Cuba di fronte al cambiamento dell’ordine economico internazionale

Start

Trascrizione del programma “Cuadrando la Caja”, 20 luglio 2025

Trascrizione: Anaylet Rodríguez Espinosa, Yanet Muñóz Hernández / IDEAS Multimedios
Traduzione in italiano: Giulio Chinappi

Mentre il panorama economico globale subisce profonde trasformazioni, Cuba riafferma la propria posizione di difesa del multilateralismo e della sovranità economica. Di fronte alle pressioni geopolitiche e all’intensificarsi del blocco, l’isola cerca nuove strategie per inserirsi in un ordine internazionale in mutamento.

Marxlenin Pérez: Salve, come sta? È un piacere salutarla di nuovo a Cuadrando la Caja, un programma televisivo per dibattere, mettere in discussione e raggiungere consensi sul socialismo cubano. Sono Marxlenin Pérez e le do il benvenuto in un quadro diverso, perché oggi parleremo del “nostro posto nel mondo”, frase che abbiamo preso in prestito da Fidel. A tal fine do il benvenuto in studio alla dott.ssa Gladys Hernández, del Centro di Investigazioni dell’Economia Mondiale, e al dott. Eduardo Regalado, del Centro di Investigazioni di Politica Internazionale.

C’è un’altra idea di Fidel con cui vorrei iniziare questa conversazione, un concetto che ribadiva soprattutto nei suoi discorsi negli organismi internazionali: la necessità di un nuovo ordine economico‑sociale. La domanda iniziale è: la Unione Economica Eurasiatica e il gruppo BRICS rappresentano questo nuovo ordine economico‑sociale o ne sono parte, come tappa di cambiamento?

Eduardo Regalado Florido: Entrambe le organizzazioni sono manifestazioni dell’evoluzione verso un nuovo ordine economico internazionale, ma di per sé non sono il nuovo ordine economico internazionale; rappresentano uno sforzo, una tendenza che segna la costruzione della multipolarità, la diversificazione del potere a livello globale. Un processo. Non si può affermare che queste due organizzazioni rappresentino già il nuovo ordine internazionale. Esse cercano di distinguersi dalle istituzioni che definiscono il potere dell’Occidente collettivo, egemonico e prevaricatore. Pur includendo elementi di novità, non riescono a spezzare completamente i vincoli dell’attuale ordine economico; tuttavia, esistono elementi di rottura che sono molto positivi e intensamente richiesti. Basta guardare il numero di paesi che si stanno integrando nelle nuove istituzioni dei BRICS o nello schema eurasiatico, reclamando un’altra modalità di organizzazione, un sistema differente che risponda a interessi diversi, non soltanto a quelli delle potenze egemoniche.

È un processo, una tendenza che mostra come il mondo si stia trasformando in modo sistemico: da un mondo unipolare ed egemonico, con un solo dominatore, a un altro assetto globale. Queste strutture tracciano la strada, ma non sono ancora il nuovo ordine. Il nuovo ordine si sta costruendo. Sono positive, perché introducono elementi di rottura, ma permangono ancora molti aspetti dell’ordine unipolare e egemonico.

Marxlenin Pérez: Certamente, in una lotta di poteri come quella che stiamo vivendo — e così è stato nella storia dell’umanità — quell’ordine tradizionale si aggrapperà con ogni mezzo per mantenere la propria egemonia. E in questa guerra di egemonie e contro‑egemonie, l’Unione Economica Eurasiatica e i BRICS rappresentano quel nuovo mondo che tenta di sfidare e superare le strutture tradizionali. Lei cosa ne pensa, Gladys?

Gladys Hernández Pedraza: In questo mondo in transizione, l’emergere di nuove economie, di nuovi Paesi che dimostrano di possedere non solo capacità economiche, ma anche tecnologiche, comincia a mettere profondamente in discussione il potere egemonico degli Stati Uniti e perfino di alcuni Paesi dell’Europa occidentale, ma le differenze sono importanti.

Nel caso dell’Unione Eurasiatica, si tratta di un sistema di integrazione originariamente concepito per Paesi che un tempo facevano parte della scomparsa Unione Sovietica e, logicamente, vanta una conoscenza tradizionale — geografica, economica e delle potenzialità — di cosa possa significare un’integrazione di nuovo tipo in quel contesto. Pertanto, l’unione dello spazio eurasiatico, che un tempo costituiva la Repubblica Socialista Sovietica, costituisce un tentativo di risolvere molti dei problemi che queste economie affrontano in questo ordine in transizione, basandosi sostanzialmente su principi diversi che mirano al consenso, all’integrazione economica e al benessere dei popoli; si adottano politiche comuni in settori strategici quali i trasporti, l’industria, il commercio estero e così via. L’Unione Eurasiatica diventa così un polo attraente per altri Paesi, compresi alcuni che un tempo facevano parte del campo socialista, e per questo è rilevante che oggi Cuba ne sia membro osservatore, perché ciò che avviene in quel contesto può risultare importante anche per il nostro Paese da un punto di vista storico.

Questo contesto ha dato origine all’unione: si è iniziato con un’unione doganale, per poi sviluppare uno spazio economico. Attualmente vi sono cinque membri strategici all’interno dell’Unione: la Russia, Paese che ha rapporti straordinari con Cuba; la Bielorussia, che si è dimostrata un partner commerciale importante per noi; il Kirghizistan; il Kazakistan, molto interessato a mantenere legami con Cuba, e l’Armenia. Ma vi sono anche altre nazioni interessate a far parte di questo processo, non solo quelle provenienti dal campo socialista.

Per quanto riguarda i BRICS, il gruppo nasce come proposta di categorizzazione delle economie emergenti da parte dell’Occidente. Queste economie emergenti, in un determinato momento della loro storia e del loro sviluppo socioeconomico, hanno iniziato a proporre un’agenda alternativa, sotto alcuni aspetti, all’ordine economico internazionale basato sulla unipolarità.

Tutti questi Paesi, sia dell’Unione Economica Eurasiatica sia dei BRICS, stanno riformulando le loro politiche sia economiche che commerciali, ma anche, dal punto di vista strategico‑diplomatico, difendono il multilateralismo in uno scenario in cui il mondo affronta crescenti tensioni e posizioni fortemente discusse nelle relazioni internazionali, perché rappresentano forze che investono anche ambiti come il commercio. Pertanto, sebbene non rappresentino ancora un nuovo ordine, contengono elementi molto importanti che riflettono la ricerca di un’alternativa.

Marxlenin Pérez: Cosa è successo di recente nei BRICS, oltre al vertice appena celebrato in Brasile?

Eduardo Regalado Florido: Nei BRICS ciò che si nota più rapidamente è il grado di maturazione dell’associazione tra questi Paesi. Bisogna comprendere che il gruppo è nato dal comportamento di economie di dimensioni significative che, in un contesto internazionale, hanno iniziato a mostrare un dinamismo economico rilevante. Paesi con una popolazione consistente e con risorse. Hanno incontrato ostacoli nel loro percorso di crescita economica e sono emersi interessi comuni tra loro. Si è sviluppato un processo di avvicinamento e di maturazione delle relazioni: l’interrelazione ha preso forma, e il numero di Paesi che si uniscono a questa organizzazione è in costante aumento. In altre parole, cresce il numero di nazioni interessate a mettere in discussione l’ordine mondiale vigente, che ostacola il loro sviluppo.

Si mettono in discussione l’architettura finanziaria, il predominio del dollaro nelle transazioni, il funzionamento delle organizzazioni multilaterali. Si cerca un sistema di finanziamento alternativo. Sono problemi concreti dei Paesi esclusi da quell’ordine imposto dall’Occidente: essi stanno interrogando l’esistente e costruendo un nuovo ordine. Questo è il punto innovativo: come si è ampliata questa organizzazione, come i suoi membri hanno sviluppato un elevato livello di interrelazione, come è maturata… Non si tratta solo di interessi economici, ma anche politici. È un’organizzazione in crescita che sfida un ordine mondiale asimmetrico e contribuisce alla nascita di un nuovo ordine internazionale.

Marxlenin Pérez: Quel vecchio ordine, chiamiamolo così, che contiene molta egemonia, ha dimostrato storicamente di non essere sostenibile né per l’umanità né per il pianeta. E di fronte al suo potere è necessario un impegno ancora maggiore per contrastare le vecchie dinamiche, i paradigmi di quel vecchio ordine.

Possiamo ora, dopo questo preambolo, passare a esaminare il legame di Cuba con questi meccanismi emergenti. Cosa rappresentano per Cuba? Quali opportunità le hanno offerto? In quale posizione si trova il nostro paese per sfruttare le nuove alleanze che si stanno aprendo?

Gladys Hernández Pedraza: Mi piace sempre precisare qualcosa di importante: come in tutte le integrazioni economiche, la semplice presenza in un’integrazione economica non garantisce di per sé che si abbia successo totale. Si potranno condividere, diciamo, tutti questi aspetti di cui stiamo parlando. Perché, nel contesto internazionale in cui viviamo, anche i BRICS sono colpiti dall’ondata protezionista, dalla guerra dei dazi, dal debito… Quindi, Cuba potrà portare le sue posizioni ottimistiche su come sfruttare l’opportunità, malgrado i problemi che oggi affliggono l’economia mondiale in generale.

E in questo contesto vi sono due elementi molto importanti. Nel caso specifico dei BRICS, parliamo di un gruppo che, a seguito dell’ultima espansione, riunisce oltre il 50 % della popolazione mondiale, rappresenta più del 40 % dell’economia globale (misurato a parità di potere d’acquisto) e genera più del 35 % del PIL mondiale (contro circa il 30 % dei paesi del G7). Quando si sceglie un’alternativa, bisogna razionalizzare bene quali saranno i propri obiettivi futuri e i relativi scenari.

Marxlenin Pérez: E i propri alleati?

Gladys Hernández Pedraza: Se a quel contesto aggiungiamo il blocco a cui è sottoposto il nostro paese, è evidente che l’alternativa offerta oggi dai paesi che appartengono ai BRICS e all’Unione Eurasiatica può risultare molto attraente per Cuba. Dal punto di vista delle transazioni finanziarie, in entrambe le organizzazioni si discute di una moneta comune. Ricordiamo che nel 2000, quando Cuba cominciò a sfruttare le opportunità offerte dall’introduzione dell’euro in Europa, la nazione riuscì a superare alcuni ostacoli classici legati all’uso del dollaro.

È chiaro che far parte di questi due sistemi di integrazione relativamente nuovi potrebbe darci la possibilità di accedere a finanziamenti non condizionati dal blocco finanziario imposto dagli Stati Uniti. Per utilizzare in modo efficiente tali finanziamenti, Cuba dovrebbe definire con precisione i principi, stipulare contratti adeguati e, naturalmente, elaborare strategie per non accumulare un debito eccessivo, come è avvenuto in passato in altre circostanze. Evidentemente avremmo opportunità, ma dovremmo rispettare i nostri impegni.

Sul piano commerciale, è chiaro che Cuba ha molto da offrire: dobbiamo produrre e abbiamo settori significativi che possono suscitare interesse. Per esempio, nell’ambito minerario oggi si parla molto del cobalto come uno dei minerali strategici per la produzione delle nuove tecnologie. Sappiamo che possiamo trovare modalità affinché le nostre produzioni di nichel e di cobalto si inseriscano correttamente in questi mercati. In effetti, abbiamo già esperienze di cooperazione con Cina e Russia…

Pertanto, ritengo che possano esserci reali opportunità. Contemporaneamente, emergono nuovi settori come i servizi, il turismo, la biotecnologia. Ad esempio, recentemente, al vertice dei BRICS in Brasile all’inizio di luglio, è stata lanciata l’Alleanza per l’Eliminazione delle Malattie Socialmente Determinate, che mira a ricerca e innovazione per combattere malattie trascurate dai paesi ricchi e quindi non affrontate nei grandi centri di ricerca. Cuba è uno dei paesi partner che si è unito a questa iniziativa insieme ai membri. Cuba, grazie alle proprie capacità, può dare un contributo significativo in questo ambito e così stabilire una piattaforma di relazioni sia commerciali sia di ricerca scientifica, per essere presente non solo nel commercio ma anche nel settore scientifico.

Marxlenin Pérez: Si aprono per noi diverse nicchie che Cuba può sfruttare. Lei come la vede, Eduardo?

Eduardo Regalado Florido: Prima di tutto, bisogna guardare ai BRICS come a una nuova opportunità con ottimismo, ma senza eccessi… Occorre essere ottimisti, ma poi considerare i problemi reali che l’economia cubana deve affrontare per inserirsi in questo meccanismo. In primo luogo, far parte dei BRICS implica un rafforzamento delle relazioni internazionali. Appartenere a un organismo del Sud che ha una nuova voce e rappresenta un rinnovato protagonismo nelle relazioni internazionali è già un vantaggio. Va inoltre considerato l’accesso a fonti alternative di finanziamento, fondamentale per Cuba, un paese sotto blocco, impegnato in una guerra economica.

Marxlenin Pérez: Stare nei BRICS ci dà possibilità di accesso al finanziamento.

Eduardo Regalado Florido: Alla Banca di Sviluppo dei BRICS. Ci offre la possibilità di ottenere finanziamenti, ma ci apre anche nuovi mercati. Bisogna ricordare che non si tratta solo di aspetti finanziari: i nostri prodotti sono soggetti al blocco. In questo contesto dei BRICS si aprono opportunità con tutti quei paesi che adottano nuove regole e nuovi meccanismi di funzionamento. Possiamo accedere a mercati in cui disponiamo di prodotti, in particolare nel settore biotecnologico, molto richiesti da determinati mercati. Inoltre, vi è la questione del trasferimento tecnologico, perché, sebbene Gladys parlasse della massa demografica e del PIL, molti di questi paesi stanno sviluppando tecnologie all’avanguardia e dispongono di risorse energetiche e di avanzamenti nelle energie rinnovabili.

Ci pone anche in una posizione più forte per rinegoziare il nostro debito; ad esempio, contando sul sostegno di Cina o Russia. Questo ci conferisce maggior potere negoziale, rafforzandoci in tutti i contesti. Ma non stiamo dicendo — almeno io non lo sostengo e neanche Gladys lo ha affermato — che l’ingresso nei BRICS garantisca automaticamente il pieno sfruttamento di queste opportunità. Ci sono numerosi aspetti della nostra economia che devono migliorare per inserirsi in questi mercati, perché i mercati sono competitivi. Per entrare e vendere, bisogna essere competitivi, garantire livelli di qualità specifici, sostenibilità dei prodotti e una logistica adeguata. Occorre realizzare trasformazioni; e se abbiamo bisogno di investimenti diretti esteri, dobbiamo creare le condizioni necessarie affinché queste economie investano direttamente da noi, cosa di cui necessitiamo per molte ragioni, dal finanziamento alla tecnologia e all’accesso ai mercati. Tuttavia, dobbiamo ancora implementare le trasformazioni indispensabili.

In altre parole, la trasformazione del modello cubano per inserirsi in questi meccanismi deve essere profonda ed è una sfida per il paese. Entrare è positivo, ma dobbiamo compiere le trasformazioni necessarie per poter operare efficacemente all’interno di questi organismi.

Marxlenin Pérez: Sì, perché, oltre a quell’ottimismo di cui parlavamo poco fa, esiste talvolta un ottimismo che pecca di ingenuità. Perché confonde questi nuovi gruppi o meccanismi con lo scomparso campo socialista. E non sono le stesse condizioni storiche: sono diverse le regole del gioco. Cuba, come diceva Eduardo, deve trovarsi in situazioni differenti, con maggiore concorrenza, produttività e in migliori condizioni per poter sfruttare in modo ottimale queste nuove opportunità. Paesi come la Cina o la Russia, che sono colossi, offrirebbero a Cuba un mercato d’eccellenza per i nostri prodotti.

Gladys Hernández Pedraza: In questi due mercati Cuba è già presente: vi è un percorso avviato da imprese cubane che hanno stabilito legami con vari settori. Un esempio emblematico, come diceva Eduardo, è la biotecnologia. Durante la pandemia di COVID, Cuba ha prodotto per la Cina (in impianti cinesi) l’interferone che la Cina ha utilizzato per curare i pazienti. Ci sono prospettive: i progressi e i risultati scientifici del nostro settore biotecnologico possono essere impiegati in Cina e in altri paesi. Nel caso della Bielorussia, Cuba ha avanzato varie proposte di investimento nel Parco Industriale “Grande Pietra” di Minsk. Anche nel settore della biotecnologia. Quindi, Cuba è già presente in alcuni di questi paesi, non in tutti.

I BRICS crescono nella stessa misura in cui si compie questo processo di transizione egemonica: un contesto in cui l’aumento esasperato delle sanzioni unilaterali e il protezionismo generano una dinamica che spinge i paesi a interessarsi a questi meccanismi emergenti. Ed è importante riconoscere che, nelle attuali condizioni in cui versa l’economia cubana, le pressioni esterne, unite ai problemi interni, creano una situazione davvero tesa. Bisogna superarli. In questo contesto, le nostre autorità ci hanno ripetutamente invitato a produrre, a raggiungere nuovamente quei livelli che garantivano le esportazioni del paese. Questo è fondamentale se vogliamo ottenere un’integrazione reale e più favorevole in questi gruppi.

Marxlenin Pérez: Facciamo una pausa per ascoltare cosa ha da dire sul tema odierno il Guru di Jatibonico.

Guru di Jatibonico:

Di nuovo, la matematica
non torna al Nord brutale,
perché non è solo il Sud Globale
a volersi far padronanza.
C’è pure l’Unione Eurasiatica,
e più di recente i BRICS,
e questo scatena tic
nei nostri vicini scellerati,
che menano patacche
con i loro grossi big sticks.

Marxlenin Pérez: E sono d’accordo con il Guru, come quasi sempre: quelli del Nord si procurano spasmi e non riescono a trattenerli, preoccupati di essere soppiantati in quel nuovo ordine economico‑sociale di cui il nostro Comandante Fidel parlava spesso. Pochi minuti fa discutevamo della posizione o della presenza che abbiamo in alcuni di quei mercati, ma vorrei che parlassimo anche di quali posizioni non abbiamo ancora conquistato e dovremmo invece raggiungere. Per esempio, con quali altri prodotti potremmo entrare a competere in questi enormi nicchie di mercato offerti da questi paesi?

Eduardo Regalado Florido: Dobbiamo cercare di dipendere meno dai prodotti tradizionali, legati alla trasformazione, come zucchero e miele… Bisogna guardare oltre e iniziare a puntare su prodotti a maggior valore aggiunto. Disponiamo di un’industria biotecnologica e di un’industria farmaceutica molto interessanti, ma dobbiamo operare con qualità, efficienza e prezzi competitivi, perché non basta che quei mercati si aprano a noi: quando arriveremo lì dovremo competere con produttori molto diversi, offrendo prezzi concorrenziali. Questo è il mercato.

Dobbiamo anche creare le condizioni necessarie per risultare attraenti agli investimenti esteri. In altre parole, le trasformazioni da realizzare nel modello economico cubano devono generare un macro‑ambiente che attragga capitali stranieri, perché il capitale non si muove a cuor leggero: serve sicurezza, redditività, garanzie. Ciò comporta che nel modello cubano promuoviamo trasformazioni serie, profonde e ponderate per poterci inserire in questi mercati.

Dobbiamo individuare una nuova gamma di prodotti a maggior valore aggiunto, altrimenti resteremo nella stessa posizione storica nei vari mercati. Dobbiamo sfruttare le opportunità offerte dalla nostra collocazione geografica in America Latina. Grazie a questa posizione, dal punto di vista logistico Cuba è estremamente interessante: si apre una grande possibilità per la presenza di quei paesi nei mercati latino‑americani, considerando il percorso che Cuba ha già compiuto all’interno dei BRICS come Paese critico che ha sempre lottato per un nuovo ordine economico internazionale.

Questo ci conferisce valore aggiunto nella dinamica economica e commerciale dei BRICS. In sintesi, i BRICS ci offrono una nuova alternativa e nuove possibilità. Sono opportunità benvenute, ma tocca a noi realizzare trasformazioni serie e profonde per riuscire a inserirci efficacemente in questo meccanismo.

Marxlenin Pérez: “Il nostro posto nel mondo”, quella frase di Fidel che dà titolo al programma di oggi, ma anche “il nostro posto” in America Latina, come anticipava Eduardo. Può Cuba essere un paese guida nel nostro contesto latino‑americano in questa relazione con i BRICS in questa parte del mondo? Possiamo assumere quel ruolo? Siamo in grado? Dovremmo assumerci tale responsabilità?

Gladys Hernández Pedraza: In quella frase di Fidel si racchiudono tante cose: la convinzione rivoluzionaria che il nostro paese potesse avere un profilo internazionale che gli garantisse una maggiore partecipazione e gli permettesse di superare tutti gli ostacoli allo sviluppo. Perché il blocco è stato una risposta al processo rivoluzionario. Quel “posto nel mondo” Cuba già ce l’ha: basti pensare all’eccezionale diplomazia che in questi giorni festeggia molteplici anniversari, alla nuova generazione di diplomatici cubani usciti da quella scuola d’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo. È un ruolo che ci siamo guadagnati. Allo stesso modo, ci siamo affermati nella biotecnologia mondiale, con la produzione di farmaci e vaccini d’avanguardia, come quelli contro la COVID-19, arrivati in decine di paesi. Tutto ciò è noto, riconosciuto da numerose nazioni e organizzazioni, grazie allo sforzo straordinario dei nostri scienziati, dei nostri servizi medici e delle nostre brigate. Quel posto nel mondo c’è già. La questione è come allargarlo: come diceva Eduardo, affinché quel potenziale educativo e scientifico che la Rivoluzione ha creato, quelle capacità sviluppate, abbiano un maggior impatto all’interno del paese e nella sua proiezione internazionale. È il processo in cui siamo oggi, sottoposti alle sanzioni più crudeli, al blocco più spietato. Ogni successo, come diceva Fidel, si ottiene con sacrificio, con convinzione, con la battaglia di resistenza che il nostro popolo conduce.

Ma sì, credo che quel posto nel mondo esista. Noi disponiamo di prodotti tradizionali molto importanti, conosciuti a livello internazionale; per anni anche imprese straniere li hanno commercializzati: il nostro tabacco, il nostro rum, il nostro caffè. Perché non rilanciare il miele, un prodotto organico riconosciuto a livello medico per le sue proprietà? Cuba è stata per molti anni mercato di caffè per il Giappone. Il potenziale è ancora maggiore se a queste capacità tradizionali aggiungiamo tutti i prodotti di nuova generazione, tutto ciò che riguarda la biotecnologia e i servizi informatici. Abbiamo formato generazioni di informatici con ottime competenze che possono metterle al servizio del paese, con tutte le nuove applicazioni dell’intelligenza artificiale e il processo di informatizzazione di cui il nostro paese ha bisogno. Questo settore può essere offerto come servizio, proprio come già forniamo servizi medici a molti paesi. Il comparto dei servizi è potenzialmente molto importante per Cuba.

Qual è un punto fondamentale in questo contesto? Le lingue. Ma le lingue si possono imparare, e Cuba ha saputo creare anche un sistema di insegnamento linguistico che per molti anni ha permesso ai suoi professionisti di formarsi in altri paesi.

Questi sono processi che dobbiamo avviare. Se i paesi dei BRICS offrono opportunità possibili, logiche e aperte a Cuba, dobbiamo imparare le lingue. I nostri studenti devono studiare in quei paesi. Esistono corsi e borse di studio che quegli stessi paesi offrono – paesi come Cina e Russia concedono borse di studio a Cuba. Questa possibilità non può essere perduta oggi. Perché è questo il legame più stretto che farebbe valere un po’ di più il nostro posto nel mondo.

Marxlenin Pérez: Gladys parla con la convinzione che abbiamo una possibilità reale e anche con un ottimismo concreto, non con quell’ottimismo eccessivo di cui parlavamo poco fa. Eduardo, cos’altro dobbiamo fare di fronte alle nuove possibilità che aprono questi meccanismi in cui si intravede un nuovo ordine mondiale?

Eduardo Regalado Florido: Per prima cosa, cogliere le opportunità. Accelerare, come credo si stia già facendo; avvicinarci, cercare, esplorare all’interno dei meccanismi di queste organizzazioni le possibilità che offrono, sia in ambito multilaterale sia bilaterale. Su questo si sta lavorando, perché le condizioni del Paese lo richiedono. In secondo luogo, dobbiamo compiere, con il coraggio necessario, le trasformazioni richieste e farlo il più rapidamente possibile per inserirci in questi meccanismi. Cuba ha già una grande conquista, come ha ricordato Gladys: quella dell’istruzione. A Cuba esiste una formazione professionale solida, possiamo assimilare tecnologie, modelli produttivi, determinati prodotti. Produciamo beni nel campo della biotecnologia, abbiamo le capacità per farlo. Dobbiamo rafforzare tutto questo, incentivare il lavoro, organizzarci; creare una legge sugli investimenti che attragga capitali.

Nel mondo di oggi è molto difficile che un paese possa avere dinamismo economico senza investimenti stranieri, che portano finanziamenti, tecnologia, know-how… È su questo che dobbiamo insistere. In altre parole, dobbiamo cogliere le opportunità che il momento storico ci impone, in linea con le aspirazioni che abbiamo per il nostro Paese, per uscire dalla situazione estremamente difficile che stiamo attraversando. È una possibilità concreta, una via di fuga dal crudele blocco economico che grava sul Paese. Ma dobbiamo attuare i cambiamenti necessari. Insisto su questo punto, perché non è un automatismo: non si può pensare che si apre la porta dei BRICS e tutti i problemi siano risolti. I problemi non sono risolti: ci sono sfide enormi, ma, allo stesso tempo, come Paese abbiamo la capacità di affrontarle, con intelligenza e con il coraggio necessario. Abbiamo la possibilità di cogliere tutte queste opportunità, grazie alla posizione geografica che occupiamo, al personale qualificato che abbiamo. Sì, è possibile, ed è possibile ottenere quel posto nel mondo a cui ha sempre aspirato il nostro processo rivoluzionario. Possiamo dimostrare che, nonostante il blocco, il mondo sta cambiando, e abbiamo la possibilità di conquistare i nostri sogni, lo sviluppo, la piena realizzazione dell’essere umano. Questo lo possiamo raggiungere con intelligenza e attraverso le trasformazioni necessarie che dobbiamo compiere.

Marxlenin Pérez: Vi ringrazio moltissimo per le vostre parole che, oltre ad essere ottimiste, non sono avventate. Sono parole ottimiste ma con i piedi per terra…

Eduardo Regalado Florido: Con realismo.

Marxlenin Pérez: Con le nostre realtà, con le nostre difficoltà. Credo che sia un buon segnale su quale direzione dobbiamo intraprendere in questo nuovo scenario che si apre, a poco a poco, per i popoli del Sud Globale, per i popoli soggetti a blocchi. Vi ringrazio entrambi per la vostra partecipazione al programma.

E su questo tema di attualità globale, l’avanzata dei BRICS e dell’Unione Economica Eurasiatica, e le possibilità per Cuba in questo contesto, voi cosa ne pensate? Ricordate che non basta interpretare, descrivere, ma che insieme possiamo partecipare per trasformare la nostra realtà e continuare a scommettere sul nostro posto nel mondo. Io conto su di voi per farlo a partire dal socialismo cubano. A presto.

Iscriviti alla nostra Newsletter
Enter your email to receive a weekly round-up of our best posts. Learn more!
icon

AREA RISERVATA TESSERATI CeSE-M

Progetto di Ricerca CeSE-M

Il CeSE-M sui social

Naviga il sito

Tirocini Universitari

Partnership

Leggi anche