Lo stato della democrazia negli Stati Uniti (2022)

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A cura di Giulio Chinappi

FONTE ARTICOLO: https://giuliochinappi.wordpress.com/2023/03/22/lo-stato-della-democrazia-negli-stati-uniti-2022/

Come lo scorso anno, il ministero degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese ha pubblicato un documento nel quale analizza le criticità della democrazia statunitense. Di seguito la traduzione completa del testo in italiano.

I. Preambolo

Nel 2022, il circolo vizioso di pretese di democraticità, politiche disfunzionali e una società divisa è continuato negli Stati Uniti. Problemi come la politica del denaro, la politica dell’identità, le fratture sociali e il divario tra ricchi e poveri sono peggiorati. Le malattie che affliggevano la democrazia americana hanno infettato profondamente le cellule della politica e della società statunitense e hanno rivelato ulteriormente il fallimento del governo degli USA e i suoi difetti istituzionali.

Nonostante i crescenti problemi interni, gli USA hanno continuato a comportarsi con un senso di superiorità, puntando il dito contro gli altri, usurpando il ruolo di “docente di democrazia” e inventando e mettendo in scena la falsa narrativa di “democrazia contro autoritarismo”. Per servire gli interessi nientemeno che di sé stessi, gli Stati Uniti hanno agito per dividere il mondo in due campi tra quelle che hanno definito “democrazie e non-democrazie”, e hanno organizzato un’altra edizione del cosiddetto “Summit for Democracy” per verificare come vari Paesi si erano comportati per soddisfare gli standard statunitensi per la democrazia e per emettere nuovi ordini. Che si tratti di retorica altisonante o di manovre guidate da un’agenda nascosta, nessuno può nascondere i veri progetti degli Stati Uniti: mantenere la propria egemonia facendo politica di blocco e usando la democrazia come strumento per fini politici.

Questo rapporto raccoglie una moltitudine di fatti, commenti dei media e pareri di esperti per presentare un quadro completo e reale della democrazia americana nel corso dell’anno. Ciò che rivelano è una democrazia americana nel caos interno e una scia di caos e disastri lasciati alle spalle mentre gli Stati Uniti spacciavano e imponevano la loro democrazia in tutto il mondo. Questo aiuta a rimuovere la facciata della democrazia americana per un maggior numero di persone in tutto il mondo.

II. La democrazia americana in malattia cronica

Gli Stati Uniti si rifiutano di riconoscere i molti problemi e le crisi istituzionali con cui si confronta la loro democrazia interna e affermano ostinatamente di essere il modello e il faro della democrazia per il mondo. Tale imperiosità perpetua i mali della loro democrazia e provoca terribili conseguenze per altri Paesi.

1. La democrazia americana in ulteriore declino

Il funzionamento delle istituzioni democratiche americane può sembrare vivace come un circo, con politici di ogni genere che si esibiscono uno dopo l’altro. Ma per quanto chiassoso sia lo spettacolo, non può nascondere il letargo nell’affrontare i gravi problemi di lunga data. Le Monde fa notare che il 2022 è stato un anno di dubbi per la democrazia americana. Una guerra civile silenziosa ha messo radici negli Stati Uniti e riparare la democrazia danneggiata richiede un senso di nazione e interesse pubblico, entrambi attualmente carenti. Questo è triste per un Paese che da tempo si è proposto come modello. Nel 2022, il think tank svedese International Institute for Democracy and Electoral Assistance ha aggiunto gli Stati Uniti alla sua “lista di democrazie regressive”.

Due anni dopo le rivolte del Campidoglio del 6 gennaio 2021, il sistema democratico statunitense ha ancora difficoltà a impararne le lezioni, poiché la violenza politica ha continuato a crescere e deteriorarsi. Il Washington Post e il New Yorker osservano che la democrazia americana è in uno stato peggiore che mai, con le rivolte del Congresso che mettono completamente a nudo divari sociali, divisioni politiche e dilagante disinformazione. I due partiti, pur non ignorando i mali secolari della democrazia americana, non hanno né la risolutezza né il coraggio di perseguire cambiamenti, dato il clima politico sempre più polarizzato, nonché la loro attenzione agli interessi di partito.

Nel 2022, il Congresso degli Stati Uniti è stato portato in un’altra paralisi, non da rivolte, ma da lotte tra fazioni. La farsa della mancata elezione del presidente della 118ª Camera è durata quattro giorni e la decisione è stata raggiunta solo dopo 15 tornate elettorali. Nell’ultimo turno, le divisioni sono state tali che repubblicani e democratici hanno votato rigorosamente secondo le linee del partito. Il New York Times ha avvertito che il Congresso potrebbe vedere un caos ripetuto come questo nei prossimi due anni. Brad Bannon, presidente di una società di consulenza politica statunitense, ha detto senza mezzi termini: “L’impasse nella Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti sull’elezione del presidente è un’altra dimostrazione del declino delle nostre istituzioni politiche“.

Ciò ha destato preoccupazione tra il pubblico in generale. La Brookings Institution conclude in un rapporto del 2022 che l’orgogliosa democrazia americana sta affrontando una crisi sistemica e sta accelerando il suo declino. L’impatto si sta diffondendo su tutti i fronti della politica interna, dell’economia e della società, ponendo una minaccia mortale alla legittimità e alla salute del capitalismo. Il Carnegie Endowment for International Peace avverte in un rapporto che la democrazia americana si trova a un pericoloso punto di inflessione, declinando più rapidamente man mano che i mali intrinseci del capitalismo americano peggiorano. Sfide multiple come restrizioni di voto, frodi elettorali e perdita di fiducia nel governo stanno accelerando la disintegrazione della democrazia americana. Ian Bremmer, presidente dell’Eurasia Group, scrive che la politica disfunzionale dell’America fa temere che le elezioni presidenziali del 2024 possano nuovamente provocare violenze mortali nel Paese. Un gran numero di questioni scottanti ha continuato a provocare rabbia pubblica e domande sulla legittimità dell’establishment politico statunitense. Molti si preoccupano di quanto a lungo la democrazia americana possa continuare a funzionare.

2. Polarizzazione politica intensificata dalle lotte tra fazioni

Con le fazioni radicali in aumento sia nel Partito Democratico che in quello Repubblicano, i due sono sempre più in contrasto in molti aspetti, come base elettorale, ideologia e identità. Di conseguenza, il tradizionale equilibrio interpartitico basato sul compromesso politico è divenuto più difficile da sostenere. I due partiti si vedono non solo come oppositori politici, ma anche come una minaccia per il Paese. La New York Review of Books sottolinea che l’America è già “uno stato binazionale” con i Repubblicani e i Democratici a capo di due comunità nazionali nettamente opposte che operano effettivamente come confederazioni sotto un unico governo federale. Gli Stati Uniti d’America sono diventati gli stati disuniti. La discordia tra “le due Americhe” si sta approfondendo di giorno in giorno e la polarizzazione politica ha raggiunto un livello senza precedenti.

Tra le crescenti battaglie politiche, i politici hanno messo gli interessi dei loro partiti e fazioni politiche al di sopra di quelli del Paese e hanno agito in modo sfrenato per attaccarsi e addossarsi la colpa a vicenda. L’8 agosto 2022, le forze dell’ordine hanno fatto irruzione nella residenza Mar-a-Lago dell’ex presidente Donald Trump, e Trump ha accusato il Dipartimento di Giustizia di fare politica per fermare la sua seconda candidatura presidenziale e di persecuzione politica. I repubblicani, da parte loro, sono stati implacabili sulla scoperta di documenti riservati nella residenza del presidente Joe Biden, hanno avviato indagini sul ritiro dell’amministrazione Biden dall’Afghanistan e ne hanno chiesto la responsabilità. L’apparato statale degli Stati Uniti è stato ridotto a uno strumento per l’interesse personale dei partiti politici.

La politica dei partiti seguiva sempre più linee razziali e identitarie. Secondo il Financial Times, i repubblicani sono bianchi, di piccola città e rurali, mentre i democratici sono ormai quasi interamente urbani e multietnici. Più di un terzo dei repubblicani e dei democratici oggi crede che la violenza sia giustificata per raggiungere i propri fini politici. Quando un partito perde, i suoi elettori si sentono come se la loro America fosse occupata da una potenza straniera. La politologa Barbara Walter considera gli Stati Uniti “un’anocrazia divisa in fazioni” – lo stato a metà strada tra autocrazia e democrazia.

La polarizzazione politica è un ulteriore un ostacolo al processo decisionale politico. GovTrack, una fonte non governativa online di informazioni legislative e statistiche, rivela un costante calo del numero di leggi che i successivi Congressi statunitensi hanno potuto emanare — da 4.247 dal 93° al 98° Congresso fino a 2.081 dal 111° al 116°. Il calo è stato ancora più pronunciato se si considera quanti progetti di legge sono poututi diventare legge, dal 6% del 106° Congresso all’1% del 116°, uno slittamento di 5 punti percentuali in due decenni.

Le tattiche utilizzate nelle lotte partigiane sono divenute più scandalose. Il professor Larry Diamond di Scienze Politiche e Sociologia presso la Stanford University ritiene che le norme della democrazia, come l’autocontrollo nell’esercizio del potere e il rifiuto della violenza, che avrebbero dovuto essere osservate dai partiti partecipanti alle elezioni, abbiano iniziato a disintegrarsi negli Stati Uniti. Un numero crescente di politici e funzionari eletti negli Stati Uniti è stato disposto a piegare o abbandonare le norme democratiche nella ricerca di raggiungere o mantenere il potere. E mentre il terreno politico comune svanisce, proporzioni crescenti di americani in entrambi i campi esprimono atteggiamenti e percezioni che lanciano l’allarme rosso per il pericolo democratico. La democrazia negli Stati Uniti rischia seriamente di crollare.

3. L’emergere della politica del denaro

Fai del denaro il tuo dio, e ti tormenterà come il diavolo“, così ammonì il drammaturgo britannico Henry Fielding. Negli Stati Uniti, il denaro è il latte materno della politica e le elezioni si trasformano sempre più in monologhi dei ricchi, mentre l’appello pubblico per la democrazia è solo “una nota stonata”. Con il “diavolo” del denaro in agguato in ogni angolo della politica americana, l’equità e la giustizia sono naturalmente messe a dura prova.

L’esempio più recente sono le elezioni di midterm del 2022. L’intero esercizio ha avuto un prezzo di oltre 16,7 miliardi di dollari  — superando il record di 14 miliardi di dollari del 2018 — come rilevato da Reveal, una piattaforma online che traccia il flusso di donazioni politiche nel Paese. Questo importo fa impallidire il PIL nel 2021 di oltre 70 Paesi. Le competizioni per il Senato federale in alcuni Stati come Georgia, Pennsylvania, Arizona, Wisconsin e Ohio hanno assorbito in media più di 100 milioni di dollari. Oltre il 90% degli eletti come legislatori ha vinto spendendo una pazzia di danaro. Era impossibile identificare quanto “denaro sporco”, o fondi provenienti da fonti sconosciute, fosse coinvolto.

La politica americana ha sempre più rivelato la sua natura di “gioco dei ricchi”. Il think tank statunitense Brennan Center for Justice ritiene che le prime 21 famiglie che hanno effettuato donazioni politiche abbiano contribuito con almeno 15 milioni di dollari ciascuna, per un totale di 783 milioni di dollari, molto più dei 3,7 milioni di dollari delle piccole donazioni. I miliardari hanno fornito il 15,4% dei fondi elettorali federali, e la maggior parte è andata a super comitati di azione politica (PAC) che possono accettare donazioni illimitate.

Le enormi fatture non hanno portato un’efficace governance nazionale in cambio. Hanno solo stimolato la politica del fare i propri porci comodi. Un articolo su Lianhe Zaobao osserva che negli ultimi decenni si è assistito a un decadimento della democrazia occidentale. La ricchezza è sempre più concentrata nelle mani di pochi, rendendo i poveri più poveri e i ricchi più ricchi. La politica è controllata dai ricchi e dai politici per servire i propri interessi. Nonostante il diritto di voto, il pubblico non ha una reale influenza sulla politica. Questo senso di impotenza e perdita di fiducia nei partiti politici e nel governo ha dato origine al populismo, e il problema rimane irrisolto.

4. “Libertà di parola” solo di nome

Gli Stati Uniti sono sempre stati orgogliosi della libertà di parola. In realtà, tuttavia, la libertà di parola negli Stati Uniti è sostenuta secondo gli egocentrici “standard statunitensi”. L’interesse di parte e la politica monetaria sono diventati le “due grandi montagne” che pesano sulla libertà di parola. Qualsiasi discorso che sia dannoso per gli interessi del governo o del capitale degli Stati Uniti è soggetto a rigide restrizioni.

Il governo degli Stati Uniti ha regolamenti onnicomprensivi sulle società di media e tecnologia per intervenire nell’opinione pubblica. Nel dicembre 2022, il CEO di Twitter Elon Musk e il giornalista Matt Taibbi hanno pubblicato tweet consecutivi che esponevano “file Twitter”, rivelando che il governo degli Stati Uniti sta esaminando attentamente tutte le società di social media. A volte interviene direttamente nei rapporti delle grandi società di media, ad esempio chiedendo spesso a Google di rimuovere determinati collegamenti. Twitter ha censurato le informazioni sensibili sui candidati presidenziali prima delle elezioni del 2020, creando “liste nere” per limitare l’esposizione di account impopolari e persino argomenti caldi e collaborando con l’FBI per monitorare i contenuti dei social media, dando nel contempo il via libera alle forze armate statunitensi per diffondere disinformazione online. Tutto ciò ha indubbiamente strappato la foglia di fico alla libertà di parola negli Stati Uniti.

I gruppi di capitale e di interesse in pratica possono ottenere tutto ciò che vogliono quando si tratta dell’opinione pubblica. Di fronte al capitale e ai gruppi di interesse, la “libertà di parola” dei media americani sa di ipocrisia. La maggior parte delle aziende dei media americani sono di proprietà privata e servono i potenti e i ricchi. Che si tratti del proprietario dei media o degli investimenti e delle entrate pubblicitarie da cui dipendono i media, tutti sono legati al capitale e ai gruppi di interesse. Nel suo libro The Hypocritical Superpower, Micheal Lueders, noto scrittore e professionista dei media tedesco, ha elaborato in dettaglio come il “meccanismo di filtraggio” dei media americani, sotto l’ ’influenza di gruppi di interesse, sceglie e distorce i fatti. Nel gennaio 2023, Project Veritas, un gruppo di destra americano, ha pubblicato un video su Pfizer che è diventato virale. Ha registrato Jordon Trishton Walker, un alto dirigente di Pfizer, dicendo che Pfizer stava esplorando piani per “mutare” il coronavirus, che il business del vaccino contro il coronavirus era una “vacca da mungere” e che le autorità di regolamentazione statunitensi avevano interessi acquisiti nelle compagnie farmaceutiche. Per far fronte alla crisi delle pubbliche relazioni, oltre a rilasciare una dichiarazione, Pfizer ha persino chiesto a YouTube di rimuovere immediatamente il video per “violazione delle linee guida della comunità”.

Gli Stati Uniti usano i social media per manipolare l’opinione pubblica internazionale. Nel dicembre 2022, il sito web di indagine indipendente The Intercept ha rivelato che le agenzie affiliate al Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti avevano a lungo interferito nell’opinione pubblica nei Paesi del Medio Oriente manipolando argomenti e facendo propaganda ingannevole sui social media come Twitter. Nel luglio 2017, il funzionario del comando centrale degli Stati Uniti Nathaniel Kahler ha inviato al team di politica pubblica di Twitter un modulo contenente 52 account in lingua araba, chiedendo servizi prioritari per sei di loro. Su richiesta di Kahler, Twitter ha inserito questi account arabi in una “lista bianca” per amplificare i messaggi favorevoli agli Stati Uniti. Eric Sperling, direttore esecutivo di Just Foreign Policy, un’organizzazione contro la guerra, ha commentato questo incidente dicendo che il Congresso e le società di social media dovrebbero indagare e agire per garantire che, come minimo, i cittadini siano pienamente informati quando il loro denaro fiscale viene speso per dare una svolta positiva alle guerre senza fine.

Nel settembre 2022, l’esplosione del gasdotto “Nord Stream” ha scioccato il mondo, e la comunità internazionale era ansiosa di conoscere l’identità e il movente dell’autore. L’8 febbraio 2023, l’esperto giornalista investigativo e premio Pulitzer Seymour Hersh ha pubblicato un articolo che denuncia il governo degli Stati Uniti come il colpevole dell’incidente. Tuttavia, i media mainstream americani ed europei, noti per la loro  sensibilità a tali scoop, sono rimasti stranamente silenziosi su questa notizia esplosiva. Come osservato dal sito web canadese Western Standard e dal canale televisivo tedesco ZDF, il rapporto di Hersh è stato una delle più grandi storie del decennio, ma pochi media in Nord America ne hanno voluto parlare, perché l’Occidente non vuole che nessuno scopra la verità e le tecnologie di sorveglianza che ha dispiegato nel Mar Baltico. I media occidentali cercano persino di aggirare il nocciolo della questione mettendo in dubbio l’autenticità del rapporto di Hersh. Il 15 febbraio, Hersh ha scritto un altro articolo accusando il governo degli Stati Uniti e i principali media di aver nascosto la verità sull’esplosione dell’oleodotto “Nord Stream”. Gli analisti hanno sottolineato che data l’obbedienza dei media occidentali agli Stati Uniti, la loro censura sulle rivelazioni di Hersh non è sorprendente.

5. Il sistema giudiziario cieco di fronte all’opinione pubblica

In quanto istituzione alla base della Costituzione del Paese, la Corte Suprema degli Stati Uniti, come la società americana, è diventata profondamente divisa. Il potere giudiziario è distante dall’opinione pubblica, e la lotta tra fazioni si è estesa al sistema giudiziario. Sempre più spesso, le decisioni della Corte Suprema riflettono l’enorme divario tra le “due Americhe” – i conservatori e i liberali -, e sono state ridotte a uno strumento di guerra politica. La “separazione dei poteri” viene costantemente erosa. Il settarismo ha abbandonato la tradizione e ha oltrepassato il limite.

Entrambe le parti perseguono la loro agenda cambiando l’orientamento politico della Corte Suprema. Le elezioni presidenziali sono diventate in qualche modo una battaglia tra fazioni per il diritto di nominare i giudici. La scomparsa di alcuni giudici della Corte Suprema ha dato a Trump l’opportunità di nominare durante il suo mandato tre giudici che hanno assunto una posizione conservatrice, dando ai giudici conservatori un vantaggio schiacciante rispetto a quelli liberali. Dopo Trump, i fondamentalisti evangelici bianchi radicali hanno preso le redini della Corte Suprema, secondo un articolo sul sito web sudafricano Daily Maverick. Non sorprende che la Corte Suprema prenda quasi sempre decisioni a favore degli evangelici cristiani, delle grandi corporazioni e del Partito Repubblicano.

La decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti sul diritto all’aborto dimostra pienamente le conseguenze dell’essere coinvolti in una guerra tra fazioni e non essere in contatto con la società. Il 24 giugno 2022, la Corte Suprema ha approvato in modo flagrante il conservatorismo religioso ribaltando la decisione Roe v. Wade del 1973 e rimuovendo le protezioni costituzionali per il diritto all’aborto delle donne. La decisione ha scatenato proteste in tutti gli Stati Uniti. I sondaggi mostrano che più della metà degli americani ritiene che l’eliminazione del diritto all’aborto sia una battuta d’arresto per il Paese. Il media israeliano Haaretz ha commentato che sulla questione del diritto all’aborto, la Corte Suprema ha minato la democrazia in nome della sua difesa, che è un tipico caso di “tirannia della minoranza”. Ecco una Corte Suprema non rappresentativa, con i suoi giudici nominati da un presidente non rappresentativo e confermati da un Senato ovviamente non rappresentativo; ma essa ha preso una decisione che riguarderà gli Stati Uniti fino al 2030, 2040 e persino al 2050.

La Corte Suprema ha anche annullato una legge dello Stato di New York che era in vigore dal 1913 e che vietava alle persone di portare armi da fuoco nascoste. Mentre la nazione riflette sulla violenza armata, un’inversione così sconsiderata della legge sul controllo delle armi di New York è intollerabile, ha osservato il governatore di New York. Il commentatore politico americano Matthew Dowd ha sottolineato che i problemi che gli Stati Uniti devono affrontare oggi sono radicati nella frammentazione della democrazia. Ciò che i cittadini americani vogliono è una sentenza equa in Roe v. Wade, una vera riforma delle armi, salari minimi più alti, tasse più elevate per i super ricchi, una migliore assistenza sanitaria per tutti e altre riforme che tengano conto delle richieste popolari.

6. Gli americani sempre più disillusi dalla democrazia americana

L’orgoglio degli americani per la loro democrazia è diminuito drasticamente, dal 90% nel 2002 al 54% nel 2022, secondo un sondaggio congiunto del Washington Post e dell’Università del Maryland. Un sondaggio del Public Policy Institute of California mostra che gli elettori californiani hanno una diffusa preoccupazione che la democrazia americana stia andando fuori strada, con il 62% che afferma che il Paese sta andando nella direzione sbagliata, il 46% è pessimista sulla prospettiva che americani con opinioni politiche diverse lavorino insieme per risolvere le divergenze e il 52% insoddisfatto dell’attuale modo in cui funziona la democrazia americana. Secondo un sondaggio della Quinnipiac University, il 67% degli intervistati ritiene che la democrazia americana sia in pericolo di collasso e il 48% pensa che potrebbe esserci un’altra rivolta del Campidoglio negli Stati Uniti. Secondo un sondaggio del Pew Center, il 65% degli americani ritiene che il sistema democratico americano necessiti di importanti riforme, mentre il 57% degli intervistati ritiene che gli Stati Uniti non siano più un modello di democrazia. Uno studio della UCLA mostra che negli ultimi anni il governo degli Stati Uniti ha perso la sua capacità di governare e il suo senso di responsabilità democratica, e che manca di misure efficaci per portare avanti riforme su larga scala o affrontare questioni come la giustizia elettorale e la frode dei media.

III. L’imposizione della “democrazia” da parte degli Stati Uniti ha causato il caos in tutto il mondo

Nonostante tutti i problemi che devono affrontare nella propria democrazia, gli Stati Uniti si rifiutano di riflettere su sé stessi, ma continuano invece a esportare i valori democratici americani in altri Paesi e usano il pretesto della democrazia per opprimere altri Paesi e servire la propria agenda. Ciò che gli Stati Uniti hanno fatto è esacerbare la divisione nella comunità internazionale e il confronto basato sui blocchi.

1. La politica estera ostaggio della polarizzazione politica

La politica si ferma in riva al mare” è un proverbio popolare nei circoli politici americani, il che significa che la lotta tra partiti dovrebbe essere confinata alla politica interna e che dovrebbe essere formato un fronte unito quando si tratta di affari esteri. Tuttavia, con l’intensificarsi della polarizzazione politica, Democratici e Repubblicani sono sempre più divisi sulle principali questioni di affari esteri, e la politica estera americana è diventata sempre più “estrema”. “La politica che attraversa la riva dell’acqua” è diventata la norma. Questo non solo è dannoso per molti Paesi in via di sviluppo, ma rappresenta anche una minaccia per gli stessi alleati dell’America.

Dallo scoppio del COVID-19, l’amministrazione Trump e alcuni politici estremisti hanno inventato ogni sorta di bugie e voci contro la Cina sulla tracciabilità delle origini del coronavirus. L’esempio più tipico è quando, nel 2021, l’agenzia di intelligence statunitense ha pubblicato il cosiddetto rapporto di tracciamento delle origini, che, in totale disprezzo della scienza, ha inventato la storia della “fuga di laboratorio” e ha affermato che la Cina mancava di trasparenza e ostacolava le indagini internazionali. Rintracciare le origini del coronavirus è una questione di scienza, ma il vero scopo delle azioni degli Stati Uniti è oscurare le opinioni del pubblico e manipolare la questione per scaricare la colpa sulla Cina e sopprimere e contenere la Cina. Ciò espone completamente l’ipocrisia della democrazia americana e gli effetti negativi della polarizzazione politica.

Sotto l’amministrazione Biden, gli Stati Uniti hanno posto fine a 20 anni di guerra in Afghanistan con un frettoloso ritiro delle truppe. Sono semplicemente andati via, dopo aver devastato un intero Paese e distrutto il futuro di diverse generazioni. Sebbene le sue truppe se ne siano andate, il governo degli Stati Uniti ha continuato a  sanzionare  l’Afghanistan e ha congelato illegalmente i beni della Banca Centrale afghana, peggiorando ulteriormente la vita della popolazione locale. Un rapporto sostenuto dalle Nazioni Unite pubblicato nel maggio 2022 ha mostrato che quasi 20 milioni di persone in Afghanistan stavano affrontando la fame acuta. Anche dopo il devastante terremoto in Afghanistan nel giugno 2022, gli Stati Uniti si sono ancora rifiutati di revocare le sanzioni.

La polarizzazione politica negli Stati Uniti si sta espandendo. Secondo un rapporto pubblicato dall’Università di Ottawa, c’è un aperto sostegno da parte dei media conservatori, tra cui Fox News, e dei politici conservatori negli Stati Uniti per gli estremisti di estrema destra in Canada. Ciò rappresenta una minaccia maggiore per la democrazia canadese rispetto alle azioni di qualsiasi altro Stato, e bisogna riflettere sulle implicazioni dell’arretramento democratico negli Stati Uniti per il Canada. Il professor Gordon Laxer dell’Università dell’Alberta crede che le forze che spingono gli Stati Uniti verso l’autocrazia esistano già. È opinione radicata tra i canadesi che gli Stati Uniti sono i loro più grandi amici e difenderanno sempre la democrazia. Questo non può più essere dato per scontato.

2. Incitamento al confronto e al conflitto in nome della democrazia

La democrazia è un valore comune dell’umanità e non deve essere utilizzata come strumento per far avanzare l’agenda geopolitica o contrastare lo sviluppo e il progresso umano. Tuttavia, per mantenere la propria egemonia, gli Stati Uniti hanno a lungo monopolizzato la definizione di “democrazia”, istigando divisioni e scontri in nome della democrazia, e minando il sistema internazionale incentrato sulle Nazioni Unite e l’ordine internazionale sostenuto dal diritto internazionale.

Dal suo scoppio all’inizio del 2022, la crisi ucraina ha colpito duramente l’economia del Paese e il sostentamento del suo popolo. Nell’ottobre 2022, la Banca Mondiale ha pubblicato un rapporto che suggerisce che l’Ucraina avrebbe bisogno di almeno 349 miliardi di dollari, o 1,5 volte la produzione economica totale del Paese per l’intero anno 2021, per ricostruire dopo la guerra. Gli Stati Uniti hanno visto la crisi ucraina come un’opportunità redditizia. Invece di adottare qualsiasi misura favorevole alla fine delle ostilità, gli Stati Uniti hanno continuato ad alimentare le fiamme e hanno fatto un’enorme fortuna con il business della guerra, compresa l’industria degli armamenti e il settore energetico. Washington ha descritto la sua fornitura di armi all’Ucraina come una mossa per sostenere “la democrazia contro l’autoritarismo”. Un rapporto del luglio 2022 del Center for Strategic Prognosis della Serbia ha sottolineato che gli Stati Uniti hanno visto l’attacco russo del 1999 a Groznyj, la capitale della Cecenia, come un crimine, ma hanno definito un’operazione americana simile a Fallujah, una città irachena delle dimensioni di Groznyl, come una liberazione. La cosiddetta democrazia americana è stata a lungo dirottata da gruppi di interesse e di capitale, e ha portato instabilità e caos nel mondo.

Nell’agosto 2022, l’allora presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi ha effettuato una visita provocatoria nella regione cinese di Taiwan, ignorando la ferma opposizione e le serie rappresentazioni della Cina. È stata un’importante provocazione politica che ha migliorato i contatti ufficiali tra Stati Uniti e Taiwan e ha aggravato le tensioni nello Stretto di Taiwan. Tuttavia, Pelosi ha sostenuto che la visita “onora l’incrollabile impegno dell’America a sostenere la vibrante democrazia di Taiwan“. Il punto cruciale della visita provocatoria di Pelosi non riguarda la democrazia, ma la sovranità e l’integrità territoriale della Cina. L’azione degli Stati Uniti non difendeva o preservava la democrazia, ma sfidava e violava la sovranità e l’integrità territoriale della Cina. L’errore di Pelosi è stata insopportabile anche per alcuni politici statunitensi. La deputata repubblicana Marjorie Greene ha sfidato Pelosi, dicendo che “gli americani ne hanno avuto abbastanza di una donna ossessionata dal proprio potere che ha detenuto per decenni mentre il nostro intero paese si sgretola… Basta con questo falso ‘coraggio’ che difende la democrazia“.

La comunità internazionale vede sempre più chiaramente l’incombenza degli Stati Uniti. Dmitrij Medvedev, Vice Presidente del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa, ha scritto che gli Stati Uniti, in quanto autoproclamati “sommi sacerdoti”, hanno provocato il caos in tutto il mondo sotto la maschera della “vera democrazia”, e hanno utilizzato denaro, alleati e armi di fascia alta per imporre brutalmente la propria volontà. Un articolo pubblicato su Ahram Online, un sito di notizie egiziano, ha sostenuto che il “liberalismo” e la “democrazia” sono stati trasformati in un’ideologia armata che gli Stati Uniti usano per destabilizzare altri Paesi, delegittimare i loro governi e intervenire con forme di ingegneria sociopolitica che spesso gli si ritorce contro in modi drastici. Niente di tutto ciò ha a che fare con il liberalismo, la democrazia e la libertà che gli Stati Uniti pretendono di promuovere. Il presidente dell’Indonesia People’s Wave Party, Anis Matta, ha sottolineato che l’intelligence americana sta trasformando gli altri Paesi in un campo di battaglia. Anche il sentimento anti-cinese e la polarizzazione in Indonesia sono opera dell’America. I musulmani devono capirlo.

3. Incremento delle sanzioni unilaterali

Con il pretesto dei diritti umani e della democrazia, gli Stati Uniti hanno a lungo utilizzato sanzioni unilaterali e la “giurisdizione a braccio lungo” contro altri Paesi sulla base delle proprie leggi nazionali e dei propri valori. Negli ultimi decenni, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni unilaterali e giurisdizione a braccio lungo su Cuba, Bielorussia, Siria, Zimbabwe e altri Paesi, hanno esercitato la massima pressione su paesi tra cui la Repubblica Popolare Democratica di Corea, l’Iran e il Venezuela e hanno congelato unilateralmente 130 milioni di dollari in aiuti militari all’Egitto con la scusa della mancanza di progressi nel Paese in materia di diritti umani. Tali azioni hanno gravemente danneggiato lo sviluppo economico e la sussistenza delle persone nei Paesi interessati, e messo a rischio il diritto alla vita, il diritto all’autodeterminazione e il diritto allo sviluppo, costituendo una continua, sistematica e massiccia violazione dei diritti umani in altri Paesi. Negli ultimi anni, le sanzioni unilaterali statunitensi sono aumentate e il loro “braccio lungo” si è esteso ulteriormente. Al fine di preservare la propria egemonia, gli Stati Uniti hanno deliberatamente danneggiato gli interessi di altri Paesi, in particolare gli interessi legittimi e legali dei Paesi in via di sviluppo, in violazione del diritto internazionale e delle norme fondamentali delle relazioni internazionali.

Un articolo pubblicato dall’agenzia di stampa turca Anadolu nel marzo 2022 sosteneva che, in nome della promozione della democrazia, gli Stati Uniti hanno invaso l’Iraq per motivi infondati e hanno causato immense sofferenze alla popolazione locale. In primo luogo, l’abuso delle sanzioni ha aggravato le difficoltà di sostentamento. Tra il 1990 e il 2003, le severe sanzioni economiche degli Stati Uniti hanno avuto un pesante effetto sull’economia locale e sul benessere del popolo iracheno. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), il tasso di fame in Iraq ha raggiunto un livello molto alto a causa delle sanzioni e dell’embargo statunitensi. Solo tra il 1990 e il 1995, 500.000 bambini iracheni sono morti di fame e di misere condizioni di vita. In secondo luogo, la guerra incessante ha causato enormi perdite civili. Secondo il Ministero della Sanità iracheno, circa 120.000 civili iracheni sono stati uccisi tra il 2003, quando gli Stati Uniti hanno iniziato la guerra in Iraq, e il 2011, quando gli Stati Uniti hanno annunciato il loro ritiro. In terzo luogo, il modello politico imposto non si è rivelato adatto. Gli Stati Uniti hanno imposto all’Iraq la democrazia in stile americano indipendentemente dalle condizioni nazionali di quest’ultimo, solo per aggravare la lotta politica tra le diverse fazioni nel Paese.

Le sanzioni unilaterali imposte dagli Stati Uniti dimostrano pienamente la loro arroganza e indifferenza nei confronti dell’umanitarismo. L’11 febbraio 2022, il presidente Biden ha firmato un ordine esecutivo per dividere a metà i 7 miliardi di dollari di attività della Banca Centrale afghana congelati negli Stati Uniti. La metà dei beni serviva a finanziare risarcimenti finanziari per le vittime dell’11 settembre e l’altra metà fu trasferita su un conto presso la Federal Reserve Bank di New York. Tale sfacciato furto al popolo afghano è stato ampiamente condannato dalla comunità internazionale. SINDOnews.com, un sito web di notizie dell’Indonesia, ha riferito nel marzo 2022 che persone di origine afghana si sono radunate presso l’ambasciata degli Stati Uniti a Giacarta per protestare contro il saccheggio di “beni” da parte del governo degli Stati Uniti. I manifestanti indignati hanno sostenuto che i beni dell’ex governo afghano appartenevano al popolo afghano e dovevano essere usati per aiutare il popolo afghano che stava attraversando una crisi economica.

4. Minare la democrazia nelle relazioni internazionali

Gli affari internazionali riguardano gli interessi comuni dell’umanità e dovrebbero essere condotti attraverso la consultazione di tutti i Paesi. Tuttavia, gli Stati Uniti non hanno mai veramente osservato il principio della democrazia nelle relazioni internazionali. Con il pretesto del “multilateralismo”  e delle “regole internazionali”, e aggrappandosi alla mentalità della Guerra Fredda, gli Stati Uniti hanno esercitato un finto multilateralismo e una politica di blocco, istigato divisione e antagonismo, creato confronto di blocco e praticato l’unilateralismo in nome del multilateralismo. I loro atti egemonici e prepotenti ostacolano seriamente lo sviluppo di un vero multilateralismo.

Gli Stati Uniti antepongono il proprio diritto interno al diritto internazionale e adottano un approccio selettivo alle regole internazionali, applicando e scartando tali regole come ritengono opportuno. Dagli anni ’80, gli Stati Uniti si sono ritirati da 17 importanti organizzazioni o accordi internazionali, tra cui il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, l’OMS, l’UNESCO, l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, il JCPOA, il trattato sul commercio di armi, il trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio e il Trattato sui Cieli Aperti.

Gli Stati Uniti violano in modo flagrante gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite e le norme fondamentali che governano le relazioni internazionali, scatenando guerre e creando divisioni e conflitti in tutto il mondo. Nel corso della loro storia più di 240 anni, gli Stati Uniti sono stati in pace solo per 16 anni —sono davvero il Paese più bellicoso della storia mondiale. Dalla fine della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti hanno condotto o partecipato a molte guerre all’estero, tra cui la guerra di Corea, la guerra del Vietnam, la guerra in Afghanistan e la guerra in Iraq, che hanno causato immense vittime civili e perdite di proprietà così come catastrofi umanitarie . Dal 2001, le guerre e le operazioni militari lanciate dagli Stati Uniti in nome della lotta al terrorismo hanno ucciso più di 900.000 persone, tra cui circa 335.000 civili, con milioni di feriti e decine di milioni di sfollati.

Non prestando attenzione alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e ai principi del diritto internazionale, o ai diritti democratici dei Paesi dell’Asia-Pacifico e dei Paesi insulari del Pacifico negli affari regionali e internazionali, gli Stati Uniti hanno incoraggiato il Giappone sostenendo espressamente la sua decisione di scaricare le acque reflue nucleari di Fukushima, anche se il governo del Giappone non ha ancora consultato a fondo le parti interessate e le agenzie internazionali competenti in merito allo smaltimento, non ha ancora fornito sufficienti basi scientifiche e fattuali per il suo comportamento e non ha ancora affrontato le legittime preoccupazioni della comunità internazionale. D’altra parte, l’amministrazione statunitense, citando la “contaminazione da radionuclidi”, ha vietato l’importazione di prodotti alimentari e agricoli giapponesi dalle aree intorno a Fukushima, denunciando l’ipocrisia dei tipici doppi standard in stile americano.

Promuovendo la mentalità della Guerra Fredda nella regione del Pacifico meridionale, gli USA si sono alleati con il Regno Unito e l’Australia per mettere insieme l’AUKUS, una cricca razzista, e si sono impegnati ad aiutare l’Australia a costruire almeno otto sottomarini nucleari insieme al Regno Unito. La mossa costituisce una grave violazione dei principi del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari e del Trattato sulla Zona Libera dal Nucleare del Pacifico meridionale, calpestando una linea spericolata sull’orlo della proliferazione nucleare e creando enormi rischi. Hanno anche aperto il vaso di Pandora della corsa agli armamenti regionale, gettando un’ombra sulla pace, la sicurezza e la stabilità regionali.

Prima del nono vertice delle Americhe nel giugno 2022, Julio Yao, un esperto panamense di questioni internazionali, ha scritto sui media locali che gli Stati Uniti di oggi sono un assoluto rinnegato del diritto internazionale e la personificazione più genuinamente autentica dell’uso della forza bruta nelle relazioni internazionali. Gli Stati Uniti sono l’unico Paese che non ha firmato o ratificato alcun trattato sui diritti umani e non sono parte della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. È l’unico paese che non vieta le armi biologiche segrete, con più di 200 laboratori fuori dai suoi confini. L’unica cosa che gli Stati Uniti intendevano fare con il Vertice delle Americhe era coinvolgere l’America Latina e i Caraibi nella guerra in Ucraina e dividerli e indebolirli.

Nell’agosto 2022, un articolo del South China Morning Post notava che le cosiddette “democrazie” degli Stati Uniti e dell’Occidente hanno inesorabilmente scalfito le basi delle regole internazionali e le hanno sfruttate quando è stato conveniente. Mentre gli Stati Uniti e l’Occidente denunciano l’”invasione” dell’Ucraina da parte della Russia, dimenticano i loro interventi seriali, le sovversioni e le interferenze in tutto il mondo. Ciò che hanno fatto gli Stati Uniti ha distrutto l’economia mondiale, esponendo così più Paesi a reddito medio alle crisi del debito. Quando le grandi potenze sono selettive nel seguire le regole che hanno scritto, l’intero sistema perde credibilità.

5. Promuovere una narrazione inventata di “democrazia contro autoritarismo”

Forte della mentalità della Guerra Fredda, di una logica egemonica e di una preferenza per la politica di blocco, l’amministrazione statunitense ha inquadrato una narrazione di “democrazia contro autoritarismo” e ha etichettato i Paesi come “autocrazie”, al fine di utilizzare l’ideologia e i valori come strumento per sopprimere altri Paesi e far avanzare la propria geostrategia sotto il travestimento della democrazia.

Nel 2021, gli Stati Uniti hanno tenuto il primo “Summit for Democracy”, tentando di dividere la comunità internazionale nei cosiddetti “campi democratici e non democratici” tracciando apertamente una linea ideologica. La mossa ha sollevato ampiamente domande, anche dall’interno degli Stati Uniti. Sia il Foreign Affairs che The Diplomat hanno riportato articoli in cui si criticava il vertice perché inseguiva l’obiettivo sbagliato, non solo non riuscendo a raggiungere l’unità tra i Paesi democratici, ma anche attirando critiche per la questione della rappresentanza. Agli Stati Uniti è mancato a lungo un obiettivo prefissato nella promozione della democrazia in tutto il mondo e sono stati lenti nel seguire la loro retorica. Quando la democrazia negli Stati Uniti è in un tale pasticcio, tenere un vertice sulla democrazia non può rafforzare la democrazia in tutto il mondo, ma è più probabile che crei una crisi geopolitica più grave. Hitoshi Tanaka, presidente dell’Istituto per la strategia internazionale del Giappone, ha sottolineato che gli Stati Uniti hanno imposto la “democrazia” ad altri Paesi, portando avanti la campagna “democrazia contro autoritarismo” e ampliando la divisione globale. Il Giappone non dovrebbe seguirne ciecamente l’esempio.

Marchiare sé stessi come democrazia mentre gli altri come autocrazie è di per sé un atto contrario alla democrazia. La cosiddetta narrativa “democrazia contro autoritarismo” non riflette la realtà del mondo di oggi, né è in linea con la tendenza dei tempi. Belarus 1, un’emittente televisiva di Stato della Bielorussia, ha commentato che l’elenco dei partecipanti al vertice era chiaramente basato sullo standard statunitense di “libertà”, ma la domanda era come potevano gli Stati Uniti credere di poter monopolizzare la definizione e l’interpretazione della democrazia e dire agli altri come dovrebbe essere la democrazia. Lo Straits Times di Singapore ha pubblicato una colonna che diceva: gli Stati Uniti devono rendersi conto che la democrazia americana ha perso il suo antico splendore e non è più il gold standard. Non esiste un modello fisso di democrazia e gli Stati Uniti non hanno più voce in capitolo su cosa significhi democrazia. Questa è la verità. Gli Stati Uniti dovrebbero pragmaticamente rivalutare i propri metodi diplomatici e concentrarsi sulla cooperazione invece che sullo scontro.

Nonostante le valutazioni senza precedenti della democrazia statunitense in patria e all’estero, l’isteria del Paese per esportare democrazia e valori in stile americano continua senza sosta. Gli Stati Uniti non solo hanno messo insieme alleanze basate su valori come AUKUS, Quad e Five Eyes, ma hanno anche tentato di interrompere e minare la normale cooperazione internazionale in economia, commercio, scienza, tecnologia, cultura e scambi interpersonali, tracciando linee ideologiche e strombazzando la mentalità da guerra fredda. Al Jazeera ha osservato che l’insistenza degli Stati Uniti nel tenere un vertice sulla democrazia e nell’agire come leader democratico globale anche quando la fiducia nel proprio sistema democratico sta diminuendo ha sollevato sospetti diffusi. James Goldgeier, professore di relazioni internazionali all’American University, ha affermato che gli Stati Uniti hanno perso la loro credibilità e che la loro amministrazione dovrebbe tenere un vertice sulla democrazia interna per concentrarsi sull’ingiustizia e la disuguaglianza, comprese questioni come il diritto di voto e la disinformazione. Emma Ashford, membro anziano dell’Atlantic Council, si è chiesta come possano gli Stati Uniti diffondere la democrazia o fungere da esempio per gli altri se hanno a malapena una democrazia funzionante in patria. Il South China Morning Post ha sottolineato che il vertice rifletteva due miti sulla democrazia statunitense: in primo luogo, il progresso globale della democrazia dalla fine della Guerra Fredda sta regredendo e ha bisogno degli Stati Uniti per invertirlo; in secondo luogo, gli Stati Uniti sono la democrazia più importante del mondo e la loro leadership globale è fondamentale per altri Paesi. Questi due miti ignorano completamente l’arretramento democratico negli Stati Uniti, il rifiuto della stragrande maggioranza dei Paesi di essere rapiti dall’ipocrita “concetto di democrazia” degli Stati Uniti e il forte desiderio dei Paesi in via di sviluppo di far crescere le proprie economie e aumentare i propri standard di vita.

IV. Conclusione

La democrazia è il valore comune dell’umanità; tuttavia, non esiste un unico modello di sistema politico applicabile a tutti i Paesi del mondo. La civiltà umana, se paragonata a un giardino, dovrebbe essere un luogo di differenze in cui la democrazia nei diversi Paesi sboccia come cento fiori. Gli Stati Uniti hanno una democrazia in stile americano, la Cina ha una democrazia in stile cinese e altri Paesi hanno i loro modelli unici di democrazia che si adattano alle rispettive condizioni nazionali. Dovrebbe spettare al popolo di un Paese giudicare se il proprio Paese è democratico o meno e come promuovere meglio la democrazia nel proprio Paese. Pochi paesi ipocriti non hanno il diritto di puntare il dito contro gli altri.

Coloro che hanno molti difetti hanno poca credibilità per insegnare agli altri. I tentativi di indebolire gli altri per il proprio profitto e destabilizzare il mondo devono essere opposti all’unanimità. Una divisione in bianco e nero dei Paesi in democratici o autoritari è sia anacronistica che arbitraria. Ciò di cui il nostro mondo ha bisogno oggi non è alimentare la divisione in nome della democrazia e perseguire un unilateralismo de facto orientato alla supremazia, ma rafforzare la solidarietà e la cooperazione e sostenere un vero multilateralismo sulla base degli scopi e dei principi della Carta delle Nazioni Unite. Ciò di cui il nostro mondo ha bisogno oggi non è interferire negli affari interni di altri Paesi con il pretesto della democrazia, ma sostenere una vera democrazia, rifiutare la pseudo-democrazia e promuovere congiuntamente una maggiore democrazia nelle relazioni internazionali. Ciò di cui il nostro mondo ha bisogno oggi non è un “Vertice per la democrazia” che inneschi il confronto e non contribuisca in alcun modo alla risposta collettiva alle sfide globali, ma una conferenza di solidarietà che si concentri sull’intraprendere azioni reali per risolvere importanti sfide globali.

Libertà, democrazia e diritti umani sono la ricerca comune dell’umanità e i valori che il Partito Comunista Cinese persegue sempre. La Cina si impegna e promuove l’intero processo della democrazia popolare e mette in atto il principio del popolo che gestisce il Paese nell’esercizio del governo nazionale da parte del PCC in modi specifici e concreti. La Cina è pronta a rafforzare gli scambi e l’apprendimento reciproco con altri Paesi sulla questione della democrazia, difendere i valori comuni dell’umanità di pace, sviluppo, equità, giustizia, democrazia e libertà, promuovere una maggiore democrazia nelle relazioni internazionali e dare nuovi e maggiori contributi al progresso dell’umanità.

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