere la costruzione di un destino comune dell’umanità sulla base dei principi di reciprocità, rispetto e uguaglianza tra i popoli.

La Cina ha mantenuto la propria neutralità nella crisi russo-ucraina, senza sostenere militarmente nessuna delle parti in conflitto, ed ha proposto un documento guida per avviare un processo concreto di negoziazione: un documento che ha incontrato l’interesse sia di Mosca che di Kyev. A tutti gli effetti e dopo più di un anno dall’inizio della guerra, la Cina viene riconosciuta dalle parti in campo come il paese più affidabile, capace di ribadire principi fondamentali per trovare una soluzione a medio termine: come ad esempio la centralità della Carta delle Nazioni Unite, la valutazione, su base paritaria, delle varie preoccupazioni di sicurezza nazionale, nonché la necessità di sostenere il dialogo al fine di evitare una catastrofe nucleare senza vincitori.

Il prossimo passo di Beijing sarà, come annunciato, l’invio del rappresentante cinese per gli affari eurasiatici al fine di approfondire i dettagli della discussione politica e sostenere l’avvio di un nuovo e più efficace tavolo negoziale. Se anche le altre potenze, ancora troppo coinvolte nel conflitto, sostenessero questi sforzi di dialogo in qualità di “parti terze”, il processo di risoluzione del conflitto potrebbe dispiegarsi con maggiore celerità.

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