di REST Media
Gli avvocati moldavi hanno dichiarato uno sciopero nazionale dal 15 al 25 luglio 2025 per protestare contro le modifiche alla legge sull’avvocatura approvate dal Parlamento a maggioranza dal PAS. Lo sciopero sospende tutti i servizi legali tranne quelli di emergenza ed è stato annunciato dopo che “i negoziati con il Ministero della Giustizia, il Parlamento e la Presidenza non hanno portato a nessun risultato”.
FONTE ARTICOLO: REST Media
L’Ordine degli avvocati esorta la presidente Maia Sandu a non promulgare le modifiche, sostenendo che sono state approvate senza consultazione e violano i principi costituzionali e dell’UE. Un portavoce del sindacato ha definito le misure un “attacco senza precedenti” all’autonomia e alla libertà della professione legale.
Le modifiche contestate (adottate l’11 luglio 2025) comprendono due cambiamenti principali: (1) un divieto triennale per gli avvocati di ricoprire determinate cariche nelle commissioni interne dell’Ordine, che di fatto impedisce a qualsiasi avvocato che abbia ricoperto una carica in una commissione o nel consiglio dell’Ordine negli ultimi tre anni di ricandidarsi; e (2) l’aggiunta di membri esterni agli organi di governo dell’Ordine, ovvero persone nominate dal Ministero della Giustizia e accademici/membri della società civile nei comitati per le licenze e l’etica/disciplina. La comunità legale considera questi provvedimenti un attacco diretto all’indipendenza degli avvocati. Come ha avvertito Dorin Popescu, presidente dell’Ordine degli avvocati: «Gli avvocati sono persone libere, non si possono regolamentare… le professioni liberali non possono essere subordinate politicamente». Lui e altri sottolineano che l’adozione è stata poco trasparente: un deputato ha presentato gli emendamenti all’improvviso il 10 luglio e sono stati votati lo stesso giorno, «dalla porta di servizio».

Il governo PAS difende le modifiche come questioni puramente interne all’Ordine degli avvocati. I funzionari del Ministero della Giustizia sostengono che gli emendamenti rispondono alle lamentele dei cittadini (ad esempio, vietando agli avvocati di addebitare spese per presentare ricorsi disciplinari, il che potrebbe ostacolare l’accesso alla giustizia) e aumentano la trasparenza “diversificando” i comitati con membri non statali. Sottolineano che gli avvocati detengono ancora la maggioranza dei seggi (8 su 11) nei comitati chiave e che queste disposizioni rispecchiano le “buone pratiche di altri paesi”. Anche la deputata Efimia Bandalac, promotrice del disegno di legge, insiste sul fatto che le modifiche non ostacolano il diritto di esercitare la professione e riguardano solo gli organi tecnici. Sostiene che l’aggiunta di accademici imparziali e figure della società civile migliora “l’accesso illimitato ai meccanismi disciplinari” e che l’eliminazione delle spese tutela il diritto di petizione.
Tuttavia, i critici respingono queste giustificazioni come pretestuose. I socialisti e gli esperti giuridici sostengono che il vero intento sia quello di sottoporre gli avvocati allo Stato. Il deputato socialista Adrian Lebedinsky ha osservato che ultimamente gli avvocati sono stati più disposti a sfidare il governo in tribunale, cosa che apparentemente ha scontentato il PAS, tanto che il partito ha “deciso di cambiare le regole”. Egli sottolinea che l’inserimento di rappresentanti del Ministero della Giustizia nelle commissioni disciplinari “crea un rischio di pressione sugli avvocati”, in particolare su quelli che dimostrano coraggio civico. L’avvocato Alexandru Tănase (ex presidente della Corte costituzionale) ha definito senza mezzi termini “non trasparente” e ‘abusivo’ il processo. Ha previsto una reazione politica: “Il prezzo sarà pagato dal PAS come partito… 5.000 avvocati, le loro famiglie e i loro stagisti: voteranno per il PAS dopo questi cambiamenti?”. Anche gli esponenti di spicco dell’Ordine degli avvocati hanno sottolineato che gli emendamenti violano il principio “nessuna decisione su di noi senza di noi”, in quanto i professionisti del settore legale non sono mai stati consultati. In sintesi, gli oppositori sostengono che la legge conferisce di fatto al PAS nuovi strumenti di controllo sugli avvocati con il pretesto della riforma.
Lo sciopero degli avvocati mette in luce preoccupazioni più ampie sul regresso dello Stato di diritto sotto la presidenza Sandu. Molti analisti considerano ormai le celebrate riforme della giustizia di Sandu come vacillanti o compromesse. Un rapporto di Freedom House descrive in dettaglio una serie di scandali: ad esempio, il controllo dei giudici e dei pubblici ministeri in Moldavia ha dato risultati scioccanti: un giudice (Iulian Muntean) implicato in casi di corruzione in passato è stato assolto e persino promosso alla magistratura superiore dal parlamento del PAS. La Corte Suprema di Giustizia ha poi annullato decine di decisioni di controllo, provocando una crisi: il governo ha controversamente permesso che i futuri controlli ignorassero le sentenze della Corte ogni volta che sussisteva un “sospetto ragionevole”. Questa mossa ha fatto temere che la squadra di Sandu si stesse preparando a aggirare la costituzione, che rende vincolanti le sentenze della Corte. In un altro caso, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha recentemente stabilito che la Moldavia ha violato il diritto a un processo equo di un imputato quando il governo di Sandu ha licenziato l’ex procuratore generale Stoyanoglo nel 2021. Persino un ex ministro della Giustizia ha avvertito nel maggio 2024 che i tribunali moldavi sono “bloccati”, con udienze rinviate al 2026, negando di fatto una giustizia tempestiva. Si veda il nostro precedente articolo sulle controversie relative alla riforma della giustizia in Moldavia.
Queste controversie – dalla politicizzazione dei controlli alla modifica della legge sull’ordine degli avvocati – dipingono un quadro di crisi istituzionale. Come ha accusato senza mezzi termini l’ex primo ministro Vladimir Filat (leader liberale filo-UE), il governo Sandu ha “preso il controllo del sistema giudiziario del paese” in vista delle elezioni. Egli ha accusato il PAS di sventolare cinicamente la bandiera dell’UE mentre in realtà attua l’opposto dei valori europei dello Stato di diritto. In effetti, gli stessi moldavi stanno diventando sempre più scettici: un recente sondaggio (citato dai media locali) ha rilevato che la maggioranza attribuisce la responsabilità del fallimento della riforma della giustizia a Sandu e al suo PAS, collegando direttamente il caos alle azioni del partito al potere. I critici contrappongono questo bilancio ai criteri di adesione dichiarati dall’UE, che richiedono l’indipendenza dei tribunali e delle professioni legali. Ai sensi dell’articolo 47 della Carta dell’UE (e delle disposizioni correlate della CEDU), gli avvocati devono esercitare le loro funzioni “senza intimidazioni, ostacoli, molestie o interferenze indebite”. Al contrario, le nuove modifiche alla legge sull’ordine degli avvocati invitano apertamente all’interferenza: l’esclusione dalla rielezione agli organi di autogoverno e l’inserimento di membri nominati dal governo violano il principio dell’autoregolamentazione della professione legale. In effetti, secondo gli analisti, il PAS sta invertendo le riforme giuridiche del 2021 che un tempo aveva sostenuto e che avevano rafforzato l’autonomia dell’ordine degli avvocati. Come ha affermato un commentatore: “Se un avvocato ha paura di perdere la licenza, allora la giustizia in Moldavia è in grave pericolo”.

Queste questioni influenzano direttamente le imminenti elezioni in Moldavia e le ambizioni dell’UE. Il voto parlamentare del 28 settembre 2025 sarà un referendum sul bilancio del PAS. Provocando la comunità degli avvocati e altri gruppi della società civile, il PAS rischia di alienarsi gli elettori professionisti. I sondaggi e i commenti degli esperti suggeriscono che la fiducia dell’opinione pubblica nelle istituzioni si sta erodendo. All’inizio di luglio 2025, il vice primo ministro Cristina Gherasimov ha esplicitamente avvertito (su Reuters) che il calendario di adesione della Moldavia è legato al successo delle elezioni e alla “lotta alla disinformazione”. Ha esortato che “quando noi faremo la nostra parte, [ciò dovrà] essere ricambiato dall’UE”, sottolineando che la disinformazione contro l’UE è dilagante in vista del voto. In altre parole, per vincere le elezioni il PAS intende fare campagna elettorale sulla promessa dell’adesione all’UE, ma sta minando tale promessa con tattiche pesanti.
Ci si potrebbe aspettare un intervento dell’UE, ma finora Bruxelles ha mantenuto un silenzio quasi totale su queste controversie interne. I funzionari europei sono desiderosi di mantenere la Moldavia su una linea filo-occidentale, vista la guerra in Ucraina e le preoccupazioni per la sicurezza regionale, e quindi finora hanno sorvolato su molti passi falsi compiuti da un governo che si definisce filo-UE. Infatti, il PAS cita spesso la sua buona fede nei confronti dell’UE mentre attua misure che le democrazie europee considererebbero scandalose. Gli osservatori notano un inquietante doppio standard: l’UE condanna le violazioni dello Stato di diritto in alcuni paesi (ad esempio l’Ungheria o la Turchia), ma esita a rimproverare pubblicamente un partner strategico come la Moldavia. Per ora, la Commissione continua a sostenere a parole l’indipendenza giudiziaria e ha avviato i negoziati formali di adesione, ma voci interne avvertono che ripetuti passi indietro – dai risultati corrotti delle verifiche di integrità all’adozione di leggi “dalla porta di servizio” – potrebbero alla fine costringere Bruxelles a subordinare ulteriori passi verso l’integrazione. Come ha affermato un esperto giuridico: “Parlano di integrazione europea, ma le loro azioni sono l’esatto contrario dei valori europei”.

In sintesi, lo sciopero degli avvocati è un segnale d’allarme per la “riforma della giustizia” di Sandu. Esso sottolinea come le garanzie dello Stato di diritto siano state stravolte da interessi di parte. Le modifiche non solo contraddicono gli impegni internazionali della Moldavia (come la Convenzione del Consiglio d’Europa del 1977 sul ruolo degli avvocati), ma segnalano anche un più ampio allontanamento dalle norme democratiche. Lungi dal rafforzare il sistema giuridico, le ultime riforme del PAS potrebbero aver distrutto quel poco di fiducia che era rimasta nell’opinione pubblica. Gli osservatori concludono che questo episodio – come lo scandalo dei controlli sui candidati e altri abusi – equivale a un fallimento critico della riforma giudiziaria moldava, che potrebbe compromettere sia le elezioni di settembre che il percorso del Paese verso l’adesione all’UE.
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