Il Giappone si riarma sotto la pressione di Washington

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di Sara Flounder

ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO IN LINGUA INGLESE

Un campanello d’allarme per il movimento contro la guerra.

L’annuncio del 16 dicembre da parte del primo ministro giapponese Fumio Kishida di una nuova strategia di difesa, che prevede il raddoppio della spesa militare entro il 2027 per attuarla, è la più grande scossa nella politica di difesa del Paese degli ultimi decenni e un campanello d’allarme per il movimento contro la guerra. 

La decisione include l’acquisizione aperta di armi offensive e il rimodellamento della struttura di comando militare per le forze armate giapponesi, così, ampliate. Il 23 dicembre, il progetto di bilancio è stato approvato dal gabinetto di Kishida.

La pericolosa espansione militare del Giappone dovrebbe far scattare l’allarme a livello internazionale. Questa grande escalation sta avvenendo sulla base di un’intensa pressione imperialista statunitense. È il prossimo passo nel “Pivot to Asia”, volto a minacciare e circondare la Cina e tentare di riaffermare il dominio degli Stati Uniti nell’Asia del Pacifico.

I movimenti che si oppongono alle infinite guerre degli Stati Uniti devono iniziare a preparare il materiale e attirare l’attenzione di massa su questa preoccupante minaccia.

Il piano per raddoppiare la spesa militare aggiungerà 315 miliardi di dollari al bilancio della difesa del Giappone nei prossimi cinque anni e renderà l’esercito giapponese il terzo più grande del mondo, dopo quello di Stati Uniti e Cina. 

La spesa per la difesa salirà al 2% del prodotto interno lordo, pari all’obiettivo che gli Stati Uniti si prefiggono per i suoi alleati della NATO. L’economia del Giappone è la terza più grande del mondo.

Il governo giapponese prevede di acquistare fino a 500 missili Lockheed Martin Tomahawk e Joint Air-to-Surface Standoff Missiles (JASSM), procurarsi più navi militari e aerei da combattimento, aumentare le capacità di guerra informatica, fabbricare dei propri missili guidati ipersonici e produrre propri avanzati aerei da combattimento, insieme ad altre armi. 

Il piano passa, così, dal fare affidamento esclusivamente sulla difesa missilistica all’abbracciare anche le capacità di “contrattacco”.

Tre documenti chiave sulla sicurezza – la Strategia di sicurezza nazionale (NSS), così come la Strategia di difesa nazionale (NDS) e il Programma di sviluppo della difesa (DBP) – eliminano alcuni dei vincoli posti nel dopoguerra sull’attività dell’esercito giapponese.

Articolo 9 – lotta di classe contro il riarmo militare

Sebbene la forza di occupazione statunitense – dopo aver sconfitto l’esercito giapponese nella seconda guerra mondiale – abbia imposto al Giappone una costituzione “pacifista”, ormai da decenni gli strateghi statunitensi hanno esercitato pressioni sul governo di Tokyo affinché il Giappone si riarmasse in modo aggressivo, e, soprattutto, acquistasse armi di fabbricazione statunitense, in modo da poter agire come un partner minore degli Stati Uniti negli sforzi per dominare la regione Asia-Pacifico.

L’articolo 9 della costituzione giapponese imposta vieta al Giappone di mantenere un esercito, una marina e una forza aerea. Per aggirare questo problema, dal 1952 le “Forze di autodifesa giapponesi” (JSDF) sono state trattate come un’estensione legale della polizia e delle forze del sistema carcerario. 

Gli occupanti statunitensi consideravano la JSDF uno strumento repressivo essenziale per difendere i rapporti di proprietà capitalista contro il movimento operaio.

La decisione di un’aggressiva espansione militare è, quindi, in aperta violazione della presunta costituzione pacifista del Giappone.

Lo sforzo di “reinterpretare” l’articolo 9 è stato una continua lotta politica all’interno del Giappone. Manifestazioni di massa di centinaia di migliaia si sono mobilitate molte volte in difesa dell’articolo 9, le cui disposizioni impongono un chiaro divieto al Giappone di mantenere una forza militare. La diffusa opposizione all’esercito giapponese e al cambiamento costituzionale viene dai lavoratori, mobilitati dai sindacati e dai movimenti comunisti e socialisti.

[…] L’attuale raddoppio del bilancio della difesa sarà finanziato aumentando le tasse; un enorme budget militare comporterà inevitabilmente severi tagli alla già limitata spesa sociale del Paese.

Il Partito Liberal Democratico, che ha detenuto il potere quasi ininterrottamente dagli anni ’50, è di destra, filo-militare e alleato dell’imperialismo statunitense, in particolare contro la Cina e la Corea del Nord. I suoi rappresentanti hanno spinto per porre fine alle restrizioni costituzionali e legali sull’esercito del paese.

L’assassinio del presidente in pensione Shinzo Abe, avvenuto l’8 luglio 2022, appena due giorni prima delle elezioni in Giappone, ha portato ulteriori voti al LDP. Il partito, così, è stato in grado di conquistare la maggioranza dei due terzi in Parlamento, necessaria per portare avanti in modo aggressivo i suoi piani militari.

Colpire la Cina

L’espansione militare del Giappone si adatta all’aggressione di Washington contro la Cina, la Corea del Nord e la Russia. 

L’obiettivo degli strateghi statunitensi è utilizzare l’alleanza degli Stati Uniti con il Giappone, la Corea del Sud e l’Australia, proprio come utilizza l’alleanza NATO guidata dagli Stati Uniti in Europa.

Il raddoppio dei membri della NATO e l’attacco della NATO alla Russia hanno portato alla guerra in Ucraina; quando, poi, il Governo di Washington ha imposto migliaia di nuove sanzioni contro la Russia e gli Stati Uniti hanno interrotto il commercio reciprocamente vantaggioso dell’Unione europea con la Russia.

La Cina è il principale partner commerciale del Giappone sia nelle importazioni che nelle esportazioni. I precedenti documenti di strategia nazionale affermavano che il Giappone stava cercando una “partenariato strategico reciprocamente vantaggioso” con la Cina. All’improvviso gli strateghi giapponesi iniziarono a etichettare la Cina come “la più grande sfida strategica per garantire la pace e la sicurezza del Giappone“. 

Il Giappone aveva anche ampliato il commercio con la Russia di gas, petrolio, automobili e macchinari. In precedenza, il documento sulla strategia di sicurezza nazionale del Giappone del 17 dicembre 2013 richiedeva “legami e cooperazione rafforzati con la Russia“. Ora il Giappone considera la Russia una “forte preoccupazione per la sicurezza“.

Un’alleanza USA-Giappone è ora definita come una “pietra angolare” della politica di sicurezza del Giappone. (Japan Times, 17 dicembre).

Elogio degli Stati Uniti al crescente militarismo del Giappone

I media statunitensi hanno elogiato il nuovo documento sulla strategia di sicurezza del Giappone come un “passo audace e storico“. Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan ha elogiato l’aumento della spesa per la difesa, che “rafforzerà e modernizzerà l’alleanza USA-Giappone“. 

Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha definito il Giappone un “partner indispensabile” e ha elogiato il fatto che i documenti di sicurezza modificati rimodellino la capacità di “proteggere l’ordine basato sulle regole nella regione indo-pacifica e in tutto il mondo”. (citazioni, whitehouse.gov, 16 dicembre)

Il potere corporativo statunitense è l’immediato beneficiario di questa brusca svolta politica, costruita su minacce militari e sanzioni economiche.

Foreign Affairs Magazine definisce l’annuncio “una profonda trasformazione” e afferma: “La nuova strategia di sicurezza nazionale, tuttavia, rappresenta un cambiamento sbalorditivo. … Il governo sta attuando politiche che sono state dibattute per decenni ma che sono sempre state bloccate. Fino ad ora… la nuova strategia di sicurezza nazionale del Giappone dovrebbe essere applaudita”. (23 dicembre).

Gli Stati Uniti hanno bisogno di collaboratori

La politica degli Stati Uniti nei confronti della classe capitalista sconfitta in Germania, Italia e Giappone è stata notevolmente simile. Alla fine della seconda guerra mondiale, molti dei leader industriali che avevano sostenuto questi regimi fascisti furono tranquillamente protetti e riabilitati in Giappone, Germania e Italia, insieme ai collaboratori fascisti fuggiti dal controllo delle forze operaie nell’Europa orientale.

Gli Stati Uniti – e successivamente la NATO – usarono i fascisti riabilitati contro un movimento operaio in ascesa nell’Europa occidentale e contro la costruzione socialista nell’Europa orientale. Le società statunitensi, che si erano spostate in modo aggressivo nei paesi dell’Asse sconfitti, avevano bisogno di un’assicurazione che i loro investimenti sarebbero stati protetti dalle ondate di scioperi.

Nel 1950 gli Stati Uniti erano in guerra nella penisola coreana e, pur utilizzando truppe statunitensi in Corea, avevano bisogno di una forza militare per il “mantenimento della pace e l’autodifesa” dei rapporti di proprietà capitalista in Giappone. Germania, Italia e Giappone iniziarono a riarmarsi in quel periodo.

L’impatto su Okinawa

Una catena di 150 isole chiamata Arcipelago Ryukyu, di cui l’isola più grande è Okinawa, a 400 miglia dalla terraferma giapponese, è in realtà una colonia del Giappone. La sua popolazione di 1,74 milioni di persone risente del dominio di Tokyo e dell’occupazione delle basi militari statunitensi. Okinawa è geograficamente più vicina a Taiwan che alle isole principali del Giappone.

L’aggiornamento e il rafforzamento delle unità di terra giapponesi a Okinawa fa parte della nuova strategia di sicurezza nazionale (NSS).

 Altre isole, che fanno parte della catena a sud-ovest del Giappone, saranno ulteriormente militarizzate.

Il potenziamento della 15a brigata giapponese su queste isole per la futura guerra elettronica, la guerra informatica e le operazioni congiunte delle forze di terra, marittime e aeree sono chiaramente un segno di piani per intervenire nello Stretto di Taiwan.

Negli ultimi anni, il Giappone ha schierato missili anti-nave e di difesa aerea sulle sue isole sud-occidentali di Amami Oshima, sull’isola principale di Okinawa, sull’isola di Miyako e una base missilistica sull’isola di Ishigaki, l’isola più vicina a Taiwan.

Più di 50.000 truppe statunitensi rimangono come forza di occupazione in Giappone, attualmente la più grande forza di occupazione statunitense in qualsiasi altro paese. Più della metà delle truppe statunitensi sono di stanza ad Okinawa.

I residenti di Okinawa, il popolo indigeno Ryukyu, hanno passato decenni a protestare contro la costante presenza dell’esercito americano nella loro vita quotidiana. Ora ci sono 31 installazioni militari statunitensi nella prefettura dell’isola di Okinawa, numero che rappresenta il 74% dell’area di tutte le basi militari statunitensi in Giappone – sebbene Okinawa costituisca solo lo 0,6% del territorio giapponese.

Gli Stati Uniti mantengono, inoltre, 73 basi militari e 28.500 truppe in Corea del Sud. Sia la Corea del Sud che il Giappone sono costretti a pagare per “ospitare” queste truppe di occupazione.

‘Usare la minaccia della Corea del Nord come copertura’

Il Giappone ha precedentemente giustificato la sua rimilitarizzazione affermando che la Corea del Nord è una minaccia. Tuttavia, l’ammiraglio Tomohisa Takei della Maritime Self-Defense Force (MSDF) in pensione ha dichiarato ai media che la Cina è stata l’obiettivo principale per il quale il Giappone si stava preparando, “usando la minaccia della Corea del Nord come copertura“. (AP, 17 dicembre)

Sia il Giappone che la Corea del Sud si impegnano regolarmente in esercitazioni militari coordinate sotto il comando degli Stati Uniti; esercitazioni che minacciano la Corea del Nord. Massicce manifestazioni in Corea del Sud e missili mirati lanciati dalla Corea del Nord rispondono a queste provocazioni militari.

Questa cinica ammissione della pianificazione e della preparazione della guerra, pur rivendicando l’autodifesa, è simile all’ammissione dell’8 dicembre dell’ex cancelliere tedesco Angela Merkel secondo cui la firma dell’accordo di Minsk del 2014 non era un trattato di pace con la Russia. La Merkel ha confermato che la NATO voleva la guerra fin dall’inizio, ma aveva bisogno di tempo per preparare militarmente l’Ucraina. (intervista su Die Zeit, 7 dicembre)

Dopo aver spinto la Russia a invadere l’Ucraina nel tentativo di indebolirla e frammentarla, gli Stati Uniti cercano ora di trasformare Taiwan in un pantano militare per la Cina. L’amministrazione Biden sta facilitando l’acquisto di armi avanzate da parte di Taiwan dagli Stati Uniti e maggiori legami diplomatici con l’isola.

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