di Global Times
Di fronte alle minacce di Donald Trump di innalzare le tariffe sulle loro esportazioni, India e Brasile hanno risposto con fermezza, denunciando l’arbitrarietà delle misure statunitensi e adottando strategie per tutelare i propri interessi economici e la sicurezza energetica nazionale.
FONTE ARTICOLO: https://giuliochinappi.wordpress.com/2025/08/07/india-e-brasile-reagiscono-ai-ricatti-tariffari-degli-usa/
India e Brasile, due potenze economiche emergenti, hanno risposto con decisione dopo che il presidente statunitense Donald Trump ha minacciato di aumentare le tariffe sulle merci importate dai loro Paesi.
L’India ha bollato le tariffe come «ingiustificate» e «irragionevoli» in seguito alla dichiarazione di Trump, che lunedì su Truth Social ha annunciato l’intenzione di «aumentare in maniera sostanziale» i dazi sulle merci indiane sulla base dell’accusa secondo cui l’India acquisterebbe petrolio russo per rivenderlo sul mercato aperto realizzando ingenti profitti.
Il ministero degli Esteri indiano ha replicato con un comunicato in cui si afferma che «l’obiettivo di colpire l’India è ingiustificato e irragionevole» e che gli acquisti di petrolio servono a «garantire costi energetici prevedibili e accessibili» per i consumatori indiani. Il documento sottolinea che, «come ogni grande economia, l’India adotterà tutte le misure necessarie per salvaguardare i propri interessi nazionali e la propria sicurezza economica».
A partire dal 7 agosto, le merci indiane esportate negli Stati Uniti saranno sottoposte a un dazio del 25 per cento, secondo un ordine esecutivo firmato da Trump il 31 luglio. In aprile, il presidente aveva annunciato l’introduzione di tariffe «reciproche» al 26 per cento, oltre al 10 per cento già in vigore, ma in seguito aveva sospeso il provvedimento.
Parallelamente, il Brasile si prepara a contestare formalmente le nuove tariffe statunitensi presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio, pur mantenendo aperta la porta a negoziati, hanno riferito lunedì fonti ufficiali citate dall’agenzia Xinhua. La decisione segue l’annuncio di Trump di un’imposta del 50 per cento su una vasta gamma di esportazioni brasiliane, tra cui caffè, carne bovina e prodotti petrolchimici, in vigore da mercoledì. Tale misura colpisce circa il 35 per cento dei prodotti che il Brasile esporta negli Stati Uniti, pur escludendo beni energetici e alcuni minerali di rilievo.
India e Brasile, entrambi protagonisti del Sud Globale e membri dei BRICS, figurano tra le prime dieci economie mondiali per dimensione e mantengono rapporti significativi con gli Stati Uniti, pur sviluppando opportunità in mercati non americani. Nell’affrontare le pressioni tariffarie USA, ciascuno dispone di carte strategiche da giocare, ha osservato Li Haidong, professore presso l’Università degli Affari Esteri della Cina, in un’intervista al Global Times.
Molti Paesi hanno espresso ferma opposizione alle recenti misure statunitensi, ha riportato ancora Xinhua.
Risposte strategiche
Nel suo comunicato, l’India ha replicato di essere stata «preso di mira da USA ed Unione Europea per aver importato petrolio russo dopo lo scoppio del conflitto ucraino… Gli Stati Uniti, all’epoca, avevano incoraggiato attivamente tali acquisti per rafforzare la stabilità dei mercati energetici globali». Il ministero ha sottolineato che le importazioni indiane servono a garantire tariffe energetiche «prevedibili e accessibili», una necessità imposta dall’andamento del mercato mondiale. «È significativo che proprio le nazioni che criticano l’India intrattengano esse stesse scambi commerciali con la Russia», recita il comunicato, «a differenza del nostro caso, tali scambi non rispondono a un’imperativa esigenza di sicurezza nazionale».
L’India dipende dalle importazioni per quasi il 90 percento del fabbisogno di petrolio della sua vasta popolazione. Pur avendo diversificato le fonti delle sue importazioni – acquistando da circa 40 paesi, hanno riferito funzionari – le sue forniture sono spesso state influenzate dalle azioni statunitensi nei confronti di alcuni dei maggiori esportatori, ha riportato il New York Times.
Pankaj Saran, ex consigliere aggiunto per la sicurezza nazionale indiana e ambasciatore a Mosca, ha dichiarato al New York Times: «Considerando quanto l’economia interna sia sensibile ai prezzi del petrolio, bisogna garantire non solo fonti di approvvigionamento diversificate, ma anche, come sapete, le più economiche. In un certo senso, è un imperativo di sicurezza nazionale».
In Brasile, la Camera di Commercio Estera ha approvato una procedura per avviare consultazioni formali con l’OMC, primo passo di una causa contro i dazi USA. Il consiglio dei ministri l’ha trasmessa al presidente Luiz Inácio Lula da Silva, che deciderà «come e quando» presentare il reclamo. Poiché i colloqui con Washington si annunciano «lenti e complessi», il governo brasiliano si concentra su misure immediate di sostegno agli esportatori, come linee di credito pubblico e altre forme di finanziamento all’export.
Il Brasile aveva già subito un dazio del 10 per cento, tra i più bassi al mondo. Trump ha poi aggiunto un’ulteriore imposta del 50 per cento per arginare quella che ha definito una «caccia alle streghe» politica contro l’ex presidente Jair Bolsonaro, secondo quanto riporta Reuters.
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