CONTRASTO RUSSIA-RESTO DELL’OCCIDENTE. E SE UNA RICETTA ITALIANA AVESSE SUCCESSO?

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A cura della Redazione di Polis Etica

POLIS ETICA ha organizzato una prima conferenza di studio sui percorsi per RICOSTRUIRE UN RAPPORTO TRA ITALIA E RUSSIA A LIVELLO ISTITUZIONALE, favorendo il riavvio di un dialogo utile a tutto l’Occidente, USA e EUROPA inclusi. Un’Occidente sempre più in crisi d’identità. Un’iniziativa che punta ad una costruttiva collaborazione tra la politica istituzionale e la Società Civile.

Alla Videoconferenza hanno partecipato:

  • Stefano Vernole, politologo, geopolitologo e saggista (Direttore del CeSEM, Centro Studi Eurasia-Mediterraneo)
  • Marco Ghisetti, geopolitologo, filosofo e saggista, Responsabile della Sezione Anglosassone del CeSEM, autore presso l’Osservatorio Globalizzazione
  • Nino Galloni, economista e saggista, già Direttore Generale del Ministero del Lavoro e docente alla Luiss, attualmente presidente del Centro Studi Monetari
  • Alessio Coronas, imprenditore e politico (Forza Italia), Consigliere Comunale e capogruppo di al Comune di Fiumicino

MODERATORE:

Guido De Simone, fondatore di POLIS ETICA, imprenditore

Sintesi della videoconferenza di studio del 27 novembre 2022:

L’analisi: perché c’è da secoli questa parossistica tendenza del mondo anglosassone (UK e USA) a vedere come il fumo negli occhi una vicinanza e collaborazione tra l’Europa e la Russia e a cosa ciò ci ha portato.

La discussione è partita dall’analisi delle VERE ragioni storiche di una evidente RUSSOFOBIA e delle drammatiche conseguenze dell’attuale messa al bando della Russia da parte dell’Occidente.

Peraltro, la Russia è stata condannata ingiustamente illegalmente e senza appello, ovverosia non dando alcun peso agli appelli della Russia e negando ogni visibilità pubblica alle spiegazioni da essa fornite. Perfino alle Nazioni Unite.

Quindi, la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica occidentale non sa tutto e di sicuro niente di quello che afferma la Russia. Viene propagandata solo la versione di una delle due parti, quella che accusa la Russia. E già questo basterebbe a capire che non c’è nulla di affidabile in quella versione.

Insomma, pochissimi europei e americani sanno che la Russia, per anni, ha chiesto all’intero Occidente di fermare la pericolosa strategia in atto anche in Ucraina (da parte americana non è affatto il primo caso di pesante manipolazione e ingerenza in una nazione, anche se il resto dell’Occidente fa finta di non vedere e gira la testa dall’altra parte, almeno coloro che non possono non sapere).

La Russia ha chiesto per anni di intervenire per evitare il peggio. Ed ecco come si rivolta una frittata, facendo miracolosamente apparire l’esatto contrario della realtà: ora la Russia viene definita dall’Occidente come “l’aggressore”, mentre i fatti reali denunciano che sono 20 anni che l’Occidente la aggredisce in ogni modo e che, con l’Ucraina, ciò stava avvenendo perfino sui confini russi tra i più delicati, nonché a danno dei concittadini e dei territori di origine russa, quelle zone ricche che per secoli sono state russe, come appunto il Donbass e la Crimea, e che la Russia concesse per far nascere l’Ucraina odierna (1917) con una configurazione socio-economica più equilibrata, visto che le regioni occidentali (Galizia, ecc.) erano tra le più povere d’Europa.

Tutte cose che i supposti mezzi d’informazione in Occidente non dicono, raccontando ben altra storia.

La strategia americana di punire la “cattiva” Russia (versione che sembra con crescente evidenza un delirio di onnipotenza pericoloso), con un embargo e sanzioni sempre più pesanti, si è rivelata ben peggio di un boomerang. Infatti, sta distruggendo quel che rimane delle economie di quasi tutti gli stati europei andati appresso ad un “padre padrone” americano che sembra indifferente alle conseguenze pagate dai “vassalli” europei (altro che “alleati”!) e chiede loro, in nome di una “dovuta” coerenza e fedeltà, di sopportare di tutto, fideisticamente, anche se a proprio danno, fino ad immolarsi in un fin troppo evidente suicidio.

Fondamentali sono state le analisi presentate dai tre esperti intervenuti in questa conferenza di apertura del Dialogo tra Politica nelle Istituzioni e Società Civile.

  • Il Dr. Marco Ghisetti ha spiegato che quello che sta accadendo oggi è solo l’ultimo capitolo di una lunga storia che vede lo scontro tra due visioni del mondo e che tutto questo deriva dalla stessa origine di quel blocco di nazioni che noi chiamiamo convenzionalmente “Occidente”. Infatti, la scoperta delle “Americhe” o, all’inizio, “Nuove Indie”, indusse gli imperi europei ad espandersi con la NAVIGAZIONE verso altri continenti, cosa che fece particolarmente l’impero britannico, che poi continuò anche verso l’Oriente, così circondando l’Eurasia in una prima versione di un dominio globale. D’altro canto, una parte dell’Europa Centrale, a partire da quella che oggi è la Germania, ha trovato sfogo ed espansione nello sviluppo degli affari con i territori orientali, di cui la Russia era il portale naturale. Perciò, fin da allora alla strategia anglosassone, prima britannica e poi americana, cioè alla potenza marittima egemone, anche definibile come l’impero talassocratico mondiale, o Oceania, dava molto fastidio lo sviluppo di una potenza EUROAFROASIATICA terrestre. In sostanza, l’interesse dell’impero marittimo era di impedire i contatti via terra e rendere perciò essenziale il ruolo dei contatti marittimi nelle proprie mani., Perciò. È da allora che un rapporto tra Europa e Russia e il resto di Eurasia e Africa dà più che fastidio a chi vuole un impero a controllo marittimo. A partire dal rapporto tra Germania/Sassonia e Francia, da una parte, e la Russia, dall’altro. Le potenze marittime contro le potenze terrestri.
  • Il Dr. Stefano Vernole ha Puntualizzato che l’origine dell’attuale situazione è il risultato, voluto dal potente “Deep State” statunitense (n.d.r.: il “Deep State” è il braccio operativo per conto del vertice del Globalismo Unipolare, con pedine in tutti i gangli strategici dell’amministrazione pubblica, Globalismo che sembra piuttosto non avere nazionalità e colore politico specifico e di fatto agisce in tutto l’Occidente con le proprie pedine, in sostanza con un Deep State locale ovunque), che ha in sostanza sostituito l’amministrazione Trump, che avrebbe dovuto contenere la Cina, di fatto fallendo, con l’amministrazione Biden.

Quest’ultima, pur di recuperare il controllo sull’Europa, ha impedito con ogni mezzo un rapporto costruttivo tra Europa e Russia (e in particolare tra Germania e Russia, ma anche l’Italia ne ha particolarmente subìto le conseguenze), con l’obiettivo di isolare la Russia e così poterla distruggere, per poi continuare con la Cina.

Siccome né la Russia, né la Cina hanno intenzione di lasciarsi distruggere dagli Stati Uniti, com’è avvenuto negli ultimi decenni con stati più deboli, come l’Iraq, la Libia, la Serbia, e come si sta continuando a fare con la Siria, l’Iran, sorte che tocca a chiunque altro sia di ostacolo al dominio di Washington, era perciò necessario almeno provocare una frattura strategica, in questo caso provocando e incentivando il conflitto in Ucraina.

Il primo obiettivo è l’indebolimento militare ed economico della Russia, obbligandola a buttare risorse nella trappola ucraina.

La seconda mossa potrebbe essere il tentativo di eliminare Putin, impresa alquanto ardua poiché se una parte della classe dirigente russa punta ad un rapporto con l’Occidente, la popolazione è più sospettosa e guardinga… e la Storia le dà ragione.

Comunque, le stesse parole di Stoltenberg vantano una frattura ottenuta tra la Russia e l’Occidente, di cui potrebbe accontentarsi. Perciò rischiamo di continuare a subire il concetto ideologico che il mondo deve diventare come l’America, il modello vincente e dominante.

Il dibattito se la Russia sia europea o euroasiatica, che continua fin da quando iniziò la concorrenza tra San Pietroburgo e Mosca, continua in tutti i campi, anche in quello spirituale/religioso. Il modello comunitarista della tradizione euroasiatica, che si riscontra anche nell’Ortodossia del Cristianesimo e si contrappone al modello calvinista del protestantesimo, tipico della cultura anglosassone (n,d,r,: che basa il successo sull’avere, principalmente ricchezze, e non sull’essere), ha permesso la stessa vittoria del socialismo e, per quanto la spinta culturale e intellettuale verso l’Europa sia forte dopo la caduta del Muro di Berlino, deve però fare i conti con quella tradizione tipica della Storia e della tradizione russa, che peraltro, ha tenuto a freno, salvandola culturalmente dalla veemenza del colonialismo culturale americano.

  • Il Prof. Nino Galloni, noto economista, essendo impegnato al contempo in un congresso a Piacenza, ha inviato un suo contributo video alla nostra videoconferenza, così da cominciare a partecipare a quello che considera un utilissimo dialogo che decisamente può cambiare molte cose in Italia.
    Galloni ha subito esordito affermando che: «le sanzioni alla Russia sono state controproducenti, almeno per quanto riguarda l’Unione Europea e i paesi che ne fanno parte». Ha subito continuato ricordando che: «dietro ci sono l’Inghilterra e gli interessi economici, e non solo, americani. E bisognerebbe che qualcuno gli spiegasse che il “mondo unipolare a guida americana” non c’è più». Ha anche ricordato che la Germania e la sua economia sono in acque veramente pericolose dopo che, con imposizioni e con esplosioni, le è stato impedito di ricevere ulteriormente le risorse energetiche dalla Russia a buon mercato.

Galloni afferma che per sapere come se ne esce bisognerebbe sapere cosa accadrà nei prossimi mesi e anni. «La mia previsione», aggiunge, «è che come minimo il mondo arriverà ad una TRIPOLARIZZAZIONE, dove l’Italia potrebbe giocare un ruolo importante». E, spiegando quali sono i tre poli aggiunge: la NATO o chi per essa, che rischia di perdere uno dei pezzi più importanti e cioè la Turchia».

«Poi c’è la Cina, il paese più imbarazzato dall’evento bellico di febbraio, peraltro prevedibile e previsto da Giulietto Chiesa, poiché la Cina basava la sua strategia sulla crescita dell’economia mondiale e questa guerra la sta rallentando. E infine il polo di cui dovremmo interessarci noi italiani è l’Africa, tanti paesi a guida sovranista, ringraziando la Cona per gli investimenti, ma chiarendo che la mano d’opera doveva essere locale e non cinese. Paesi che hanno un rapporto privilegiato con la Russia perché rimesso in piedi il loro settore militare, in cui è bravissima. Perciò in Africa, dove si giocherà la grande partita del futuro dell’umanità, c’è un ruolo per gli italiani, perché noi abbiamo imprese, capacità produttive, creatività, ecc., che è quello che manca ai russi. E questi ultimi si stanno alleando con gli indiani, creando un polo Indo-russo in cui l’Italia, sia per la sua posizione strategica nel Mediterraneo, sia per le sue capacità elencate, può trovare un ruolo fondamentale nel portare l’Africa fuori dalla sua arretratezza, contando sulla valorizzazione in corso di classi dirigenti che non fanno gli interessi dei colonialisti o ex colonialisti ma della dell’Africa».

In sostanza, il Prof. Galloni prevede che il blocco in cui la nostra vocazione geografica, geopolitica, imprenditoriale e caratteriale può trovare la sua migliore valorizzazione l il blocco RUSSIA-INDIA-ITALIA-AFRICA.

A maggior ragione, ritiene che questa iniziativa, che propone il riavvio di un dialogo ANCHE istituzionale e politico con la Russia, è decisamente utile a creare sia i presupposti per mantenere ottima rapporti con tutti, sia per costruire una propria posizione d’utilità strategica nella configurazione geopolitica futura dell’attività umana.

Il percorso

Il tema principale è perciò come uscire dall’attuale trappola. E definirla trappola è un eufemismo, visti i risultati disastrosi registrati finora e poi ricordati, nella loro quantificazione in perdite, da Stefano Vernole.

Inoltre, è importante uscirne senza rovinare i rapporti con gli americani. Ed è su questo punto che è stato puntualizzato che non è il Popolo Americano il problema, ma solo una Elite al potere che agisce perfino a danno degli americani stessi.

Infatti, quanto avvenuto nell’anno 2009 è derimente, visto che la leggendaria classe media americana, tanto sbandierata come simbolo del successo del modello americano, è stata letteralmente messa sul lastrico (n.d.r.: sul marciapiede, una metafora italiana che significa “poveri senza casa”) visto che le loro case e i loro lauti stipendi sono svaniti ed hanno ripianato buona parte del debito creato dalla bolla immobiliare causata dall’ingordigia della finanza statunitense.

Verificato che anche i potenti al potere negli Stat Uniti non hanno studiato la Storia e hanno commesso lo stesso stupido e masochistico errore di molti altri in passato (Napoleone e Hitler sono solo i più noti), illudendosi di poter mettere i piedi in testa alla Russia, la soluzione che sembra più ardua in realtà è la più logica: se non si può annientare qualcuno troppo resistente, è più saggio allearsi con esso. Tanto più se si ha molto in comune con esso.

Se una parte significativa della Russia si sente occidentale e aspira a trovare forme di collaborazione con l’Occidente, perché mai bisognerebbe fargli la guerra? Se poi ha risorse preziose e rare, perché mai la si dovrebbe allontanare, peraltro spingendola nelle braccia di un altro grande blocco, la Cina?

Non è un caso che fin dal titolo si parli non del rapporto “Russia-Occidente”, ma di “Russia-resto dell’Occidente”, che pone in evidenza che la Russia ha sempre fatto parte ed ha sempre voluto far parte dell’Europa ed ha di fatto contribuito notevolmente e per secoli alla cultura europea in tutti i campi, artistici e scientifici, spirituali, sociali e politici. A partire dal mondo slavo, ma con un intenso scambio con tutto il resto di Europa. E in prima fila c’è l’Italia.

Il ruolo dell’Italia. Se si vuole, si può

Quello che è pure evidente è che storicamente l’Italia ha sempre avuto un profondo ed intenso rapporto, anche istituzionale, con la Russia. Anche Istituzionale perché di certo è sempre stato attivo il rapporto in campo sociale, scientifico e culturale in genere. Un rapporto che durante il lungo periodo dell’Unione Sovietica è stato gestito con regole d’ingaggio necessariamente più complicate e limitanti, ma che, sotto il profilo geopolitico ha avuto una indubbia utilità per tutto l’Occidente. Ma quello che dovrebbe far riflettere è che in campo culturale, scientifico, artistico, letterario, medico, ecc., è Italia e Russia non hanno mai interrotto gli scambi. Con il crollo del Muro di Berlino l’attività si è addirittura intensificata, aggiungendo in particolare il turismo di massa, che tanto beneficio ha portato particolarmente all’Italia, con ricadute enormi anche sullo shopping. Così come l’intercambio import-export periodo ancora fino a pochi mesi fa.  recupero del (plurisecolare) che.

E l’obiettivo conseguente verte sulla possibilità che le istituzioni italiane e le parti politiche che ora le gestiscono riprendano tali rapporti, come in passato, così mediando tra la Russia e il resto dell’Occidente, per arrivare ad un costruttivo atteggiamento generale che consentirebbe di ritornare alla normalità, anche sul piano economico.

Un atteggiamento costruttivo e collaborativo che, realisticamente, solo la politica e le istituzioni hanno cambiato, tradendo una tradizione di rapporti plurisecolari. Mentre il resto della società italiana, nonostante gli ostacoli di ogni tipo instaurati per impedire rapporti tra russi e italiani, hanno continuato, in tutti i possibili modi alternativi, a mantenere tali rapporti.

Imprenditori che usano canali alternativi via San Marino, Turchia, Serbia, Asia Centrale, ecc.

Ricercatori, scienziati e medici che si scambiano ricerche tramite i loro canali web dedicati, artisti, letterati, saggisti ed editori idem.

Quelle che pagano e soffrono di più le conseguenze sono le numerosissime (oltre un milione) famiglie miste che vivono sui due fronti, così divise forzosamente o costrette a viaggi da tre a dieci volte più complicati e costosi pur di riabbracciarsi.

I popoli non amano e non accettano, per quel che possono, le divisioni e i conflitti o le guerre, perché li pagano sempre e solo loro … E pressoché mai li pagano le Élites che li provocano.

Sta alla classe politica che ha attualmente la responsabilità del governo della nazione fare gli interessi del proprio popolo.

E il popolo, con i suoi comportamenti, ha già detto chiaramente che non crede alle fandonie inventate contro la Russia e continua a mantenerci rapporti, cosa che se fosse fatta dalle istituzioni darebbe all’Italia, al tempo stesso:

1) benefici economici di cui solo l’Ungheria nell’Unione Europea al momento usufruisce,

2) nonché un ruolo internazionale di mediatore che l’Italia ha rivestito con utilità per tutti fino a pochi mesi fa e che ora, con una capovolta suicida e assurda, che si spiega solo con un diktat arrivato da Washington, ha drammaticamente congelato.

È gioco forza che siano da mettere in discussione sia le sanzioni, che stanno distruggendo noi e non la Russia, sia l’invio ulteriore di armi ad un governo ucraino che, per denuncia pluriennale e inascoltata di Mosca, è più che in odor di nazismo e potrebbe addirittura usare quelle armi contro di noi in futuro.

Un governo dispotico che ha letteralmente eliminato ogni opposizione e che sta usando e sfruttando il popolo ucraino senza scrupoli per farne delle vittime, pur di impietosire il resto di un’Europa ingenua o fin troppo prona alle istruzioni di Washington… E, sia ben inteso che in questo non è il Popolo Americano che agisce ed è, al contrario, danneggiato e infastidito da tale aggressività, ma i potentati aqquartierati a Washington di natura e atti più apolidi che statunitensi.

La politica italiana è notoriamente controllata a vista da tali potentati americani, ma come nei casi dell’Ungheria, che appartiene come l’Italia a UE e NATO, e della Turchia, che appartiene alla NATO, è palese che è possibile avere un po’ di dignità e magari convincere Washington, come abbiamo fatto per decenni, che una posizione intermedia può essere utile… E si dimentica che persino il vero Popolo Americano sarebbe su tale posizione.

Se a questo si aggiunge che, a partire dalle rispettive imprenditorie e con tutta le loro Società Civili, l’Austria per prima e, ultimamente e con maggiore veemenza, anche la Germania stanno ripensando alla “convenienza” di mantenere l’embargo contro la Russia e inviare le armi al discutibile governo ucraino, è evidente che, se l’Italia non agisce, rischia di essere, invece che protagonista, il solito elemento a rimorchio.

Ovviamente, il primo passo della politica governativa potrebbe essere uno scongelamento dei rapporti con la Società Civile italiana, avviando un dialogo e una collaborazione per arrivare a posizioni condivise che permetterebbero alla politica di farsi forte di un vero e consolidato appoggio popolare.

Infatti, un tale risultato avrebbe un GROSSO peso nel giustificare ai poteri “esterni” una deroga alle loro regole di ingaggio.

In tal senso, un primo segnale viene dall’intervento del Dr. Alessio Coronas, esponente di Forza Italia, ma anche imprenditore.

  • Il Dr. Alessio Coronas ha voluto prima di tutto ricordare che l’atteggiamento del Presidente Silvio Berlusconi è stato da sempre orientato a stimolare un rapporto costruttivo con la Russia e in particolare con Vladimir Putin. «Il successo ottenuto all’incontro dei paesi della NATO a Pratica di Mare (RM) nel 2008 ha portato alla firma di tutti per la prima volta su un accordo di collaborazione tra la Russia e la NATO per la lotta al terrorismo internazionale».

«Questo atteggiamento positivo verso la Russia di Putin in Forza Italia non è affatto cambiato, nonostante la veemenza con cui il precedente governo ha cercato di imporre una narrativa che faceva della Russia “il pericoloso nemico” e “il nuovo Hitler”. Al momento, peraltro, il Presidente Berlusconi sta lavorando ad un possibile passo che riavvicini la Russia all’Occidente e si spera che ci riesca a breve termine».

Coronas ha anche apprezzato questa iniziativa di avviare un dialogo tra la politica e la Società Civile. Apprezzamento che esprime da politico impegnato, ma anche da imprenditore che paga le conseguenze delle scelte discutibili o addirittura suicide del precedente governo e che sta facendo pagare alla popolazione e alle imprese italiane. E infine anche da cittadino, preoccupato di essere trascinato con il proprio paese in un conflitto proprio in casa europea.

«Concordo con quanto ha sottolineato De Simone circa la pericolosità di levarci le armi e darle proprio ad un governo che, se veramente si rivela basato su di un’ideologia pericolosa, qual è il nazismo, potrebbe farci la sgradevole sorpresa di usare le nostre stesse armi contro di noi! Tutto ciò fa venire i brividi, specialmente pensando a quanto accaduto con la Seconda Guerra Mondiale, tanto da motivare per la prima volta tutte le nazioni europee a concepire la nascita di una forma di unione federale che impedisse proprio un ulteriore conflitto sul Vecchio Continente. Pur se con fin troppi difetti che andrebbero corretti, facendone un organismo pienamente democratico, l’Unione Europea aveva questo fine. Il fatto che alcuni potentati ne abbiano fatto qualcosa di diverso non cambia la lungimiranza di arrivare ad una Europa dei Popoli, e perciò sotto un concreto controllo democratico».

Ed ha concluso: «Come ha ricordato De Simone, è proprio la volontà popolare che garantisce che si possano evitare i conflitti, poiché storicamente le guerre e le divisioni le pagano solo i popoli, che perciò sono i primi e forse gli unici ad evitare i conflitti e le divisioni quanto più possibile».

«Contate su di noi per proseguire su questa strada. E vi assicuro che riferirò e la prossima volta saremo molti di più e ai massimi livelli».

E’ solo un primo passo.

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