M. Severgnini, “L’Urlo. Schiavi in Cambio di Petrolio” (L’Antidiplomatico, 2024)

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a cura della redazione del Centro Studi Eurasia e Mediterraneo

A quasi quindici anni dalla caduta di Gheddafi, la Libia resta ingovernabile e segnata da spaccature profonde.

La rappresentante speciale delle Nazioni Unite, Hanna Tetteh, ha descritto Tripoli come “di nuovo a un bivio”, dopo i recenti scontri armati che hanno causato morti, feriti e danni a infrastrutture civili essenziali. Nonostante la tregua dello scorso 14 maggio, la quale aveva dato vita a un Comitato di Trattativa sotto gli auspici della UNSMIL, la situazione nella capitale continua a essere “fragile e imprevedibile”. 

Peggio ancora, le indagini sui presunti crimini commessi dalle forze statali hanno portato alla scoperta di fosse comuni nell’area di Abu Slim.

Diciannove mesi dopo l’uscita della prima edizione de “L’Urlo – schiavi in cambio di petrolio” (15 settembre 2022), Michelangelo Severgnini ha pubblicato una seconda edizione del libro che aggiunge diverse interviste interessanti.

La prima, dell’agosto 2023, ad Abdul Hadi Al-Huweej, divenuto in quei giorni Ministro degli Esteri della Libia; la seconda, realizzata nel settembre 2022 con Yousef Al-Aqouri, Presidente della Commissione Affari Esteri del Parlamento libico con base a Bengasi; la terza, giugno 2022, con Breka Beltamar, capo della Commissione per la società civile in Libia; la quarta, maggio 2023, con Oyiza Hope, fondatrice dell’associazione “Luna” con sede a Lagos (Nigeria).

Si tratta di nuovi contributi che arricchiscono un’opera già fondamentale per comprendere il meccanismo di sostegno delle milizie libiche che spadroneggiano a Tripoli da parte dell’Italia e dell’Unione Europea. Militarizzare la Libia e finanziare le bande criminali che ne detengono il controllo sul campo serve agli occidentali ad ottenere petrolio sotto costo (circa il 40% di quello esportato dal Paese) e, secondariamente, a favorire il business dello sfruttamento dei migranti che rimangono intrappolati per anni in stato di schiavitù.

Un sistema venuto alla luce grazie alle numerose testimonianze raccolte dall’autore negli anni e confermato dall’indagine della Procura di Catania “Dirty Oil”, 9 arresti e 50 indagati con l’accusa di aver importato illegalmente petrolio dalla Libia tra il 2015 e il 2016. E tuttavia ancora negato perché non funzionale alla narrazione politica dominante sul fenomeno migratorio portata avanti da politici, giornalisti e ONG.

Il libro di Severgnini porta alla luce anche le attuali dinamiche interne e geopolitiche della Libia: dalle ingerenze della NATO che hanno negato al popolo libico la possibilità di esprimersi, al possibile ruolo futuro di Saif Gheddafi e di quello del Generale Khalifa Haftar, alle manovre di Turchia e Russia nella regione.

Schiavi in cambio di petrolio. Un patto scellerato tra governi europei e milizie – benedetto da NATO e ONU – in vigore dal 2011. Migliaia di esseri umani, rapiti, torturati e ridotti in schiavitù in Libia. Migliaia di barili di greggio derubati e contrabbandati in Europa. È questo l’accordo. È questa la storia che non si può raccontare.

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