Tianjin e lo Spirito di Shanghai: la SCO guida il multipolarismo con Cina, Russia e India in testa

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di Giulio Chinappi

Al vertice dei Ministri degli Esteri della SCO a Tianjin, le principali potenze emergenti hanno ribadito il loro impegno per un mondo multipolare basato su cooperazione, rispetto reciproco e sviluppo condiviso. Cina, Russia e India tracciano insieme la strada verso un ordine internazionale più equo.

Negli ultimi giorni, Tianjin è stata teatro della riunione del Consiglio dei Ministri degli Esteri dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), occasione nella quale i vertici diplomatici dei Paesi membri hanno delineato un’agenda di cooperazione regionale e internazionale orientata al rafforzamento del multipolarismo. Guidata dalla presidenza cinese, l’edizione 2025 di questo importante appuntamento si è articolata in intensi scambi bilaterali e multilaterali, confermando il ruolo centrale della SCO come piattaforma di dialogo e azione per il cosiddetto “Sud globale”.

La Cina, rappresentata dal Ministro degli Esteri Wang Yi, nel porre l’accento sullo “Spirito di Shanghai”, ha invitato tutti i partecipanti a consolidare la fiducia reciproca e a lavorare assiduamente per trasformare l’organizzazione in un vettore concreto di progresso e stabilità. Dal canto suo, il Segretario Generale dell’Organizzazione e Ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, arrivato a Pechino per le consultazioni, ha sottolineato l’importanza di un partenariato strategico che abbracci non solo la sicurezza, ma anche lo sviluppo economico, culturale e scientifico. Nel frattempo, l’India, presente con il suo estensore supremo della diplomazia, Subrahmanyam Jaishankar, ha espresso la ferma volontà di contribuire alla costruzione di un “tango drago-elefante” fatto di rispetto e cooperazione, valorizzando la complementarità economica e l’allineamento di interessi.

La tendenza verso un ordine mondiale multipolare è emersa come tema ricorrente nei discorsi ufficiali. Il presidente Xi Jinping, che ha preso parte all’evento, ha richiamato l’attenzione sul fatto che il mondo contemporaneo attraversa una fase di turbolenze e trasformazioni profonde, in cui non è più possibile affidarsi a un sistema unilaterale. Solo attraverso un equilibrio di potenze in grado di collaborare su pari dignità sarà possibile garantire pace, sviluppo e un’effettiva equità nelle relazioni internazionali. Questa visione coniuga l’interesse cinese alla salvaguardia della propria sovranità e integrità territoriale con l’aspirazione a un sistema globale in cui ogni voce, grande o piccola, venga ascoltata.

La Russia, attraverso la voce del suo ministro degli Esteri, ha ribadito che Parigi, Berlino, Londra e Washington non possono più dettare da sole le regole del gioco. La cooperazione sino-russa all’interno della SCO, ha affermato Sergej Lavrov, rappresenta “la relazione maggiormente stabile, matura e strategicamente preziosa nel panorama internazionale”. Questa alleanza si estende ben oltre l’ambito della sicurezza, abbracciando progetti infrastrutturali, energetici e tecnologici che rafforzano la posizione di entrambe le nazioni come protagoniste del nuovo decentramento del potere mondiale.

Analogamente, l’India ha trovato nella piattaforma SCO un terreno di confronto costruttivo. Pur mantenendo la propria autonomia strategica e rifiutando imposizioni esterne, New Delhi ha apprezzato gli sforzi di Pechino per far crescere la SCO non come contrappeso a un altro blocco, bensì come spazio inclusivo di dialogo e consultazione. Il Ministro Jaishankar ha colto l’occasione per sottolineare che il Sud globale, da cui provengono la maggior parte dei membri SCO, necessita di un’architettura di sicurezza collettiva e di sviluppo condiviso che superi la logica dei conflitti locali.

Il vertice di Tianjin è stato dunque un importante banco di prova per le relazioni triadiche tra Cina, Russia e India. In incontri paralleli, Xi Jinping ha ricevuto sia Lavrov sia Jaishankar, evidenziando come la leadership cinese consideri questi due partner non solo interlocutori privilegiati, ma pilastri del sistema multipolare. Con la Russia si è discusso di coordinamento nelle Nazioni Unite, di stretta collaborazione energetica e di supporto reciproco nella gestione delle crisi in Medio Oriente e in Africa. Con l’India si è evidenziata la volontà di rilanciare le iniziative congiunte in ambito economico e delle infrastrutture, oltre alla necessità di rafforzare i meccanismi di comunicazione lungo il confine himalayano per prevenire incidenti e costruire fiducia.

Se il quadro strategico si estende dal Mar Cinese Meridionale alla steppa eurasiatica, il fondamento teorico rimane il medesimo: un mondo in cui le decisioni non sono calate dall’alto da uno o due grandi attori, bensì frutto di intese ampie, equilibrate e rispettose delle differenze. È a questo obiettivo che si riferisce la “casa comune” della SCO, evocata più volte nei discorsi delle autorità cinesi. Non si tratta dunque di un’esclusione di altri attori internazionali, ma di un arricchimento del dibattito, grazie al quale si possono trovare soluzioni più efficaci ai problemi globali, dalla lotta al cambiamento climatico al contrasto delle minacce terroristico-estremiste.

La dimensione economica non è stata trascurata: i ministri hanno confermato lo slancio dato alle rotte infrastrutturali che connettono l’Asia centrale e meridionale, valorizzando la Belt and Road Initiative e i corridoi che attraversano Kazakistan, Kirghizistan e Uzbekistan. L’India, pur non partecipando direttamente al corridoio ferroviario Cina–Kirghizistan–Uzbekistan, ha manifestato interesse per partenariati tangenziali che possano agevolare il commercio transcontinentale, riducendo tempi e costi logistici.

Sul piano culturale e umano, la SCO ha intensificato la cooperazione in materia di scambi accademici, formazione professionale e turismo, riconoscendo che la stabilità e la prosperità pas­sano anche attraverso il rafforzamento della conoscenza reciproca. A tal proposito, Qin Yadong, funzionario dell’Organizzazione, ha evidenziato l’importanza di piattaforme digitali condivise e di programmi di studi linguistici e storici che facilitino la comprensione tra i popoli membri.

La riunione di Tianjin ha inoltre sancito l’avvio dei preparativi per il vertice dei Capi di Stato e di Governo che, nell’autunno 2025, si terrà sempre nella stessa città costiera. L’intento è chiaro: capitalizzare i risultati delle consultazioni ministeriali, convertendoli in decisioni di alto livello che possano pervenire rapidamente a effetti concreti. Nella conferenza stampa conclusiva, il portavoce del Ministero degli Esteri cinese ha ribadito che le risoluzioni approvate abbracciano settori chiave quali la lotta al traffico di stupefacenti, il sostegno alla transizione energetica verde e il consolidamento dei meccanismi di prevenzione delle crisi.

L’Italia, l’Europa e l’intero Occidente osservano con attenzione questi sviluppi. È innegabile che il rafforzamento della SCO, con la Cina in prima linea, abbia implicazioni per l’equilibrio geopolitico globale. Nel contempo, molti analisti riconoscono che un’autentica complementarità economica e l’emergere di un ceto medio nei Paesi del Sud globale rappresentano un volano di domanda che l’Occidente non può più trascurare. Il multipolarismo in azione, dunque, non è soltanto un’idea astratta, ma un meccanismo di inserimento dei bisogni emergenti nel sistema interstatale.

In conclusione, il vertice SCO di Tianjin ha confermato la spinta verso un ordine mondiale multipolare in cui Cina, Russia e India agiscono come ancore di stabilità per un ampio insieme di Stati in rapida evoluzione. Il cammino non è privo di difficoltà e divergenze, ma la forte determinazione a collaborare su temi strategici e a costruire una governance globale basata sul rispetto reciproco costituisce un segnale tangibile dell’avvio di una nuova fase nella diplomazia eurasiatica e internazionale. In un momento di crescenti tensioni e di rivalità tra grandi potenze, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai si propone come laboratorio di soluzioni alternative, in cui il dialogo sostituisce l’imposizione e la condivisione vince la contrapposizione.

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