Grande cooperazione sanitariatra Taiwan e Israele

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di Maria Morigi

Taipei Timese South China Morning Post (e il nostro Il Manifesto) riferiscono che Israele e il Ministero degli Affari Esteri di Taiwan stanno trattando per la costruzione di un centro medico in Cisgiordania. Si tratta dell’insediamento di Sha’ar Binyamin, zona industriale a nord di Gerusalemme che governa 48 comunità di coloni nella Cisgiordania occupata da Israele.

Nella conferenza stampa a Taipei di due giorni fa, il portavoce degli Affari Esteri di Taiwan, Hsiao Kuang-wei, ha dichiarato che l’attenzione di Taiwan è rivolta all’assistenza umanitaria e alle partnership mediche, piuttosto che ad investimenti o attività commerciali.

Con compiacimento ha informato poi  che il legislatore israeliano Ohad Tal, membro del Partito Nazionale Sionismo Religioso, che sta nella coalizione di governo di Israele, ha visitato Taiwan a maggio scorso elogiando l’impegno attivo di Taipei nell’assistenza umanitaria in tutto il mondo, riconoscendo il paese asiatico come un partner di alta qualità nelle iniziative di salute pubblica globale. D’altronde, ha sottolineato Ohad Tal, igiene e partnership mediche sono state una pietra miliare delle relazioni tra Taiwan e Israele sin dalla firma dell’accordo bilaterale di cooperazione sanitaria nel 2006.

Anche la rappresentante di Taiwan in Israele, Abby Lee, ha detto che il suo paese intende contribuire alla costruzione del centro medico di Sha’ar Binyamin, ma che l’importo della donazione è ancora in discussione.

La motivazione, secondo Lee, sarebbe che Taiwan condivide il principio promosso dall’OMS “salute per tutti, la malattia non ha confini“, benché non partecipi all’assemblea dell’OMS. 

La notizia del progetto di cooperazione sanitaria ha scatenato reazioni e proteste a livello nazionale; l’amministratore della Fondazione filantropica Ma Ying-jeou (1), Hsiao Hsu-tsen, ha espresso preoccupazione affermando che un tale impegno finanziario sarebbe  un esplicito riconoscimento della legittimità degli insediamenti israeliani in Cisgiordania e, come tale, verrebbe respinto dalla comunità internazionale solidale con la Palestina.

L’impegno finanziario inoltre è troppo oneroso e Hsiao domanda: “Perché Israele dovrebbe aver bisogno dell’aiuto di Taiwan quando il PIL pro capite di Israele è di 54.000 dollari, mentre il PIL pro capite di Taiwan è di soli 34.000 dollari? Il nostro popolo sta lottando con una situazione economica povera e l’aumento dell’inflazione. La nostra amministrazione sostiene di non avere fondi aggiuntivi per un’elargizione universale di denaro nonostante un surplus fiscale, eppure ha soldi per Israele”.

Esperti di diritto internazionale citati dal South China MorningPost hanno affermato che l’impegno di Taiwan a collaborare con Israele potrebbe contravvenire a un parere consultivo emesso lo scorso anno dalla Corte Internazionale di Giustizia, che ha esortato tutti gli Stati ad astenersi da attività commerciali e di investimento che sostengono la prosecuzione di occupazioni illegali.

Mi pare dunque evidente che, dappertutto nel mondo, i governanti non considerano degni di attenzione quelli che protestano e rappresentano un’opinione pubblica consapevole.

Uno “scollamento” drammatico con la gente comune che guarda al genocidio di Gaza con orrore e partecipazione.

NOTE AL TESTO

(1) Ma Ying-jeou  è stato Ministro della Giustizia 1993-1996, sindaco di Taipei 1998-2006 e presidente del partito Kuomintang 2009-2014; dal 2008 al 2016 è stato Presidente della Repubblica di Cina.

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