Russia: l’analisi del Partito Comunista sulle elezioni presidenziali

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di Giulio Chinappi

Il Partito Comunista della Federazione Russa mantiene la sua posizione coerente di sostegno al governo di Vladimir Putin nella sua lotta contro la guerra ibrida scatenata dalle potenze imperialiste occidentali, ma allo stesso tempo non fa mancare le critiche e le proposte alternative per quanto riguarda le questioni interne.

FONTE ARTICOLO

Il 18 marzo si è tenuta una conferenza stampa del Partito Comunista della Federazione Russa (Коммунистическая Партия Российской Федерации; КПРФ), presso l’agenzia di stampa TASS sui risultati delle ultime elezioni presidenziali, che hanno visto la netta vittoria di Vladimir Putin. All’evento hanno preso parte i principali dirigenti del partito, compresi il segretario generale Gennadij Zjuganov, il candidato alla presidenza Nikolaj Charitonov ed il numero due del Partito Jurij Afonin.

Voglio congratularmi con i cittadini della nostra Grande Russia per il fatto che si sono svolte queste elezioni“, ha esordito Zjuganov. “Esse si sono tenute per la prima volta nel bel mezzo di una brutale guerra dichiarata contro il mondo russo. In condizioni in cui sono state imposte 18mila sanzioni al nostro Paese, in condizioni in cui otto delle nostre regioni sono state bombardate dalla NATO e dagli americani che hanno scatenato una guerra selvaggia nella fraterna Ucraina“.

Nonostante il Partito Comunista abbia presentato Charitonov come candidato di opposizione nei confronti del governo di Vladimir Putin, Zjuganov non ha esitato a riconoscere i suoi meriti al leader russo: “Dobbiamo congratularci con il presidente Putin, che ha ricevuto un enorme sostegno in queste elezioni. Che, per il comandante supremo, è di fondamentale importanza“, ha affermato il segretario generale, che non ha mai fatto mancare il suo sostegno al governo nella guerra ibrida che l’Occidente sta conducendo contro Mosca.

Allo stesso tempo, Zjuganov ha affermato che il Partito Comunista continuerà ad effettuare proposte per rendere il sistema economico e sociale russo più equo e contrastare il potere smisurato dell’oligarchia: “Durante i due anni di guerra, l’oligarchia russa ha prelevato quasi 300 miliardi di dollari dal Paese. Questi fondi sarebbero sufficienti non solo per ripristinare le regioni che sono tornate in Russia, ma anche per sostenere le famiglie che hanno subito perdite nel corso della guerra. Su ciascuna di queste questioni, abbiamo introdotto un pacchetto di leggi che potrebbe essere pienamente implementato“.

Anche il candidato alla presidenza Charitonov ha espresso la propria opinione sul verdetto elettorale, rispondendo alle domande dei giornalisti presenti, che hanno fatto notare come il Partito Comunista abbia ottenuto solamente il 4,32% delle preferenze, in netto calo rispetto alle precedenti elezioni: “Il fatto è che questa campagna elettorale si è svolta durante periodi turbolenti. In effetti, siamo nel bel mezzo di una guerra. Più di una dozzina di regioni del Paese sono state bombardate dal nemico. Le persone che vivono in Russia muoiono. Pertanto, la nostra popolazione si è consolidata attorno al comandante in capo supremo“, ha spiegato il candidato comunista.

Primo vicepresidente del Comitato Centrale del Partito Comunista, e dunque secondo solamente a Zjuganov nelle gerarchie del KPFR, Jurij Afonin ha a sua volta fatto riferimento al difficile contesto internazionale nel quale si sono svolte le elezioni presidenziali: “Nel contesto della guerra su larga scala che l’Occidente ha scatenato contro di noi, il voto alle elezioni presidenziali è stato, in effetti, un voto a sostegno del comandante supremo in capo, che dirige la nostra lotta di liberazione nazionale per la sopravvivenza di Russia. I risultati delle votazioni hanno mostrato il consolidamento attorno al comandante supremo Vladimir Vladimirovič Putin“.

Come Zjuganov, anche Afonin non ha tuttavia mancato di sottolineare alcune questioni interne sulle quali il Partito Comunista non condivide la linea intrapresa dal governo in carica: “Allo stesso tempo, comprendiamo che nel nostro paese è necessario risolvere una serie di problemi. Il capitalismo per 30 anni dopo la distruzione dell’URSS ha mostrato la sua incapacità. Solo la transizione verso un modello di sviluppo socialista, solo l’adozione del nostro programma come base permetterà una via d’uscita dai problemi esistenti“.

Come si evince dalle parole dei principali leader del KPRF, anche il Partito Comunista della Federazione Russa condivide la nostra analisi secondo la quale l’offensiva dell’imperialismo occidentale contro Mosca non ha fatto altro che rafforzare la posizione di Vladimir Putin all’interno del Paese. Sentendosi sotto attacco, il popolo russo non ha fatto altro che stringersi attorno al proprio leader, resistendo in questo modo agli attacchi sia mediatici che bellici sferrati dagli Stati Uniti e dai vassalli di Washington per procura attraverso il regime neonazista di Kiev. Nonostante le questioni interne sulle quali il KPRF non fa mancare le proprie critiche, i leader comunisti russi non hanno potuto far altro che riconoscere l’importante ruolo svolto dal Presidente Putin in difesa degli interessi della Russia in una situazione internazionale di grande tensione.

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