Rabat e il Sahel: come “Initiative Atlantique” ridisegna la cooperazione africana

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di Ismail Katib

Nel discorso pronunciato il 6 novembre 2023, in occasione del 48° anniversario della Marcia Verde, il Re Mohammed VI ha annunciato il lancio dell’“Initiative Atlantique”, tracciando una visione strategica per rafforzare i legami tra il Marocco e i Paesi del Sahel.

Il sovrano ha sottolineato come “Per risolvere le difficoltà che affrontano gli Stati fratelli del Sahel, la soluzione non può essere esclusivamente di tipo militare o di sicurezza; essa deve fondarsi su un approccio di cooperazione e sviluppo condiviso.”[1] Ha richiamato così l’urgenza di una risposta congiunta e multilivello alle sfide comuni: sicurezza, crescita economica e migrazioni. 

Affinché questa proposta si traduca in risultati tangibili, sarà cruciale intervenire sul piano delle infrastrutture, promuovendo l’integrazione delle reti di trasporto e comunicazione dei Paesi del Sahel con quelle regionali. In questo contesto, la posizione del Marocco diventa centrale. Offrendo l’accesso alle proprie infrastrutture portuali, stradali e ferroviarie, il Regno si propone come snodo atlantico capace di connettere l’entroterra africano ai mercati internazionali. È lo stesso Mohammed VI ad aver affermato la volontà di mettere a disposizione queste risorse. 

Il 23 dicembre, a Marrakech, questa visione ha iniziato a prendere forma concreta con una riunione ministeriale di coordinamento dedicata all’iniziativa.[2] Promosso dal ministro degli Affari Esteri, della Cooperazione africana e dei Marocchini residenti all’estero, Nasser Bourita, l’incontro ha riunito i Ministri degli Esteri di Mali, Niger, Burkina Faso e Ciad. Al termine dei lavori, i rappresentanti hanno espresso il loro apprezzamento per l’iniziativa marocchina e per l’apertura del Regno nell’offrire le proprie infrastrutture ai Paesi del Sahel, favorendo così un più solido inserimento di questi ultimi nel sistema commerciale globale. 

La riunione di Marrakech rappresenta un passo significativo verso un’integrazione regionale più stretta, capace di sostenere la trasformazione economica dei Paesi saheliani e di contribuire a un miglioramento reale delle condizioni di vita della popolazione. Il tutto all’interno di un approccio innovativo e integrato, che ambisce a consolidare stabilità e sicurezza nell’intera area sahelo-sahariana[3]

Attraverso l’“Initiative Atlantique”, il Marocco rafforza dunque la propria posizione come attore centrale lungo l’asse Atlantico-Sahel, candidandosi a diventare non solo un polo logistico e commerciale, ma anche un ponte strategico nei flussi migratori e nei rapporti tra l’Africa e l’Europa. 

L’Initiative Atlantique, annunciata dal re Mohammed VI nel novembre 2023, non costituisce un’iniziativa isolata bensì il fulcro di una strategia multilivello con cui Rabat intende ridefinire il ruolo dell’Atlantico nel sistema africano.

L’oceano, spesso trascurato nei paradigmi continentali focalizzati sull’asse euro-mediterraneo, è oggi al centro di una rinnovata visione marocchina che mira a trasformare il Paese in una piattaforma intercontinentale tra Africa e Europa. In questa visione, lo sviluppo della Blue Economy assume un valore strutturale, in quanto catalizzatore di crescita inclusiva, sostenibile e integrata da vari progetti attuati o ancora in corso di completamento. 

Ad esempio, il porto di Dakhla Atlantique, attualmente in costruzione nel sud del Marocco, rappresenta uno dei progetti infrastrutturali più ambiziosi mai promossi dal Regno. Con un investimento previsto di 1,2 miliardi di euro, il porto è concepito per rafforzare la connettività tra il Sahel e il commercio marittimo globale, permettendo l’accesso all’oceano ai Paesi privi di sbocco al mare, come Mali, Niger e Burkina Faso. Sarà dotato di banchine multiuso, di una zona industriale da 1650 ettari e di infrastrutture logistiche pensate per il commercio transfrontaliero e per la trasformazione locale delle risorse. 

La città di Dakhla non ha soltanto come obiettivo un’infrastruttura portuale, ma vuole essere un pilastro della strategia marocchina per la Blue Economy, che integra settori quali la pesca sostenibile, le biotecnologie marine, l’energia rinnovabile offshore, la desalinizzazione e il turismo costiero. Secondo un rapporto della Banca Mondiale, il porto fungerà da snodo per attività marittime innovative, contribuendo alla diversificazione economica regionale e alla creazione di nuovi posti di lavoro verdi e qualificati[4]. La zona circostante ospiterà anche centri di ricerca e incubatori d’impresa, con l’obiettivo di trasformare Dakhla in un polo scientifico-tecnologico marino per l’intero continente. 

Altro progetto è l’istituzione della Zona Economica Atlantica (ZEA), in fase di definizione lungo la costa sud-occidentale del Marocco. Essa rappresenta l’ambizione del Regno di creare una piattaforma industriale e commerciale afro-atlantica. Pensata per attrarre investimenti stranieri diretti, facilitare l’integrazione delle catene del valore africane e promuovere la trasformazione locale delle risorse naturali, la ZEA è concepita come una risposta strutturale alla frammentazione economica dell’Africa occidentale. 

La ZEA si innesta sul modello di sviluppo delineato dal Consiglio Economico, Sociale e Ambientale (CESE) marocchino, che ha identificato la blue economy come uno dei pilastri della transizione economica del Paese. Secondo il CESE, l’Atlantico offre un potenziale enorme in termini di risorse biologiche, minerarie ed energetiche, e la loro valorizzazione deve avvenire attraverso politiche pubbliche integrate, partenariati regionali e tecnologie sostenibili[5]. Il progetto prevede anche l’adozione di pratiche di pianificazione marittima per gestire in modo equilibrato le diverse attività come la pesca, il traffico commerciale, la protezione ambientale e il turismo. 

Inoltre, tra il 2022 e il 2023, Rabat ha ospitato due edizioni del Forum Africano degli Stati Atlantici, che ha riunito oltre 20 Paesi con affaccio sull’oceano. Il Forum costituisce il primo tentativo concreto di costruzione di un blocco politico atlantico africano, con l’obiettivo di promuovere la sicurezza marittima, la governance degli spazi oceanici, la cooperazione nella pesca e nella protezione degli ecosistemi marini. Si tratta di un’iniziativa diplomatica senza precedenti, che rompe con la tradizionale dipendenza da attori esterni e propone un modello fondato su solidarietà Sud-Sud, ownership africana e sviluppo condiviso.  In tale contesto, la Blue Economy viene inquadrata non solo come leva economica, ma come dimensione strategica della sicurezza regionale. La lotta al traffico illecito (droga, armi, esseri umani), la prevenzione della pirateria e la protezione delle risorse marine sono elementi centrali del discorso politico emerso dal Forum. Come sottolineato da Lyammouri, il Marocco si propone non come egemone, ma come facilitatore e catalizzatore di una cooperazione multilivello, che includa società civile, imprese e attori sub-statali[6]

All’interno della più ampia visione atlantica, Rabat ha delineato anche un progetto di corridoio logistico Nord-Sud, che collegherà Tangeri e Casablanca con l’Angola, attraversando Mauritania, Mali e Burkina Faso. Si tratta di un’infrastruttura intermodale che combina porti, autostrade, linee ferroviarie e zone economiche speciali, pensata per superare il vincolo dell’interiorità di molte economie saheliane e liberarle dalla dipendenza esclusiva dai porti dell’Africa occidentale francofona.  In questa logica, il Marocco si configura come piattaforma di interscambio logistico e industriale, capace di offrire alternative infrastrutturali competitive. Secondo la Banca Mondiale, tale approccio è particolarmente rilevante per i Paesi landlocked del Sahel, che soffrono non solo di isolamento fisico, ma anche di inefficienze istituzionali, barriere tariffarie e rischi politici[7]. Il corridoio rappresenta anche una risposta alla crescente penetrazione cinese in Africa occidentale, offrendo un’opzione africana per l’integrazione economica continentale. 

Il concetto di “porta atlantica dell’Africa”, spesso evocato nei discorsi ufficiali marocchini, va interpretato come una strategia geopolitica integrata. Non si tratta solo di connettività fisica, ma di una riarticolazione dei rapporti di potere regionali, che mira a riequilibrare l’influenza storicamente esercitata da potenze ex-coloniali o extra-continentali. La sovranità marittima, la valorizzazione autonoma delle risorse, la cooperazione Sud-Sud e la promozione della sostenibilità sono i pilastri di questa visione. 

Il Marocco si presenta oggi come un attore cardine nella definizione dell’architettura geopolitica dell’Atlantico africano, sfruttando la sua stabilità politica, la sua infrastruttura moderna e la sua diplomazia multilaterale. Secondo la Banca Mondiale, le politiche commerciali promosse da Rabat negli ultimi anni si sono orientate alla diversificazione settoriale e geografica dell’export, sostenendo al tempo stesso il capacity building dei Paesi più fragili[8]. Questa azione conferma il passaggio da un modello di hub mediterraneo a uno transatlantico, capace di connettere in modo sostenibile le rive del continente africano. 

In un quadro di crescente proiezione atlantica, il complesso portuale di Tangeri Med riveste un ruolo essenziale nella visione geopolitica del Marocco. Inaugurato nel 2007 e ampliato progressivamente, il porto è oggi il più grande hub industriale e logistico del continente africano, estendendosi su oltre 2500 ettari e comprendendo 10 porti, 24 terminal e più di 1200 imprese attive. Nel solo 2022, ha movimentato oltre 7,5 milioni di TEU (contenitori da venti piedi), collocandosi al 24° posto nel ranking mondiale dei porti containerizzati[9]

La posizione di Tangeri, a soli 14 km dallo Stretto di Gibilterra, consente una connessione diretta con l’Unione Europea, il Mediterraneo orientale e i principali mercati africani occidentali. Il porto opera come interfaccia naturale tra Europa, Africa e Asia, e come nodo centrale nella strategia marocchina di sviluppo della Blue Economy. Esso facilita l’esportazione e l’importazione di merci trasformate nei parchi industriali adiacenti come quello Renault-Nissan, attivo dal 2008 e sostiene il rafforzamento delle catene del valore intra-africane. 

Tangeri Med funge anche da ponte logistico verso il Sahel e l’Africa occidentale, con rotte marittime che raggiungono i principali porti della regione in circa cinque giorni di navigazione (Figura 1). Questa connettività è ulteriormente valorizzata dai corridoi terrestri, come quello verso Dakar o Abidjan, e dalle infrastrutture ad alta velocità, come la linea ferroviaria Al-Boraq inaugurata nel 2018, che collega Tangeri a Casablanca.

L’infrastruttura risponde inoltre a una funzione politica, contribuendo alla proiezione del Marocco nel continente. Attraverso Royal Air Maroc, compagnia di bandiera con voli diretti per numerosi Paesi del Sahel e dell’Africa centrale, Rabat estende la propria influenza diplomatica in una fase in cui le potenze tradizionali europee incontrano una crescente contestazione locale[10]. Il porto è dunque parte integrante dell’architettura atlantica marocchina, al crocevia tra diplomazia economica, sicurezza logistica e sostenibilità ambientale.

Figura 1 : Il Marocco e i suoi collegamenti continentali

Fonte: Alexis Bautzmann (a cura di), Atlas géopolitique mondial 2025, Rocher, 2025, pp.153

In conclusione, possiamo determinare come l’Atlantico, a lungo percepito come spazio periferico nelle dinamiche africane, è oggi al centro di una nuova visione strategica promossa dal Marocco con l’Initiative Atlantique. Questa proposta si distingue per la sua ambizione di rilanciare la cooperazione regionale attraverso infrastrutture decisive come il porto di Dakhla, il corridoio Nord-Sud e il complesso industriale-portuale di Tangeri Med. Offrendo ai Paesi del Sahel un accesso diretto ai mercati internazionali, Rabat punta a ridurre la loro dipendenza da rotte esterne, promuovendo una maggiore autonomia logistica ed economica.

La strategia marocchina si fonda su una combinazione di sviluppo sostenibile, valorizzandola attraverso la Blue Economye. In questa prospettiva, la crescita economica e la stabilità regionale non sono trattate come ambiti separati, ma come componenti interdipendenti di un processo di integrazione africana guidato da logiche di cooperazione Sud-Sud. Attraverso strumenti diplomatici, come i forum dedicati agli Stati atlantici africani e le alleanze logistiche con partner strategici, il Marocco rafforza il proprio ruolo di snodo tra Europa e Africa, posizionandosi come interlocutore credibile in un contesto geopolitico segnato dalla competizione tra attori globali.

L’effettiva realizzazione dell’Initiative Atlantique potrebbe incidere profondamente sugli equilibri del Sahel, offrendo risposte strutturali alle sfide legate alla mobilità commerciale, alla sicurezza e allo sviluppo. In gioco vi è la possibilità di trasformare vulnerabilità croniche in possibilità di crescita, confermando la traiettoria di un’Africa più connessa, resiliente e capace di definire autonomamente il proprio destino.

Bibliografia e sitografia:

Accès à l’Atlantique: le Maroc organise une réunion ministérielle de coordination avec les pays du Sahel – Le Desk 

AFRICA, geopolitica. “Il Marocco e l’accesso del Sahel all’Atlantico: iniziativa internazionale di Mohammed VI” | insidertrend.it

Conseil Économique, Social et Environnemental (CESE). “L’économie bleue: pilier d’un nouveau modèle de développement du Maroc”. Rabat, 2022. 

https://diplomatie.ma/fr/sm-le-roi-adresse-un-discours-%C3%A0-la-nation-%C3%A0-loccasion-du-48%C3%A8me-anniversaire-de-la-marche-verte

Initiative Atlantique: les pays du Sahel créent des task forces nationales pour concrétiser l’offre du Maroc – Le Desk 

Lyammouri, Rida. “Morocco’s Atlantic Strategy: A Foreign Policy Shift and Strategic Depth in Africa. Policy Center for the New South”, Policy Brief PB-68/24, December 2024. 

World Bank. “Morocco Blue Economy Program for Results Project”, Report No. 175107-MA. November 2022. 

World Bank. “Trade Policy to Catalyze Export Diversification: What Should Landlocked Fragile Countries Do?” Report No. 144253. October 2019.  


NOTE AL TESTO

[1]https://fr.diplomatie.ma/fr/sm-le-roi-adresse-un-discours-%C3%A0-la-nation-%C3%A0-loccasion-du-48%C3%A8me-anniversaire-de-la-marche-verte 

[2]https://ledesk.ma/encontinu/acces-a-latlantique-le-maroc-organise-une-reunion-ministerielle-de-coordination-avec-les-pays-du-sahel/ 

[3]https://www.insidertrend.it/2023/12/23/esteri/africa-geopolitica-il-marocco-e-laccesso-del-sahel-allatlantico-iniziativa-internazionale-di-mohammed-vi/  

[4] World Bank. Morocco Blue Economy Program for Results Project, Report No. 175107-MA. November 2022. https://documents1.worldbank.org/curated/en/393421653398904225/pdf/Morocco-Blue-Economy-Program-for-Results-Project.pdf 

[5] Conseil Économique, Social et Environnemental (CESE). L’économie bleue: pilier d’un nouveau modèle de développement du Maroc. Rabat, 2022. https://www.cese.ma/en/docs/leconomie-bleue-pilier-dun-nouveau-modele-de-developpement-du-maroc/

[6] Lyammouri, Rida. Morocco’s Atlantic Strategy: A Foreign Policy Shift and Strategic Depth in Africa. Policy Center for the New South, Policy Brief PB-68/24, December 2024. https://www.policycenter.ma/sites/default/files/2024-12/PB_68-24_Rida%20Lyammouri.pdf

[7] World Bank. Trade Policy to Catalyze Export Diversification: What Should Landlocked Fragile Countries Do? Report No. 144253. October 2019. https://documents1.worldbank.org/curated/en/393421653398904225/pdf/Morocco-Blue-Economy-Program-for-Results-Project.pdf

[8] Ibid.

[9] Alexis Bautzmann (a cura di), Atlas géopolitique mondial 2025, Rocher, 2025, pp. 152–153.

[10] Ibid.

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