Momenti di rivelazione multipolare

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di Oliver Boyd-Barrett

FONTE ARTICOLO: https://oliverboydbarrett.substack.com/p/moments-of-multipolar-revelation

Il ministro della Difesa ucraino Reznikov è stato licenziato/retrocesso (ha rifiutato con rabbia incarichi alternativi) a favore di Budanov (questo deve ancora essere confermato), che in precedenza era a capo dell’intelligence militare.

Anche se considerato un intransigente, è anche più vicino agli Stati Uniti – qualità questa che è ciò che lo lega ad altri personaggi che, dopo i recenti licenziamenti e dimissioni presumibilmente avvenuti in risposta ad accuse di corruzione, stanno venendo in primo piano.

In un paese dove c’è così tanta corruzione praticamente chiunque può essere abbattuto da quell’ascia.

Anche Zelenskiy e soci sono apparsi qualche tempo fa sui Pandora Papers.

La vera narrazione, quindi, è quella di un probabile passaggio dalla lobby superbellica spesso legata all’intelligence britannica, a una demografia più realistica legata all’intelligence statunitense, e che potrebbe essere più malleabile davanti alla crescente preoccupazione degli Stati Uniti di porre fine alla crisi ucraina prima che questa diventi una debacle; questo perché gli Stati Uniti possano così prepararsi meglio alla guerra con la Cina – o almeno questa sarà la spiegazione che daranno a Washington per superare l’importante esame di coscienza in cui le élite statunitensi devono ora impegnarsi per quanto riguarda il futuro degli Stati Uniti in un mondo multipolare – adesso che il mondo sta iniziando a rendersi conto che c’è un futuro oltre l’egemonia del dollaro USA.

Data l’incapacità dell’Occidente di portare a termine gli accordi di Minsk nello spazio di 7 anni e data la sua incapacità di portare a termine i negoziati del marzo 2022 a Istanbul, non c’è una buona ragione per cui la Russia dovrebbe accreditare l’Occidente con l’intelligenza o l’integrità morale tale da intravedere una conclusione solida della crisi attraverso qualsiasi tipo di negoziato; e potrebbe solo avere meno fiducia in un covo di neonazisti corrotti guidato dall’ottica della vanità a Kiev.

Resta da vedere se le élite europee pensano che un tentativo di sfuggire alla loro crescente dipendenza da un egemone indebolito sia qualcosa che possono prendere in considerazione, ma credo che la Germania, in particolare, non sia totalmente immunizzata da un tale momento di conversione alla libertà.

Anche se potrebbe essere un risultato improbabile, ma se e quando la Germania accetterà finalmente che il suo “alleato” ha fatto saltare in aria la futura ancora di salvezza economica della Germania alla Russia, ha rafforzato la dipendenza tedesca dal GNL statunitense e da altre importazioni di energia alternativa a prezzi molto più alti, ha accelerato la deindustrializzazione poiché la Germania è sottoposta a una maggiore concorrenza industriale con i concorrenti asiatici che acquistano petrolio e gas a buon mercato direttamente dalla Russia trasportati su petroliere non occidentali e che le sue élite politiche sono ritagli neocon senza spina dorsale, allora, in quel momento si aspettano guai.

Guarderanno con crescente angoscia l’incompetenza e la riluttanza dell’ex Cancelliere Merkel nel fare pressione sull’Ucraina affinché fossero rispettati gli accordi di Minsk – anche se non è del tutto vero che lei stessa li considerasse una truffa per dare all’Ucraina più tempo per prepararsi alla guerra con la Russia sotto lascito di Washington.

I rapporti secondo cui intendeva che fossero una truffa potrebbero essere basati su una traduzione errata. Se lo avesse davvero pensato all’epoca, perché avrebbe contribuito alla costruzione del Nord Stream?

Nel frattempo, però, tutte le indicazioni da fonti russe, ucraine e occidentali indicano che la Russia sta facendo progressi costanti a Bakhmut (le sue truppe entrano nel centro della città da varie direzioni, con gli ucraini che hanno una sola via aperta per i rifornimenti, anche quella, però è controllata dal fuoco russo), e sembra che i russi stiano avanzando su Ivanovka, vicino a Bakhmut, e su parti della linea Zelenskiy a Sversk, Adviika e Vuhledar.

Si dice che Zelenskiy abbia iniziato a ritirare le truppe d’élite da Bakhmut, lasciandovi a morire soldati meno addestrati – o non addestrati del tutto – in una città, ormai, accerchiata dai russi.

Ci si chiede se il prezzo dell’estremo programma neoliberista di privatizzazione che Zelenskiy ha guidato, insieme all’annientamento dei diritti dei lavoratori e alla vendita di terreni ucraini a interessi stranieri di Big Ag, abbia bisogno anche di cittadini ucraini.

I cittadini potrebbero davvero essere un ostacolo alla creazione del paradiso neoliberista ucraino? In tal caso, perché non immetterli nei tritacarne, passati, presenti e futuri, di Soledar, Bakhmut e Vuhledar?

Se ci sono dei costi, fatturano Washington e Bruxelles.

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