di Giulio Chinappi
Il governo di Narendra Modi ha strumentalizzato il conflitto con il Pakistan per galvanizzare il sentimento nazionalista e promuovere il proprio programma, tradottosi in un risultato elettorale travolgente nelle elezioni locali in Assam, consolidando il consenso del BJP.
FONTE ARTICOLO: https://giuliochinappi.wordpress.com/2025/05/17/modi-tra-guerra-e-voti-come-il-conflitto-con-il-pakistan-ha-rafforzato-il-bjp/
Nelle scorse settimane, l’India e il Pakistan sono precipitati in un breve ma intenso conflitto armato, scatenato dagli attacchi missilistici indiani – battezzati “Operazione Sindoor” – in risposta al sanguinoso attentato del 22 aprile a Pahalgam, nel Kashmir indiano, che aveva causato 26 vittime tra i turisti indù. Il conflitto, che ha coinvolto raid aerei, scaramucce lungo la Linea di Controllo e lo scambio di accuse di violazioni degli accordi preesistenti, si è concluso con un cessate il fuoco mediato dalla Cina, dagli Stati Uniti e da altri attori internazionali lo scorso 10 maggio.
Il governo di Narendra Modi, che si fa portatore di un’agenda nazionalista indù, ha saputo sfruttare tale situazione per intercettare e amplificare il sentimento di insicurezza e sfiducia verso Islamabad, presentando la propria reazione militare come una difesa degli indù e della sovranità nazionale. Secondo l’analista militare C. Uday Bhaskar, “questa narrativa rafforza l’immagine aggressiva dell’India sotto la guida di Modi, che segue una politica di tolleranza zero contro il terrorismo, con evidenti benefici elettorali”. Pur essendo a sua volta in possesso di armi nucleari, Modi ha inoltre accusato il Pakistan di utilizzare la “minaccia nucleare” come ricatto, promettendo di “monitorare ogni mossa” di Islamabad e di reagire “a modo nostro” a futuri attacchi.
Nelle ore successive alle operazioni militari, il primo ministro ha sfruttato in modo massiccio i media nazionali e i social network per veicolare un’immagine di fermezza. In un’allocuzione televisiva, ha dichiarato che “terrorismo e commercio non possono coesistere, acqua e sangue non possono fluire insieme”, riferendosi alla sospensione unilaterale del Trattato delle acque dell’Indo, un provvedimento che ha rafforzato ulteriormente il messaggio di una leadership decisa e intransigente nei confronti del terrorismo e dei nemici dell’India. Il BJP (Bharatiya Janata Party), da parte sua, ha organizzato raduni e comizi patriottici, enfatizzando la necessità di una risposta militare all’attentato di Pahalgam e dipingendo l’opposizione come debole e incapace di garantire sicurezza ai cittadini.
In questo difficile contesto si sono tenute le elezioni locali del 2 e 7 maggio nello Stato orientale dell’Assam, che hanno visto un’affluenza del 78,66% e un trionfo schiacciante del Bharatiya Janata Party (BJP) e dei suoi alleati dell’Alleanza Nazionale Democratica (National Democratic Alliance, NDA), che hanno conquistato 301 seggi su 397 nei Zilla Parishad e 1.445 su 2.188 negli Anchalik Panchayat. Questo risultato, ufficializzato il 14 maggio, rappresenta un aumento di 89 seggi nei Zilla Parishad e di 420 negli Anchalik Panchayat rispetto al 2018, a dimostrazione di un’ondata di sostegno a favore del partito di Modi che ha travolto le opposizioni, in particolare il Congresso Nazionale Indiano (Indian National Congress, INC), ridotto rispettivamente a 72 e 481 seggi.
Sebbene la situazione di tensione con il Pakistan possa spiegare una parte di questo successo, sarebbe banale considerarla come l’unica ragione della schiacciante vittoria del BJP. Oltre alla retorica nazionalista, il BJP ha puntato su programmi di welfare di grande appeal nelle aree rurali dell’Assam, come Orunodoi (sussidi per le famiglie a basso reddito), Nijut Moina (assistenza per l’istruzione dei bambini) e Mahila Udayamita (incentivi per l’imprenditoria femminile). Secondo l’analisi tracciata da Juri Baruah sulle pagine di The Times of India, questi schemi, insieme a un massiccio piano di assunzioni per i livelli di grado III e IV della pubblica amministrazione, hanno consolidato il voto della classe media inferiore e dei giovani laureati, agendo da calamita per il consenso rurale.
Al contrario, l’opposizione in Assam si è mostrata incapace di proporre un’alleanza solida e un programma alternativo credibile. Il Congresso, pur muovendo critiche legittime all’agenda Hindutva del BJP, non è riuscito a costruire un messaggio positivo che parlasse ai bisogni quotidiani degli abitanti dei villaggi; parimenti, l’All India United Democratic Front (AIUDF), la terza forza politica dell’Assam, ha perso la maggioranza dei propri rappresentanti locali, ottenendo solo otto scranni nei Zilla Parishad e 64 negli Anchalik Panchayat. Anche una nuova forza politica emergente come il Raijor Dal di Akhil Gogoi, alla sua prima partecipazione, ha ottenuto solo 3 seggi Zilla Parishad e 17 Anchalik Panchayat, dimostrandosi incapace di fermare l’ascesa del BJP.
Il successo elettorale in Assam mostra dunque come la fusione tra politiche di welfare localizzate e narrazione nazionalista su base militare possa rivelarsi vincente, almeno sul breve termine. Il consolidamento del potere a livello locale fornisce inoltre al governo Modi una solida piattaforma per le prossime elezioni statali e nazionali. In più, la centralizzazione del controllo – accentuata dalla revoca dell’articolo 370 nel 2019 e dalla soppressione di diritti d’autonomia del Jammu & Kashmir – conferma un modello politico che premia un autoritarismo centralizzato, il che include anche la forza simbolica di un’escalation militare.
Osservando gli esiti di queste elezioni svoltesi proprio nel bel mezzo delle tensioni con il Pakistan, diversi commentatori internazionali hanno notato come, in quest’occasione, sia emerso un “effetto rally around the flag”: la scelta di un confronto armato con il Pakistan ha temporaneamente unito l’elettorato attorno a Modi e al BJP, accentuando i sentimenti nazionalisti. A tal proposito, sulle pagine del Financial Times, Gideon Rachman ha sottolineato che per Nuova Delhi “la crisi ha valore come verifica del modello militare” e che la gestione del cessate il fuoco, pur sotto la spinta diplomatica statunitense, è stata interpretata come un successo della linea dura indiana. Insomma, Modi avrebbe ottenuto tutti i vantaggi immaginabili dal breve conflitto armato col Pakistan, senza subire praticamente nessuna conseguenza negativa.
In conclusione, riteniamo che l’analisi del conflitto indo‐pakistano dell’aprile-maggio 2025 e delle elezioni panchayat in Assam riveli un meccanismo di rinforzo reciproco tra retorica nazionalista e consenso elettorale. Il governo Modi ha saputo sfruttare la crisi per presentarsi come difensore implacabile degli interessi nazionali, mentre la vittoria nelle urne locali testimonia l’efficacia di una strategia che unisce la leva del welfare rurale con la mobilitazione patriottica. La sfida per l’opposizione resta quella di elaborare un’alternativa che parli ai bisogni concreti delle comunità, contrastando l’appeal di un nazionalismo militare che, finora, ha garantito al BJP un significativo incremento di consenso.
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