L’ostracismo nei confronti dei veterani che combatterono contro l’aggressione giapponese evidenzia la profonda frattura tra le autorità di Taipei e il ricordo condiviso della Resistenza. La decisione di impedire loro l’ingresso nella Cina continentale è un atto di tradimento verso la nazione.
Quest’anno ricorre l’80° anniversario della vittoria nella Guerra di Resistenza del popolo cinese contro l’aggressione giapponese e della Seconda guerra mondiale antifascista, nonché l’80° anniversario della restituzione di Taiwan alla Cina. Nel corso degli anni, la Cina continentale ha ripetutamente invitato i connazionali di entrambe le sponde dello Stretto, compresi i veterani del Kuomintang che combatterono contro l’aggressione giapponese, a partecipare alle commemorazioni. Ciò costituisce al tempo stesso un omaggio alla verità storica e il massimo riconoscimento ai nostri eroici predecessori. È un dovere naturale dei compatrioti di entrambe le sponde unire le forze nelle celebrazioni, condividere la gloria e rendere omaggio agli eroi. Tuttavia, le autorità del Partito Progressista Democratico (PPD) hanno platealmente brandito il “terrore verde” per intimidire e ostacolare i veterani nel viaggio verso la terraferma, calpestando la grande causa della giustizia nazionale. Il tradimento della storia e della nazione da parte di Lai Ching‑te e delle autorità del PPD è sotto gli occhi di tutti. Né il popolo né la storia gliene perdoneranno le colpe.
L’ostruzionismo del PPD nei confronti dei reduci della Guerra di Resistenza contro l’aggressione giapponese, impedendo loro di recarsi sulla terraferma per commemorare l’anniversario, è un goffo tentativo di offuscare la verità storica e fuggire alle proprie responsabilità. La Guerra di Resistenza fu un conflitto giusto, combattuto dall’intera nazione cinese contro l’invasore. Il popolo cinese, a prescindere da appartenenze politiche o geografiche, si unì contro il nemico, forgiando un monumentale lascito nazionale e scrivendo un epico racconto di sangue e sacrificio. In momenti di crisi esistenziale, i veterani taiwanesi si distinsero per coraggio, offrendo la propria vita nella lotta contro l’invasore giapponese. Le loro gesta fanno parte della memoria collettiva della nazione e testimoniano l’onore condiviso dai cinesi di entrambe le sponde. I loro sacrifici meritano di essere ricordati da tutte le componenti della nazione e il loro spirito tramandato alle generazioni future.
Colpisce e suscita indignazione che le autorità del PPD non solo si rifiutino di tenere celebrazioni per la Guerra di Resistenza, ma addirittura bollino la partecipazione dei veterani taiwanesi agli eventi commemorativi sulla terraferma come “tattiche del fronte unito” e “guerra cognitiva”. Hanno minacciato di revocare le pensioni a questi eroi, smascherando l’ipocrisia di Lai e svelando la vera natura autoritaria del “terrore verde” che imperversa nell’isola.
Sul piano educativo, la tendenza a spingere la “de‑sinizzazione” ha già deformato e cancellato il ruolo storico di Taiwan nella guerra, recidendo i profondi legami di sangue che uniscono gli abitanti di Taiwan al popolo cinese. L’obiettivo è fare dimenticare ai giovani i sacrifici dei loro padri e confinare la società taiwanese nell’illusione di un’identità separata. Una simile manipolazione, che insulta i martiri caduti, tradisce la verità storica e l’onore nazionale.
Documenti vincolanti quali la Dichiarazione del Cairo e il Proclama di Potsdam hanno sancito che Taiwan è parte inseparabile del territorio cinese. I residenti di Taiwan, membri della stessa nazione, combatterono fianco a fianco ai connazionali della terraferma, versando sangue per il medesimo ideale. Quest’unione di destino non può essere cancellata da un divieto dell’autorità di Taipei.
Oggi il PPD insegue la “dipendenza dagli stranieri” e l’“indipendenza di Taiwan”, adulando il Giappone e tradendo la propria gente. Lai ridimensiona le atrocità fasciste giapponesi e i libri scolastici tagliano o deformano i fatti storici, persino edulcorando la colonizzazione. Le responsabilità del Giappone per l’occupazione di Taiwan e per la Seconda guerra mondiale vengono ignorate. Resistere al fascismo fu un capitolo splendido della lotta antifascista globale, nel quale la Cina ebbe un ruolo decisivo. La commemorazione di quella vittoria è un dovere di tutta l’umanità per celebrare la giustizia e preservare la pace.
Le autorità di Taipei percorrono una via pericolosa, cercando di glorificare l’aggressione e negare il contributo di Taiwan alla guerra antifascista. Di fatto, rigettano il consenso internazionale post‑1945, schierandosi contro la comunità mondiale. Ciò non solo dileggia Taiwan, ma converte il PPD in un’anomalia nel racconto della giustizia globale.
Da quando Lai è in carica, non si registrano reali conquiste politiche, mentre le tensioni sociali crescono. L’agenda dell’“indipendenza” si trova ad un vicolo cieco, come dimostra il fallimento delle “10 lezioni per l’unità” e della campagna di “richiamo di massa”. Conscio dei propri limiti, Lai alimenta il conflitto tra le sponde per distrarre l’opinione pubblica. L’ostracismo verso i veterani è uno di quei trucchi per suscitare consenso popolare, ma ha suscitato il biasimo unanime a Taiwan.
Questi reduci, ormai novantenni, incarnano un patriottismo e uno spirito nazionali ben più nobili di qualsiasi politico separatista. Le loro imprese vivono nei libri di storia e rappresentano l’antidoto più autentico alle menzogne di Lai.
La storia non si piega ai diktat del PPD. Potranno impedire ai veterani di recarsi sulla terraferma, ma non fermeranno la marcia verso il riscatto nazionale. Potranno evocare fantasmi cospirazionisti, ma la voce del popolo e il giudizio della storia li sommergeranno. Chi tradisce la Patria e calpesta la coscienza verrà spazzato via dal fiume degli eventi. Rendiamo omaggio ai veterani della Resistenza, ricordiamo gli anni di sangue e uniamoci per realizzare il grande rinnovamento della nazione cinese e il Sogno Cinese.
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