di Dario Tagliamacco
Il declino del dollaro sta rimodellando gradualmente gli equilibri geopolitici e finanziari globali, mettendo in luce la debolezza di un sistema economico basato sulla moneta statunitense. I Paesi del blocco Brics a causa delle sanzioni alla Russia stanno accelerando il processo.
La de-dollarizzazione è un processo di riduzione della dipendenza dal dollaro statunitense da parte di nazioni, regioni e mercati, la cui conseguenza è la perdita di potere politico ed economico degli Stati Uniti. Il dollaro fin dal termine della Seconda Guerra Mondiale è stato utilizzato come valuta di riserva globale, consolidato dagli accordi di Bretton Woods e dalla potenza economica e militare dello Stato americano.
Negli ultimi anni Paesi come Russia, Cina e Brasile hanno diversificato le proprie riserve e i propri scambi in altre valute, quali yuan, rublo o euro sfidando apertamente il potere globale del dollaro. Nel settore delle operazioni internazionali condotte attraverso coppie di valute nel Forex, il più grande mercato finanziario al mondo, secondo l’ultima inchiesta triennale della Banca dei Regolamenti Internazionali (Bri), nel 2022 il dollaro con l’88% delle operazioni in valuta estera restava la prima moneta e tale quota era invariata dal 1989.
Le transazioni soprattutto dei Paesi facenti parte dei Brics, a causa delle sanzioni e misure restrittive adottate contro la Russia, hanno registrato un’accelerazione nel processo di dedollarizzazione. L’interscambio tra Cina e Russia nel 2023 è aumentato raggiungendo la cifra di 240 miliardi di dollari, secondo i dati forniti dall’Amministrazione delle dogane di Pechino, ciò ha portato a un’impennata veloce delle transazioni in yuan. I dati sono stati confermati dalla governatrice della Banca centrale della Russia, Elvira Nabiullina, la quale ha spiegato che le esportazioni russe effettuate in yuan sono aumentate dallo 0,4% del 2022 al 34,5% del 2024, invece le importazioni negli stessi anni sono passate dal 4,3% al 36,4%.
In due anni la moneta cinese è divenuta la più utilizzata in Russia per le transazioni con l’estero con evidenti ricadute sulla composizione delle riserve di valuta russe. La governatrice Elvira Nabiullina ha spiegato che fino al 2022 nelle riserve della nazione russa era conservata una quota importante di Euro e Dollari poiché la maggioranza dei contratti di commercio internazionali erano sviluppati attraverso l’utilizzo di queste valute, ora l’attività economica si svolge con altre valute, principalmente lo yuan.
E’ abbastanza evidente che le sanzioni occidentali contro la Russia hanno creato due effetti negativi per chi le ha imposte, i Paesi europei sono stati penalizzati nel commercio con Mosca e Pechino, gli Stati Uniti invece per quanto riguarda l’uso del dollaro nelle transazioni internazionali, hanno subito una flessione. I grandi cambiamenti nel commercio e nell’utilizzo delle monete hanno una portata globale, superando i confini delle relazioni economiche tra Russia e Cina.
Anche l’India ha promosso la sua moneta chiamata Rupia per i pagamenti internazionali, il Brasile ha diversificato le proprie riserve valutarie con un ricorso maggiore allo yuan e all’oro. Un altro fatto che sta accelerando la dedollarizzazione è l’uso del dollaro da parte degli Stati Uniti come arma geopolitica, attraverso le sanzioni che congelano beni di Paesi come l’Iran, la già citata Russia, il Venezuela e l’Afghanistan. Lo strumento delle sanzioni economiche ha spinto nazioni che tradizionalmente non sono ostili agli Stati Uniti a cercare altre opzioni per essere meno collegate alle decisioni prese da Washington. L’Unione Europea con l’euro ha provato a ricoprire un ruolo significativo nel mondo con risultati limitati; il progetto INSTEX, che avrebbe dovuto aggirare le sanzioni statunitensi contro l’Iran, è fallito mostrando i limiti dell’autonomia europea nel settore della finanza.
Inoltre, alcuni Paesi dei Brics come Russia e Cina vogliono aumentare il loro ruolo nell’economia mondiale, la Cina ha promosso lo yuan come valuta di scambio per il petrolio, le altre materie prime e i progetti per la Via della Seta, la Russia ha proposto il rublo per i pagamenti del gas naturale aumentando le sue riserve di oro. Le nazioni dei Brics hanno creato una banca di sviluppo e un fondo comune per il sostentamento delle loro economie e per facilitare gli scambi commerciali.
Negli ultimi anni le sanzioni occidentali hanno fatto in modo che le transazioni commerciali di petrolio e gas avvenissero con valute diverse dal dollaro. Questo processo è divenuto più rapido sotto la spinta dei Brics che stanno ridefinendo gli equilibri geoeconomici mondiali, infatti nel 2023 la quota del commercio globale del petrolio usando monete alternative è arrivata al 20%.
Rispetto all’utilizzo delle monete come riserve valutarie, il dollaro ricopre ancora una posizione di supremazia, tuttavia ha subito un ridimensionamento passando dal 72% del 2000 al 58,4% del 2023, invece lo yuan è salito dallo 0% di inizio secolo, quando la Cina non era ancora membro del WTO, al 2,6% del 2022. Pertanto, attualmente si registra ancora la dominanza del dollaro statunitense nei mercati globali ma sul lungo periodo il suo ruolo è incerto.
Il declino del dollaro è in corso ma ovviamente il cambiamento non è repentino, la diminuzione della fiducia nella moneta statunitense è in atto da anni poiché è stata usata per promuovere gli interessi politici degli Stati Uniti. I media, che tradizionalmente sono allineati con la classe di potere occidentale come il Financial Times, stanno cominciando a mostrare preoccupazione per una reale dedollarizzazione del mondo. In un articolo del 2023 il famoso giornale ha confermato i propri timori attraverso l’esposizione di dati concreti:
– La diminuzione delle riserve in dollari. Nel 2016 oltre il 65% delle riserve globali delle banche centrali era in dollari. Secondo i dati del FMI, entro la fine del 2023 tale percentuale si abbasserà al 58,4%.
– Aumento dell’uso del renminbi. Mentre le riserve in dollari sono in calo, lo Yuan vive un boom molto importante. Tra il 2016 e il 2023, l’ammontare della valuta cinese nelle riserve globali è aumentato del 188%.
– Acquisto di oro. Le banche centrali di tutto il mondo stanno accumulando oro velocemente. Il metallo prezioso, che attualmente rappresenta il 10% delle riserve globali, è visto come un rifugio sicuro dall’incertezza geopolitica e dalle fluttuazioni valutarie.
Un fattore chiave per la transizione è la creazione di infrastrutture finanziare alternative come nuovi sistemi di pagamento interbancari alla rete SWIFT, la quale è soggetta alla supervisione del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti. I Paesi del blocco Brics stanno cercando di sviluppare un’alternativa efficace che possa garantire un commercio equo e meno vulnerabile a interventi esterni.
A fine 2024 l’organizzazione Brics ha reso noti i piani per la trasformazione del sistema monetario e finanziario internazionali. La Russia, in qualità di presidente per il suddetto anno, ha proposto la creazione di una Brics Cross-Border Payment initiative (BCBPI) in cui i membri del gruppo utilizzeranno le proprie valute nazionali per gli scambi commerciali. I Brics hanno creato un sistema di messaggistica alternativo per aggirare l’apparato SWIFT controllato dagli Stati Uniti.
Tale sistema multi valutario include meccanismi per dedollarizzare il commercio e per incoraggiare gli investimenti nei Paesi Brics, includendo inoltre le economie emergenti e i Paesi in via di sviluppo. Verrà creata una piattaforma, detta Brics clear, che è un nuovo sistema di contabilità e regolamento dei titoli. I Brics sperimenteranno la tecnologia a ledger distribuito che è una tecnologia di contabilità, promuovendo l’uso di valute digitali nelle banche centrali in modo che le nazioni possano regolare gli squilibri commerciali senza ricorrere al sistema SWIFT. Infine è prevista la fondazione di una Borsa dei cereali e di un’agenzia ad essa collegata con centri per il commercio di materie prime come il grano, il petrolio e il gas, che potranno essere usati per regolare gli squilibri commerciali.
La proposta dei Brics di trasformare il sistema finanziario e monetario globale sicuramente non è la risoluzione di tutti i problemi del mondo ma potrebbe contribuire ad affrontare le disuguaglianze strutturali. La dedollarizzazione è un processo dinamico e complesso che riflette i grandi cambiamenti economici in atto; se dovesse proseguire, avrà degli effetti rilevanti sul sistema monetario internazionale e sulle relazioni tra gli Stati Uniti e il resto del mondo.
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