di Vito Petrocelli | Traduzione di Veronica Vuotto per il CeSEM

L’adesione ai BRICS rafforzerebbe il commercio italiano ed eleverebbe i legami con il Sud Globale a un livello superiore

Nota della redazione: Mentre la governance globale subisce profondi cambiamenti, il ruolo del meccanismo BRICS Plus nel promuovere un ordine internazionale più equo e inclusivo è diventato sempre più significativo. Per esplorarne l’impatto, le sfide e le prospettive future, China Watch, think tank sostenuto da China Daily, lancia la rubrica “BRICS Views”, riunendo studiosi, policymaker e leader industriali per approfondire i temi cruciali per il gruppo.

Sarebbe fuori luogo proporre l’Italia come membro dei BRICS?

Tutt’altro, soprattutto in questo periodo segnato dal ritornello “Make America Great Again” degli Stati Uniti e dal conseguente crescente protezionismo commerciale. Gli USA hanno imposto dazi a Cina, Canada, Messico e Unione Europea, minacciando di aumentarli del 100% per i membri dei BRICS se insistessero nel creare una valuta alternativa al dollaro. L’arroganza statunitense non conosce limiti, e la prospettiva BRICS potrebbe offrire all’Italia l’alternativa ideale.

L’Italia è un paese cerniera – geograficamente, storicamente e culturalmente sospeso tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud Globale. Eppure non sta beneficiando delle opportunità offerte dal “mondo di Kazan”, nonostante l’espansione dei BRICS abbia incluso nazioni con cui l’Italia intrattiene relazioni solide e consolidate.

L’allineamento esclusivo al blocco occidentale contraddice il ruolo storico dell’Italia nel contesto internazionale.

L’adesione ai BRICS garantirebbe all’Italia maggiore autonomia e autorevolezza nei rapporti con gli alleati tradizionali, ripristinando la sua posizione geopolitica storica: dialogo e cooperazione alla pari con tutti i paesi.

Al 16° Vertice BRICS, tenutosi a Kazan (Russia) nell’ottobre 2024 con delegazioni di 36 paesi (22 rappresentati da capi di Stato) e 6 organizzazioni internazionali, è emerso che 34 nazioni avevano richiesto l’adesione o espresso interesse a cooperare. Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran sono diventati membri effettivi a gennaio 2024, seguiti dall’Indonesia a gennaio 2025.

I leader del gruppo hanno inaugurato lo status di “paese partner” per la cooperazione con altri Stati. A gennaio 2025, nove nazioni lo avevano ottenuto: Bielorussia, Bolivia, Cuba, Kazakistan, Malesia, Nigeria, Thailandia, Uganda e Uzbekistan.

Al termine del vertice, è apparso chiaro che i BRICS hanno raggiunto la piena maturità. Il successo è stato tale che Kazan entrerà nella storia, come già accaduto per Bretton Woods, Bandung e Davos.

A Kazan, i BRICS hanno dimostrato di essere forti non solo economicamente, finanziariamente e produttivamente, ma anche come principale alternativa ad altri forum multipolari per affrontare le questioni del Sud Globale.

Il successo del vertice è stato così eclatante che persino i grandi media occidentali hanno dovuto ammettere il fallimento della strategia per isolare la Russia e demonizzare il presidente Vladimir Putin.

Secondo The Economist Intelligence Unit, la popolazione dei BRICS è di circa 3,9 miliardi (il 48% del totale mondiale), con India e Cina che superano ciascuna 1,4 miliardi di abitanti.

In confronto, i paesi del G7 rappresentano meno di 800 milioni di persone (meno del 10% della popolazione globale), con membri come Italia e Giappone in declino demografico.

I dati del Fondo Monetario Internazionale indicano che le economie BRICS rappresentano il 27,45% del PIL mondiale a prezzi correnti (31,71 trilioni di dollari), contro appena il 15% di 20 anni fa. La sola Cina (19,53 trilioni) supera il PIL combinato degli altri membri.

Il G7 rappresenta il 44,5% del PIL globale (51,45 trilioni di dollari), con gli USA (30,34 trilioni) che da soli superano gli altri sei paesi.

In termini di parità di potere d’acquisto, i BRICS hanno superato il G7 nel 2018. Nel 2024, il divario è aumentato: 39,31% contro 28,65%. La Cina (19,29%) ha superato da anni gli USA (14,84%).

Infine, è cruciale considerare il commercio Italia-BRICS, significativo ma disomogeneo tra i membri.

Nel 2024, le esportazioni italiane verso i BRICS sono state di 38,1 miliardi di euro, contro importazioni per 67,5 miliardi (deficit commerciale di 29,4 miliardi).

Il volume maggiore è con la Cina (59,9 miliardi di euro), il minore con l’Etiopia (155 milioni).

Le quote di mercato globale tra Italia e alcuni BRICS sono rilevanti.

I dati confermano che l’Italia dovrebbe valutare l’adesione ai BRICS, che migliorerebbe le relazioni commerciali, elevandole da semplici legami bilaterali a un livello sistemico.

L’autore è ex presidente della Commissione Esteri del Senato italiano e presidente dell’Istituto Italiano BRICS. Questo articolo è stato scritto per China Watch, think tank di China Daily. Le opinioni non necessariamente riflettono quelle di China Daily.

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