L’attuale crescita economica dello Xinjiang e le polemiche occidentali

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di Stefano Vernole

Mainstream e realtà

Lo scorso 26 marzo le autorità locali della Regione Autonoma Uigura dello Xinjiang hanno annunciato la pianificazione di investimenti pari ad oltre 240 miliardi di yuan (36,8 miliardi di dollari) per la realizzazione di 350 progetti nel 2021. Secondo Zhang Yongliang, funzionario della pianificazione economica regionale, i progetti nel settore della cultura e del turismo vedranno aumentare gli investimenti di oltre 1,3 volte rispetto allo scorso anno, poiché la regione mira ad attrarre più di 200 milioni di turisti nel 2021 e più di 400 milioni nel 2025. Zhang ha sottolineato anche un aumento significativo del numero di nuovi progetti infrastrutturali rispetto agli anni precedenti e una forte crescita di quelli nei settori emergenti; nel solo 2020, lo Xinjiang ha visto gli investimenti a capitale fisso crescere del 16,2% su base annua nel 2020, 13,6 punti percentuali al di sopra della media nazionale1. Nonostante la pandemia COVID-19, lo Xinjiang ha registrato una crescita del PIL positiva del 3,4% nel 2020, raggiungendo 1379,76 miliardi di RMB (circa 210,5 miliardi di dollari)2.

Lo Xinjiang ha avuto 179 Paesi e regioni partner commerciali nel 2020, tra cui il volume delle importazioni e delle esportazioni in Kazakistan ha raggiunto i 10,937 miliardi di dollari (+ 0,3%); in Kirghizistan, 1,47 miliardi di dollari (in calo del 56,8%); alla Russia, 1,75 miliardi di dollari (+ 23,3%); negli Stati Uniti, 961 milioni di dollari (+ 56,6%); in Tagikistan, 599 milioni di dollari (in calo del 39,3%).

Alcune condizioni fiscali hanno determinato queste ottime prestazioni. E’ infatti in atto un trattamento favorevole per le imprese a investimento straniero (FIE) impegnate a fare affari nei settori incoraggiati dallo Xinjiang, tra cui:

Imposta sul reddito delle società (CIT) ridotta: per le FIE nelle industrie incoraggiate nelle regioni centrale, occidentale e nord-orientale che soddisfano i requisiti, l’aliquota CIT può essere ridotta al 15%;

Esenzioni tariffarie sulle attrezzature importate – per i progetti incoraggiati a investimento straniero, l’importazione di attrezzature di autoconsumo entro l’importo totale dell’investimento può essere esentata dai dazi doganali;

Accesso a prezzi preferenziali dei terreni e una regolamentazione più flessibile degli usi del suolo: la terra può essere fornita preferenzialmente per progetti finanziati dall’estero con un uso intensivo del suolo. Il prezzo di riserva per il trasferimento di terreni può essere determinato al 70% del prezzo minimo nazionale per lo spostamento di terreni industriali, che tuttavia non deve essere inferiore a quello dei terreni locali.

Inoltre, secondo quanto dichiarato dalle autorità locali, l’economia digitale nella Regione Autonoma ha registrato una crescita del 10% nel 2020, contribuendo al 26% del prodotto interno lordo annuo dello Xinjiang3. Un traino importante è arrivato lo scorso anno dalla realizzazione di nuovi progetti infrastrutturali, come lo Xinjiang Software Parke la rapida espansione dell’Internet industriale 5g+.

Attualmente sono operative 6.272 stazioni base 5G, con 2,75 milioni di utenti; l’internet industriale nella Regione è stato utilizzato in più di 20 settori chiave come quello delle energie alternative, del petrolio e del gas, dell’elettricità e nella produzione di attrezzature. La digitalizzazione industriale dello Xinjiang nel 2021 è destinata ad aumentare per promuovere l’integrazione delle industrie chiave come quella chimica, tessile, dell’abbigliamento, dei macchinari e dei minerali.

Il 17 marzo 2021 la China Petrochemical Corp (Gruppo Sinopec) ha annunciato la scoperta di abbondanti flussi di gas naturale e petrolio greggio in un pozzo di esplorazione nella regione; la società ha illustrato quindi le brillanti prospettive di sfruttamento del nuovo giacimento, che contribuirà a ridurre la dipendenza cinese dalle importazioni energetiche nei prossimi anni.

Nonostante questi indubbi risultati, per motivi allo stesso tempo economici e geopolitici, il Governo britannico ha annunciato all’inizio dell’anno il bando alle importazioni di beni dallo Xinjiang (e parallelamente un freno all’esportazione di manufatti tecnologici da Londra ad Urumqi), con l’accusa che si tratterebbe di prodotti derivanti dal lavoro forzato. Il provvedimento avviato dal Ministro degli Esteri inglese, Dominic Raab, prevede multe per le imprese che non verificheranno in modo adeguato l’origine delle proprie importazioni dallo Xinjiang. Si tratta di un provvedimento che raccoglie l’eredità di quello avviato dagli Stati Uniti già durante l’Amministrazione Trump, con il divieto di importazioni di cotone prodotto nella regione (la Cina produce circa il 20% del cotone mondiale, la maggior parte proprio nello Xinjiang).

Questa iniziativa è stata accompagnata da un’analoga campagna diffamatoria verso la Repubblica Popolare Cinese di alcune grandi multinazionali degli USA e della UE come la Nike o H&M (da che pulpito viene la predica verrebbe da dire)4, che hanno “assicurato di non rifornirsi di cotone proveniente dalla regione autonoma cinese”.

La reazione a queste fantomatiche accuse non si è fatta attendere. Sui social media è esplosa la rabbia degli utenti cinesi contro alcune aziende occidentali (che hanno registrato un immediato calo della loro quotazione in Borsa), il popolare attore Wang Yibo ha annunciato la chiusura del suo contratto di testimonial per la Nike, dichiarando di “opporsi a qualsiasi atto teso ad imbrattare la Cina”, subito imitato dall’attrice Tan Songyun (23 milioni di followers su Weibo, nota piattaforma informatica cinese).

Anche il Governo di Pechino ha replicato immediatamente, sanzionando 4 entità britanniche e 9 individui e accusandoli di “diffondere menzogne”, mentre il Consiglio nazionale cinese del tessile e dell’abbigliamento ha esortato i marchi internazionali a porre fine al loro “cattivo comportamento”, compresa l’esclusione del cotone dello Xinjiang dalla loro catena di approvvigionamento, per rispetto dei clienti.

Altre imprese come Hugo Boss Cina si sono dissociate dalla campagna di disinformazione occidentale, confermando di continuare ad acquistare cotone dalla Regione Autonoma Uigura nonostante l’allineamento della casa madre alla posizione di noti brand dell’abbigliamento mondiale.

Le sanzioni occidentali (USA e Canada si sono uniti alla Gran Bretagna) hanno indirettamente coinvolto proprio le imprese italiane, che secondo un’inchiesta del South China Morning Post (il quotidiano di Hong Kong) hanno registrato nei primi mesi del 2021 un vero e proprio boom di scambi commerciali con la Repubblica Popolare Cinese.

Uno dei prodotti principali che viene importato dallo Xinjiang è la salsa di pomodoro, utilizzata per condire la rinomata pasta italiana; nel 2020, le importazioni di questo prodotto hanno toccato i 65 milioni di dollari, con un incremento del 164% rispetto al 2017. Il pomodoro arriva in Italia nella forma di triplo concentrato, viene poi allevato con acqua e insaporito col sale per andare sui mercati africani e mediorientali come prodotto Made in Italy. La produzione di pomodoro e dei suoi lavorati, che ammonta al 5% dell’economia dello Xinjiang, è nelle mani del governo locale attraverso la controllata Xinjiang Chalkis Tomato Products, ma dal gennaio 2021 il Dipartimento di Sicurezza degli Stati Uniti ha sanzionato l’importazione di questo prodotto perché realizzato, a suo dire, con lavoro illegale5.

L’Italia non è l’unica ad aver intensificato il commercio con la regione autonoma cinese. In Belgio nel 2020 le importazioni di giacche da donna dallo Xinjiang sono cresciute del 2.280% rispetto all’anno precedente e quelle di decorazioni natalizie del 1.500%. Ma è soprattutto l’indotto dell’industria tessile ad essere fiorente. La Germania ha venduto nello Xinjiang 41,2 milioni di dollari di parti e accessori per i macchinari dell’industria tessile nel 2020, con un incremento stratosferico, oltre il 2000%, rispetto al 2017, mentre la Svizzera, secondo Paese per questo tipo di export, è arrivata appena a 680 mila dollari.

Quanto questa campagna di boicottaggio sia strumentale e volta in realtà ad indebolire le posizioni dei concorrenti europei degli USA, è dimostrato da un semplice dato fornito dall’Agenzia delle dogane cinesi: nel primo trimestre del 2021 le esportazioni dallo Xinjiang negli Stati Uniti sono più che raddoppiate6; contemporaneamente, le esportazioni dallo Xinjiang verso l’Unione Europea, invece, sono calate come ci si sarebbe aspettati. Quelle verso la Germania, la principale economia europea, sono diminuite del 74% rispetto al primo trimestre 2019, l’ultimo pre-Covid (in Italia solo la catena OVS ha sottoscritto l’impegno pubblico a dismettere gli approvvigionamenti dallo Xinjiang).

Appare perciò assolutamente ipocrita l’appello del Segretario di Stato USA, Tony Blinken, per cui “l’operazione transatlantica congiunta invia un segnale forte a coloro che violano o calpestano i diritti umani internazionali”; bensì – come nel caso delle sanzioni alla Russia – si tratta dell’ennesimo tentativo di Washington di indebolire l’alleato (in realtà concorrente economico) europeo.

Shihezi è una città a livello di sottoprefettura nel nord dello Xinjiang, a circa 150 km da Urumqi e il primo produttore di cotone della regione, nonché hub tessile della Cina.

In ogni caso, alla fine di gennaio di quest’anno è stato pubblicato un report dall’Associazione dell’Industria Tessile dello Xinjiang sulla responsabilità sociale dell’industria tessile del cotone, che ripercorre la storia e gli sviluppi più recenti, e ne sottolinea l’importanza per il sostentamento della popolazione locale.

Dal dossier emerge che l’industria tessile del cotone nella regione ha fatto notevoli progressi per quanto riguarda le opportunità di lavoro, ha portato a un aumento del reddito dei coltivatori e ha contribuito allo sviluppo economico e al miglioramento della qualità della vita della popolazione.

Dati che vengono confermati dalle statistiche ufficiali. Il reddito medio annuo nelle zone urbane è cresciuto negli ultimi 5 anni a un tasso medio anno del 6% e ha raggiunto l’anno scorso 5,400 dollari. Nelle campagne il reddito medio è un terzo, anche se tendenzialmente il suo aumento è maggiore.

Secondo le statistiche ufficiali almeno 3 milioni di agricoltori sarebbero usciti dalla povertà negli ultimi anni e il 70% delle spese dell’amministrazione provinciale è stata destinata al miglioramento del tenore di vita della popolazione.

Nel report dell’Associazione dell’Industria Tessile si afferma, tra l’altro, che l’età media dei lavoratori nel settore è di 33,7 anni e che tutti i dipendenti intervistati hanno dichiarato di essere stati sottoposti a un controllo dei documenti d’identità da parte degli uffici delle risorse umane per verificare che non si trattasse di minori di 16 anni, ovvero l’età minima stabilita dalla legge per lavorare nel Paese.

Tutte e 26 le imprese che hanno preso parte all’indagine dispongono di ristoranti halal, che servono cibo secondo le regole dei musulmani, e anche pietanze tipiche delle minoranze etniche per soddisfare le necessità alimentari di tutte le etnie.

La maggior parte delle imprese tessili specializzate nella lavorazione del cotone hanno stabilito un equo salario per un giusto carico di lavoro e proibito la discriminazione di genere, introducendo servizi sociali per i dipendenti tra cui centri ricreativi e sportivi.

Il settore è in rapida evoluzione e la produzione sta diventando sempre più automatizzata, continua e intelligente, caratteristiche che si traducono in un aumento della domanda di macchinari tessili di alta gamma e che rendono questo segmento un acquirente fondamentale nella catena globale di approvvigionamento di macchinari tessili7.

Altri Paesi stranieri, tra i quali diverse nazioni islamiche, hanno categoricamente smentito la propaganda occidentale sulla situazione in Xinjiang. Tra il 28 e il 30 dicembre 2018, i diplomatici di 12 nazioni (Russia, Kazakhstan, Kirghizistan, Uzbekistan, Tajikistan, India, Pakistan, Indonesia, Malesia, Afghanistan, Tailandia e Kuwait) hanno testimoniato che non esiste nella regione uigura alcuna repressione religiosa e culturale o manifestazione di lavoro forzato. Analoghe delegazioni, tra le quali una dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica, hanno attraversato lo Xiniang per tutto il 2019 insieme ad alcuni giornalisti di testate straniere (Reuters, ABC, …), confermando l’inconsistenza delle accuse che vengono rivolte al Governo di Pechino8.

Perché i dati smentiscono la propaganda occidentale

Su questo delicato argomento nella Regione Autonoma Uigura dello Xinjiang si è tenuta all’inizio del 2021 un’importante conferenza, rivelando che la produzione di cotone della Regione Autonoma di Xinjiang Uygur, nel nordovest della Cina, ha superato le 5 milioni di tonnellate, pari all’84,9% del totale nella Repubblica Popolare.

Presenti alla Conferenza erano: Xu Guixiang (Vicedirettore generale del dipartimento per la pubblicità del PCC), Elijan Anayat (portavoce dell’Ufficio informazioni del governo popolare della Regione Autonoma Uigura dello Xinjiang), rappresentanti delle industrie tessili e dei circoli religiosi dello Xinjiang, ex tirocinanti dei centri di istruzione e formazione professionale, cittadini cinesi presunti testimoni di repressioni che risultano inseriti negli archivi del Congresso Mondiale Uiguro (World Uyghur Congress – WUC), varie Agenzie di Stampa nazionali e internazionali (CNN, Reuters, Associated Press, Xinhua, CGTN).

Le autorità locali hanno rimarcato che lo Xinjiang si è classificato al primo posto nella produzione totale di cotone del Paese, per unità di produzione e superficie di piantagione per 25 anni consecutivi. Il Dipartimento dell’Agricoltura e degli Affari Rurali dello Xinjiang ha registrato che la produzione in più del 90% dei campi di cotone nel nord dello Xinjiang è stata meccanizzata e il tasso di meccanizzazione della raccolta del cotone nel sud dello Xinjiang è in aumento ogni anno.

Il vicedirettore Xu Guixiang, salutando la stampa, ha rammentato che nelle due precedenti conferenze è stata instaurata una comunicazione profonda e molti media hanno fornito rapporti oggettivi, facendo conoscere a più persone il vero Xinjiang: “Il punto di partenza per comunicare è rispettare le verità”, ha affermato Xu Guixiang, “perché i fatti sono la vita delle notizie, i fatti parlano più delle parole. Alle domande sollevate abbiamo risposto presentando fatti. Su questo punto siamo interconnessi e siamo lieti di aver raggiunto consenso su molte questioni poco comprese dal pubblico. Ma poiché le persone possono avere diversi angoli di osservazione e opinioni diverse sugli stessi argomenti, spero che potremmo capirci continuando la nostra discussione e scambiando informazioni, perché questioni come l’antiterrorismo e la de-radicalizzazione non sono solo un problema dello Xinjiang ma anche un problema mondiale. Alla luce dei grandi sforzi compiuti dallo Xinjiang negli ultimi anni per contrastare il terrorismo, vorrei suggerire ad alcuni media invece di raccogliere le spine con occhiali colorati, potreste tranquillizzarvi osservando come lo Xinjiang ha realizzato uno sviluppo stabile ed azioni efficaci”9.

Visto che si tratta di uno dei pochi casi in cui si è potuti assistere ad un contraddittorio sull’argomento, riteniamo utile riportare ampi stralci della conferenza, comprese le domande rivolte dalla stampa occidentale presente.

Ha esordito la tv statunitense CNN: “Il lavoro forzato è uno dei motivi per cui Mike Pompeo, ex Segretario di Stato americano, ha affermato che la Cina ha commesso crimini, genocidi e azioni anti-umanitarie. Il suo successore, Tony Blinken, e anche Biden, il nuovo Presidente degli Stati Uniti, hanno espresso opinioni simili. Il portavoce del Ministero degli Esteri ha detto la scorsa settimana che i funzionari del nuovo Governo degli Stati Uniti sono stati invitati a visitare lo Xinjiang per osservazioni sul campo che li aiuterebbero a vedere le falsificazioni di Pompeo. Due le domande: 1-Il governo dello Xinjiang come si preparerà ad accogliere funzionari governativi statunitensi in visita nello Xinjiang per indagini sul campo libere da interferenze? 2- Poiché gli USA hanno ufficialmente riconosciuto che la Cina ha commesso un genocidio nello Xinjiang, si stima che ciò comporterà un boicottaggio dei Giochi Olimpici Invernali di Pechino?

Xu Guixiang ha così replicato: “Le affermazioni di Pompeo sui crimini di genocidio, anti-umanità e lavoro forzato nello Xinjiang sono un’assurdità, una grave ingerenza negli affari interni della Cina e una grave violazione del diritto internazionale e delle norme fondamentali delle relazioni internazionali. Il suo cosiddetto riconoscimento è solo un pezzo di carta straccia, mentre in qualità di Segretario di Stato, avrebbe dovuto rammaricarsi per l’immagine della RPC e mostrare la sua grazia come alto funzionario di una grande potenza. È anche scioccante vedere che ha apertamente detto mentiamo, imbrogliamo, rubiamo come fosse il suo credo di vita. Guidato da una tale cattiva fede, Pompeo ha alimentato le fiamme, esercitato pressioni e si è dedicato al bullismo, che ha portato troppi problemi al mondo. Pompeo ha perseguito i propri interessi egoistici, ha chiuso un occhio sul numero di casi confermati di COVID-19 e morti negli Stati Uniti, ha fatto orecchie da mercante al grido del popolo americano di Non posso respirare. Ha portato troppi disastri negli Stati Uniti e ha fabbricato menzogne maliziosamente, accusando lo Xinjiang di lavoro forzato, perseguitare i musulmani, sterilizzazione forzata e genocidio ecc. La gente in tutto il mondo si fa beffe di un tale politico che non comprende né i principi di base né il buon senso. Il popolo americano lo odia e anche tutti i gruppi etnici nello Xinjiang lo odiano. Recentemente, le masse indignate dei gruppi etnici nello Xinjiang hanno condannato severamente Pompeo e i suoi simili e ne hanno denunciato il comportamento malato e brutto. Per quanto riguarda l’intenzione di Pompeo di mettere in scena la farsa della follia apocalittica, il mondo intero l’ha vista chiaramente: pur di non ammettere la buona situazione nello Xinjiang, ha scatenato attacchi isterici con tutti i mezzi. D’altro canto, il suo scopo è porre ostacoli affinché il nuovo Governo degli Stati Uniti adotti nei confronti della Cina un atteggiamento in continuità con la precedente presidenza. Secondo il New York Times, l’ultima cosa che Pompeo ha fatto è stata rendere il lavoro del prossimo Segretario di Stato più difficile. Secondo il Financial Times, Pompeo sta cercando di controllare la squadra di Biden per impedire al nuovo presidente iniziative concrete in politica estera.

Ma contano i dati di fatto: la popolazione uigura dello Xinjiang è in aumento. Nel periodo 2010-2018, i residenti permanenti dello Xinjiang sono aumentati di 3,0518 milioni (13,99%) da 21,8158 milioni a 24,8676 milioni. Tra questi, la popolazione delle minoranze etniche è aumentata di 2,8749 milioni (22,14%) da 12,9859 milioni a 15,8608 milioni; La popolazione Uigura è aumentata di 2,5469 milioni (25,04%) da 10,1715 milioni a 12,7184 milioni; La popolazione Han è aumentata di 0,1769 milioni (2%) da 8,8299 milioni a 9,0068 milioni. Il tasso di crescita della popolazione Uigura non è solo superiore al tasso di crescita della popolazione dello Xinjiang, ma anche superiore a quello delle minoranze etniche e persino superiore a quello degli Han.

Sono forse questi i risultati del genocidio?

Il riconoscimento del lavoro forzato in un Paese o in una regione non si basa sull’ipotesi soggettiva di Pompeo, visto che il termine è stato definito dalla Comunità Internazionale, nella Convenzione adottata dalla Conferenza generale dell’Organizzazione internazionale del lavoro nel 1930 che definisce il lavoro forzato o obbligatorio come lavoro o servizio che viene richiesto sotto la minaccia di una pena e per il quale detta persona non ha offerto se stessa volontariamente.

Continua Xu Guixiang: “Affermo che i lavoratori di tutti i gruppi etnici nello Xinjiang scelgono le loro occupazioni secondo i propri desideri. In conformità con la legge sul lavoro della Repubblica Popolare Cinese e altre leggi e regolamenti e in base al principio di uguaglianza e volontarietà, firmano contratti di lavoro con relativa remunerazione e ottengono la corrispondente. Godono di libertà nella scelta dei posti di lavoro. Sono riconosciuti e applicati i diritti dei lavoratori di tutti i gruppi etnici, come il diritto al riposo, alle ferie, alla sicurezza sul lavoro, alla protezione della salute e il diritto all’assicurazione sociale e all’assistenza sociale. In ogni provincia sono rispettati e protetti i diritti relativi al credo religioso, alla cultura etnica, alla lingua ecc. Dov’è dunque il lavoro forzato fabbricato da Pompeo?”.

Alla conferenza è stato quindi invitato a condividere le sue esperienze Akbar Abulat, lavoratore migrante della Prefettura di Aksu. Akbar Abulat riferisce: “Ho 27 anni, vengo da Aksu e lavoro in una fabbrica di mangimi. Dopo essermi laureato al college, ho visto online le informazioni di reclutamento della fabbrica di mangimi, il pagamento era decente, quindi sono andato a fare domanda per il lavoro. Ho firmato un contratto regolare e ho ricevuto 5000 yuan di stipendio ogni mese. Sono state pagate una quota annuale di cinque assicurazioni e pensioni. Le condizioni nella nostra azienda sono ottime, abbiamo riscaldatori nei laboratori di produzione. Durante l’inverno la temperatura si mantiene a 26℃. Nei nostri dormitori ci sono scaldabagni, TV, servizi igienici separati. Nella mensa abbiamo carne di montone, manzo, verdure e uova. Lavoriamo otto ore al giorno con pausa nel fine settimana. Quando sono arrivato in fabbrica, ero un normale impiegato, ma ho lavorato molto e ora sono manager di livello medio, responsabile del lavoro quotidiano e del servizio logistico. Mi sono prefissato un obiettivo, acquistare un appartamento e comprare regali per la mia ragazza. Abbiamo sentito che l’ex segretario di Stato americano Pompeo ha affermato che i gruppi etnici nello Xinjiang sono costretti a lavoro forzato, ma questa è una sciocchezza, perché noi andiamo a lavorare per guadagnare soldi per migliorare la nostra vita, nessuno ci ha costretti e non abbiamo bisogno di essere costretti. Le dispiacerebbe portare un messaggio a Pompeo che non dovrebbe continuare a mentire?”10.

A quel punto ha ripreso la parola il vicedirettore Xu Guixiang: “Quanto alla domanda di invitare funzionari del nuovo Governo degli Stati Uniti a visitare lo Xinjiang, vorrei dire che ciò che viene fatto è aperto e onesto. Diamo il benvenuto ai funzionari statunitensi, compresi i funzionari del nuovo Governo, in modo che capiscano la reale situazione nello Xinjiang. Ma abbiamo anche un nostro principio e non accetteremo indagini su presunzione di colpa. Abbiamo lavorato costantemente alle visite programmate nello Xinjiang degli ambasciatori dell’UE in Cina, mantenendo stretti contatti e disponendoci a mostrare la nostra assoluta sincerità”.

E’ intervenuta perciò la nota agenzia Associated Press: “I funzionari hanno affermato che il programma di trasferimento del lavoro è volontario, ma durante le visite a una delle fabbriche coinvolte nel programma Nanchang O-Film nel 2019, abbiamo scoperto che ai lavoratori uiguri è vietato pregare o lasciare il complesso della fabbrica, cosa che secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro è una chiara violazione dei diritti e un indicatore di lavoro forzato. Le nostre informazioni sono di testimoni oculari e non si basano su testimonianze di seconda mano. Chiediamo spiegazione perché a questi lavoratori non è stato permesso di lasciare l’area della fabbrica e perché la loro libertà di movimento è stata limitata in questo modo?”.

A questa domanda ha risposto Elijan Anayat, portavoce dell’Ufficio informazioni del governo popolare della regione autonoma uigura dello Xinjiang: “Nell’attuazione del programma di trasferimento del lavoro, il governo dello Xinjiang ha sempre rispettato il principio della volontarietà e non ha mai imposto questo programma a nessuno. Nel lavoro pratico, i governi costruiscono piattaforme di informazione sull’occupazione, contattano i datori di lavoro nelle province interne, raccolgono e risolvono le informazioni sul lavoro, pubblicandole tempestivamente attraverso il mercato delle risorse umane, le istituzioni dei servizi pubblici per l’impiego, la piattaforma della rete per l’impiego, radio, televisione, bacheche comunali di villaggio e altri canali, in modo da fornire informazioni e altri servizi per il volontariato dei lavoratori e la libera scelta dell’impiego. I lavoratori di tutti i gruppi etnici possono conoscere le notizie sul reclutamento attraverso il mercato delle risorse umane e le stazioni di sicurezza del lavoro di base (compreso il clima del cantiere, i tipi di lavoro, le condizioni di alloggio e gli stipendi delle imprese datrici di lavoro). Dopo aver compreso le informazioni, i lavoratori si iscrivono volontariamente in base alla loro scelta. Responsabilmente affermo che i dipendenti dello Xinjiang che lavorano nelle imprese della Cina continentale, tra cui Nanchang O-Film, godono di diritti e interessi completamente protetti in conformità con la legge e la loro libertà personale non è mai stata limitata. Godono di diritti legali come il riposo e le ferie, la sicurezza sul lavoro e la protezione della salute, l’assicurazione sociale e il welfare.

Inoltre la Federazione dei sindacati della regione autonoma dello Xinjiang ha istituito un meccanismo bidirezionale di protezione dei diritti legali con la Federazione dei sindacati delle province e delle città interne pertinenti per proteggere efficacemente i diritti e gli interessi dei lavoratori migranti dallo Xinjiang nelle regioni interne, attivamente guidarli ad aderire alle organizzazioni sindacali locali e aiutarli tempestivamente a risolvere richieste difficili.”

A supporto di queste affermazioni, è intervenuta la testimonianza di Yusupujiang Yasen, lavoratore migrante impiegato a Nanchang O-Film: “Vengo dalla contea di Akto, nella prefettura di Kizilsu. Nell’ottobre 2017, grazie alla presentazione di un amico, sono andato a lavorare a Nanchang O-Film. Abbiamo sottoscritto un contratto di lavoro con l’azienda e tutti i nostri diritti e interessi hanno ottenuto protezione legale. L’azienda ci ha fornito alloggio gratuito, apparecchi elettronici ed elettrodomestici, come un frigorifero, un condizionatore d’aria, una lavatrice, uno scaldabagno, un letto di ottima qualità, un divano ecc. Le condizioni sono molto migliori di quelle a casa mia. L’azienda ci ha anche fornito articoli da toeletta, lenzuola e copripiumini gratuiti. Ho vissuto con tre ragazzi di Kashgar che hanno commentato Ci stiamo godendo la sistemazione di uno Star Hotel. Quando sono arrivato in azienda ho partecipato a un corso di formazione di 10 giorni, imparando da un istruttore l’assemblaggio di accessori per telefoni cellulari. Chiedevo aiuto ad altri ogni volta che non riuscivo a capire qualcosa e praticavo ripetutamente ciò in cui non ero abile. In meno di tre mesi sono diventato un abile operaio, in seguito sono diventato un team leader con uno stipendio aumentato da 4500 RMB a 5500 RMB. In azienda lavoriamo 8 ore al giorno e possiamo chiedere ferie. Nell’ottobre 2018, quando un mio parente ha visitato Nanchang, ho chiesto un permesso di due giorni per accompagnarlo a visitare il padiglione del principe Teng e altri punti panoramici. Dopo il lavoro parlo con la mia famiglia attraverso un video di wechat, mostrando loro vestiti e scarpe nuovi e ascoltando i miei genitori parlare delle faccende domestiche. Ogni anno godevamo di un permesso a casa le cui spese erano coperte dall’azienda. Le nostre abitudini alimentari e religiose sono state rispettate: in azienda c’era una mensa halal e due chef di Urumqi assunti per cucinare per noi, ci è stato permesso di frequentare la moschea di Nanchang, compatibilmente con gli orari di lavoro. Ad agosto 2019 ho lasciato l’azienda con riluttanza e sono tornato a casa per prendermi cura dei miei genitori. Nella mia città natale, con un capitale di oltre 90.000 RMB che ho guadagnato a Nanchang, io e mio padre abbiamo avviato la nostra attività di decorazione e ristrutturazione”.

L’Agenzia di stampa Xinhua ha sollevato invece la seguente questione: “Recentemente, lo studioso tedesco Adrian Zenz11 ha pubblicato un articolo: Il lavoro forzato nello Xinjiang: trasferire fatiche e mobilitare le minoranze per raccogliere il cotone in cui afferma che centinaia di migliaia di lavoratori delle minoranze etniche nello Xinjiang sono costretti a raccogliere il cotone a mano attraverso un trasferimento di manodopera coercitivo statale e un programma di riduzione della povertà. Zenz afferma che il governo ha implementato un massiccio programma sostituendo i raccoglitori di cotone migranti Han con raccoglitori di minoranze etniche locali e che i trasferimenti di manodopera comportano la mobilitazione coercitiva in gruppi strettamente controllati e sorveglianza intrusiva da parte di funzionari governativi e di agenti di polizia. Afferma inoltre che i guadagni medi possono essere inferiori al livello salariale minimo dello Xinjiang e al di sotto dei salari dichiarati pubblicamente per il lavoro in fabbrica poco qualificato; i corsi di formazione adottano uno stile di gestione strettamente disciplinare con un’attenzione maggiore all’indottrinamento politico invadente. Adrian Zenz ha anche affermato che il Governo degli Stati Uniti dovrebbe mettere un ordine di ritenuta di rilascio su qualsiasi prodotto che contiene cotone da qualsiasi parte dello Xinjiang.

Sono vere queste accuse? E quale è la vostra opinione in merito?”

Alle accuse di Zenz ha risposto Xu Guixiang: “Sebbene Adrian Zenz sia pubblicizzato da alcuni media occidentali come un autorevole esperto sulla questione dello Xinjiang, la sua vera identità è anti-cinese supportata dalle agenzie di intelligence statunitensi. Abbiamo esposto il suo background molte volte e il sito di notizie indipendenti Grey Zone e altri media hanno anche rivelato che i suoi rapporti, bugie ed errori relativi allo Xinjiang sono stati ripetutamente smentiti dai fatti e dalla verità. La questione da lui denunciata del lavoro forzato nello Xinjiang (trasferimento di manodopera e mobilitazione delle minoranze etniche per la raccolta del cotone) non è assolutamente vera! Diventare ricchi attraverso il lavoro non è solo il diritto fondamentale di tutti i gruppi etnici, ma anche il buon augurio di tutti i gruppi etnici. Non esiste una cosa come la mobilitazione forzata. Qualche anno fa, ogni autunno, quando il cotone era maturo, molti lavoratori migranti Han dell’Henan, del Sichuan e di altri luoghi arrivavano in treno nello Xinjiang, conosciuti come l’esercito della raccolta del cotone, che è andato spontaneamente nelle aree di produzione per aiutare a raccogliere il cotone. Hanno lavorato insieme, si sono presi cura l’uno dell’altro e hanno stretto una profonda amicizia. Sulla base dell’uguaglianza, della volontarietà e del consenso, questi raccoglitori di cotone hanno firmato contratti di lavoro con i coltivatori e hanno ricevuto una remunerazione adeguata. Nella stagione di raccolta del cotone di quasi 50 giorni, il raccoglitore medio può guadagnare decine di migliaia di yuan a persona. Va sottolineato che il governo non ha mai incoraggiato raccoglitori o raccoglitrici di cotone. Ultimamente con lo sviluppo della scienza e della tecnologia, la produzione di cotone dello Xinjiang è stata meccanizzata, e anche nell’intensa stagione del raccolto, non c’è bisogno di un gran numero di raccoglitori. A partire dal 2015, ad esempio, la maggior parte della produzione di cotone nella prefettura autonoma di Bayingol in Xinjiang è stata raccolta a macchina.

Lo scopo di Adrian Zenz è dunque quello di incitare sanzioni, restrizioni e repressione della produzione di cotone nello Xinjiang, interrompendo la stabilità e la prosperità dell’economia cinese. Un tentativo di privare i coltivatori di cotone e gli operai del diritto di vivere una vita migliore attraverso il lavoro legale. Tali voci e calunnie hanno ferito i coltivatori e i raccoglitori di cotone e influenzato negativamente anche il loro reddito. Infine, avverto Pompeo e altri gruppi anti-cinesi: non importa come si fanno le voci, non si può cancellare stabilità, prosperità e sviluppo sostenuti nello Xinjiang. Ogni pratica spregevole di gettare discredito sulla questione dello Xinjiang è destinata a fallire!”.

A supporto si è raccolta la testimonianza di un coltivatore di cotone, Baikeli Suwuer: “Ho 40 anni e vivo in un piccolo villaggio a Kuqa. La mia famiglia ha 200 acri di terra e vive coltivando cotone. Alcuni anni fa, durante la stagione della raccolta del cotone, la nostra famiglia era a corto di manodopera, così chiedemmo a parenti, amici e ad alcuni raccoglitori di cotone della Cina continentale di aiutarci. Allo stato attuale, la gestione della piantagione di cotone nel nostro villaggio si è evoluta passando dall’irrigazione dei canali e dalla raccolta manuale alla moderna modalità di gestione dell’irrigazione a goccia ad alta efficienza con risparmio idrico e alla raccolta meccanica. Il costo della raccolta del cotone a macchina è inferiore e l’efficienza è maggiore. Ora il cotone della mia famiglia viene raccolto in meno di un giorno e non c’è bisogno che tante persone lo raccolgano a mano. Recentemente ho sentito alcuni resoconti dei media all’estero affermare che lo Xinjiang costringe gli agricoltori a lavorare o piantare cotone, il che non ha senso! Poiché il reddito della piantagione di cotone è relativamente alto e stabile, siamo disposti a piantare cotone e nessuno ci obbliga a farlo. Coltiviamo la nostra terra, raccogliamo il nostro cotone, guadagniamo i nostri soldi e viviamo una buona vita. Come si può chiamare lavoro forzato? Se abbiamo invitato a lavorare parenti, amici e raccoglitori di cotone, ognuno di loro può guadagnare più di 10000 yuan per la raccolta del cotone per più di due mesi. Non è necessario forzare. Alcune persone ci calunniano, non per proteggere i nostri diritti, ma per far marcire sul campo il cotone dei nostri agricoltori. Vogliono distruggere le fonti di reddito dei nostri agricoltori, in modo che non abbiamo lavoro o cibo e tornare ai giorni precedenti di povertà”.

Reuters ha allora domandato: “Quanti tirocinanti sono stati formati nei centri di istruzione e formazione professionale?”.

Ha risposto Elijan Anayat: “Il numero di persone che prendono parte all’istruzione e alla formazione professionale è dinamico e avviene attraverso il reclutamento e la laurea. Nell’ottobre 2019, tutti i tirocinanti che hanno partecipato al programma “Tre studi e uno sradicamento” hanno completato i loro studi. Con l’aiuto del governo, hanno raggiunto un’occupazione stabile, migliorato la qualità della loro vita e condotto una vita normale. Al momento, nello Xinjiang non esiste un centro di istruzione e formazione professionale”.

CGTN ha perciò domandato: “Alcune organizzazioni e media stranieri hanno citato prove dagli archivi giudiziari degli uiguri che affermano che i parenti di alcuni uiguri all’estero sono stati detenuti o perseguitati in Xinjiang. Sfogliando questi archivi giudiziari, abbiamo scoperto che c’erano molte foto e video di una serie di testimoni. Le organizzazioni straniere su diritti umani sostengono che alcuni dei testimoni non possono essere contattati dai loro parenti e alcuni sono stati messi in prigione. Qual è il commento sugli archivi giudiziari degli uiguri? I casi degli archivi sono reali?”.

Ha risposto ancora Elijan Anayat: “I cosiddetti archivi giudiziari degli uiguri sono pieni di false informazioni. Gli archivi sono lo strumento per diffamare lo Xinjiang delle forze anti-cinesi negli Stati Uniti e nei Paesi occidentali e delle forze del Turkestan orientale. Secondo quanto ne so, questo cosiddetto archivio è finanziato dal National Democratic Fund degli Stati Uniti con l’aiuto dell’organizzazione separatista World Uygur Congress12 costringendo alcuni nativi dello Xinjiang d’oltremare a rilasciare una cosiddetta testimonianza, sostenendo che i loro parenti nello Xinjiang sono dispersi o sono stati perseguitati. Attraverso questi atti vogliono fuorviare la Comunità Internazionale. Abbiamo verificato le informazioni su coloro che si trovano in questi archivi e la conclusione è che la situazione reale della maggior parte di queste persone è completamente opposta a quella pubblicata”.

E’ intervenuta allora Gulinaer Wufuli, intellettuale uigura definita “detenuta” negli archivi giudiziari:

“Sono nata nel 1966 a Kashgar City e lavoro presso l’Ufficio di gestione delle macchine agricole della Regione Autonoma di Xinjiang Uygur. Dallo scorso anno, ho visto il mio nome apparire su diverse liste fabbricate da forze anti-cinesi con l’affermazione che ero stata arrestata e addirittura perseguitata a morte. Queste voci hanno causato traumi psicologici alla mia famiglia e distrazioni al mio lavoro. Pertanto, ho confutato queste voci in molte occasioni. Quello che non mi aspettavo era che queste notizie false venissero usate ancora una volta dal Congresso Mondiale degli Uiguri e inserite nei loro archivi che dal mio punto di vista sono un database di bugie. Esprimo un serio avvertimento al Congresso Mondiale degli Uiguri: non mentite più in mio nome o con la mia immagine, e smettete di ferire la mia famiglia, il mio Paese e me, in caso contrario avvierò un procedimento legale per difendere la mia reputazione e la dignità del mio Paese”.

Il portavoce Elijan Anayat ha sottolineato che in questi cosiddetti archivi sono citate alcune persone che hanno commesso crimini (organizzazione di attività terroristiche, omicidio, stupro, traffico di droga, rapina e prostituzione) e sono state punite dalla legge: “Gli Stati Uniti e altre forze occidentali anti-cinesi che gridano a gran voce un trattamento ingiusto per questi criminali, affermando che sono stati detenuti in campi di concentramento e sono stati perseguitati, stanno invertendo completamente la realtà”.

Elijan Anayat ha concluso: “Lasciate che vi chieda, Dolkun e Rebiya (dirigenti del World Uyghur Congress), se i vostri familiari venissero uccisi, la vostra proprietà rubata o vostra figlia molestata, permettereste ai criminali di scappare in libertà. O è normale che i criminali di omicidio, rapina o stupro non siano puniti dalla legge negli Stati Uniti? Ciò che occorre sottolineare qui è che la Cina è un Paese governato dalla legge, che i diritti alla libertà personale dei cittadini cinesi sono protetti dalla legge. Il governo della Regione Autonoma Uigura dello Xinjiang aderisce al principio della repressione del terrorismo e della protezione dei diritti umani, garantisce pienamente i vari diritti e la libertà delle persone di tutti i gruppi etnici e assicura la normalità della vita sociale. Nell’opera di antiterrorismo e de-radicalizzazione, il Governo impedisce risolutamente tutto ciò che può danneggiare i diritti e gli interessi fondamentali delle persone di tutti i gruppi etnici che possono corrispondere con i loro parenti e amici all’estero liberamente e normalmente.

Concludo qui la relazione sul dibattito con la stampa, segnalando che il giorno prima (31 gennaio 2021) era stato presentato un corposo lavoro sulla storia e sviluppo attuale dell’industria del tessuto di cotone nello Xinjiang (Xinjiang Cotton Textile Industry, Social Responsibility Report)13.

NOTE AL TESTO

1 Infomercatiesteri.it, 26 marzo 2021.

2 Qian Zhou and Zoey Zhang, Dezan Shire & Associates, Investing in Xinjiang: Economy, Industry, Trade, and Investment Profile, 9 aprile 2021.

3 Durante il periodo del 13° Piano quinquennale (2016-2020) l’economia digitale dello Xinjiang ha mantenuto una crescita annua a due cifre.

4 Nel novembre 2018 Delhi, Washington, Zagabria ma anche Milano, Torino, Bolzano sono solo alcune delle città dove, con modalità diverse, lavoratori e attivisti della Campagna mondiale «Turn Around, H&M!», hanno messo nel mirino H&M, al secolo Hennes & Mauritz, colosso multinazionale svedese di abbigliamento e vendita al dettaglio nota per il fast-fashion. L’azienda, che con consociate e marchi diversi opera in 69 Paesi con oltre 4.500 negozi reali e una diffusa attività sul web, impiega direttamente circa 160mila persone ma ha al suo servizio una manovalanza diffusa che conta almeno 850mila lavoratori e lavoratrici cui aveva promesso un salario dignitoso entro fine anno. La Campagna mira a diffondere consapevolezza, che riguarda anche ogni singolo compratore di ogni singolo capo di abbigliamento, sul mancato impegno di H&M su cui in settembre aveva già pubblicato un rapporto cui la società aveva risposto con sdegno ma senza in realtà poter esibire i salari dignitosi promessi e rimasti al palo. La settimana globale di mobilitazione – spiegano ad “Abiti Puliti”, una delle associazioni capofila della Campagna – segna il quinto anniversario delle promesse non mantenute fatte da H&M. Cfr. Emanuele Giordana, Protesta mondiale contro la multinazionale H&M, “Il Manifesto”, 23 novembre 2018. Tra il 1996 e il 2015 vi sono state numerose campagne contro la “Nike”, accusata di sfruttare il lavoro minorile nel mondo; nel 2012 la multinazionale statunitense è stata costretta a pagare risarcimenti a 4.500 operai indonesiani della sua fabbrica di Giacarta e che la situazione negli anni non sia del tutto migliorata è stato dimostrato da un’inchiesta più recente realizzata in Cambogia e in Bangladesh: ad es. per quella condotta da “The Observer”, cfr. Monica Ricci Sargentini, Cambogia, svenimenti di massa nelle fabbriche della Nike e dell’Asics, “Corriere della Sera”, 25 giugno 2017.

5 Pier Paolo Albricci, Il boom del commercio tra Xinjiang ed Europa lungo la Via della Seta, “Class Editori”, 17 febbraio 2021.

6 Pier Paolo Albricci, Sorpresa, raddoppia l’export dello Xinjiang verso gli Stati Uniti, “Class Editori”, 22 aprile 2021.

7 Ibidem. La Cina ha ricevuto un finanziamento dalla Banca Mondiale per un progetto quinquennale (2015-2020) di istruzione e formazione tecnica professionale nello Xinjiang. Il prestito è stato restituito l’11 novembre 2019, dopo che 113.880 studenti vi hanno partecipato. Cfr. sui programmi di alleviamento della povertà in Xinjiang anche il video Domestic film: A First Farewell wins hearts, box office, “China Daily, 4 agosto 2020.

8 Zhao He, Xinjiang: Facts vs. Fiction, “Medium”, 16 novembre 2019.

9 Maria Morigi, Opinioni, bugie, propaganda e fatti reali. Terza Conferenza Stampa della Regione Autonoma Uigura dello Xinjiang, Pechino, 1-2 /02/ 2021, “Marx 21”, 14 febbraio 2021.

10 Morigi, ibidem.

11 Adrian Zenz (nato nel 1974) è un antropologo tedesco noto per i suoi studi sui “campi di rieducazione” dello Xinjiang. È docente di metodologia della ricerca sociale presso l’Istituto teologico evangelico Akademie für Weltmission e ricercatore in Cina presso la Victims of Communism Memorial Foundation (organizzazione anti-comunista negli Stati Uniti, autorizzata da un atto del Congresso nel 1993 con lo scopo di “educare gli americani sull’ideologia, la storia e l’eredità del comunismo”). Zenz ha dichiarato di sentirsi “guidato da Dio” nella sua ricerca sui gruppi di minoranza cinese.

12 Congresso Mondiale Uiguro (World Uyghur Congress, WUC -Presidente Dolkun Isa, accusato dalla RPC di aver “partecipato, incitato e finanziato per anni il separatismo e il terrorismo”, Leader speciale Rebiya Kadeer) è la principale organizzazione internazionale che sponsorizza nel mondo la causa dei separatisti uiguri dello Xinjiang, dedicandosi ad attività di lobbismo in Occidente e nel mondo turcofono. Il WUC ha un ruolo determinante nella gestione del flusso di informazioni che dallo Xinjang, o Turkestan orientale (come è chiamato dai separatisti) arrivano in Occidente, dalle denunce di schiavismo a quelle dei campi di rieducazione. Le attività sono aumentate negli anni recenti, hanno plasmato le percezioni e le convinzioni dell’opinione pubblica sul tema del separatismo uiguro e hanno anche convinto presidenze (Trump) ad agire provocando interferenze negli affari interni di Pechino. Il WUC, fondato il 16 aprile 2004 dall’attivista uiguro Erkin Alptekin, figlio di uno dei padri fondatori della prima repubblica del Turkestan orientale, è un’organizzazione-ombrello internazionale non-governativa che non dispone di un proprio bilancio, perciò si sostiene tramite periodiche raccolte fondi e donazioni. Il più importante e primo donatore è il National Endowment for Democracy (NED) statunitense in prima linea nel finanziamento di “rivoluzioni colorate” nel mondo.

13 Morigi, ibidem. Sul terrorismo condotto dai gruppi terroristi dello Xinjiang vicini ad Al Qaeda, esistono alcuni incisivi documentari: CGTN, The Black Hand – Etim and Terrorism in Xinjiang, YouTube video, 11 dicembre 2019. Oppure: CGTN, Tianshan: Still Standing. Memories of fighting terrorism in Xinjiang, YouTube video, 18 giugno 2020.

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