Conferenza sul Mediterraneo orientale e il Mar Nero 2025 di Istanbul | Una due giorni multipolare nell’area strategica del Bosforo

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Di Alessandro Fanetti

La Conferenza intitolata “Eastern Mediterranean – Black Sea Conference 25”, promossa dal National Strategy Center e svoltasi ad Istanbul il 18-19 luglio, ha visto la partecipazione di vari esperti di geopolitica e relazioni internazionali provenienti da quasi 20 paesi del mondo.

Un’occasione fondamentale per dibattere sulle principali sfide geopolitiche del Terzo Millennio, partendo da questa decisiva regione per spaziare poi sull’intero globo. Il tutto incorniciato dallo scontro “titanico” globale unipolarismo – multipolarismo. Un’occasione fortemente voluta e perfettamente organizzata dai preparatissimi membri del National Strategy Center e del Vatan Partisi (Partito Patriottico). Una conferenza alla quale era presente il CeSEM, con il suo rappresentante che ha approfondito durante l’intervento effettuato, fra le altre cose, la necessità dello sviluppo di un reale e completo mondo multipolare che non può certamente prescindere dalla nascita, per quanto riguarda quest’area del pianeta, della creazione di una sorta di “polo islamico” il più possibile unito da un lato e dialogante con il resto del “puzzle multipolare globale” dall’altro. Una conferenza che ha approfondito e analizzato dunque, fra le altre cose, il ruolo di questa regione strategica nelle dinamiche geopolitiche globali, lo scontro tra il globalismo e la difesa delle varie culture, la tremenda situazione che sta vivendo Gaza e il popolo palestinese e la strategicità del ruolo della Turchia.

Di seguito la Dichiarazione Finale della due giorni di Convention e l’intervento del Cesem.

Istanbul, 19 luglio 2025

La Conferenza sul Mediterraneo orientale e il Mar Nero 2025 si è tenuta a Istanbul il 18 e 19 luglio 2025, su invito del Centro nazionale di strategia (USMER). Alla conferenza hanno partecipato rappresentanti di una vasta gamma di istituzioni politiche ed esperti di strategia provenienti da 17 paesi. Dopo due giorni di presentazioni e dibattiti, è stato deciso di rilasciare la seguente Dichiarazione finale all’opinione pubblica mondiale.

  1. Oggi il Mar Nero e il Mediterraneo orientale sono diventati il punto focale dei conflitti globali. Le sfide e gli scontri che determinano il futuro dell’umanità si concentrano in questa regione, dove si trovano le nostre patrie.
  1.    Dal Mar Caspio, dal Caucaso e dal nord del Mar Nero al Mar Egeo e al Mediterraneo orientale, dall’Egitto, dalla Libia e da Cipro passando per la Palestina e il Libano, la Siria, la Turchia, l’Iraq e l’Iran fino allo Stretto di Hormuz, allo Yemen e al Mar di Oman, è emerso un unico fronte contro la minaccia dell’Occidente globalista alleato con gli Stati Uniti e Israele. Questo fronte non è solo una linea di fronte condivisa dagli Stati e dai popoli della regione: è la linea di fronte dell’umanità stessa. Per l’indipendenza e la sovranità dei nostri Stati, l’integrità delle nostre patrie, la libertà e il benessere dei nostri popoli, uniamo le forze lungo ogni singolo fronte della nostra regione contro l’imperialismo atlantico e dichiariamo con la presente all’intera umanità la nostra determinazione a combattere. Il tentativo degli imperialisti atlantici di contrapporre il concetto di “libertà” alla sicurezza dello Stato è stato vano. In Asia occidentale, consideriamo le differenze etniche, religiose e settarie non come una causa di divisione, ma come una fonte di ricchezza.
  1. I tentativi di espandere la NATO verso est nel nord del Mar Nero prendono di mira tutti i paesi e i popoli del Mar Nero e del Mediterraneo. Stiamo mettendo in evidenza l’isteria artificiale e ostile dei globalisti europei su questo fronte e invitiamo tutti i patrioti e i lavoratori d’Europa a combattere contro i baroni della guerra di Berlino, Parigi e Londra. La resistenza opposta dalla Russia e da tutti gli altri su questo fronte è per il bene del nostro futuro comune. Una NATO che si espande verso est è una NATO che marcia verso la sua morte.
  1. Di fronte ai tentativi dei globalisti statunitensi ed europei di erigere muri tra i paesi della regione del Caucaso e metterli l’uno contro l’altro, lanciamo un forte appello all’unità e alla solidarietà. L’inclusione dei paesi del Caucaso meridionale – Azerbaigian, Georgia e Armenia – nella NATO provocherebbe ostilità nella regione e aumenterebbe le minacce contro tutti i paesi del Mar Nero e del Mediterraneo orientale. La Turchia deve usare il suo diritto di veto contro tale iniziativa.
  1. Condanniamo fermamente l’aggressione dell’imperialismo statunitense e del sionismo israeliano, che dal 1991 hanno attaccato l’Iraq e la Siria con le armi, minacciato la Turchia e l’Iran, scatenato contro di noi organizzazioni terroristiche divisive e fanatiche e versato il sangue di milioni di nostri fratelli e sorelle, il tutto con l’obiettivo di creare un secondo Stato israeliano sotto il nome di “Kurdistan”. Il successo dell’Iran nel costringere Israele e gli Stati Uniti a fare marcia indietro nella recente guerra dei 12 giorni è un contributo significativo alla difesa del Mediterraneo orientale e del Mar Nero. Condanniamo i tentativi di sopprimere gli sforzi pacifici dell’Iran nel campo dell’energia nucleare e di dividere l’Iran. Più recentemente, la lotta della Siria per difendere il proprio Stato e la propria integrità territoriale dagli attacchi israeliani è, ancora una volta, parte della nostra lotta comune.
  1. Chiediamo a tutti gli Stati della regione di sostenere la lotta eroica dello Stato e del popolo palestinese contro l’occupazione israeliana a Gaza e in Cisgiordania, non con le parole, ma con la difesa armata. Condanniamo i tentativi di imporre i cosiddetti Accordi di Abramo alla Siria e invitiamo la leadership siriana e quella degli altri paesi della regione a non lasciarsi influenzare dalle promesse di Israele e degli Stati Uniti e a sostenere la creazione di una Palestina indipendente. Siamo tutti uniti per una pace permanente e per la vittoria decisiva di uno Stato palestinese indipendente con capitale Gerusalemme Est. Siamo al fianco dei palestinesi e ci sentiamo tutti palestinesi.
  1. Assumere il controllo delle basi statunitensi e della NATO che mettono a repentaglio la pace, la stabilità e lo sviluppo nell’Asia occidentale, che si estende dal Mar Nero, alle coste dell’Egeo e a Cipro fino all’Anatolia orientale, non è solo un dovere nazionale per gli Stati della regione, ma anche una loro responsabilità nei confronti dei paesi vicini e dell’umanità intera.
  1. Le esercitazioni navali condotte dagli Stati Uniti, da Israele e da alcune potenze regionali nel Mediterraneo orientale, denominate Noble Dina e Nemesis, costituiscono, a nostro avviso, una minaccia per le “patrie blu” e le patrie terrestri di tutti i paesi della regione: con la presente esprimiamo la nostra determinazione a difendere le nostre patrie comuni, il Mar Nero e il Mediterraneo, insieme alle loro risorse, da questa minaccia. 
  1. Al fine di rafforzare i bastioni di resistenza contro l’aggressione globalista occidentale, proponiamo a tutti gli Stati del mondo, in particolare a quelli della nostra regione, di riconoscere la Crimea come territorio russo e di riconoscere anche la sovranità della Repubblica di Abkhazia e della Repubblica Turca di Cipro del Nord.
  1. Chiediamo una cooperazione intensificata in materia di sicurezza tra i paesi della regione e i paesi non occidentali, in primo luogo Cina e Russia. Il mantenimento della presenza militare della Turchia e della Russia in Siria, in collaborazione con il governo siriano, contribuirà a mantenere l’equilibrio di potere nella regione, fornendo un contrappeso agli Stati Uniti e alla NATO e allentando le tensioni. Una stretta cooperazione militare con la Cina contribuirà a garantire l’indipendenza dall’Occidente e la sicurezza delle rotte commerciali marittime dal Golfo Persico al Bosforo.
  1. È urgente porre fine all’intervento guidato dall’Occidente in Libia, sostenere il governo legittimo della Libia e garantire l’integrità territoriale del Paese. Il governo legittimo della Libia, riconosciuto dall’ONU, ha tutto il diritto di riunificare la propria patria con ogni mezzo: questa è anche l’unica soluzione per la pace nel Mediterraneo. Il petrolio della Libia appartiene allo Stato e al popolo libico. Chiediamo al governo della Libia e agli altri Paesi della regione di astenersi dal partecipare ai piani occidentali di espulsione dei rifugiati e dei migranti. Se i piani occidentali per un rimpatrio forzato su larga scala dei migranti nei Paesi del Mediterraneo meridionale avranno successo, la regione dovrà inevitabilmente affrontare difficoltà economiche, un aumento dei tassi di criminalità e nuove sfide politiche legate al reinserimento dei migranti nella società locale. I paesi della regione devono agire come un blocco unito contro i tentativi dell’Europa e degli Stati Uniti di destabilizzare la situazione attraverso il rimpatrio dei migranti..
  1. È necessario intraprendere una lotta congiunta per revocare le sanzioni ufficiali e di fatto, l’isolamento e gli embarghi imposti all’Iran, alla Russia, alla Siria, alla Turchia, alla Repubblica Turca di Cipro del Nord (TRNC), all’Abkhazia, alla Repubblica Popolare Cinese, alla Repubblica Popolare Democratica di Corea, al Venezuela e a Cuba, e creare le condizioni per il libero scambio, la collaborazione economica e il reciproco rispetto delle sovranità tra i paesi. Al fine di porre fine al dominio del dollaro e di sostenere il benessere dei popoli del mondo, è necessario sviluppare il commercio in valuta nazionale. Condividiamo gli sforzi della Repubblica Popolare Cinese nel promuovere il commercio e la produzione attraverso l’iniziativa Belt and Road. Siamo partner dell’iniziativa Belt and Road nella regione del Mediterraneo orientale e del Mar Nero.
  1. Il sistema globalista occidentale ha iniziato a distruggere sia l’umanità che la natura. Il sistema occidentale ha intrapreso un’epoca di decadenza, in cui cerca di trasformare le donne in uomini e gli uomini in donne, normalizzare le droghe e il suicidio, opprimere le donne, indebolire i legami familiari, distruggere le società e annientare tutto ciò che è umano. Questo sistema sta crollando. L’umanità si trova ad affrontare problemi che non possono più essere risolti attraverso l’interesse personale e l’egoismo. In queste condizioni, all’orizzonte dell’umanità appare una civiltà nuova e illuminata che sostiene l’indipendenza degli Stati e l’umanesimo e si basa sulla condivisione e sul settore pubblico.
  1. La pretesa dell’imperialismo statunitense di essere l’unico padrone del mondo è sprofondata nel pantano. Ora, il mondo multipolare non è più un barlume di speranza, ma una realtà oggettiva. Di fronte al crollo del sistema occidentale, condividiamo e salutiamo tutti gli sforzi dei paesi di tutto il mondo per unire le forze in alleanze regionali come BRICS, Organizzazione di Cooperazione di Shanghai, Unione Africana, Unione Latinoamericana, ASEAN, Organizzazione della Cooperazione Islamica, Lega Araba, Organizzazione di Cooperazione Economica (ECO) e Organizzazione degli Stati Turkici, nonché per liberare le Nazioni Unite dal mandato occidentale in modo da rispondere alle richieste degli Stati che cercano l’indipendenza e dei popoli che cercano la libertà.
  1. Si sta costruendo un mondo completamente nuovo. Le onde del Mar Nero e del Mediterraneo si stanno sollevando per il grande futuro dell’umanità. La lotta e la solidarietà per questo grande futuro sono il nostro dovere nei confronti dell’umanità. A tal fine, annunciamo al pubblico mondiale la nostra determinazione a convocare ogni due anni la Conferenza del Mediterraneo orientale e del Mar Nero in un porto diverso dei nostri mari..

La nostra “Patria Blu” costituisce un confine tra noi e l’imperialismo occidentale. Noi siamo i guardiani comuni di questa frontiera.

Le zone marittime del Mediterraneo e del Mar Nero appartengono ai popoli del Mediterraneo e del Mar Nero.

Gli interventi transoceanici affonderanno nelle acque del Mediterraneo e del Mar Nero.

Il futuro è nelle nostre mani.

Innanzitutto ci tengo a fare un caloroso ringraziamento a tutti gli organizzatori, al National Strategy Centre e al Presidente Şule Perinçek.

Un caloroso saluto da parte mia e da tutto il Centro Studi Eurasia e Mediterraneo, in particolar modo dal collega Stefano Bonilauri.

La recrudescenza dei conflitti che si stanno sviluppando ai giorni nostri (anche se con differenti e oscillanti gradazioni di intensità) nell’area Mar Nero – Est Mediterraneo, riflettono chiaramente il conflitto geopolitico strategico unipolarismo – multipolarismo.

Da una parte vediamo dunque il disperato tentativo dei difensori dell’unipolarismo di mantenere in qualche modo lo status quo sorto dopo la Caduta del Muro di Berlino e la conseguente dissoluzione dell’URSS (1989 – 1991). Un “polo unipolare” che, appena visto sorgere un mondo con una sola Superpotenza, si era addirittura convinto di aver fatto arrivare il “mondo geopolitico” alla Fine della Storia (Fukuyama dixit). Un periodo da “fine della storia” nel quale anche l’area dell’Asia occidentale si era in qualche modo mostrata incapace di opporsi a tale egemonia (anche se i germogli di resistenza a tale ordine e di promozione di un altro disegno erano già saldamente ancorati in vari strati popolari e in alcune delle classi dirigenti).

Visione unipolare descritta sopra alla quale si oppone, dunque, l’altra parte composta da tutte quelle forze che aspirano alla nascita di un vero, completo e sostanziale mondo multipolare.

Uno scontro a tutto campo che divide idealmente e materialmente il globo in due “visioni geopolitiche” sostanzialmente opposte, con un’acutizzazione del conflitto che si sviluppa inesorabile di giorno in giorno.

A questo riguardo, due esempi che chiariscono bene la situazione:

  1. L’Asse Cuba – Venezuela – Nicaragua è considerato in modo diametralmente opposto dai due schieramenti: il “blocco unipolare” lo definisce con disprezzo l’ “asse del male”, mentre il “blocco multipolare” lo considera una parte sostanziale e financo essenziale di sé stesso.
  2. Se l’ex Presidente USA Ronald Reagan aveva già definito l’URSS il male assoluto e ancora a giugno 2025 la NATO definiva la Russia come “la minaccia più significativa e diretta all’Alleanza Atlantica”, cercando dunque di isolarla dal resto del mondo, Mosca però  partecipa attivamente e da protagonista a tutte le maggiori Organizzazioni chiaramente orientate all’idea multipolare.

E a tal proposito, l’Asia occidentale nel suo complesso è, almeno dagli ultimi anni, uno dei fulcri della resistenza attiva all’unipolarismo; e dunque uno dei “fari strategici” per la costruzione di un mondo multipolare.

La pressione esercitata dal c.d. “Occidente politico” in quest’area, in primis dagli USA (e dai suoi più fedeli alleati del “braccio armato” NATO), nonché dal suo “socio di ferro” Israele, è così forte e decisa proprio per questo motivo.

Pressione che ha due punti chiave di “rottura”: la guerra a 360° di Israele contro l’intero Medio Oriente non allineato e una presenza ingombrante della NATO ai confini della Russia.

Due pericoli esistenziali non solo per questa regione ma per il mondo intero, che si riaffacciano prepotentemente sulla scena geopolitica globale come “mostri” che in qualche modo cercano di fermare una transizione multipolare nella sostanza ineludibile. Per salvare un unipolarismo oggettivamente agonizzante non solo in questa regione ma essenzialmente in tutto il globo.

Per dirla con le parole del mio compatriota, il grande pensatore italiano Antonio Gramsci: “Il vecchio mondo sta morendo, quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri.”

Mostri esistenziali che vanno affrontati adeguatamente dalle forze multipolari, e in generale da tutti quelli che aspirano a cambiamenti migliorativi del panorama geopolitico globale. Affrontati sia a livello regionale che mondiale, cercando per quanto possibile di mettere davanti a tutto la ragione contro la barbarie.

In questo contesto, l’Asia occidentale (e l’Asia come Continente) e le sue forze più propositive, eurasiatiche e multipolari, hanno tutte le carte in regola per giocare un ruolo di primo piano per la transizione al “nuovo mondo”. E per poter dispiegare pienamente le proprie ali è inevitabile il dare alla luce una sorta di “polo islamico” coeso e il più possibile unito, anche e in primis su tematiche concrete e ineludibili come l’affrontare in modo risolutivo la questione palestinese. Essa è da considerarsi nell’immediato, infatti, la madre di tutte le battaglie e una ferita aperta per tutte quelle forze che aspirano al multipolarismo e difendono l’autodeterminazione dei popoli.

Un polo dunque che riunisca geopoliticamente i vari popoli della regione che aspirano e lottano per un’area di pace, sviluppo, unità e prosperità; contro ogni tipo di ingerenza esterna e di imperialismo globale. Polo non solamente unito ogni tanto in qualche “format di dialogo” con pochi risvolti concreti, ma che riesca ad avere una certa omogeneità politica e dia sostanza alle rivendicazioni e aspirazioni dei popoli che lo compongono.

Polo poi in grado di partecipare attivamente e concretamente, con forti capacità di leadership, ai vari consessi multilaterali continentali e globali.

Un polo che sia realmente in grado di organizzarsi in vero e solido blocco geopolitico, sovrano ed effettivamente unito. In primis per affrontare adeguatamente una certa egemonia occidentale ancora presente. Egemonia che soprattutto in Medio Oriente è rappresentata e capeggiata da Israele (con il sostegno pressoché incondizionato degli Stati Uniti d’America). Anche perché è abbastanza chiaro agli occhi di tutti che la frammentazione garantisce più ampi margini di manovra ai disegni unipolari, anche in questa regione.

Un “polo fra i poli”, dunque, in quanto è chiaro e ovvio che per la costruzione completa e delineata del mondo multipolare c’è l’esigenza della divisione del mondo in “poli geopolitici”. Tutti con una certa indipendenza, unità, sovranità e “capacità esistenziale”.

Poli formati da “grandi spazi”, ognuno abitato da “popoli – civiltà” caratterizzati da una certa volontà e capacità unitarie e sovrane. Avvezzi all’indipendenza e “allergici” alle ingerenze e alle interferenze esterne.

Divisione in poli che, con un certo grado di approssimazione, potrebbe essere la seguente:

  • Stati Uniti d’America (o Nord – America più in generale)
  • America Latina e Caraibi
  • I grandi spazi del Pacifico
  • L’Africa
  • Il Polo Islamico
  • Il grande spazio europeo
  • La Civiltà cinese
  • La Civiltà indiana
  • La Civiltà russa

In tutto ciò è chiaro e lineare che la Turchia possa e debba giocare un ruolo da Pivot. Una Turchia pienamente inserita nella “dinamica multipolare”, capace di giocare cioè tutte le sue carte senza lacci e lacciuoli esterni di alcun tipo. Sono infatti pochi nel mondo gli “Stati – Civiltà” che possono aspirare al ruolo di guida all’interno del polo geopolitico di riferimento e nel panorama globale. E Ankara è uno di quelli, in primis per la sua Storia e le capacità che ancora oggi può mettere in campo. Al servizio di sé stessa, del suo polo di riferimento e di un mondo più giusto e sicuro per tutti.

In tutto questo contesto, la sconfitta dell’asse unipolare Israele – USA nell’area, insieme allo sviluppo di una rinnovata capacità unitaria, sovrana e d’azione fra i vari Paesi a maggioranza islamica della regione, sarebbe certamente un passo deciso e decisivo verso la piena realizzazione del mondo multipolare.

E di contro, una sconfitta assolutamente strategica per l’asse unipolare globale; la quale garantirebbe all’intera area un rinnovato protagonismo complessivo e soprattutto propositivo verso la piena realizzazione del multipolarismo. Un avanzamento dunque innegabile verso quest’ultimo, ma che impegnerebbe comunque ancora l’intera “nuova area multipolare” ad una rinnovata lotta nel sostegno all’emancipazione dei popoli anche in altre parti del mondo.

A mio avviso, infatti, la sconfitta definitiva dell’ “asse unipolare” non può che passare dal rafforzamento delle varie “aree multipolari” da un lato e dal sostegno di queste ultime (via via che hanno raggiunto un certo livello di indipendenza, sovranità e unità) alle altre aree non ancora in grado autonomamente di conseguire tale condizione.

A tal proposito, la firma di partenariati strategici globali, come quello Russia – Corea del Nord del 2024, sembra andare verso questa direzione. Così come l’ “amicizia senza limiti” Beijing – Mosca.

E così come la creazione di Organizzazioni sovranazionali regionali e/o globali di chiaro stampo multipolare, le quali stanno erodendo le “fondamenta unipolari” (a partire dalla predominanza del dollaro e dalla capacità di influenza occidentale ai quattro angoli del globo). A tal proposito è possibile elencare, fra le altre: BRICS+ a livello globale (organizzazione alla quale anche la Turchia è assolutamente interessata), Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) in Asia (con sviluppi significativi nel globo), Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América – Tratado de Comercio de los Pueblos (ALBA-TCP) e Comunidad del los Estados Latinoamericanos y Caribeños (CELAC) in America Latina e Caraibi, Confederazione degli Stati del Sahel (AES) in Africa.   

Il Divide et Impera è infatti sempre stato il piano preferito dei grandi imperi totalizzanti e alienanti. Sta al “puzzle multipolare” non cadere nella trappola e unire le forze per garantire una transizione all’altezza delle aspettative e delle speranze dalla grande maggioranza dell’umanità.

Grazie a tutti per l’attenzione.

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