Gli Stati Uniti colmano un divario critico nel loro accerchiamento militare della Cina, ma rendono il mondo più sicuro?

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di Timur Fomenko

FONTE ARTICOLO: RUSSIA TODAY

Costruendo più basi militari intorno a Pechino, Washington potrebbe creare una minaccia, non contenerla.

Gli Stati Uniti hanno stretto un accordo con le Filippine che garantisce loro l’accesso a quattro basi militari aggiuntive, colmando, così, un divario critico nella strategia di accerchiamento militare della Cina.

Come notato dalla BBC, le basi sono “un pezzo chiave di proprietà immobiliare che offrirebbe un posto per monitorare i cinesi nel Mar Cinese Meridionale e intorno a Taiwan“.

Questo tassello completa un “arco intorno alla Cina” composto dalla presenza americana a Taiwan, in Giappone e in Corea del Sud. Dett così diventa ironico il modo in cui gli Stati Uniti e i media occidentali continuano a inquadrare Pechino come la minaccia principale in questa regione.

Gli Stati Uniti stanno perseguendo una strategia per accerchiare militarmente e contenere la Cina, e sono determinati ad aumentare notevolmente la loro presenza nell’Asia-Pacifico attraverso una serie di alleanze multilaterali e bilaterali.

Incluso l’accordo raggiunto nelle Filippine, paese che occupa una posizione geostrategica critica sul Mar Cinese Meridionale, nell’immediato meridione di Taiwan. Per quanto i suoi leader possano volerlo negare, la sua particolare posizione geografica fa in modo che che la nazione dell’arcipelago, una volta colonia degli Stati Uniti, alla fine non può evitare di essere coinvolta in un conflitto USA-Cina.

La storia in molti modi, si ripete. Le Filippine e altri territori associati, infatti, furono il trampolino di lancio in cui l’America si costrinse a diventare una potenza del Pacifico. La guerra ispano-americana al crepuscolo del 19° secolo vide gli Stati Uniti annettere territori che un tempo facevano parte dell’impero globale della prima età moderna della Spagna, tra cui le Filippine. L’America vedeva queste isole come un passaggio fondamentale per le rotte marittime più redditizie e importanti del mondo. Le Filippine sono esistite come colonia americana prima di ottenere finalmente l’indipendenza nel 1946, dopodiché hanno agito come piattaforma militare statunitense nel corso della guerra fredda, un baluardo dell’anticomunismo in Asia.

Per certi versi, il mondo è cambiato.

Mentre gli Stati Uniti hanno mantenuto un trattato di difesa con Manila, ma non vi stazionano più la forza globale che avevano una volta nel paese. Allo stesso modo, però, le Filippine non vedono più la Cina come un avversario comunista della Guerra Fredda a somma zero, ma la vedono, invece, come un partner commerciale ed economico vitale.

Tuttavia, gli Stati Uniti apprezzano lo sfruttamento del conflitto geopolitico per coinvolgere gli altri paesi e costringerli a schierarsi.

A partire dal Pivot to Asia sotto l’amministrazione Obama, gli Stati Uniti hanno perseguito un accerchiamento militare della Cina che ha portato Pechino a rispondere militarizzando il Mar Cinese Meridionale, scatenando, così, nuovamente controversie vecchie di decenni e che, ovviamente, adesso la mettono in contrasto con i paesi vicini, comprese le Filippine.

Mentre Manilla negli ultimi anni è stata attenta a non far arrabbiare la Cina, i leader del paese hanno camminato sulle uova per mantenere un equilibrio tra la ricerca di legami più stretti con Pechino e il tentativo di proteggersi militarmente nelle controversie territoriali.

Il precedente presidente filippino, Rodrigo Duterte, era probabilmente molto di più pro-Cina e pro-moltipolarità nella sua politica estera. Ciò deriva dal riconoscimento del fatto che gli Stati Uniti (nonostante le Filippine siano un partner storico di Washington) non possono risolvere tutti i problemi che il paese ha, soprattutto la sua povertà cronica e il crimine organizzato. […]

La strategia militare degli Stati Uniti per la Cina mira a metterla in scacco matto all’interno della caratteristica geografica nota come “la prima catena di isole” dell’Asia. Questa si estende dall’Estremo Oriente russo, al Giappone, a Taiwan, alle Filippine e alle isole del Mar Cinese Meridionale.

In altre parole, una guerra degli Stati Uniti contro la Cina sarà vinta o persa in base a chi può dominare quest’area, motivo per cui l’America è diventata così aggressiva nei confronti sia di Taiwan che del Mar Cinese Meridionale.

Pertanto, un migliore accesso alle basi nelle Filippine consentirà di proiettare una maggiore potenza aerea, di intelligence e navale in caso di emergenza – anche se resta ancora da vedere se le Filippine stesse finiranno per diventare un vero combattente in questo scenario.

Ad ogni modo, è chiaro che negli ultimi mesi gli Stati Uniti hanno notevolmente accelerato i propri sforzi per contenere tecnologicamente e militarmente la Cina come hanno fatto con la Russia; ciò comporta una rete di alleanze in continua espansione, ed è questa attività che alla fine aumenterà il rischio di guerra.

Le Filippine, come spiega la BBC, non sono davvero tutte d’accordo su questo ma stanno tentando di perseguire una politica di equilibrio, cercando di ottenere “il meglio dei due mondi” se possibile, ma gli Stati Uniti stanno facendo tutto il possibile per garantire che ciò non accada.

Mentre la Cina è spesso pragmatica riguardo alle sue relazioni con altri paesi, Washington si limita a costringere gli altri a prendere posizione creando situazioni in cui questa diventa una necessità assoluta. Riuscirà Manila a restare ancora sul filo del rasoio? Ci aspettano alcuni anni tesi.

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