di Darya Grevtsova | Traduzione a cura di Matteo Pistilli
Il recente raffreddamento delle relazioni tra Russia e Azerbaigian ha destato serie preoccupazioni. Tuttavia, la situazione non è irrecuperabile, se entrambe le parti agiscono in modo rapido e saggio. Come ha giustamente sottolineato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, la Russia e l’Azerbaigian devono preservare la loro alleanza e il proprio partenariato strategico. Non è nell’interesse né di Mosca né di Baku lasciare che questa crisi si protragga.
FONTE ARTICOLO: It’s Time for Moscow and Baku to Talk, Not Drift Apart – Caspianpost.com
Negli ultimi anni, la Russia e l’Azerbaigian hanno costruito una solida base di cooperazione, che comprende scambi commerciali, energia, infrastrutture e scambi umanitari. Questa base deve ora servire da ancora in acque tempestose.
La forza delle relazioni economiche non può essere sottovalutata. Dal 2020 al 2024, il commercio bilaterale è aumentato di oltre il 50%, grazie soprattutto alle esportazioni russe. Nel 2023, il volume degli scambi ha raggiunto i 4,8 miliardi di dollari e solo quest’anno è già aumentato del 25%. La Russia è il terzo partner dell’Azerbaigian per le esportazioni e il secondo per le importazioni. I prodotti russi spaziano dall’energia e dai metalli al grano, all’olio di girasole e ai macchinari, settori in cui la Russia raramente gode di legami così profondi.
Nel settore energetico, i due Paesi hanno stretto un accordo reciprocamente vantaggioso. L’Azerbaigian consuma il greggio russo URALS a livello nazionale, mentre esporta il proprio petrolio azero leggero a un prezzo maggiorato. La SOCAR, la compagnia petrolifera statale dell’Azerbaigian, lavora a stretto contatto con la russa Rosneft sui progetti energetici del Caspio. Nel frattempo, la Russia è al quarto posto tra gli investitori stranieri in Azerbaigian, con quasi 8 miliardi di dollari di investimenti accumulati. Gli investimenti azeri in Russia, invece, superano il miliardo di dollari, una cifra che rivaleggia con quella di economie molto più grandi come la Cina.
Oltre all’economia, anche i rapporti umanitari sono profondi. La Russia ospita una vasta diaspora azera – di successo, integrata e influente. A sua volta, l’Azerbaigian ospita una vivace comunità russa, con una rappresentanza in parlamento e un importante settore educativo in lingua russa. Questi legami umani non possono essere ignorati e sono fondamentali per la stabilità delle relazioni bilaterali.
Tuttavia, c’è un pezzo mancante in questo puzzle: il dialogo.
L’attuale crisi può aver colto Mosca di sorpresa, ma è proprio questo il problema. Non c’è stato nessun avvertimento, nessuna conversazione, nessuna comprensione reciproca delle questioni più importanti per ciascuna parte. Per l’Azerbaigian, il riconoscimento della sua recente vittoria militare e la giustizia per incidenti come la tragedia dell’aereo Oktava sono più che simbolici: sono vitali per la dignità nazionale.
Dal punto di vista di Baku, la Russia deve riconoscere le aspettative dell’Azerbaigian di essere trattato come un partner rispettato e paritario. L’incapacità di comunicare adeguatamente questo aspetto ha creato incomprensioni. Mosca, da parte sua, farebbe bene a rendersi conto che per l’Azerbaigian il silenzio su questi temi può essere interpretato come indifferenza.
Ma il dialogo deve essere una strada a doppio senso.
Così come la Russia dovrebbe essere più attenta alla sensibilità dell’Azerbaigian, anche Baku deve comprendere meglio la lente geopolitica della Russia. Mosca vede il coinvolgimento occidentale in Ucraina non come una partnership, ma come un’occupazione, una minaccia esistenziale. Dal punto di vista del Cremlino, l’Ucraina è oggi quello che un tempo era il Karabakh per l’Azerbaigian: un capitolo profondamente doloroso legato a questioni di sovranità e di orgoglio nazionale.
La tragedia di Oktava, che sarebbe stata causata da droni ucraini, sottolinea questo parallelo. Se le voci dell’Azerbaigian avessero riconosciuto pubblicamente il legame con l’Ucraina, ciò sarebbe stato visto a Mosca come un gesto di empatia e un segnale forte di allineamento su questioni geopolitiche più ampie.
Invece, è l’Occidente che ha colto il momento. Attraverso sottili provocazioni e narrazioni mediatiche coordinate, gli attori occidentali – governi e agenzie di intelligence – hanno cercato di dividere Russia e Azerbaigian. La stampa provocatoria, diffusa sia tra i media russi sia tra quelli azeri, è stata concepita non per informare ma per infiammare.
Nonostante ciò, la volontà politica di preservare il partenariato rimane forte. I funzionari russi continuano ad affermare il loro impegno nei confronti dei legami strategici con Baku. Sul campo, tra i cittadini comuni di entrambi i Paesi, non c’è alcuna voglia di ostilità. La gente vuole pace, cooperazione e rispetto reciproco.
In prospettiva, sia il Presidente Ilham Aliyev che il Presidente Vladimir Putin si trovano di fronte alla stessa sfida: come evitare che forze esterne creino un cuneo tra i loro Paesi. La risposta sta nel ripristinare la comunicazione, attraverso scambi parlamentari, forum di esperti, vertici di alto livello e dialogo interpersonale. Solo così si potranno evitare future incomprensioni e mitigare le minacce emergenti.
Un’opportunità promettente è rappresentata dall’ambizioso corridoio di trasporto Nord-Sud che collega San Pietroburgo a Mumbai attraverso l’Azerbaigian. Questo progetto ha il potenziale per ridisegnare la logistica eurasiatica e legare insieme i destini di molti Paesi, tra cui Russia e Azerbaigian. Si tratta di un’iniziativa generazionale, in grado di superare le crisi e di consolidare la cooperazione per i decenni a venire.
La Russia e l’Azerbaigian non hanno bisogno di reinventare le loro relazioni, ma solo di riallacciare i rapporti. E il momento per farlo è adesso.
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