Perché il G7 Ha ignorato la tanto attesa controffensiva ucraina?

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di M. K. Bhadrakumarha

FONTE ARTICOLO: https://www.investigaction.net/fr/pourquoi-la-declaration-du-g7-fait-limpasse-sur-la-tant-attendue-contre-offensive-ukrainienne

Molto attesa, la controffensiva ucraina brilla per la sua assenza nella dichiarazione finale dell’ultima riunione del G7 che si è tenuta a Hiroshima. Poco prima, un articolo di Politico aveva messo in luce il piano di alti funzionari statunitensi di congelare il conflitto in Ucraina. L’ex diplomatico indiano, M.K. Bhadrakumar ne analizza le ragioni.

Pubblicata dopo l’incontro al vertice di Hiroshima, la dichiarazione di 2.700 parole dei leader del G7 sull’Ucraina ha tralasciato la questione ardente del momento: la controffensiva contro le forze russe.

Un silenzio assordante, mentre circolano voci sulla scomparsa del comandante in capo delle forze armate ucraine. È significativo che lo stesso presidente Vlodimir Zelensky scompaia da Kiev per visitare le capitali del mondo – Helsinki, L’Aia, Roma, Vaticano, Berlino, Parigi, Londra, Jeddah e Hiroshima.

Sembra esserci qualcosa di marcio nel regno di Danimarca.

Alla fine del vertice del G7, il leader del gruppo Wagner, Evgeniy Prigozhin, ha annunciato che l’operazione russa per catturare il centro di comunicazione strategica di Bakhmut, nella regione del Donbass nell’Ucraina orientale, era terminata con successo dopo 224 giorni di combattimento, tanto i giorni necessari per superare la resistenza degli oltre 80.000 soldati ucraini qui dispiegati.

È un momento doloroso per Zelensky.

Lo scorso dicembre, prima che i deputati statunitensi si radunassero al Campidoglio, si vantava che «proprio come la battaglia di Saratoga (nel 1777, durante la guerra rivoluzionaria americana), la lotta per Bakhmut cambierà la traiettoria della nostra guerra per l’indipendenza e la libertà».

Nel frattempo, per distogliere l’attenzione, si parla di un sottile cambiamento nella politica americana in merito alla fornitura, in un futuro indeterminato, di aerei da combattimento F-16 da destinare all’Ucraina.

In realtà, nessuno può dire come sarà lo stato ucraino quando arriveranno gli aerei.  Non sorprende, quindi, che l’amministrazione Biden sembri ancora titubante.

L’F-16 è un prodotto di esportazione alla moda; cosa accadrebbe se i russi ne rovinassero la fama facendolo esplodere con le loro armi ad alta tecnologia?

Per i russi, sembra che sia necessaria una vittoria totale per far capire agli americani e agli inglesi che Mosca non sta scherzando con i tre obiettivi posti alla base dell’operazione militare speciale – tre obiettivi che non sono negoziabili: la sicurezza della comunità etnica russa e il suo diritto a vivere in pace e dignità nei nuovi territori ; la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina; e un’Ucraina neutrale, sovrana e indipendente, liberata dalle grinfie degli Stati Uniti e non più un vicino ostile.

Certo, l’ostilità senza precedenti degli Stati Uniti nei confronti della Russia ha solo rafforzato la determinazione di Mosca.

Se l’alleanza anglosassone continua ad attraversare le fasi crescenti, l’operazione russa potrebbe estendersi all’intera regione ad est del fiume Dnepr. I russi sono impegnati in questa guerra a lungo termine e la palla è nel campo degli Stati Uniti.



Ho in mente un discorso tenuto lo scorso luglio dal presidente Vladimir Putin davanti alla Duma. Ha detto: «Oggi sentiamo che vogliono sconfiggerci sul campo di battaglia. Cosa posso dire ? Lasciamoli provare. Abbiamo già sentito molto sul fatto che l’Occidente voleva combatterci «fino all’ultimo ucraino». È una tragedia per il popolo ucraino, ma sembra essere la strada da percorrere. Tuttavia, tutti dovrebbero sapere che nel complesso non abbiamo ancora avviato nulla per sempre».

Bene, l’operazione russa è, alla fine, iniziata «seriamente ».

Il ragionamento alla base di questo ritardo è inequivocabile. Putin ha sottolineato nel suo discorso che l’Occidente dovrebbe sapere che più a lungo si protrarrà l’operazione militare speciale della Russia, «più sarà difficile per loro negoziare con noi»

Il grande interrogativo riguarda, quindi, la controffensiva ucraina. Le forze russe godono della schiacciante superiorità militare. Anche se il nocciolo duro delle forze ucraine addestrate in Occidente, da circa 30 a 35.000 soldati, riuscisse a raggiungere una svolta sulla linea linea di un fronte lungo 950 km, cosa accadrà dopo?

Non vi sbagliate, alla controffensiva seguirà un massiccio contrattacco russo e i soldati ucraini rischiano di trovarsi in un nido di vespe e subire enormi perdite calcolabili in decine di migliaia.

Cosa avrebbe ottenuto, così, l’asse anglosassone?

Inoltre, l’esercito ucraino si sarà esaurito così tanto che nulla impedirà alle forze russe di avanzare verso Kharkov e Odessa. Qui sta il paradosso: da lì, i russi non avranno più nessuno con cui parlare.

Se facciamo affidamento sul comportamento passato degli Stati Uniti – che si tratti di Vietnam, Afghanistan o Iraq e Siria – Washington non farà nulla. Il famoso pensatore strategico americano, il colonnello (in pensione) David MacGreggor, non avrebbe potuto esprimere le cose meglio quando ha detto:

«Posso dirvi che Washington non farà nulla. E ho sempre avvertito…noi (gli Stati Uniti) non siamo una potenza continentale o una potenza terrestre altrove che nel nostro emisfero. Soprattutto, siamo una potenza aerospaziale e marittima, come la Gran Bretagna. Cosa significa? Quando le cose vanno male per noi, partiamo, voliamo via, andiamo a casa…Questo è quello che facciamo sempre. Finalmente partiamo. E penso che ora sia nell’agenda».

Si può capire, così, il silenzio di tomba del G7 sulla controffensiva ucraina.

La dichiarazione del vertice deve essere confrontata un articolo pubblicato da Politico il giorno prima del G7. Citando alti funzionari statunitensi, delinea un piano audace per trasformare la guerra in Ucraina in un conflitto congelato sulla falsariga di quello della penisola coreana o del Kashmir.

Un funzionario del Pentagono ha riferito alla rivista che i recenti programmi di aiuto militare all’Ucraina riflettono il passaggio «a una strategia a più lungo termine» dell’amministrazione Biden.

I funzionari statunitensi sembrano già discutere con Kiev circa la natura delle loro relazioni future.

E se l’offerta dell’Ucraina per l’adesione alla NATO si ferma, le garanzie occidentali potrebbero variare da un accordo di mutua difesa ai sensi dell’articolo 5 della NATO ad accordi sulle armi con gli Stati Uniti come quello stipulato con Isreale, in modo che il conflitto finirà da qualche parte tra una guerra attiva e una gelida situazione di stallo.

In effetti, la dichiarazione del G7 ha iniziato a concettualizzare l’europeizzazione dell’Ucraina con un programma di riforme, un’economia di mercato guidata dal settore privato e dalle istituzioni finanziarie occidentali, oltre a rafforzare militarmente la capacità dissuasiva di Kiev nei confronti della Russia.

È abbastanza sorprendente. Il racconto zoppo della sconfitta militare russa in Ucraina e il rovesciamento di Putin si sono appena sfilacciati.

Ma già, viene proposta un’altra storia. Si basa sull’idea semplicistica che Mosca andrà semplicemente a letto e guarderà passivamente gli Stati Uniti integrare l’Ucraina nel loro sistema di alleanze, creando una ferita aperta ai confini occidentali della Russia che drenerà risorse per decenni complicando le relazioni tra vicini.

Tuttavia, la reazione del ministro degli Esteri russo Lavrov al vertice del G7 conferma che Mosca non cadrà nella trappola di un “conflitto congelato”.

Lavrov ha detto: «Potete dare un’occhiata alle decisioni che sono discusse e adottate al vertice del G7 a Hiroshima e che mirano a un doppio contenimento della Russia e della Repubblica popolare con la Cina? L’obiettivo è stato annunciato forte e chiaro: sconfiggere la Russia sul campo di battaglia e, senza fermarsi lì, eliminarla, successivamente, come rivale geopolitico, per così dire, così come qualsiasi altro paese che rivendica un posto indipendente nel mondo; saranno eliminati in quanto avversari».

Lavrov ha anche sottolineato che la comunità di esperti occidentali sta discutendo apertamente degli scenari che riguardano la rottura della Russia. E «non nascondono il fatto che l’esistenza della Russia come centro indipendente è incompatibile con l’obiettivo del dominio mondiale dell’Occidente». Il ministro ha dichiarato: «Dobbiamo dare una risposta ferma e coerente alla guerra che ci viene dichiarata».

Eppure non è che gli Stati Uniti non siano in grado di vedere la guerra attraverso gli occhi della Russia. Leggi qui la lettera di un gruppo di ex diplomatici e soldati statunitensi associato alla rete multimediale Eisenhower. Sostengono per un ritorno alla ragione a Washington. Hanno pagato per essere pubblicati sul New York Times, ma gli altri media hanno scelto di ignorarlo.

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