LA REGIONE DELLO XINJIANG NELLA NUOVA VIA DELLA SETA

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di Dario Tagliamacco

Lungo la rotta della Via della Seta c’é un centro fondamentale per la storia cinese dove lo sviluppo guarda all’innovazione preservando però le tradizioni. Un giusto equilibrio che crea un modello unico.

Lo Xinjiang è una regione autonoma della Repubblica Popolare Cinese che si trova in una posizione strategica poiché confina con Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Afghanistan e Pakistan. Fin dall’antichità quest’area è conosciuta con il nome di “Xiyu” che significa territorio occidentale della Cina; nella Repubblica Popolare convivono diverse etnie e religioni, attualmente sono 56 i gruppi etnici presenti, tra cui uiguri, han, kazaki, mongoli, hui, kirghisi, mançu, xibe, tagichi, daur, uzbechi, tatari e russi. Le religioni professate sono varie, tra le quali Islam, Buddismo, Taoismo, Cristianesimo, Cattolicesimo e Ortodossia.

La regione ha una superficie che supera i 1,6 milioni di km² e da qui passa il traffico commerciale cinese che si dirige verso l’Occidente, pertanto se qualche nazione volesse creare problemi alla Cina avrebbe tutto l’interesse a fomentare disordini e bloccare questo territorio. A parte questa considerazione, lo Xinjiang sta ormai ricoprendo un ruolo strategico nella Bealt and Road Initiative (BRI), la piattaforma internazionale lanciata nel 2013 dal presidente Xi Xinping.

La crescita importante cinese si può vedere in opere monumentali come la ferrovia che collega Cina, Khirgizistan e Uzbekistan o l’hub tir di Ürümqi. Il PIL locale, grazie agli investimenti nelle infrastrutture, la logistica internazionale e lo sviluppo tecnologico-agricolo, ha superato i 2000 miliardi di yuan, quindi il Governo cinese ha trasformato lo Xinjiang in un grande centro commerciale che visto aumentare il transito dei treni merci dalla Cina all’Europa del 14%.

La narrativa occidentale parla da anni di orrori e discriminazioni compiuti dal Governo cinese nei confronti delle popolazioni presenti nello Xinjiang con l’obiettivo chiaro di influenzare l’opinione pubblica negativamente riguardo la situazione di un’area imprescindibile per lo sviluppo dell’economia del Dragone. Tuttavia la realtà ha sempre la testa più dura della propaganda, infatti tra il 2015 e il 2020 più di 3 milioni di persone sono uscite dalla povertà, a 170.000 residenti sono state consegnate 40.000 nuove abitazioni, a 1 milione e mezzo di persone è stato dato accesso all’acqua potabile e sono ci sono stati investimenti per più di 1,6 miliardi di yuan. Ovviamente tali statistiche sono in netto contrasto con i racconti dei giornali occidentali che descrivono questa zona come un inferno nel quale vengono violati sistematicamente i diritti umani.

Nello Xinjiang ci sono 25.000 luoghi religiosi, il Corano è stato tradotto in quattro lingue ed è distribuito gratuitamente dai membri religiosi. Quindi, il problema della repressione religiosa da parte del Governo cinese é un altro mito che esiste solamente nei mass media occidentali. Nel 2021 i turisti che hanno visitato la regione sono stati più di 200 milioni e le cifre sono aumentate negli anni successivi, pertanto non è difficile accedere a questi luoghi per potere vedere con i propri occhi quella che è la realtà.

Kashgar, una delle città più importanti dello Xinjiang, ha una storia millenaria ma sta vivendo un rapido cambiamento, tuttavia la modernità non sta cancellando le tradizioni. La musica tradizionale, la calligrafia e la cucina popolare convivono con le innovazioni agricole e industriali. Nel centro civico multifunzionale Donghu Community, ogni giorno moltissime persone possono leggere testi in cinese e nella lingua uigura o praticare sport negli impianti sportivi all’aperto.

A pochi chilometri dalla città, nella contea di Shufu c’è la cooperativa Jianguoguo Agricultural Technology che rappresenta un modello di agricoltura all’avanguardia. Qui si producono noci e gli agricoltori locali sono anche azionisti dell’azienda, questo gli consente di beneficiare della crescita dell’azienda. Jianguoguo ha più di 500 dipendenti e un fatturato annuale che supera i 350 milioni di yuan, in questi anni ha espanso la propria attività sui mercati mondiali aprendo filiali in Belgio, Paesi Bassi, Russia e altre nazioni.

Kashgar si presenta come un laboratorio di sviluppo caratterizzato da agricoltura avanzata, partecipazione della comunità, valorizzazione della cultura e miglioramento del benessere delle popolazioni locali, quindi un processo di modernizzazione con un’economia collegata alla storia del luogo.

Nel villaggio degli strumenti musicali a Kashgar, gli artigiani uiguri tramandano alle nuove generazioni la costruzione di dutar, tamburi e altri strumenti tradizionali poiché in questi luoghi la musica non è solo folklore per turisti ma orgoglio collettivo e impegno culturale. In questa regione la cultura continua ad essere viva e a innovarsi, tutto ciò é in netto contrasto con l’omologazione collettiva presente nelle nazioni occidentali.

Pechino sta sfruttando i vantaggi geografici dello Xinijang per portare avanti la propria cooperazione con i Paesi dell’Asia Centrale, Meridionale e Occidentale, rendendolo una zona chiave nel percorso della Via della Seta. Attraverso programmi di inclusione sociale, tutela delle minoranze e promozione della diversità culturale, nello Xinjiang innovazione e tradizione, che si trovano in perfetto equilibrio, rappresentano molto bene il tipo di modernizzazione voluto dalla Cina.

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