Marco Ghisetti a Readovka: “mentre l’economia italiana muore, le multinazionali e le corporazioni straniere traggono beneficio dalle sanzioni anti-russe”

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A cura di Readovka

Negli ultimi anni molti dei soci commerciali dell’Italia sono stati o distrutti (Jugoslavia, Libia, Iraq) o posti sotto regime sanzionatorio (Russia, Iran, Siria), danneggiando ulteriormente l’economia italiana.

Marco Ghisetti, redattore della rivista di studi geopolitici “Eurasia”, editore di “Anteo Edizioni” e collaboratore del Centro Studi Eurasia e Mediterraneo, ha espresso le seguenti osservazioni ad un giornalista dell’agenzia giornalistica russa Readovka. https://readovka.world/news/105637

Come sta reagendo alla crisi ucraina la società italiana? Ci sono persone in Italia che si oppongono all’invio di armi all’esercito ucraino?

Innanzitutto, bisogna tener presente che il popolo italiano generalmente si interessa poco di politica, in particolare modo quella straniera. Fatta questa precisazione, inizialmente gli italiani furono colti di sorpresa dall’inizio dell’intervento militare russo in Ucraina e speravano che una soluzione pacifica potesse essere trovata il prima possibile. Ciò non significa che tifassero per l’uno o per l’altro schieramento, ma semplicemente che speravano che Russi e Ucraini si sedessero al tavolo delle trattative e stipulassero un accordo che, sebbene magri non definitivo, potesse per lo meno metter fine allo spargimento di sangue.

Tuttavia, mano a mano che i combattimenti continuavano, e mano a mano che sia l’Unione Europea che il governo italiano fecero scelte politiche con l’obbiettivo non già di aiutare a cercare una soluzione pacifica, bensì di prolungare la guerra e favorire una parte specifica dello schieramento, la società italiana ha generalmente preso le distanze dall’operato del governo. Infatti, all’inizio si sperava che l’Italia potesse ricoprire il luogo del terzo super partes, in maniera piuttosto simile a quanto fatto dalla Turchia. È per questa ragione che la società italiana è, complessivamente, contro l’invio di armi. Un buon esempio di ciò è fornito dai lavoratori dell’aeroporto internazionale di Pisa, i quali, lo scorso marzo, smisero di lavorare allorquando scoprirono che ciò che stavano caricando sugli aerei consisteva in materiale bellico, non già in materiale non militare volto all’aiuto della popolazione civile. La medesima cosa vale per le sanzioni, le quali, oltre a danneggiare il ruolo dell’Italia nel mondo, danneggiando direttamente l’economia italiana e il benessere economico degli italiani.

La guerra delle sanzioni ha delle ripercussioni sui cittadini italiani?

Indubbiamente. E ciò perché le piccole e medie imprese italiane, che costituiscono l’ossatura dell’economia italiana, ne sono direttamente colpite. L’economia italiana è un’economia di trasformazione: compra risorse naturali e le trasforma in qualcos’altro. Le imprese italiane, non potendo più comprare le economiche risorse naturali russe, faticano a rimanere competitive sul mercato. Inoltre, negli ultimi anni innumerevoli soci commerciali dell’Italia sono stati o distrutti (Jugoslavia, Libia, Iraq) o posti sotto regime sanzionatorio (Russia, Iran, Siria), danneggiando ulteriormente l’economia italiana. Ciò mette a rischio la vera e propria sopravvivenza di queste aziende, favorendo però allo stesso tempo le grandi multinazionali e le grandi corporazioni straniere che intendono assorbire le fette di mercato che le morenti piccole e medie imprese abbandonano. Si può presumere che, quando le risorse naturali già stoccate finiranno (più o meno nel periodo autunnale), il peso delle sanzioni si farà sentire ancora di più: un enorme costo per i cittadini, ma un enorme profitto per le multinazionali e grandi corporazioni straniere. L’impressione è che l’attuale governo italiano preferisca favorire le imprese statunitensi che intendono assorbire le suddette fette di mercato, piuttosto che aiutare le imprese italiane.

Negli Stati Uniti diverse personalità pubbliche hanno cominciato a dire apertamente che l’Ucraina stia estorcendo denaro e risorse. Vi è anche in Italia una simile sensazione?

Le recenti affermazioni di queste personalità politiche statunitensi sono probabilmente dovute al timore che la guerra non stia volgendo a favore di Kiev, ragion per cui hanno iniziato a biasimare l’Ucraina al posto di se stessi, dovesse l’esercito o il governo ucraino collassare. Non traspare nessuna simile sensazione in Italia, ma ciò non è dovuto tanto al fatto che i quadri politici italiani nutrano opinioni differenti, quanto al fatto che le istituzioni e le politiche statunitensi e atlantiche sono talmente influenti in Italia, che è molto difficile prender le distanze da esse. Ciò vale in particolar modo per l’attuale governo italiano, del quale numerosi osservatori dubitano persino della sua volontà di distanziarsene, a prescindere dagli eventuali costi che ricadranno sulla società italiana.

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