Il nuovo Kazakhstan di Tokayev inizia una stagione di ampie riforme?

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di Stefano Vernole

Il CeSE-M in Kazakhstan p. 2| E’ stata una settimana ricca di incontri e appuntamenti quella passata in Kazakhstan grazie al Press Tour organizzato dal Ministero degli Esteri di Nur-Sultan1.

Ad Astana, con il Vice Ministro degli Esteri Roman Vassilenko, i vertici della procura del Kazakhstan e il commissario ai diritti umani Elvira Azimova, ma anche con il presidente dell’Istituto di ricerca di politica estera del Kazakhstan, Bolat Nurgaliyev, abbiamo visitato il centro istituzionale dei mass media e conosciuto il centro di supporto alle iniziative civiche.

Sempre ad Astana, abbiamo incontrato il presidente della fondazione Halqyna Qazaqstan che si occupa di progetti medico sanitari e ci siamo confrontati con alcuni analisti dell’Istituto di studi strategici presso la Presidenza della Repubblica del Kazakhstan sul posizionamento geopolitico del Paese e su Siria, Afghanistan e Nuova Via della Seta.

Uno degli argomenti più dibattuti è stato naturalmente il rapporto con la Federazione Russa, alla luce anche dell’attuale crisi ucraina. I rappresentanti del Governo kazako non hanno mancato di chiarire il loro punto di vista, soffermandosi sugli stretti e storici rapport tra Astana e Mosca in ambiti come quello militare (nucleare compreso) ed energetico. Tale legame non è però visto dal Kazakhstan in senso esclusivo; questa è la ragione per cui si è cercato di diversificare i rapporti economici e si sono affrontate le varie questioni all’ordine del giorno alla luce del diritto internazionale, ad esempio non riconoscendo la dichiarazione di indipendenza delle Repubbliche di Donestk e Lugansk e tutelando rigorosamente i propri confini.

La naturale – anche solo per motivi geografici – predisposizione del Kazakhstan verso l’Eurasia non significa rinunciare a mantenere vivi i rapporti trentennali con il mondo atlantico, perciò l’escalation conosciuta con la nuova “guerra fredda” non cambierà la posizione multivettoriale del Paese: si tratta di una condizione necessaria a mantenere la propria identità.

Astana è conosciuta nel mondo diplomatico anche per i colloqui di pace relativi al conflitto siriano, ad essi però il Kazakhstan partecipa solo dal punto di vista tecnico ma non politico (proprio per ribadire la propria centralità e neutralità sulle vicende siriane, così come avviene per la questione del Nagorno Karabakh), pur condividendone i cambiamenti positivi che possono derivarvi.

Nella capitale kazaka abbiamo approfondito la situazione con Abzal Kuspan, presidente di Amanat, la commissione di indagine sui tragici eventi dello scorso gennaio e con Erlan Karin, Segretario di Stato; quest’ultimo ha illustrato la profonda azione riformatrice in atto nel Paese per generare un “Nuovo Kazakhstan“: al termine di questo processo di cambiamento, il Paese risulterà completamente pacificato e garante dei diritti individuali.

Una situazione critica che riveste grande importanza è quella dell’Afghanistan, dove va creata una situazione di economia legale e sviluppo condiviso; a questo proposito, le autorità governative hanno ribadito la centralità della Belt and Road Initiative con le sue iniziative di trasporti intercontinentali quale fattore di interconnettività eurasiatica (molti dei suoi corridoi strategici passano proprio dal Kazakhstan).

Ad Almaty, la città più colpita dai tumulti di gennaio, abbiamo avuto l’opportunità di conoscere il Vice Sindaco dell’ex capitale del Kazakhstan, Arman Kyrykbayev. Subito dopo, si è tenuta una conferenza stampa itinerante con il portavoce della polizia di Almaty, Saltanat Azirbek, per un resoconto dell’assalto subito dalla centrale delle Forze dell’Ordine. Ci è stato spiegato che l’ex capitale kazaka è una città molto liberale e decisamente attiva, tante persone comunicano attraverso i social network e il suo clima storicamente tranquillo è una delle ragioni per cui all’inizio delle manifestazioni la polizia si era astenuta dall’utilizzare la forza. Nata da problemi socio-economici reali, la protesta è poi degenerata in attacchi terroristici contro le istituzioni (la prima stima dei danni ammontava a 47 miliardi di tenge).

Ancora ad Almaty, dopo una tavola rotonda con alcuni think thank kazaki (China Center for Chinese Studies, World of Eurasia e Internet Association of Kazakhstan), è stata la volta di Aiman Umarova, capo della commissione pubblica speciale creata sugli eventi di gennaio (destinata ovviamente a confrontarsi con l’omologa commissione nazionale) e dei parlamentari del partito Nur-Otan, Aigul Kuspan e Aidos Sarym. I politici hanno rassicurato sul fatto che la maggioranza degli abitanti del Kazakhstan appoggia l’attuale Presidente Tokayev e la continuazione della sua azione riformatrice volta ad assicurare la crescita, il progresso e la stabilità della nazione. I cambiamenti sono certamente lenti e lo stesso d’altronde avvenne nell’ex URSS ai tempi della Perestrojka, quando ci vollero diversi anni per registrare un vero cambiamento. Secondo gli esponenti di Nur-Otan (un partito che si definisce centrista ma con orientamento sociale, se vogliamo paragonarlo al quadro politico occidentale), tutta l’Asia Centrale è pronta ad aprirsi ad un nuovo processo democratico, e il Kazakhstan vuole essere alla guida di questo cambiamento costruendo un Paese basato sulla partecipazione popolare e sulla condivisione, con una gestione delle risorse molto più trasparente rispetto al passato.

Uno dei principi base, però, continuerà ad essere la politica estera multivettoriale intrapresa dall’ex Presidente Nazarbayev, dando priorità all’interesse nazionale; questa è la ragione per cui il Kazakhstan è sempre stato molto attento durante il voto all’ONU sulle questioni più spinose e, ad esempio, non ha mai approvato il riconoscimento di entità geopolitiche come la Transnistria, l’Abkhazia, l’Ossezia del Sud ecc.

Un progetto decisamente interessante è quello della Comunità Economica dell’Asia Centrale con una transizione all’economia di mercato, dato anche il reciproco riconoscimento di valori comuni; esiste una visione turca al riguardo, eppure essendo quella kazaka una geopolitica a cerchi concentrici, tale progetto è perfettamente integrabile con quello cinese della Belt and Road Initiative o con quello europeo (Global Gateway).

Un approfondimento continuo e proficuo sull’attuale realtà del Kazakhstan, una nazione molto attraente anche dal punto di vista sportivo, come dimostrato dal magnifico scenario in alta quota di Shymbulak e di Medeu2.

Ci siamo perciò concessi anche una visita al policlinico di Almaty per un resoconto sui disordini dello scorso gennaio.

Scendendo nel sud del Paese, il primo impatto è stato con con Murat Aytenov, il sindaco della splendida città di Shymkent (oltre 1 milione di abitanti e divisa in una parte più antica e una più moderna), zona che offre numerose opportunità imprenditoriali alle aziende straniere. Dopo i disordini dello scorso gennaio, le attività sono riprese regolarmente anche in previsione dell’attività riformistica annunciata dal Governo. Le imprese industriali della città e della regione sono impegnate nella produzione di piombo, macchine agricole, prodotti petroliferi e prodotti del tabacco. Ci sono anche industrie leggere e alimentari, cotone, cereali e zucca si coltivano qui, in aggiunta all’industria della carne e dei latticini ben sviluppata3.

Ma il Kazakhstan meridionale necessita di una visita completa a Turkistan, snodo strategico dell’antica e della nuova Via della Seta. Presente il governatore Umirzaz Shukeyev che ha illustrato le joint ventures economiche e culturali con la Turchia ma anche le diverse opportunità offerte dalle zone economiche speciali agli investitori. Si tratta inoltre di una regione ad alta attrattività turistica, il cui potenziale non è ancora stato sfruttato pienamente.

Ma Turkistan significa anche cultura e spiritualità, a partire dal mausoleo dedicato ad Ahmed Yasawi, a dimostrazione che ci troviamo in una terra capace di far convivere perfettamente tradizioni e modernità.

Qui infatti il ritmo è diverso dal resto del Paese, soprattutto se paragonato con quello della futurista Nur-Sultan o della capitale economica Almaty.

La città di Turkistan venne fondata intorno al 500 A.C. all’intersezione delle rotte carovaniere di Bukhara, Samarcanda e Khiva (si trovano nell’odierno Uzbekistan).

La struttura più importante che si può vedere oggi venne commissionata nel 1389 da Tamerlano per rimpiazzare un più piccolo mausoleo risalente al XII secolo e dedicato al famoso maestro sufi Khwaja Ahmad Yasavi, fondatore delle confraternite islamiche Yasawiyy. Il mausoleo, uno dei più grandi dell’epoca, rimase incompiuto in seguito alla morte di Tamerlano nel 1405 ed è riconosciuto sito UNESCO dal 2003. Poiché i sovrani successivi si curarono poco dell’edificio, esso ci è giunto pressoché intatto nelle forme originarie del periodo in cui fu costruito. Al suo interno si trovano alcune tombe risalenti al Khanato del Kazakistan, fra cui è notevole la sepoltura di Ablai Khan (ultimo sovrano kazako).

Il complesso del Karavansaray Turkistan è localizzato a 10 minuti dal Mausoleo di Yasawi e offre ai visitatori l’opportunità di ristoro in un contesto ideale da cui ripartire per andare alla scoperta della cultura tradizionale kazaka. Le rovine di Sauran non devono essere confuse con il villaggio omonimo (uno degli snodi più importanti dell’antica Via della Seta), sebbene siano abbastanza vicini; essi possono essere facilmente raggiunti dal Turkistan guidando verso nord-ovest lungo l’autostrada Turkistan-Kyzylorda (M32) per circa 46 km.

La regione del Turkistan conta anche su due zone economiche speciali, su una produzione agroalimentare di tutto rispetto e sull’importante collegamento costituito dal nuovo Aeroporto internazionale costruito in collaborazione con la Turchia4. L’aeroporto, fiore all’occhiello della regione, si trova vicino al villaggio di Shaga, a 16 km dal centro del Turkistan,

La costruzione è iniziata a maggio 2019 ed è stata completata nel 2020 con un costo di circa 160 milioni di dollari USA. Il nuovo aeroporto è frutto di un modello PPP (partenariato pubblico-privato) tra la holding turca YDA e il Governo kazako, conforme a tutti gli standard internazionali e implementato utilizzando le più recenti tecnologie edilizie. È il primo aeroporto greenfield ad essere sviluppato nel Kazakistan e il 19° aeroporto commerciale del Paese; la sua edificazione viene considerata la costruzione di strutture aeroportuali più veloce al mondo.

Il New Kazakhstan riparte dall’interesse nazionale

Il primo Congresso dei Leader delle Religioni Mondiali e Tradizionali, svoltosi nel settembre 2003 ad Astana, è stato un evento unico: per la prima volta rappresentanti dell’intero mondo religioso si sono riuniti intorno ad uno stesso tavolo.

Il significato del primo Congresso risiede nella sua idea concettuale: il dialogo tra religioni è uno strumento efficace per risolvere le controversie e contrastare il terrorismo. Lo scopo del primo congresso era quello di trovare punti di riferimento comuni nel mondo per creare un’istituzione internazionale permanente e assicurare il dialogo religioso e un processo decisionale coordinato.

Il Congresso si concluse con l’adozione di una dichiarazione in cui i leader spirituali fecero delle affermazioni sulle azioni congiunte per garantire l’armonia e la stabilità nelle società come base per un mondo armonioso in futuro. Inoltre, fu presa la decisione di tenere un forum interreligioso su base regolare – una volta ogni tre anni – e di creare un corpo permanente di dialogo internazionale e interreligioso – il Segretariato del Congresso. Pertanto, il Congresso ha il potenziale per diventare una piattaforma di dialogo funzionante per la risoluzione di problemi sistemici e la prevenzione di conflitti basati su differenze culturali e religiose.

Il prossimo incontro si terrà dal 14 al 15 settembre 2022 a Nur-Sultan e avrà come tema principale il ruolo dei leader delle fedi mondiali e tradizionali nello sviluppo socio-spirituale dell’umanità nel periodo post-pandemico.

Ma certamente l’incontro risentirà anche delle recenti tensioni in Ucraina, dove la contrapposizione tra Chiese ortodosse, autocefale e cattoliche ha contribuito all’esasperazione del conflitto. Il Kazakhstan può giocare diverse carte nella riconciliazione tra le parti; se è vero che una forte minoranza russofona vive nel Paese, l’atteggiamento di equidistanza del Governo Kazako (presa di distanza dall’attacco russo ma no alle sanzioni economiche contro Mosca) gli consente di assumere un ruolo diplomatico non indifferente, come il precedente siriano dimostra.

Se è vero che l’intervento normalizzatore dell’OTSC dopo i tumulti di gennaio lascia presagire una maggiore integrazione nel blocco eurasiatico sia a livello militare che economico (alcuni analisti ritengono che l’Unione Economica Eurasiatica possa arrivare alla creazione di un mercato unico del petrolio e del gas entro il 2025), vi sono almeno due fattori che lasciano intendere come tale processo non sarà immediato.

Il primo riguarda fattori tecnici: un’accelerazione del processo di integrazione eurasiatica in tale ambito potrebbe portare ad un nuovo balzo dei prezzi del petrolio e del gas in Kazakhstan, cioè ad uno dei fattori che hanno favorito le prime proteste spontanee nello scorso gennaio, sarà perciò necessario prima affrontare il problema di una più equa distribuzione delle risorse tra produttori, cittadini e consumatori.

Il secondo riguarda fattori politici: alla fine dell’intervento militare in Ucraina, la Federazione Russa compirà una gigantesca virata della sua geopolitica economico-finanziaria verso Oriente; tuttavia, essendo ormai il mondo multipolare, non sarà possibile interrompere completamente il collegamento e l’interesse di tante imprese europee verso la CSI e a quel punto il ruolo mediano del Kazakhstan (abbastanza simile a quello che la Serbia potrebbe rivestire in Europa) potrebbe fare del Paese un interlocutore privilegiato di quanti intendono mantenere rapporti commerciali con Mosca5.

Nel frattempo, il Governo del Kazakhstan ha intrapreso tutte le misure possibili per ripristinare la fiducia degli investitori nazionali ed esteri e dei partner commerciali nell’economia del Paese. Tutti gli obblighi e le garanzie nei confronti degli investitori saranno rigorosamente osservati e rispettati; in particolare, le relazioni commerciali ed istituzionali con Italia ed Unione Europea proseguiranno nel rispetto dei contratti stipulati e degli accordi di partenariato stipulati in passato. Un nuovo concetto di politica di investimento sarà sviluppato per migliorare l’attrattiva degli investimenti, tenendo conto del ruolo crescente dei requisiti ambientali, sociali e di governance aziendale, la transizione globale verso l’energia verde e la transizione tecnologica.

Il Presidente Tokayev ha promesso sforzi speciali per affrontare le disuguaglianze economiche in Kazakhstan, ha invitato i grandi uomini d’affari ad investire all’interno del Paese e sta cercando di affrontare il problema dei monopoli artificiali per garantire concorrenza leale e trasparenza negli appalti.

Il Governo e la Camera degli imprenditori svilupperanno un programma per aumentare il reddito di tutta la popolazione e presentare proposte concrete per ridurre la povertà in Kazakhstan.

Il Governo svilupperà rapidamente un codice sociale e adatterà le sue politiche alla nuova realtà, tenendo conto delle sfide della pandemia di Covid19 e di altre questioni.

Saranno fatti sforzi sistematici per ridurre l’inflazione e assicurare la stabilità della moneta nazionale. L’obiettivo di inflazione dovrebbe essere del 3-4% entro il 2025; una serie di misure per contenerla dovrebbero includere la riduzione della dipendenza dalle importazioni, dagli interventi eccessivi e l’uso di strumenti di politica monetaria.

Sarà istituito un fondo speciale “Per il popolo del Kazakhstan” al fine di sostenere i cittadini del Kazakhstan nei momenti di bisogno. Le sue attività saranno completamente trasparenti e responsabilizzate pubblicamente, con finanziamenti provenienti da fonti private e pubbliche.

Il Presidente Tokayev ha annunciato una moratoria di cinque anni sull’aumento degli stipendi degli alti funzionari statali, dei membri del Parlamento e degli akim (sindaci) regionali. Allo stesso tempo, i salari dei lavoratori del settore pubblico di livello inferiore continueranno ad aumentare.

Lo sviluppo economico sproporzionato delle diverse regioni del Kazakhstan sarà affrontato dal Governo, il quale è stato incaricato di preparare una serie di misure per equiparare le regioni “in ritardo” in termini economici.

Il Governo fornirà borse di studio per i giovani che vivono in regioni densamente popolate. Il Presidente ha incaricato il Governo di aprire filiali esteri di almeno cinque grandi università straniere entro il 2025 e di sviluppare un programma per attirare i migliori insegnanti nelle regioni.

Le attività delle società del settore quasi pubblico, in particolare il Fondo del benessere nazionale “Samruk-Kazyna” e la Banca di sviluppo del Kazakhstan, saranno sottoposte a un’analisi dettagliata per garantire che portino un reale beneficio al popolo.

Sarà svolta anche un’analisi approfondita degli sforzi dello Stato contro la corruzione, per la trasparenza e l’efficienza delle procedure doganali e di controllo delle frontiere in alcuni dei principali punti di confine del Kazakhstan.

Per rafforzare la sicurezza nazionale e contrastare efficacemente tutti i tipi di minacce, l’intero sistema di sicurezza nazionale sarà riorganizzato, comprese le forze armate, le forze dell’ordine, le agenzie di sicurezza nazionale e i servizi segreti. L’intero sistema di sicurezza nazionale deve lavorare con un unico obiettivo: assicurare la più efficace protezione dei cittadini del Kazakhstan, dell’ordine costituzionale e della sovranità nazionale da minacce di qualsiasi natura e portata.

Le riforme saranno profonde anche nell’ambito giudiziario: nuovi esperti sono stati inviati per rafforzare i tribunali ed è stato istituito un nuovo Collegio Giudiziario della Suprema Corte per le Cause Amministrative.

Le potenzialità al Kazakhstan non mancano di certo, basti pensare che nei primi 9 mesi del 2021 gli investimenti diretti esteri (IDE) nel Paese sono aumentati del 50% fino a raggiungere i 18,8 miliardi di dollari e che nel 2022 le previsioni della Banca centrale prevedono una crescita superiore al 4%.

Venendo al quadro geopolitico, è bene sottolineare che il Kazakhstan rimane uno dei principali alleati di Russia e Cina, è stabilmente inserito all’interno dell’Unione Economica Eurasiatica, dell’Organizzazione per il Trattato di Sicurezza Collettiva e dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai; il Paese occupa un posto centrale all’interno del progetto di interconnessione della Nuova Via della Seta e la sua integrazione nella Grande Eurasia è prioritaria per garantirgli una posizione stabile all’interno del sistema di relazioni economiche internazionali6.

Tuttavia, è evidente che anche il Nuovo Kazakhstan di Tokayev continuerà, almeno per un certo periodo, a mantenere stretti legami con l’Occidente. Le compagnie energetiche statunitensi ancora oggi gestiscono ampia parte della produzione petrolifera kazaka che conta per il 44% di entrate statali. Circa il 30% del petrolio kazako viene estratto dalle società di Washington, contro il 17% estratto dalle cinesi CNPC e CITIC e il 3% dalla russa Lukoil (dal 2003 il Paese ha tenuto anche esercitazioni militari con la NATO e sarà interessante verificare se queste continueranno in futuro).

Le proteste di gennaio erano iniziate proprio per l’aumento dei prezzi del carburante e per i licenziamenti di lavoratori nella compagnia Tenghizchevroil (50% a partecipazione Chevron e 20% ExxonMobil), stigmatizzando che il 70% della produzione petrolifera viene destinata all’Occidente.

Gli scambi commerciali tra Kazakhstan e Stati Uniti ammontano a circa 2 miliardi di dollari (2020) e se certo non sono paragonabili ai 21,4 miliardi con la Cina e ai 19 miliardi con la Russia7, rimangono comunque di più dei 600 milioni di euro complessivi di scambio con gli altri Paesi dell’Asia Centrale8.

L’interesse degli Stati Uniti verso il Kazakhstan non è infatti soltanto di natura commerciale ma è dovuto essenzialmente a motivi di sicurezza geostrategica notevolmente aumentati dopo la sconfitta occidentale in Afghanistan9.

Luogo chiave di destabilizzazione della regione centroasiatica continua ad essere la Valle di Ferghana, al confine dei territori di Uzbekistan, Kirghizistan e Tajikistan, una sorgente estremistica che non può essere sradicata soltanto con gli interventi armati ma anche grazie ad una maggiore interconnettività.

Il recente miglioramento dei rapporti tra Nur-Sultan e Tashkent non può che favorire tale processo, specie se la Cina riuscirà ad estendere i propri corridoi infrastrutturali ad Afghanistan, Pakistan e Iran10.

Stefano Vernole – responsabile relazioni esterne del CeSEM – si è recato in Kazakhstan dal 20 al 26 febbraio 2022 insieme ad altri 9 giornalisti europei per ricostruire i tragici avvenimenti di gennaio

NOTE AL TESTO

1 Il primo resoconto è disponibile sul sito del Cesem, cfr. Stefano Vernole, Kazakhstan gennaio 2022: cosa è davvero successo?, 5 marzo 2022.

2 Medeu e Shymbulak si trovano nella valle di Almaty, a soli 20 minuti dalla città e dall’aeroporto internazionale. Un luogo facile da raggiungere per la gente del posto e per i turisti. Shymbulak è la più importante stazione sciistica dell’Asia Centrale e si trova a 2.200 metri sul livello del mare nella parte alta della Valle del Medeu.

3 Grandi imprese della raffinazione del petrolio e delle industrie chimiche, metallurgia non ferrosa e lavori di ingegneria meccanica sono presenti in città. L’industria leggera e le imprese farmaceutiche costruite a metà del XX secolo continuano a funzionare.

4 Turkistaninvest.com è il portale che spiega le opportunità economiche e turistiche della regione del Turkistan.

5 Il Kazakhstan non è storicamente solo un mediatore regionale ma un’entità attiva alla ricerca di soluzioni integrate per i problemi comuni, cfr. “Kazakhstan Journal of Foreign Studies”, n. 1/2021, p. 85.

6 KJFS, n. 1/2021, p. 90.

7 Ci sono più di 7.000 imprese in Kazakhstan con partecipazione di capitali russi e più di 3.000 joint ventures russo-kazake. Anche il potenziale della cooperazione economica russo-cinese non è ancora stato sfruttato pienamente, cfr. Adil Kaukenov, The impact of China’s energy development on cooperation with Kazakhstan, KJFS, n. 1/2021, p. 51.

8 Daniele Perra, Obiettivo Kazakistan, www.eurasia-rivista.com, 5 gennaio 2022.

9 Gregory Gleason, U.S./Kazakhstan bilateral relations in a multipolar world, KJFS, n. 1/2021, p. 27.

10 Samat Uralbayev e Adilbek Ermekbayev, Connectivity of chinese BRI railways in Central Asia and its future, KJFS, n. 4/2021, p. 40. Va rilevato che dopo l’intervento militare stabilizzatore in Kazakhstan, sia Tashkent che Dushanbe sono destinate a riavvicinarsi all’Organizzazione per il Trattato di Sicurezza Collettiva.

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