Accordo vincente della Cina con l’Arabia Saudita

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di Bradley Blankenship

ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO IN LINGUA INGLESE SUL SITO COVERT GEOPOLITICS

Pechino riesce a mantenere partenariati strategici con altri paesi nonostante le loro dispute settarie in corso. Il presidente cinese Xi Jinping ha portato a termine la sua visita “epocale” in Arabia Saudita, mentre Pechino, potenza economica asiatica, cerca nuove incursioni nella regione del Medio Oriente tra le crescenti turbolenze tra Riyadh e i tradizionali alleati di Washington.

Nonostante il fatto che il paese mediorientale sia stato a lungo una monarchia teocratica, in Occidente sono emerse nuove critiche sulla discutibile situazione dei diritti umani di Riyadh. La Cina, tuttavia, si sta muovendo senza avanzare tali critiche che sono – sebbene per lo più valide – il più delle volte irte di audace ipocrisia, data la propensione dell’Occidente sia a condurre guerre di aggressione unilaterali che a calpestare le libertà civili della sua popolazione domestica.

In effetti, la politica cinese di rigorosa non interferenza negli affari di altri paesi si è concretizzata in Medio Oriente con notevole successo. Mentre Washington, infatti, negli anni ha alimentato i disaccordi settari tra musulmani sunniti e sciiti trascinando gli Stati del Golfo e l’Iran in conflitti per procura, Pechino ha perseguito una fruttuosa strategia di cooperazione economica con entrambe le parti in lotta – Arabia Saudita e Iran – senza subire proteste da nessuna delle due parti. All’inizio di quest’anno, la Cina ha, effettivamente, firmato uno storico accordo della durata di 25 anni con l’Iran, l’avversario regionale dell’Arabia Saudita, che include partnership in molti campi, tra cui commercio, economia e trasporti.

La Cina all’inizio di quest’anno ha anche presentato un’iniziativa di sicurezza in cinque punti sul raggiungimento della sicurezza e della stabilità in Medio Oriente. Come affermato dal Ministero degli Esteri cinese, i punti di questa iniziativa prevedono di sostenere il rispetto reciproco; sostenere l’equità e la giustizia; raggiungere la non proliferazione nucleare; promuovere, congiuntamente, la sicurezza collettiva; e accelerare la cooperazione allo sviluppo.

Ciò è stato accolto calorosamente dai Paesi della regione e rappresenta un modello per il modo in cui la Cina vuole promuovere la cooperazione in materia di sicurezza senza avviare guerre unilaterali con false pretese, come hanno fatto, ad esempio, gli Stati Uniti in Iraq.

Ma la visita di Xi si è concentrata principalmente sulla cooperazione economica.

Negli ultimi mesi, dopo aver votato – all’interno del formato OPEC + – a favore di un taglio alla produzione di petrolio in ottobre, nonostante le richieste del presidente americano Joe Biden di aumentare la produzione al fine di abbassare i prezzi del carburante – richieste avanzate senza dubbio per aiutare le probabilità del suo partito nelle elezioni di medio termine del mese scorso – l’Arabia Saudita attirato l’ira di Washington. Da quella decisione, Riyadh ha dimostrato tutta la sua mancanza di desiderio di essere bloccato dall’Occidente e, così, adesso sta diversificando le sue relazioni diplomatiche girando lo sguardo verso est.

In qualità di firmatario della Belt and Road Initiative (BRI) ideata da Pechino e il suo essere uno snodo chiave nel collegamento tra Asia, Europa e Africa, l’Arabia Saudita si trova in una posizione unica per beneficiare della cooperazione allo sviluppo con la Cina, con Pechino che si dimostrata ansiosa di investire in beni tangibili e rafforzare la cooperazione vantaggiosa per tutti con quei paesi del Sud del mondo in cerca di sviluppo economico.

Allo stesso tempo, ci sono già le condizioni affinché le due parti possano intensificare la loro cooperazione dato che Riyadh è il principale partner commerciale della Cina tra i paesi arabi e la Cina è, dal 2013, il principale centro commerciale dell’Arabia Saudita. In particolare, la Cina è un grande importatore di materie prime provenienti da tutto il mondo che utilizza, poi, per alimentare la sua vasta base manifatturiera – e in questo, il petrolio saudita non fa eccezione.

Detto ciò, i due Paesi sono anche strettamente allineati nelle loro iniziative di sviluppo verde, che, per la parte saudita, sono dettagliate nella “Vision 2030” emanata dal Regno.

Secondo i resoconti dei media, durante la visita di Xi dovrebbero essere stati firmati accordi per un valore di $ 29 miliardi che includono oltre 20 iniziative e un accordo di partenariato strategico che armonizzerà la summenzionata Vision 2030 con la BRI.

Dopo il positivo risultato di questa visita, Pechino e Riyadh allineeranno, così, ancora più saldamente le loro prospettive strategiche a lungo termine in modo da completarsi a vicenda e portare avanti una cooperazione più vantaggiosa per entrambe le parti.

Mentre Washington sta vedendo cadere le sue relazioni con il Regno saudita nonostante l’Arabia Saudita sia stata alleata degli Stati Uniti per diversi decenni, la Cina sta assistendo a una forte spinta al suo capitale diplomatico in Medio Oriente. Questo proprio perché Pechino non fa richieste politiche ai suoi alleati che contraddicono direttamente il loro interesse nazionale di base, come, invece, fanno gli Stati Uniti che hanno tentato di trascinare Riyadh nel loro conflitto per procura contro la Russia in Ucraina attraverso sanzioni unilaterali e altri mezzi.

Vale a dire che la rigorosa politica di non interferenza della Cina è la sua più grande influenza nel cacciare gli Stati Uniti dal Medio Oriente. I paesi della regione conoscono fin troppo bene la distruzione che segue l’agenda di Washington; hanno visto, infatti, i loro paesi fratelli mutilati e distrutti dalla politica estera americana e molti hanno dovuto ospitare i rifugiati prodotti da questi conflitti.

Ma Pechino offre un diverso marchio di partenariato, vale a dire uno che non dipende da rapporti politici unilaterali o dall’odio settario – ma dal semplice interesse delle parti coinvolte.

Il più grande segno del successo della Cina in Medio Oriente rispetto a Washington è il fatto che può mantenere, allo stesso tempo, partenariati strategici con paesi come l’Arabia Saudita e l’Iran le cui relazioni sono state rovinate da controversie settarie alimentate per decenni. Questo è qualcosa che l’Occidente non solo non è mai stato in grado di raggiungere, ma ha sempre e solo capitalizzato per soddisfare i propri obiettivi politici nella regione attraverso tattiche tipiche di divide et impera, di divisione e conquista.

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