America Latina tra capitalismo, disillusione e futuro sospeso | Intervista a Paulo Celso da Silva

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a cura di Cristiano Procentese

In un continente segnato da contrasti sociali profondi e continue tensioni istituzionali, abbiamo intervistato il dottor Paulo Celso da Silva (docente e ricercatore presso l’Università di Sorocaba in Brasile) per riflettere sul presente politico e sociale del Brasile e dell’America Latina nel suo complesso. Il suo sguardo critico unisce esperienza, sensibilità territoriale e lucidità geopolitica.

Professore Celso da Silva, come descriverebbe l’attuale momento politico e sociale del Brasile? Ritiene che il Paese stia attraversando un cambiamento reale o si tratti invece solo di un’alternanza formale al potere?

Credo che il Brasile, come molti altri paesi dell’America Latina, viva oggi un confronto tra due modelli di società. Da una parte c’è disillusione verso il progressismo di sinistra che, pur basandosi sulla lotta di classe, ha portato alcuni avanzamenti sociali. Dall’altra parte, abbiamo quella che definisco l’ultima resistenza del capitalismo tradizionale, basato su un’industria inquinante e priva di attenzione ambientale. Il governo Bolsonaro ne è stato un esempio emblematico, soprattutto per la gestione dell’Amazzonia. L’attuale governo cerca un equilibrio quasi impossibile tra le richieste del popolo e quelle del mercato globale. Non vedo un cambiamento reale in quanto nonostante i progressi sociali, con Lula il Brasile –  malgrado una retorica stantia che non fa più presa sull’opinione pubblica –  resta un paese poco sviluppato, legato a una retorica stanca. Siamo il Paese del futuro, ma lo sentiamo ripetere da oltre cinque secoli.

A suo parere, quali sono oggi le sfide più importanti che i paesi latinoamericani devono affrontare, in primis sul piano economico e sociale?

La sfida più urgente da affrontare resta quella della povertà che colpisce milioni di persone in tutto il continente. A questa si sommano i problemi ambientali, educativi e legati all’informazione: tantissimi giovani sanno leggere ma non comprendono ciò che leggono e le fake news sono usate come arma politica (come si è visto anche durante la pandemia da Covid-19). Ma la sfida più grande è la fragilità democratica: una costante nell’intera regione.

Quanto conta la dimensione territoriale e culturale nello sviluppo (o nella marginalizzazione) delle diverse aree dell’America Latina?

Il territorio ha sempre rappresentato una sfida determinante, soprattutto per il Brasile. Una nazione che si è estesa ben oltre i confini stabiliti dal Trattato di Tordesillas, trasformandosi in un paese-continente. Tuttavia, tutti i paesi latinoamericani condividono una traiettoria fatta di oscillazioni tra democrazia e dittatura, crisi economiche ricorrenti e profonde disuguaglianze sociali. Le dimensioni culturali e geografiche sono parte integrante delle dinamiche di sviluppo o di esclusione che il continente continua a vivere.


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