La “minaccia” energetica “Tit For Tat” della Russia è in realtà una forma di autodifesa strategica

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di Andrew Korybko

Il potenziale impiego da parte della Russia di restrizioni all’esportazione di energia verso l’UE è una forma legittima di autodifesa strategica perché la Russia, Grande Potenza eurasiatica, conserva il diritto sovrano di rispondere alle sanzioni unilaterali e illegali contro di essa incoraggiate dagli Stati Uniti. Ciò non equivarrebbe al cosiddetto “utilizzo bellico” dell’energia, ma alla difesa giustificata degli interessi strategici russi, una forma di pressione quasi simmetrica intesa a costringere l’UE a riconsiderare la saggezza delle sue restrizioni economiche reciprocamente controproducenti che avvantaggiano solo gli interessi dell’Asse anglo-americano.

Molti esperti occidentali stanno saltando di gioia dopo i commenti del vice primo ministro russo ed ex ministro dell’Energia Alexander Novak relativi al fatto il suo Paese si riserva il diritto di tagliare le esportazioni del Nord Stream I verso l’UE in risposta al divieto del Nord Stream II da parte del blocco occidentale; gli esperti occidentali, infatti, considerano questo come il tanto atteso momento della rivelazione in base al quale credono che, dopo tutto, la Russia abbia finalmente dimostrato di voler “rendere un’arma” davvero l’energia nonostante anni di negazione di tale strategia.

Perso in mezzo a queste perverse “celebrazioni” c’è il fatto che Novak ha subito dato seguito al suo commento riaffermando che la Russia non l’ha ancora fatto e che “nessuno ne beneficerà” se tale eventualità dovesse accadere; ha anche avvertito che il boicottaggio del petrolio russo da parte di un’Europa incoraggiata dagli Stati Uniti potrebbe portare disastrosamente i prezzi globali fino a $ 300 al barile, fatto che, in un batter d’occhio, potrebbe peggiorare presumibilmente il tanto decantato tenore di vita dell’UE.

Ogni settimana il Centro Studi Eurasia e Mediterraneo propone un articolo dell’analista geopolitico Andrew Korybko

Novak non stava “minacciando” l’UE nonostante i media mainstream occidentali guidati dagli Stati Uniti e i loro “analisti” alleati affermassero che i suoi commenti rappresentavano le prove della presunta volontà di rendere l’energia un’arma da parte della Russia.

In effetti, le osservazioni di Novak sono in realtà una forma di autodifesa strategica per ricordare all’UE il complesso sistema di interdipendenza economica che lega insieme questi due giganti. Proprio come la Russia perderebbe enormi quantità di entrate – tanto necessarie – a causa di un passo così fatale (sia che il rubinetto si chiuda da solo sia che l’UE decida di boicottare prima il suo partner) rischierando di rovinare la sua reputazione di fornitore rispettabile, così anche l’UE subirebbe conseguenze estremamente negative, come quelle legate all’innesco di un peggioramento potenzialmente senza precedenti della crisi economica in corso.

Gli unici che usciranno vincitori da questa decisione, a parte alcuni fornitori dell’Asia occidentale, sono quelli dell’Asse Anglo-Americano (AAA).

Tale duopolio egemonico neocoloniale non solo lavora attivamente per dividere e governare l’Eurasia – in particolare l’UE e la Russia – ma spera di sfruttare i “partner” continentali nella prossima fase della loro crisi economica nel caso di una significativa interruzione energetica, sia essa causata da loro stessi oppure dalla Russia. Il blocco occidentale probabilmente sprofonderà nella povertà, dopo di che l’AAA potrà concedere prestiti ad alto interesse e/o vincolati oltre ad acquistare i loro competitor a buon mercato.

L’effetto finale derivante da questo scenario è che ciò rafforzerebbe la loro stretta sull’UE ed estinguerebbe ogni traccia di quella autonomia strategica che alcuni dei suoi Paesi, come la Francia, potrebbero ancora avere. Ciò farebbe avanzare la grande tendenza strategica del mondo a dividersi sempre più in “sfere di influenza” tra le prime tre grandi potenze del mondo – Stati Uniti, Cina e Russia.

L’asse anglo-americano si afferma sul Nord America, su vaste aree dei Caraibi e dell’America Latina e ora sull’intera UE. La Russia, nel frattempo, concentra principalmente la sua influenza nelle ex repubbliche sovietiche, sebbene abbia anche alcuni partner privilegiati altrove come Iran e Siria nell’Asia occidentale, Etiopia in Africa, India nell’Asia meridionale e Vietnam nel sud-est asiatico. Per quanto riguarda la Cina, è il Paese più importante in gran parte del Sud del mondo grazie alla sua Belt & Road Initiative (BRI). Questo non per negare l’esistenza di Paesi strategicamente autonomi come BrasileIndia e Turchia, tra pochi altri, ma solo per sottolineare come, praticamente, tutti gli Stati ad eccezione di quelli e un paio di altri possono essere descritti come più vicini ad una delle tre Grandi Potenze.

L’UE era stata finora considerata una promettente Grande Potenza a sé stante, ma ha volontariamente ceduto la sua autonomia strategica all’asse anglo-americano in seguito all’inizio dell’operazione militare speciale della Russia in Ucraina. Tale sviluppo rappresenta una delle “catture” più drammatiche verificatasi in qualsiasi parte del mondo nel corso della storia; una “cattura” effettuata nel minor tempo possibile, per non parlare del fatto che i “rapitori” non sparano un solo colpo. È stato il risultato finale della lunga guerra ibrida dell’AAA contro l’UE e del regime di divide et impera nei confronti della Russia.

Tornando all’argomento principale di questa analisi, con il potenziale impiego da parte della Russia delle restrizioni all’esportazione energetica verso l’UE come forma legittima di autodifesa strategica, la Grande Potenza eurasiatica conserva il diritto sovrano di rispondere alle iniziative unilaterali avanzate dal blocco occidentale e incoraggiate dagli Stati Uniti, cioè alle sanzioni illegali nei suoi confronti.

Ciò non equivarrebbe al cosiddetto “armamento” dell’energia, ma equivarrebbe ad un atto di difesa giustificata degli interessi strategici della Russia, una sorta di forma di pressione quasi simmetrica tesa a costringere l’UE a riconsiderare la saggezza delle sue restrizioni economiche – reciprocamente controproducenti – avanzate soltanto per gli interessi dell’AAA.

Coloro che lo interpretano in altro modo, quindi, omettono quasi sempre il resto delle osservazioni di Novak citate nel primo paragrafo e sono quindi attivamente complici della guerra informativa in corso degli Stati Uniti contro la Russia.

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