di Global Times
La richiesta di intervento del settore siderurgico statunitense sul possibile acquisto di miniere di nichel in Brasile dimostra come la politicizzazione delle relazioni economiche metta a rischio catene globali. Il disaccoppiamento dalle imprese cinesi nelle filiere dei metalli è irrealistico e dannoso.
FONTE ARTICOLO: https://giuliochinappi.com/2025/08/28/il-disaccoppiamento-dalla-cina-non-e-praticabile-nelle-filiere-metalliche-globali/
Martedì, Bloomberg ha riferito che l’American Iron and Steel Institute (AISI) ha chiesto alla Casa Bianca di intervenire nella vendita da parte di Anglo American Plc delle sue miniere di nichel in Brasile a MMG, una società sotto il controllo di China Minmetals Corp. Questa richiesta riportata evidenzia una tendenza ricorrente di alcuni gruppi industriali e politici statunitensi a politicizzare eccessivamente le legittime attività commerciali di imprese cinesi. Mettere in discussione tali operazioni significa altresì ignorare i principi di mercato e le norme commerciali internazionali consolidate.
Spinti dai rapidi progressi dell’intelligenza artificiale e dell’energia pulita, gli Stati Uniti negli ultimi anni hanno sempre più considerato i minerali critici come una nuova frontiera della competizione globale. Nel 2022, la US Geological Survey ha pubblicato una nuova lista di minerali critici, molti dei quali trovano vaste applicazioni commerciali, come appunto il nichel. Questo metallo, impiegato per la produzione di acciaio inossidabile, superleghe e batterie ricaricabili, ha acquisito un’importanza strategica ed è considerato cruciale per l’economia statunitense e per la «sicurezza nazionale».
Secondo Bloomberg, l’AISI ha sostenuto che l’eventuale acquisizione darebbe alla Cina una «influenza diretta» su ingenti riserve di nichel, un chiaro tentativo di sfruttare le ansie legate alla «sicurezza nazionale» per invocare l’intervento politico degli Stati Uniti in operazioni economiche ordinarie svolte in Paesi terzi.
MMG ha dichiarato a febbraio di aver sottoscritto un accordo di acquisto azionario con Anglo American per la sua attività nel settore del nichel in Brasile per un corrispettivo complessivo in danaro fino a 500 milioni di dollari. Gli analisti ritengono che si tratti di una normale cooperazione commerciale basata sulle esigenze di entrambe le parti.
Un commento pubblicato all’epoca da Reuters definiva la vendita di Anglo a MMG un affare win-win per le imprese: Anglo può rispettare la promessa fatta agli azionisti di semplificare il proprio portafoglio e incassare fino a 500 milioni di dollari; MMG, già grande produttore di rame, cobalto e zinco, si diversifica entrando in un nuovo metallo ed espandendo la propria presenza geografica in Brasile.
Le aziende statunitensi non hanno un grande vantaggio nella filiera del nichel. Alcuni analisti osservano che le miniere di nichel di proprietà occidentale tendono a essere più anziane, meno efficienti e con costi operativi superiori. Jim Lennon, analista di Macquarie Bank, ha dichiarato che circa metà della produzione mondiale di ferronichel al di fuori di Cina e Indonesia è oggi sospesa, secondo quanto riportato da Reuters.
Alcuni americani potrebbero auspicare che le imprese USA riescano a conquistare una quota più ampia di questa filiera. Tuttavia, per raggiungere tale obiettivo è necessaria una reale competitività commerciale delle aziende statunitensi. Non dovrebbe essere la prassi che, qualora le imprese locali non riescano a competere, si tenti di persuadere Washington a usare il «potere politico» americano per intervenire negli affari e reprimere ingiustamente i concorrenti.
L’avanzamento della Cina nella filiera dei minerali, in particolare nel nichel, è il risultato di anni di sviluppo, guidato da rapida innovazione tecnologica, da una robusta rete industriale e da una consistente accumulazione di capitale. Questo progresso non ha solo rafforzato la posizione della Cina, ma ha anche contribuito in modo positivo alla filiera globale dei minerali.
Sostenendo lo sviluppo minerario in Paesi come il Brasile e favorendo partnership reciprocamente vantaggiose con società multinazionali, le imprese cinesi sono diventate parte integrante dell’ecosistema del settore. Se la Casa Bianca dovesse assecondare le richieste dell’AISI e intervenire in tali transazioni, le ripercussioni rischierebbero di essere dannose per la filiera mineraria internazionale, colpendo anche le aziende occidentali. Un intervento di questo tipo potrebbe destabilizzare gli accordi di collaborazione esistenti e ostacolare la capacità dell’industria globale di prosperare in un mercato interconnesso.
I tentativi di recidere i legami tra imprese cinesi e partner globali nel settore dei minerali hanno poche possibilità di successo, vista la posizione strategica acquisita dalla Cina e i benefici reciproci che tali collaborazioni offrono. Politicizzare eccessivamente il commercio dei minerali e spingere per un disaccoppiamento dal capitale e dalla tecnologia cinese è irrealistico. Al contrario, promuovere la cooperazione attraverso una sana competizione rappresenta una via più sostenibile.
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