L’operazione speciale della Russia in Ucraina ripristinerà la stabilità strategica globale?

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di Andrew Korybko

ARTICOLO ORIGINALE

Se la Russia si fosse sottomessa al tentativo di ricatto nucleare degli Stati Uniti, Washington avrebbe immediatamente messo gli occhi sulla Cina; dopo di che, se fosse successivamente riuscita a neutralizzare strategicamente anche quel Paese, avrebbe ripristinato la sua declinante egemonia unipolare sul pianeta.

L’autore ha già avvertito all’inizio di questa settimana che “Kiev deve ritirarsi da Donetsk e Lugansk se vuole veramente evitare la guerra“, sottolineando che Mosca sosterrà in modo decisivo i suoi nuovi alleati del Donbass con mezzi militari al fine di garantire la sicurezza delle loro popolazioni civili se l’Ucraina manterrà la sua offensiva genocida non provocata. Purtroppo, gli Stati Uniti non sono riusciti a tenere a freno il loro esercito per procura dell’Europa orientale con la conseguenza che la Russia è stata spinta ad iniziare la sua operazione speciale – ancora in corso – in Ucraina.

L’ambasciatore russo presso le Nazioni Unite Vasily Nebenzya ha articolato le ragioni alla base della decisione del presidente Putin all’inizio di questa mattina (24 febbraio 2022, ndr): accusando l’Occidente guidato dagli Stati Uniti di sfruttare il popolo del Donbass come una “merce di scambio nel gioco geopolitico che cerca di indebolire la Russia e avvicinare la NATO ai nostri confini“, ha criticato il loro doppio standard verso quegli stessi diritti umanitari che finora hanno affermato di ritenere sacri, anche se lo affermano solo quando questo avvantaggia i loro obiettivi geostrategici.

Ogni settimana il Centro Studi Eurasia e Mediterraneo propone la traduzione di un articolo dell’analista geopolitico Andrew Korybko

Il continuo rifiuto di Kiev di attuare gli Accordi di Minsk sostenuti dall’United Nation Security Council ha provocato l’intervento diretto e decisivo di Mosca nel resto dell’Ucraina che la Russia riconosce ancora ricadere sotto l’ordine di quel governo. Per l’esattezza, dopo essere stato preso in consegna dagli Stati Uniti in seguito al colpo di Stato del 2014 che ha seguito la follia di terrorismo urbano lunga mesi popolarmente conosciuta come “EuroMaidan”, il Cremlino crede, in realtà, che il Governo ucraino non eserciti più nemmeno la sovranità pratica.

Semantica a parte, l’operazione russa mira a costringere le autorità ucraine post-Colpo di Stato sostenute dagli Stati Uniti a tornare alle loro politiche pacifiche pre-cambiamento di regime nei confronti del proprio popolo, della Russia e del resto della regione. Il discorso del presidente Putin alla nazione giovedì mattina ha affermato che gli obiettivi del suo paese sono garantire la smilitarizzazione, la denazificazione del Paese e assicurare alla giustizia coloro che hanno commesso crimini contro i civili, compresi i cittadini russi.

Il contesto più ampio in cui ciò si sta verificando è la crisi missilistica non dichiarata provocata dagli Stati Uniti in Europa, iniziata dal desiderio di Washington di neutralizzare le capacità di attacco nucleare di Mosca in modo da metterla perennemente in una posizione di ricatto nucleare. Il presidente Putin ha precedentemente elaborato queste preoccupazioni molto credibili durante la sua “riunione allargata del consiglio del ministero della Difesa” del 21 dicembre, nonché la “riunione del consiglio di sicurezza” del 21 febbraio e il successivo discorso alla nazione tenuto più tardi quella stessa sera.

L’obiettivo finale è quello di procedere ad una revisione dell’architettura della sicurezza europea attraverso mezzi militari in assenza del mancato rispetto da parte dell’Occidente (guidato dagli Stati Uniti) delle richieste di garanzia di sicurezza della Russia, facendo in modo da renderla più suscettibile ai propri interessi di sicurezza nazionale. Ciò è conforme al principio OSCE della sicurezza indivisibile che è stato violato nel corso dei decenni dall’espansione della NATO verso est ottenuta a spese di Mosca. Questo è l’unico risultato che può ripristinare la stabilità strategica della sicurezza che gli Stati Uniti hanno minato.

Sergey Karaganov, presidente onorario dell’influente Consiglio russo per la politica estera e di difesa, ha pubblicato mercoledì un articolo analitico molto dettagliato su RussiaToday intitolato “La nuova politica estera russa, la dottrina Putin“. Tutti i lettori interessati sono fortemente incoraggiati a leggerlo per intero poiché è simile alla versione russa del 21° secolo del Long Telegram di Kennan, nel senso che descrive meticolosamente i mezzi previsti da Mosca per contenere in modo sostenibile le minacce guidate dagli Stati Uniti alla propria sicurezza nazionale.

Gli osservatori dovrebbero ricordare che non si doveva arrivare a questo, ma che la Russia non aveva letteralmente altra scelta per non finire ricattata dagli Stati Uniti con mezzi nucleari. Il presidente Putin ha accennato a questo nel citato evento del 21 dicembre quando ha ammesso che “ciò che stanno facendo, o tentando o pianificando di fare in Ucraina, non sta accadendo a migliaia di chilometri dal nostro confine nazionale. È alle porte di casa nostra. Devono capire che semplicemente non abbiamo altro posto in cui ritirarci“.

Con “nessun altro posto dove ritirarsi” e con gli Stati Uniti che si rifiutavano di ricorrere ai mezzi diplomatici proposti dalla Russia per risolvere quella crisi missilistica avviata dall’America stessa, era ovvio che, con il senno di poi, Mosca sarebbe stata costretta ad agire con gli stessi mezzi tecnico-militari, ricorso al quale aveva vagamente avvertito in precedenza, al fine di garantire l’integrità delle sue linee rosse di sicurezza nazionale. Questo fatto conferma la legittimità del riferimento del presidente Putin all’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite per giustificare la sua operazione.

Coloro che sostengono veramente il diritto democratico intrinseco di tutti gli Stati a governare e svilupparsi secondo quanto ritenuto opportuno dai loro leader riconosciuti a livello internazionale, nonché a garantire in modo difensivo la propria sicurezza nazionale di fronte a minacce straniere non provocate, dovrebbero quindi sostenere l’operazione speciale imbastita della Russia in Ucraina. Gli obiettivi di Mosca non sono destabilizzare ulteriormente il mondo, ma ripristinare finalmente la stabilità dopo che Washington ha minato unilateralmente lo stato strategico delle cose.

La Grande Potenza eurasiatica sta utilizzando il suo diritto legale internazionale all’autodifesa, non solo per proteggere le proprie linee rosse di sicurezza nazionale e gli interessi umanitari del popolo del Donbass, ma anche per il bene del mondo intero. Se la Russia si fosse sottomessa al tentativo di ricatto nucleare degli Stati Uniti, Washington avrebbe immediatamente puntato gli occhi sulla Cina e successivamente, se fosse riuscita a neutralizzare strategicamente anche quel Paese, avrebbe ripristinato la sua egemonia unipolare – adesso in declino – sul pianeta.

Per questi motivi, la causa della Russia è giusta e pienamente in linea con lo spirito della Carta delle Nazioni Unite che decreta ufficialmente l’eguaglianza delle Nazioni e l’inammissibilità di uno Stato come gli Stati Uniti che si presume garantisca la propria sicurezza a spese di qualcun altro come quella della Russia (e della Cina). Mosca non è una cosiddetta “potenza revisionista”, Washington, invece, lo è, poiché tutto ciò che la Russia vuole fare è tornare all’ordine internazionale sancito dalle Nazioni Unite e concordato in precedenza anche dagli stessi Stati Uniti.

È stata solo la ricerca statunitense dell’egemonia unipolare destabilizzante a livello globale, in seguito alla dissoluzione dell’URSS alla fine della Vecchia Guerra Fredda, che ha portato al raggiungimento del punto terribile in cui ci troviamo attualmente.

Gli Stati Uniti sono, quindi, indiscutibilmente la potenza veramente revisionista che ha ingannevolmente tentato di manipolare il mondo inducendolo a pensare quel che la Russia è attraverso la sua rete globale di “gestori della percezione” [perception manager, nel lessico del Dipartimento della Difesa statunitense, si riferisce ad «azioni mirate a trasmettere o negare delle informazioni selezionate a un pubblico straniero in modo da influenzarne emozioni, motivazioni, valutazioni razionali o, se indirizzate a sistemi di intelligence e leader di vario livello, mirate a influenzare le stime ufficiali o tali da risultare a valle in comportamenti e azioni favorevoli alle intenzioni dell’autore del messaggio»].

L’imminente successo dell’operazione speciale della Russia in Ucraina ristabilirà quindi la stabilità nel mondo.

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