MONACO 2007 – SAN PIETROBURGO 2022: PUTIN CHIUDE IL “CERCHIO GEOPOLITICO” POST GUERRA FREDDA

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di Alessandro Fanetti

Il discorso di Vladimir Putin al XXV Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo ha chiuso il “cerchio geopolitico” che si stava formando da circa due decenni.

L’élite russa al Governo del Paese si è definitivamente convinta che siamo dinnanzi ad uno scontro di civiltà e che la guerra in Ucraina sia proprio la chiave di volta per la costruzione di un mondo multipolare. E lo sforzo senza precedenti di vari Paesi occidentali e liberaldemocratici per aiutare Kiev mostra che anche questi ultimi sono convinti che in questo conflitto ci si giochi molto di più di qualche (seppur significativa) conquista o difesa territoriale.

Un cerchio saldato, dunque, da due visioni del mondo opposte: una difesa fortemente dall’occidente e imperniata sul sistema unipolare a guida statunitense (con la NATO) sorto dopo la dissoluzione dell’URSS e l’altro promosso da altri centri di potere (Russia e Cina in primis) che aspirano ad un mondo multipolare.

E ancora, la decisione di vari Paesi della NATO di rifornire di armi anche molto sofisticate e pesanti un Paese in guerra come l’Ucraina e proprio contro una delle maggiori Potenze (in primis di rango nucleare) che cerca di mettere in crisi l’ordine costituito, cambia il “mondo geopolitico” definitivamente. Questo perché, anche se non ci fosse una guerra diretta fra grandi potenze (cosa che tutti auspichiamo che non accada), siamo comunque (ri-) entrati in un’era dove qualsiasi attacco diretto di una Potenza contro un Paese anche di piccole dimensioni sarà utilizzato per farcela impantanare

Era che non si vedeva dall’epoca della Guerra Fredda.

Un cerchio che ha iniziato la sua formazione nel lontano 2003 con la Guerra in Iraq, poco tempo dopo l’arrivo di Putin alla presidenza russa, ma che è salito alla ribalta a Monaco nel 2007.

Ma andiamo per ordine.

L’11 febbraio 2007 il Presidente russo Vladimir Putin utilizzò il palcoscenico della “Conferenza di Monaco di Baviera sulla Politica di Sicurezza” per esprimere tutta la sua delusione e preoccupazione per lo “stato dell’arte” geopolitico. Una situazione che, dopo l’Accordo di Pratica di Mare del 2002 con la nascita del Consiglio NATO – Russia e il momento positivo che si stagliava all’orizzonte, rapidamente mutò in ben altro.

L’inizio della deriva si può far risalire, appunto, alla Guerra in Iraq del 2003.

Una guerra fortemente criticata da Mosca perché intrapresa da Washington e alleati senza l’avallo del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Un intervento che allarmò molti dei Paesi della Comunità Internazionale, assolutamente incapaci di potersi difendere da un eventuale attacco di una super potenza atomica e dunque garantiti solamente dalla legalità internazionale per la difesa della loro sovranità.

Legalità internazionale che vacillava sempre più nella sua capacità decisionale e di deterrenza rispetto ai “capricci” dei Paesi più forti.

Un intervento che allarmò anche il Cremlino, con lo stesso Putin che a distanza di 9 anni dichiarò: “le relazioni russo – americane sono peggiorate proprio dopo l’invasione USA dell’Iraq”.

Un intervento che, a mio avviso, dette lentamente ma inesorabilmente il via al tentativo di costruzione di un mondo multipolare; un mondo dove vari centri di potere (garantiti dalla forza nucleare) facciano da epicentro di un’area più grande e in grado di collaborare (ma anche di contrapporsi, se necessario) con gli altri poli.

Non si spiega altrimenti la rapida crescita di accordi di cooperazione e collaborazioni strategiche che sono fioccati nel nuovo millennio.

Accordi non solamente di natura economica e politica ma anche militare, come se l’architettura di difesa e sicurezza internazionale non riuscisse a rispondere adeguatamente alle preoccupazioni di gran parte dei Paesi del mondo.

Alcuni esempi che sottolineano tale nuovo cammino intrapreso:

  • Sotto il profilo strettamente militare la Cina ha sempre fornito una forte cooperazione militare sia nel contesto dell’artiglieria pesante sia nel contesto del trasporto logistico, per non parlare del fatto che gli ufficiali etiopi sono stati addestrati in Cina. Da questo punto di vista il legame tra Cina e Etiopia è stato siglato nel 2005 con un vero e proprio accordo di cooperazione militare”.1
  • Accordo di cooperazione militare Cina – Mozambico siglato a fine 2016.2
  • Accordo di cooperazione militare Cina – Iran siglato nel 2016 e così commentato dalle parti:
  • L’allora Ministro della Difesa iraniano, Hossein Dehqan: “La nostra diplomazia militare ha tra le sue prime priorità il costante miglioramento dei rapporti con Beijing, di cui questo accordo non é altro che un episodio, importante, ma destinato a non restare né unico né solo”.
  • L’allora Ministro della Difesa cinese, Chang Wanquan: “Crediamo molto nelle possibilità di mutuo guadagno che una collaborazione con la Repubblica Islamica possa portare, nell’ambito della politica ‘Una Via, Una Cintura’, consolidando nel contempo gli interessi strategici delle due parti”.3
  • A marzo 2022 la Cina ha firmato un accordo di cooperazione militare “storico” con le Isole Salomone.
  • Nel 2015 il Venezuela e la Cina hanno approfondito fortemente i legami di cooperazione militare durante una visita del Presidente latinoamericano Maduro a Pechino.
  • È di pochi giorni fa la notizia dell’allargamento di una base cambogiana a ovest del Mar Cinese meridionale, utile alle Forze Militari Cinesi e al ruolo di Pechino in questa zona strategica del mondo.4
  • A fine 2021 la Russia e l’India hanno firmato un accordo di cooperazione militare “senza precedenti”, della durata di 10 anni.5
  • Russia e Algeria, dopo anni di vendita di grandi quantitativi di armi da Mosca ad Algeri, si appresterebbero a firmare un grande accordo militare nel giro di brevissimo tempo.
  • Nel 2020, per la prima volta dalla sua nascita, il CSTO (una specie di Patto di Varsavia 2.0 ma con meno Paesi) è intervenuto militarmente nella sua interezza e il Paese “prescelto” è stato il Kazakistan. Quest’ultimo che stava vivendo una rivolta all’interno dei suoi confini letta, come sempre, in due modi diversi:
  • Per l’occidente era una normale rivolta popolare dovuta alla stanchezza verso l’élite non democratica al governo e verso le ristrettezze economiche.
  • Per la Russia e altri Paesi “non allineati” alla comunità liberaldemocratica era invece un’altra delle varie “rivoluzioni colorate” sostenute (se non promosse) dall’occidente per rovesciare governi non graditi.

Ma cosa disse il Presidente russo Putin nel 2007?

[…] Si sa bene che la sicurezza internazionale va ben al di là delle questioni relative alla stabilità militare e politica. Comprende la stabilità dell’economia globale, il superamento della povertà, la sicurezza economica e lo sviluppo di un dialogo tra civiltà.

Questo indivisibile carattere della sicurezza, universale, è espresso con il fondamentale principio che “la sicurezza di ciascuno è la sicurezza di tutti”. Come disse Franklin D. Roosevelt pochi giorni dopo lo scoppio della II Guerra Mondiale: “Quando la pace è stata rotta da qualche parte, la pace di tutti i paesi è ovunque in pericolo.”

Oggi queste parole rimangono attuali. Incidentalmente, il tema della nostra conferenza – crisi globali, responsabilità globale – esemplifica questo.

Solamente due decadi fa il mondo era ideologicamente ed economicamente diviso e fu l’enorme potenziale strategico di due superpotenze che garantì la sicurezza globale. Questa situazione globale ha spostato i problemi economici e sociali più acuti ai margini dell’agenda della comunità internazionale e del mondo. E, proprio come ogni guerra, la Guerra Fredda ci lasciò con la miccia accesa, parlando figuratamente. Mi sto riferendo agli stereotipi ideologici, ai doppi standard e ad altri tipici aspetti di pensiero per blocchi della Guerra Fredda.

Ma il mondo unipolare che era stato proposto dopo la Guerra Fredda è venuto meno alle aspettative.

La storia dell’umanità certamente ha superato periodi di unipolarismo e ha visto aspirazioni alla supremazia mondiale. Ma cosa non è capitato nella storia del mondo? Tuttavia, che cosa è un mondo unipolare? Comunque si voglia abbellire questo termine, alla fine si riferisce ad un certo tipo di situazione, ovvero a un centro di autorità, un centro di forza, un centro decisionale.

È un mondo nel quale c’è un padrone, un sovrano. Ed alla fine questo non solo è pernicioso per tutti quelli compresi in questo sistema, ma anche per il sovrano stesso, perché distrugge sé stesso dall’interno. E questo certamente non ha niente in comune con la democrazia. Perché, come voi sapete, la democrazia è il potere della maggioranza alla luce degli interessi e delle opinioni della minoranza.

Incidentalmente, alla Russia- a noi- danno continuamente lezioni di democrazia. Ma per qualche ragione quelli che ci insegnano non vogliono imparare.

Io considero che nel mondo d’oggi il modello unipolare non solo sia inaccettabile ma che sia anche impossibile. E questo non solo perché se ci fosse una singola leadership nel mondo d’oggi- e particolarmente in quello d’oggi- le sue risorse militari, politiche ed economiche non basterebbero. E, cosa ancora più importante, il modello stesso sarebbe viziato, perché alla sua base non ci potrebbe essere alcun fondamento morale per la moderna civiltà.

Con ciò, quello che sta accadendo nel mondo di oggi- e noi abbiamo appena incominciato a discutere di questo- è un tentativo di introdurre negli affari internazionali precisamente questo concetto, il concetto di un mondo unipolare.

E con quali risultati?

Azioni unilaterali, spesso illegittime, non hanno risolto alcun problema. Hanno invece provocato nuove tragedie umane e creato nuovi centri di tensione. Giudicate voi stessi: le guerre così come i conflitti locali e regionali non sono diminuiti. […] 

Oggi noi stiamo assistendo ad un uso quasi illimitato di eccesso di forza- forza militare- nelle relazioni internazionali; forza che sta sommergendo il mondo in un abisso di conflitti permanenti. Di conseguenza noi non abbiamo l’energia sufficiente per trovare una vera soluzione per nessuno di questi conflitti. Anche trovare un accomodamento politico diviene impossibile.

Stiamo assistendo ad un disprezzo sempre più grande per i principi fondamentali della legge internazionale. E’ un dato di fatto che norme legali indipendenti stiano diventando in modo crescente più legate al sistema legale di uno stato. Primo fra tutti, gli Stati Uniti, che hanno oltrepassato i loro confini nazionali in ogni modo. Questo è visibile nelle politiche economiche, governative, culturali e dell’istruzione che impongono alle altre nazioni. Bene, a chi piace questo? Chi è felice di questo?

Nelle relazioni internazionali noi vediamo sempre più il desiderio di risolvere i problemi che si pongono secondo pretese questioni di convenienza politica, basate sul clima politico corrente.

E naturalmente questo è estremamente pericoloso. Come si vede dal fatto che nessuno si sente sicuro. Io voglio enfatizzare questo- nessuno si sente sicuro! Perché nessuno può percepire la legge internazionale come un solido muro che lo proteggerà. Tale politica incentiva ovviamente una corsa alle armi. […] 

Io sono convinto che siamo giunti a quel cruciale momento in cui dobbiamo pensare seriamente all’architettura della sicurezza globale.

E dobbiamo procedere cercando un equilibrio ragionevole tra gli interessi di tutti i partecipanti al dialogo internazionale. Specialmente dal momento che il panorama internazionale è così mutato e muta così rapidamente- con cambiamenti alla luce dello sviluppo dinamico in diversi paesi e in regioni intere.

La Signora Cancelliera Federale ha già menzionato questo. Il Pil combinato, sistema per acquisire parità di potere, di paesi come l’India e la Cina, è già più grande di quello degli Stati Uniti. Ed un calcolo simile del Pil dei paesi del BRIC- Brasile, Russia, India e Cina- supera quello complessivo dell’EU. E secondo esperti in futuro questo gap potrà solo aumentare.

Non c’è nessuna ragione per dubitare che il potenziale economico dei nuovi centri della crescita economica globale andrà inevitabilmente a convertirsi in influenza politica e rafforzerà il multipolarismo.

In relazione a ciò, il ruolo della diplomazia multilaterale sta aumentando significativamente. Il bisogno di principi come apertura, trasparenza e prudenza nella politica è incontestabile e l’uso della forza dovrebbe essere una misura veramente eccezionale, comparabile all’uso della pena di morte nei sistemi giudiziali di certi stati. […] 

Sono convinto che l’unico meccanismo che possa prendere decisioni circa l’uso della forza militare, come ultimo ricorso, sia quello indicato nella Carta delle Nazioni Unite. […] 

E non si deve dimenticare che le azioni politiche democratiche si costruiscono necessariamente con il dialogo, in un processo decisionale laborioso. […]

(Per quanto riguarda la NATO) Io penso che sia chiaro che l’espansione della Nato non abbia alcuna relazione con la modernizzazione dell’Alleanza stessa o con la garanzia di sicurezza in Europa. Al contrario, rappresenta una seria provocazione che riduce il livello della reciproca fiducia. E noi abbiamo diritto di chiedere: contro chi è intesa questa espansione? E cosa è successo alle assicurazioni dei nostri partner occidentali fatte dopo la dissoluzione del Patto di Varsavia? Dove sono oggi quelle dichiarazioni? Nessuno nemmeno le ricorda. Ma io voglio permettermi di ricordare a questo pubblico quello che fu detto. Gradirei citare il discorso del Segretario Generale Nato, Signor Woerner, a Bruxelles, il 17 maggio 1990. Allora lui diceva che: “il fatto che noi siamo pronti a non schierare un esercito della Nato fuori dal territorio tedesco offre all’Unione Sovietica una stabile garanzia di sicurezza.” Dove sono queste garanzie?

Le pietre e i blocchi di cemento del Muro di Berlino sono stati da molto tempo distribuiti come souvenir. Ma noi non dovremmo dimenticare che la caduta del Muro di Berlino fu resa possibile grazie ad una scelta storica- scelta che è stata fatta anche dalla nostra gente, dal popolo della Russia – una scelta in favore di democrazia, libertà, apertura ed una sincera partnership con tutti i membri della grande famiglia europea.

Ed ora loro stanno tentando di imporre a noi nuove linee divisorie e muri – questi muri possono essere virtuali ma ciononostante sono ugualmente divisori, tagliando trasversalmente il nostro continente. Ed è mai possibile che ancora una volta ci vorranno molti anni e decadi, così come molte generazioni di statisti, per dissimulare e smantellare questi muri nuovi? […]

In conclusione vorrei far notare quanto segue. Noi molto spesso- e personalmente, io molto spesso – sentiamo appelli dai nostri partner, inclusi i nostri partner europei, sul fatto che la Russia dovrebbe giocare un ruolo sempre più attivo negli affari del mondo. Mi permetterei di fare un piccolo commento. Non è proprio necessario incitarci a questo comportamento. La Russia è un paese con una storia che attraversa più di mille anni e ha usato praticamente sempre il diritto per perseguire una politica estera indipendente.

Non cambieremo questa tradizione oggi. Allo stesso tempo, siamo ben consapevoli di come il mondo sia cambiato ed abbiamo un senso realistico delle nostre proprie opportunità e potenzialità. E gradiremmo chiaramente interagire con partner responsabili ed indipendenti, insieme ai quali potremmo lavorare nel costruire un ordine mondiale equo e democratico, che non garantisca sicurezza e prosperità solamente a pochi eletti, ma a tutti quanti. […]”.6

Dal 2007 al 2022 sono passati 15 anni. Anni durante i quali è successo di tutto e la situazione invece di andare a normalizzarsi verso pace, sicurezza e prosperità per tutti, si è incancrenita nel confronto aspro e nel perseguimento di meri interessi di parte.

Interi territori andati verso la desertificazione, sacche di povertà drammatiche in varie parti del globo (da sempre foriere di instabilità sociale e politica), migrazioni drammatiche per pura necessità di sopravvivenza, concentrazione della ricchezza nelle mani di pochissimi “eletti” e molte altre tragedie.

Tutte tragedie che derivano dall’incapacità, e molto spesso dal disinteresse e dal cinismo, di chi detiene le leve del potere politico ed economico nel mondo di arrivare ad una soluzione positiva per l’intera umanità.

Soluzione che non trova unanimità di visione e di proposta fra i vari centri di potere economico e politico, in quanto una parte di essi vede l’unipolarismo e la liberaldemocrazia come la ricetta migliore per la salvezza del mondo e il potenziale benessere per l’umanità, mentre altri vedono questi ingredienti come il male assoluto e propongono un mondo multipolare dove ogni civiltà possa decidere autonomamente come vivere.

La prima ricetta sposa dunque il progressismo assoluto, l’universalità dei diritti (quelli cari all’occidente), la libertà da tutto e da tutti, l’individualismo, la globalizzazione, la piena libertà economica e d’impresa e l’uso massiccio della tecnologia.7

La seconda ricetta invece punta a lasciare libera ogni area del mondo di scegliersi il proprio destino. Ad oggi, chi sostiene il mondo multipolare lo fa perché impaurito dalla “globalizzazione del tutto” ed è indirizzato invece verso la riscoperta delle tradizioni, la scelta autonoma del proprio modello di sviluppo, la libertà di decidere come governarsi e da chi.8

Due visioni opposte, dunque, che non sono riuscite a trovare un punto di caduta comune nemmeno dopo più di tre decadi dalla dissoluzione dell’URSS e che sono sfociate in una drammatica guerra per stabilire da che parte deve andare il mondo.

La guerra d’Ucraina, infatti, è divenuta proprio questo: il catalizzatore di tutte le tensioni fra unipolarismo e multipolarismo.

Fra il tentativo della Russia di rimarcare una vera influenza nei territori ex-URSS contro la volontà dell’occidente di promuovere il proprio modello in qualsiasi angolo del Pianeta.

Situazione degenerata nel 2014, quando una sommossa di piazza, letta in maniera opposta dai promotori delle due visioni del mondo, ha fatto dell’Ucraina una polveriera pronta ad esplodere:

  • Mosca ha visto in queste rivolte la mano occidentale e la decisione a tavolino di un colpo di stato in funzione anti – russa.
  • Washington e i suoi alleati hanno letto queste sommosse come una rivolta popolare genuina per la democrazia e la libertà.

Esplosione avvenuta il 24 febbraio 2022, quando la Russia ha deciso l’invasione e l’occidente ha scelto la strada del sostegno forte e deciso a Kiev.

E dopo più di 3 mesi di conflitto, Putin ha deciso di chiudere il “cerchio geopolitico” aperto nel 2007. Chiudere il cerchio pubblicamente, con un discorso che ha messo nero su bianco la sfida che oggi si trova davanti l’intera umanità:

[…] Quando ho parlato al Forum di Davos un anno e mezzo fa, ho anche sottolineato che l’era di un ordine mondiale unipolare era giunta al termine. Voglio iniziare con questo, perché non c’è modo di aggirarlo. Questa era finita nonostante tutti i tentativi di mantenerla e preservarla a qualsiasi costo. Il cambiamento è un processo naturale della storia, poiché è difficile conciliare la diversità delle civiltà e la ricchezza delle culture del pianeta con stereotipi politici, economici o di altro tipo: qui non funzionano, sono imposti da un centro in modo approssimativo e senza compromessi.

Il difetto è nel concetto stesso, poiché il concetto afferma che esiste un potere, sebbene forte, con una cerchia ristretta di stretti alleati o, come si suol dire, Paesi con accesso garantito e tutte le pratiche commerciali e relazioni internazionali, quando sono convenienti, sono interpretati esclusivamente nell’interesse di questo potere.

Essenzialmente funzionano in una direzione, in un gioco a somma zero. Un mondo costruito su una dottrina di questo tipo è decisamente instabile.

Dopo aver dichiarato la vittoria nella Guerra Fredda, gli Stati Uniti si proclamarono messaggeri di Dio sulla Terra, senza alcun obbligo e solo con interessi dichiarati sacri. Sembrano ignorare il fatto che negli ultimi decenni si siano formati nuovi centri potenti e sempre più assertivi. Ciascuno di essi sviluppa il proprio sistema politico e le proprie istituzioni pubbliche secondo il proprio modello di crescita economica e, naturalmente, ha il diritto di proteggerli e di assicurare la sovranità nazionale.

Si tratta di processi oggettivi e di vere e proprie trasformazioni tettoniche rivoluzionarie nella geopolitica, nell’economia globale e nella tecnologia, nell’intero sistema delle relazioni internazionali, dove il ruolo di Paesi e regioni dinamici e potenzialmente forti è in sostanziale crescita. Non è più possibile ignorare i loro interessi.

[…] Sarebbe un errore presumere che in un momento di cambiamento turbolento, si possa semplicemente lasciar perdere o aspettare che tutto torni in pista e diventi quello che era prima. Non succederà.

Tuttavia, l’élite dominante di alcuni stati occidentali sembra nutrire questo tipo di illusioni. Si rifiutano di notare le cose ovvie, aggrappandosi ostinatamente alle ombre del passato. Ad esempio, sembrano credere che il predominio dell’Occidente nella politica e nell’economia globali sia un valore immutabile ed eterno. Niente dura per sempre.

I nostri colleghi non stanno solo negando la realtà. (Essi) […]stanno cercando di invertire il corso della storia. […]. Sono ancora influenzati dalle proprie idee sbagliate sui paesi al di fuori del cosiddetto «miliardo d’oro»: considerano tutto uno stagno, o il loro cortile. Li trattano ancora come colonie, e le persone che ci vivono come persone di seconda classe, perché si considerano eccezionali.

Se sono eccezionali, significa che tutti gli altri sono di seconda categoria.

In tale ottica, l’irrefrenabile urgenza di punire, di schiacciare economicamente chiunque non si adatti al mainstream, chiunque non voglia obbedire ciecamente.

Inoltre, impongono crudamente e spudoratamente la loro etica, le loro opinioni sulla cultura e le idee sulla storia, a volte mettendo in discussione la sovranità e l’integrità degli stati e minacciando la loro stessa esistenza. Basti ricordare cosa è successo in Jugoslavia, Siria, Libia e Iraq.

Se uno Stato «ribelle» non può essere soppresso o pacificato, cercano di isolare quello stato, o «cancellarlo», per usare il loro termine moderno. Tutto va bene, anche lo sport, le Olimpiadi, i divieti per la cultura e per i capolavori d’arte solo perché i loro creatori vengono dal Paese «sbagliato». […].

Sì, abbiamo anche noi molti problemi, ma ora devo parlare dell’Europa perché puntano il dito contro di noi anche se hanno già abbastanza problemi a casa loro. Ne ho parlato a Davos. Un risultato diretto delle azioni e degli eventi dei politici europei quest’anno sarà l’ulteriore crescita della disuguaglianza in questi Paesi, che, a sua volta, dividerà ancora di più le loro società, e il punto in questione non è solo il benessere, ma anche l’orientamento al valore dei vari gruppi in queste società. In effetti, queste differenze vengono soppresse e spazzate via sotto il tappeto. Francamente, le procedure democratiche e le elezioni in Europa e le forze che salgono al potere sembrano un fronte, perché partiti politici quasi identici vanno e vengono, mentre in fondo le cose rimangono le stesse. I reali interessi delle persone e delle imprese nazionali vengono spinti sempre più in periferia.

Tale disconnessione dalla realtà e dalle esigenze della società porterà inevitabilmente a un’ondata di populismo e movimenti estremisti e radicali, a grandi cambiamenti socioeconomici, al degrado ed a un cambiamento delle élite nel breve termine.

Come potete vedere, i partiti tradizionali perdono sempre. Nuove entità stanno venendo a galla, ma hanno poche possibilità di sopravvivenza se non sono molto diverse da quelle esistenti.

I tentativi di mantenere le apparenze e le chiacchiere sui presunti costi accettabili in nome della pseudo-unità non possono nascondere la cosa principale: l’Unione Europea ha perso la sua sovranità politica, e le sue élite burocratiche stanno ballando al ritmo di qualcun altro […] e danneggiando la propria gente, le economie e le imprese.

[…] Ora esaminerò le cose che ritengo estremamente importanti. Quello che sta succedendo ora non deriva da quello che è successo in questi mesi, ovviamente no. Inoltre, non è il risultato dell’operazione militare speciale condotta dalla Russia nel Donbass. Dirlo è una distorsione deliberata e non nascosta dei fatti.

L’aumento dell’inflazione nei mercati dei prodotti e delle materie prime era diventato un dato di fatto molto prima degli eventi di quest’anno. Il mondo è stato trascinato in questa situazione, a poco a poco, da molti anni di politiche macroeconomiche irresponsabili perseguite dai paesi del G7, comprese l’emissione incontrollata e l’accumulo di debito non garantito.

Questi processi si sono intensificati con l’inizio della pandemia di coronavirus nel 2020, quando l’offerta e la domanda di beni e servizi sono diminuite drasticamente su scala globale.

Questo fa sorgere la domanda: cosa c’entra la nostra operazione militare nel Donbass con questo? Niente di niente.

Poiché non potevano o non volevano escogitare altre ricette, i governi delle principali economie occidentali hanno semplicemente accelerato le loro macchine per la stampa di denaro. Un modo così semplice per compensare deficit di bilancio senza precedenti.

Ho già citato questa cifra: negli ultimi due anni, l’offerta di moneta negli Stati Uniti è cresciuta di oltre il 38 per cento. In precedenza, un aumento simile richiedeva decenni, ma ora è cresciuto del 38% o 5,9 trilioni di dollari in due anni. In confronto, solo pochi Paesi hanno un prodotto interno lordo maggiore.

Anche l’offerta di moneta dell’UE è aumentata notevolmente in questo periodo. È cresciuto di circa il 20%, ovvero 2,5 trilioni di euro.

Ultimamente ho sentito parlare sempre di più dei cosiddetti – scusatemi, non mi piacerebbe davvero farlo qui, nemmeno menzionare il mio nome a questo proposito, ma non posso farne a meno – tutti sentiamo parlare di così – chiamata «inflazione di Putin» in Occidente. Quando vedo questo, mi chiedo chi si aspettano si beva queste sciocchezze – persone che non sanno leggere o scrivere, forse. Chiunque sia abbastanza alfabetizzato da leggere capirebbe cosa sta realmente accadendo.

In Russia, le nostre azioni per liberare il Donbass non hanno assolutamente nulla a che fare con questo. L’aumento dei prezzi, l’accelerazione dell’inflazione, la carenza di cibo e carburante, benzina e problemi nel settore energetico sono il risultato di errori a livello di sistema che l’attuale amministrazione statunitense e la burocrazia europea hanno commesso nelle loro politiche economiche. Ecco dove sono le ragioni, e solo lì.

Citerò anche la nostra operazione: sì, potrebbe aver contribuito alla tendenza, ma la causa principale è proprio questa: le loro politiche economiche errate. In effetti, l’operazione che abbiamo lanciato nel Donbass è un’ancora di salvezza a cui si stanno afferrando per poter incolpare noi dei propri errori di calcolo sugli altri, in questo caso, sulla Russia. Ma chiunque abbia almeno completato la scuola primaria capirebbe le vere ragioni della situazione odierna.

Quindi, hanno stampato più soldi, e poi?

Dove sono finiti tutti i soldi?

Sono stati ovviamente utilizzati per pagare beni e servizi al di fuori dei Paesi occidentali: è qui che scorreva il denaro appena stampato.

Hanno letteralmente iniziato a ripulire, a spazzare via i mercati globali.

Naturalmente nessuno ha pensato agli interessi degli altri Stati, compresi quelli più poveri. Sono rimasti con gli scarti, come si suol dire, e anche quelli a prezzi esorbitanti. Se a fine 2019 le importazioni di merci verso gli Stati Uniti ammontavano a circa 250 miliardi di dollari al mese, ora sono cresciute a 350 miliardi.

È interessante notare che la crescita è stata del 40%, esattamente in proporzione all’offerta di moneta non garantita stampata negli ultimi anni. Stampavano e distribuivano denaro e lo usavano per spazzare via le merci dai mercati di paesi terzi. Questo è quello che vorrei aggiungere. Per molto tempo, gli Stati Uniti sono stati un grande fornitore di cibo nel mercato mondiale. Erano orgogliosi, e a ragione, delle loro conquiste, della loro agricoltura e delle loro tradizioni contadine. A proposito, questo è un esempio anche per molti di noi.

Ma oggi il ruolo dell’America è cambiato drasticamente. Si è trasformata da esportatore netto di cibo in importatore netto. In parole povere, sta stampando denaro e attirando flussi di merci, acquistando prodotti alimentari in tutto il mondo.

L’Unione europea sta accumulando importazioni ancora più velocemente. Ovviamente, un così forte aumento della domanda che non è coperta dall’offerta di beni ha innescato un’ondata di carenze e inflazione globale.

È qui che ha origine questa inflazione globale. […].

Secondo le Nazioni Unite, nel febbraio 2022 l’indice dei prezzi dei generi alimentari era del 50% più alto rispetto a maggio 2020, mentre l’indice delle materie prime composite è raddoppiato in questo periodo. Sotto la nuvola dell’inflazione, molti Paesi in via di sviluppo si pongono una buona domanda: perché scambiare beni con dollari ed euro che stanno perdendo valore proprio davanti ai nostri occhi? La conclusione si suggerisce da sola: l’economia delle entità mitiche viene inevitabilmente sostituita dall’economia dei valori reali e dei beni.

Secondo il FMI, le riserve valutarie globali sono ora a 7,1 trilioni di dollari e 2,5 trilioni di euro. Tali riserve sono svalutate ad un tasso annuo di circa l’8%. Inoltre, possono essere confiscati o rubati in qualsiasi momento se agli Stati Uniti non piace qualcosa nella politica degli stati coinvolti. Penso che questa sia diventata una minaccia molto reale per molti Paesi che mantengono le loro riserve di oro e valuta estera in queste valute.

[…] Questa è essenzialmente la stessa politica coloniale predatoria del passato, ma ovviamente in una nuova interazione, un’edizione più sottile e sofisticata. All’inizio potreste anche non riconoscerla.

[…] Ancora una volta il mondo sta attraversando un’era di cambiamenti drastici. Le istituzioni internazionali stanno crollando e vacillando. Le garanzie di sicurezza vengono svalutate. L’Occidente ha deciso di rifiutarsi di onorare i suoi precedenti impegni. È stato semplicemente impossibile raggiungere nuovi accordi con loro.

Date queste circostanze e in un contesto di crescenti rischi e minacce, la Russia è stata costretta a portare avanti l’operazione militare speciale. È stata una decisione difficile ma necessaria e siamo stati costretti a prenderla.

[…] Oggi vorrei parlare dei principi chiave su cui si svilupperà il nostro Paese, la nostra economia. Il primo principio è l’apertura. Gli Stati genuinamente sovrani sono sempre interessati a un partenariato equo e a contribuire allo sviluppo globale. Al contrario, i Paesi deboli e dipendenti sono solitamente alla ricerca di nemici, alimentando la xenofobia o perdendo gli ultimi resti della loro identità e indipendenza, seguendo ciecamente la scia del loro sovrano.

La Russia non seguirà mai la strada dell’autoisolamento e dell’autarchia, anche se i nostri cosiddetti amici occidentali lo stanno letteralmente sognando. Inoltre, stiamo ampliando la cooperazione con tutti coloro che ne sono interessati, che vogliono lavorare con noi e continueranno a farlo.

Ce ne sono molti. Non li elencherò a questo punto. Costituiscono la stragrande maggioranza delle persone sulla Terra. Non elencherò tutti questi Paesi ora. È conoscenza comune.

Non dirò nulla di nuovo quando vi ricordo che tutti coloro che vogliono continuare a lavorare o stanno lavorando con la Russia sono soggetti a palesi pressioni da parte degli Stati Uniti e dell’Europa; si arriva fino alle minacce dirette.

Tuttavia, questo tipo di ricatto significa poco quando si tratta di Paesi guidati da veri leader che conoscono la differenza tra i propri interessi nazionali, gli interessi della propria gente e quelli di qualcun altro.

La Russia rafforzerà la cooperazione economica con questi Stati e promuoverà progetti congiunti.

Allo stesso tempo, continueremo sicuramente a collaborare con le società occidentali che sono rimaste nel mercato russo nonostante la torsione del braccio senza precedenti: anche tali società esistono. […].

La Russia intende aumentare la cooperazione scientifica, tecnologica, culturale, umanitaria e sportiva basata sull’uguaglianza e sul rispetto reciproco tra i partner. Allo stesso tempo, il nostro Paese si adopererà per una leadership responsabile in tutte queste aree. Il secondo principio del nostro sviluppo a lungo termine è la fiducia nella libertà imprenditoriale. Ogni iniziativa privata volta a beneficiare la Russia dovrebbe ricevere il massimo sostegno e spazio per l’attuazione.

La pandemia e gli eventi più recenti hanno confermato l’importanza della flessibilità e della libertà nell’economia.

Il nostro Paese ha un potenziale enorme e ci sono compiti più che sufficienti che richiedono il tuo contributo.

Investite qui, nella creazione di nuove imprese e posti di lavoro, nello sviluppo delle infrastrutture turistiche, nel sostegno a scuole, università, sanità e sociale, cultura e sport. So che molti di voi lo stanno facendo. Lo so, ma volevo ripeterlo.

[…] Una politica macroeconomica responsabile ed equilibrata è il terzo principio guida del nostro sviluppo a lungo termine.

[…] La giustizia sociale è il quarto principio alla base del nostro sviluppo. Ci deve essere una forte dimensione sociale quando si tratta di promuovere la crescita economica e le iniziative imprenditoriali.

[…] Questi sono i principali motori di sviluppo economico.

[…] Per ribadire, lo sviluppo tecnologico è un’area trasversale che definirà il decennio in corso e l’intero 21° secolo.

Esamineremo in modo approfondito i nostri approcci per costruire un’economia basata sulla tecnologia rivoluzionaria – una tecnoeconomia – alla prossima riunione del Consiglio per lo sviluppo strategico. C’è così tanto di cui possiamo discutere. Soprattutto, molte decisioni manageriali devono essere prese nell’ambito della formazione ingegneristica e del trasferimento della ricerca all’economia reale e della fornitura di risorse finanziarie per le aziende high-tech in rapida crescita. Discuteremo anche lo sviluppo di tecnologie trasversali e lo stato di avanzamento dei progetti di trasformazione digitale nei singoli settori. Per essere chiari, ovviamente è impossibile realizzare tutti i prodotti disponibili e non ce n’è bisogno.

Tuttavia, abbiamo bisogno di possedere tecnologie critiche per poterci muovere rapidamente se dovessimo iniziare la nostra produzione di qualsiasi prodotto. […].

I cambiamenti nell’economia globale, nelle finanze e nelle relazioni internazionali si stanno svolgendo a un ritmo e a una scala sempre crescenti. Vi è una tendenza sempre più pronunciata a favore di un modello di crescita multipolare al posto della globalizzazione.

Naturalmente, costruire e plasmare un nuovo ordine mondiale non è un compito facile. Dovremo affrontare molte sfide, rischi e fattori che difficilmente possiamo prevedere o anticipare oggi.

Tuttavia, è ovvio che spetta agli Stati sovrani forti, quelli che non seguono una traiettoria imposta da altri, stabilire le regole che governano il nuovo ordine mondiale. Solo stati potenti e sovrani possono dire la loro in questo ordine mondiale emergente. In caso contrario, sono destinate a diventare o a rimanere colonie prive di qualsiasi diritto. Dobbiamo andare avanti e cambiare al passo con i tempi, dimostrando al contempo la nostra volontà e determinazione nazionali.

La Russia entra in questa era nascente come una potente nazione sovrana.

Useremo sicuramente le nuove immense opportunità che si stanno aprendo per noi in questo giorno ed età per diventare ancora più forti. […].9

In conclusione, dunque, è possibile affermare che serve tanto coraggio da entrambe le parti per trovare una via d’uscita a 360°, dove ognuno ceda qualcosa all’altro e dove si riesca a gettare nuove basi di una convivenza globale ad oggi terremotata e appesa ad un filo.

Una “nuova Yalta” dove i grandi leader della terra si ritrovino e, mettendosi ad un tavolino, stilino un accordo a lungo termine e vantaggioso per tutta la popolazione mondiale.

In caso contrario assisteremo a scontri continui (cosa che purtroppo appare la più probabile), sempre con il fantasma nucleare sopra le nostre teste, che vedranno contrapposti i fautori del mondo unipolare da un lato (il c.d. occidente) e quelli del mondo multipolare dall’altro (Russia e Cina in primis).

Fantasma nucleare che se messo in campo potrebbe segnare la parola fine su tutto. Come ben affermato dal grande Einstein già molti decenni fa, infatti: “Non sono sicuro con quali armi sarà combattuta la terza guerra mondiale, ma non c’è dubbio che la quarta sarà combattuta con pietre e bastoni”.

E si può definire Einstein un inguaribile ottimista, in quanto se si utilizzasse il nucleare nella Terza Guerra Mondiale molto probabilmente non ci sarebbe mai l’occasione per combatterne una Quarta!

NOTE AL TESTO

1 https://www.notiziegeopolitiche.net/etiopia-gli-interessi-della-cina-e-la-cooperazione-militare/.

2 https://www.infoafrica.it/2016/12/22/accordo-di-cooperazione-militare-con-la-cina/.

3 http://www.opinione-pubblica.com/cina-iran-firmano-a-teheran-un-accordo-cooperazione-militare/.

4 https://www.huffingtonpost.it/esteri/2022/06/07/news/base_in_cambogia_vista_indo-pacifico_la_rete_di_strutture_militari_della_cina_preoccupa_l_occidente-9547592/.

5 https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/russia-e-india-firmano-accordo-di-cooperazione-militare-fino-al-2031_42707717-202102k.shtml.

6 https://www.youtube.com/watch?v=Ymcr2VT8wLY.

7 Per avere un quadro chiaro e delineato di questo pensiero, rimando a questo link di wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Grande_reset#:~:text=Il%20grande%20reset%20%28in%20inglese%20Great%20Reset%29%20o,Galles%2C%20e%20dal%20direttore%20del%20WEF%20Klaus%20Schwab.

8 Per approfondire tale tematiche e lo scontro che è in atto a livello globale, consiglio questa lettura: https://www.nexusedizioni.it/it/CT/il-manifesto-del-grande-risveglio-contro-il-grande-reset-6171.

9 https://liberopensare.com/il-discorso-di-putin-a-san-pietroburgo/.

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