L’alleanza artica Russia-Cina sfida l’Occidente nel Grande Nord ricco di risorse

Start

di Uriel Araujo

L’Artico è ora sotto i riflettori. Un recente reportage della BBC racconta come la Cina – che si descrive come uno “Stato quasi artico” e che si trova ad affrontare il rifiuto dell’Europa – stia approfondendo i legami con la Russia, che “controlla un’enorme metà della costa artica”, e stia collaborando militarmente con Pechino in quella regione, anche con pattugliamenti congiunti.

Nel frattempo, Oliver Dieckmann (analista indipendente di politica cinese che scrive per The Diplomat) sostiene che la collaborazione sino-russa nell’Artico non dovrebbe essere sottovalutata. Questa regione, un tempo frontiera ghiacciata di limitata importanza geopolitica, sta rapidamente emergendo come teatro di competizione tra grandi potenze, visto che lo scioglimento dei ghiacci sta svelando vaste risorse ma anche tensioni crescenti.

Secondo quanto riferito, Mosca e Pechino condurranno esercitazioni navali a cadenza annuale nell’Artico; è lecito aspettarsi esercitazioni sino-russe nell’area nei prossimi mesi, probabilmente in prossimità della rotta marittima settentrionale, quella che è considerata strategicamente vitale.

Queste esercitazioni – che secondo quanto riferito sono iniziate con l’esercitazione su larga scala con la “Ocean-24” nel settembre 2024 – una esercitazione che ha abbracciato gli oceani Pacifico e Artico – sottolineano una partnership sempre più profonda tra Mosca e Pechino.

Si può ricordare che questa collaborazione si estende oltre le esercitazioni militari, con la Russia e la Cina che hanno deciso di istituire una commissione congiunta per sviluppare la Via del Mare del Nord, una mossa che sfida direttamente le ambizioni occidentali nell’Artico.

Le precedenti esercitazioni congiunte russo-cinesi, come quelle del 2022 e del 2023 nei pressi dell’Alaska (ad esempio, Northern/Interaction 2023), pur includendo aree adiacenti all’Artico come il Mare di Bering, non erano strettamente incentrate sull’Artico.

L’esercitazione del 2024, invece, ha segnato un chiaro spostamento verso una collaborazione diretta nel settore artico, e questo è un grande sviluppo nelle relazioni.

Ho già scritto delle ambizioni della NATO di militarizzare l’Artico a partire dal 2021.

L’ulteriore aumento delle attività russo-cinesi in quella regione nel 2024 è, per molti versi, una risposta alla crescente presenza dell’Alleanza Atlantica nella regione. Più recentemente, secondo Mathieu Boulègue (Global Fellow presso il Wilson’s Center Polar Institute),

L’adesione della Finlandia e della Svezia alla NATO fa sentire la Russia più vulnerabile dal punto di vista militare… Questa autopercezione di vulnerabilità influenzerà il modo in cui la Russia si proietterà nella regione… [questo] aumenta il rischio di errori di calcolo e di escalation in un Artico in evoluzione”.

Si deve anche tenere presente che Washington ha rivendicato un’ampia porzione di fondale oceanico, che va dal Golfo del Messico all’Artico stesso (in una mossa effettuata ancora sotto la guida di Biden). Questa presa di posizione unilaterale – la quale non tiene conto delle norme internazionali – sottolinea un approccio espansionistico volto ad affermare il controllo su territori marittimi ricchi di risorse in una regione strategicamente critica.

E Trump sta espandendo questa stessa logica con le sue minacce alla Groenlandia e al Canada. Lo stesso Canada, nel frattempo, sta rafforzando la sua presenza nell’Artico con piani volti alla costruzione di una nuova base militare a Iqaluit oltre alla messa in acqua di due ulteriori rompighiaccio navali.

Il fascino dell’Artico risiede, tra l’altro, nella sua ricchezza non sfruttata.

Il Servizio geologico degli Stati Uniti stima che la regione contenga 90 miliardi di barili di petrolio non ancora scoperti e il 30% del gas naturale non ancora scoperto, oltre a vasti giacimenti di minerali fondamentali per la tecnologia moderna. Con il cambiamento climatico che accelera lo scioglimento dei ghiacci, queste risorse diventano sempre più accessibili, trasformando ulteriormente l’Artico in un caldo punto geopolitico.

La Russia, con le sue ampie coste artiche e una flotta di oltre 40 rompighiaccio (di cui otto a propulsione nucleare), è ben posizionata per sfruttare queste opportunità. La Cina – che si autodefinisce “nazione quasi artica”, ha i suoi progetti, racchiusi nel suo libro bianco del 2018 sulla “Via della seta polare” – immagina l’Artico come una rotta di navigazione chiave a complemento della sua Belt and Road Initiative.

Questa visione, tuttavia, si scontra con gli interessi occidentali, in particolare perché la Via del Mare del Nord offre un corridoio commerciale più breve tra l’Asia orientale e l’Europa, riducendo potenzialmente il tempo di transito del 60% rispetto alle rotte tradizionali come i canali di Suez o Panama.

In parole povere, la partnership Russia-Cina nell’Artico è una sfida diretta all’egemonia occidentale. Le mosse militari della Russia, insieme alle esercitazioni congiunte con la Cina, segnalano la disponibilità a proiettare potenza e una risposta alla già citata espansione artica della NATO.

L’investimento di Mosca in armi, come il Kinzhal e lo Tsirkon, ne suggerisce il loro potenziale utilizzo nelle esercitazioni nell’Artico per dimostrare la superiorità tecnologica raggiunta dalla Russia. Le navi rompighiaccio, pietra miliare della strategia artica di Mosca, erano probabilmente presenti in “Ocean-24” e continueranno a svolgere un ruolo fondamentale, consentendo sia la navigazione tutto l’anno che lo svolgimento di operazioni militari in condizioni difficili.

Pechino, a sua volta, pur essendo in ritardo nella tecnologia rompighiaccio, sta cercando di dotarsi di navi a propulsione nucleare per tenere il passo.

Pertanto, l’Artico non è più una questione periferica, ma un punto focale della rivalità tra grandi potenze. La risposta della NATO, dettata dai timori per le capacità missilistiche e dei droni russi schierati lungo la rotta del Mare del Nord, comprende lo sviluppo di droni in grado di operare nell’Artico e il rafforzamento della sorveglianza.

Gli Stati Uniti, nonostante siano in ritardo – possiedono, infatti, solo una manciata di rompighiaccio – stanno spingendo per una presenza più forte nella regione artica: i controversi piani di acquisizione della Groenlandia del Presidente Trump evidenziano l’importanza strategica che riveste oggi la regione per la difesa missilistica e le operazioni anti-sommergibile.

L’espansione della sorveglianza sotto i ghiacci del Canada – sebbene modesta – mira a monitorare l’attività dei sottomarini russi e cinesi, una preoccupazione critica dato il ruolo giocato dall’Artico come via più breve per i missili tra la Federazione Russa e il Nord America.

La partnership Russia-Cina nell’Artico può, così, potenzialmente rimodellare le dinamiche commerciali e di sicurezza globali. La rotta marittima settentrionale, con un’ampia presenza russa e sostenuta dagli investimenti cinesi, potrebbe minare l’influenza degli Stati Uniti sui tradizionali punti di strozzatura marittima come lo Stretto di Malacca o il Canale di Suez.

Lo scioglimento dei ghiacci dell’Artico non sta, quindi, solo rivelando risorse, ma anche esponendo linee di faglia nelle strutture di potere globali.

Mentre l’Ucraina e Taiwan dominano i titoli dei giornali, il Grande Nord sta silenziosamente diventando un crogiolo per la competizione tra grandi potenze. L’aumento della presenza della NATO, gli investimenti tardivi del Canada e le esercitazioni navali Russia-Cina segnalano una regione sull’orlo di tensioni sempre più forti.

Mentre le navi rompighiaccio si aprono nuove strade e i missili ipersonici si profilano come potenziali fattori di rischio, l’Artico, in quanto frontiera emergente, richiede un’attenzione urgente: ci si deve aspettare che gli sviluppi in questa regione plasmino il panorama geopolitico per i decenni a venire.

Iscriviti alla nostra Newsletter
Enter your email to receive a weekly round-up of our best posts. Learn more!
icon

AREA RISERVATA TESSERATI CeSE-M

Progetto di Ricerca CeSE-M

Il CeSE-M sui social

Naviga il sito

Tirocini Universitari

Partnership

Leggi anche