La posizione di “razionalità strategica” nelle relazioni Iran-Cina

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di Mohammad Ghaderi

ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO IN LINGUA INGLESE SUL PORTALE NOURNEWS

Sebbene, per vari motivi, la pubblicazione del comunicato congiunto di Cina e Arabia Saudita con l’inserimento di una clausola ostile nei confronti dell’Iran sia considerata del tutto inaccettabile e opportunistica e sia stata anche condannata, ma considerando la storia e l’andamento dei rapporti tra Pechino e Riyadh , non può essere considerata una sorpresa o un evento improvviso e inaspettato.

Il campo della politica estera è il campo della “razionalità strategica” (il concetto in questione, noto anche come razionalità strumentaleprevede che gli agenti economici si comportino in modo tale da perseguire il proprio interesse personale. Se ciascuno persegue il proprio interesse personale, dunque, le risorse vengono sfruttate in modo efficiente) per il ruolo e l’influenza di numerosi attori del sistema internazionale, ognuno dei quali agisce sulla base dei propri interessi e obiettivi per regolare le relazioni di breve e medio termine con gli altri paesi .

La mancata attenzione a questo argomento e la mancata considerazione dei suoi requisiti creeranno sicuramente una situazione che comporterà la formazione di un vicolo cieco e la perdita dell’opportunità di un’azione attiva nelle relazioni estere.

Al contrario, un “approccio parametrico” significa una progettazione dell’azione basata su un campo privo di altri attori, è anche uno dei metodi che alcune persone usano per progettare o analizzare le relazioni nelle relazioni estere; sicuramente, però, usando questo modo di prendere decisioni e, di conseguenza, agire, non esisterebbe nessuna proporzionalità con le complessità che governano l’ambiente internazionale e l’attivismo a più livelli degli attori che si muovono in quest’arena.

Nelle ultime tre settimane, la visita del Presidente della Cina Ci Jinping in Arabia Saudita e le dichiarazioni – congiunte e separate – che la Cina ha firmato con l’Arabia Saudita, il Consiglio di cooperazione del Golfo Persico e alcuni Paesi arabi e le clausole ostili, sono stati eventi fonte di numerose analisi sul perché e su quali obiettivi Pechino abbia voluto intraprendere questa azione.

Nonostante la reazione ufficiale e tagliente dell’Iran all’azione intrapresa dalla Cina, la punta di freccia degli attacchi che sono stati pubblicati sotto forma di taglienti analisi interne ed esterne al riguardo, era puntata sulla politica di cooperazione con l’est della Repubblica islamica dell’Iran.

Indipendentemente dagli approcci completamente politici di alcuni esperti interni occidentali e dei media stranieri, i quali cercano solo una scusa per attaccare la Repubblica islamica dell’Iran, molti analisti che hanno espresso opinioni critiche al riguardo hanno cercato di affrontare la questione con un approccio esperto e senza condizionamenti mentali.

Prestare attenzione all’approccio della Cina nelle relazioni estere e alla visione pragmatica di questo paese nel regolare le relazioni con le diverse unità politiche nel mondo aiuterà a preparare – e a presentare – analisi realistiche della recente azione della Cina in modo più completo.

La nuova cooperazione della Cina con l’Arabia Saudita è radicata nel primo documento prospettico della Cina sui paesi arabi dell’Asia occidentale e del Nord Africa (Arab Policy Paper 2016), con il quale si specificavano gli interessi cinesi in materia di politica estera in relazione ai paesi arabi. La strategia ivi menzionata era stata proposta già nel 2012 e il suo scopo era quello di neutralizzare la nuova strategia di Washington nota come svolta verso l’Asia orientale, il famoso Pivot to Asia.

La strategia statunitense – basata sul contenimento marittimo della Cina e che ha dimensioni molto ampie – si incardina sulla restrizione delle possibilità di Pechino di aver accesso alle risorse energetiche e mira, insieme, a vincere puntando sul punto debole della Cina relativo alla sua dipendenza dallo Stretto di Malacca per trasferire energia dall’Asia occidentale a questo paese.

Attualmente, infatti, circa l’80% del petrolio importato dalla Cina entra in questo paese attraverso lo Stretto di Malacca.

Certamente, il ruolo dell’Arabia Saudita come il più grande produttore di petrolio nel Golfo Persico – ma anche uno dei partner strategici degli USA – nel liberare la Cina dalle minacce della nuova strategia americana è innegabile.

L’utilizzo della carta dell’Arabia Saudita, l’investimento di 21 miliardi di dollari della Cina nel settore energetico saudita, l’acquisto del 49% delle azioni di Aramco Pipelines e il tentativo di acquistare l’1% delle azioni di Aramco insieme all’investimento di Sinopec nella raffineria di Yasseref, l’investimento congiunto di Saudi Aramco e Nurinco, in Cina, per costruire una raffineria da dieci miliardi di dollari, il progetto petrolchimico di Liaoning, nonché l’investimento dell’Arabia Saudita nel settore turistico cinese e dozzine di altri piccoli e grandi contratti tra i due paesi indicano l’esistenza di punti in comune significativi tra Pechino e Riyadh, che, insieme alla logica economica che ne governa gli obiettivi, ne consegue la questione politica di azione di contrasto alla strategia degli Stati Uniti.

Durante la sua visita in Cina nel febbraio 2019, dopo aver firmato con Pechino 35 accordi commerciali e di investimento per un valore di 28 miliardi di dollari, Mohammed bin Salman ha annunciato: “L’iniziativa One Belt, One Road proposta dalla Cina sarà molto in linea con la visione 2030 dell’Arabia Saudita“.

Questa posizione saudita esprime l’attenzione e l’interesse di Riyadh nella volontà di diversificare i rapporti politici ed economici con le due aree del mondo, l’Occidente e l’Oriente, in forte competizione tra loro.

Questo fatto non è un problema che può essere nascosto agli occhi di altri attori regionali e internazionali, inclusa la Repubblica islamica dell’Iran, e trascurato nella regolamentazione dei rapporti con le parti di questo rapporto.

Anche se per vari motivi, la pubblicazione di un comunicato congiunto tra Cina e Arabia Saudita con l’inserimento di una clausola ostile nei confronti dell’Iran è considerata del tutto inaccettabile e in qualche modo opportunistica, ma – stando alle spiegazioni fornite in merito alla storia e al processo dei rapporti tra Pechino e Riyadh – questo non può essere considerato come una sorpresa o un evento inaspettato.

Le successive posizioni di Cina e Arabia Saudita dopo la pubblicazione di questo comunicato hanno mostrato chiaramente che Pechino e Riyadh sono ben consapevoli delle capacità economiche e commerciali e dell’innegabile ruolo strategico e di influenza dell’Iran nelle equazioni politiche e di sicurezza a livello regionale; ruolo che dichiarazioni di propaganda e clausole non muteranno.

L’Iran regola e gestisce anche le sue relazioni estere sulla base di una razionalità strategica e prestando attenzione all’influenza dei vari attori a livello regionale e internazionale e al loro ruolo nel garantire i propri interessi nazionali e non renderà le sue politiche di principio prigioniere della razionalità parametrica e dell’unilateralità.

Questa procedura è sempre esistita come approccio fisso nelle relazioni estere dell’Iran verso tutti i Paesi, e in futuro sarà la base di ogni decisione e azione a livello strategico.

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