Treni, tè e cavalli sulla Via della Seta meridionale (II)

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Dopo il suo completamento, la ferrovia del Sichuan-Tibet formerà un anello con la ferrovia Qinghai-Tibet capace di recare ulteriori benefici economici con un sensibile miglioramento della capacità di rete stradale e il trasporto regionale e una maggiore integrazione dello Xizang con altre aree della Cina interna. Il sindaco di Linzhi, Wang Dui, ha salutato con lieta soddisfazione l’annuncio della costruzione della nuova linea ed ha espresso la speranza che questa venga completata il più velocemente possibile perché considerato il passaggio fondamentale per lo sviluppo dell’area, soprattutto per quel che riguarda l’afflusso turistico1.

I dettagli sono ancora limitati ma sono state rese note le stazioni lungo la nuova ferrovia: Kangding, Ya’an, Changdu, Linzhi. Quasi 1.000 chilometri (il 74% della lunghezza complessiva sarà costruito su ponti e sotto gallerie) si trovano nel territorio dello Xizang e l’intero progetto dovrebbe essere terminato entro i primi mesi del 2030.

L’altopiano tibetano è pronto a divenire una componente integrata nell’iniziativa pan-eurasiatica One road, One Belt del presidente Xi Jinping e l’ambizioso progetto ferroviario Sichuan-Tibet rafforza la sua posizione sulla mappa strategica cinese e inserisce la regione autonoma nel corridoio di trasporto della Cina verso l’Europa2; Chengdu, capitale in forte espansione della provincia dello Sichuan, si trova sul percorso della avveniristica Yu’Xin’Ou Railway  (渝新欧) una  ferrovia per il trasporto delle merci  che collega la città cinese di  Chongqing  con  Duisburg  ,  in Germania, la costa pacifica della Repubblica Popolare Cinese direttamente con il cuore dell’Europa continentale3.  

Parlando della nuova linea che collegherà Lhasa al Sichuan, il Presidente della Regione Autonoma del Tibet, Losang Jamcan ha affermato che, dopo l’apertura della linea Qinghai-Tibet, si cerca, adesso, un rapido avvio dei lavori per la Sichuan-Tibet, infrastrutture che sarà in grado di portare ulteriore sviluppo sull’altopiano nel suo complesso consolidando, al tempo stesso, le zone di confine in generale, non perdendo di vista la sostenibilità ambientale degli interventi programmati: montagne verdi e le acque blu sono di beneficio non solo per il popolo del Tibet, ma anche per il paese nel suo complesso. Questo è il motivo per cui la costruzione di una civiltà ecologica e la tutela dell’ambiente ecologico costituisce la base dello sviluppo del Tibet4. Il XIII piano quinquennale per la Regione autonoma del Tibet ha illustrato il progetto “trasformazione e riqualificazione” del turismo in Tibet per i prossimi cinque anni. Secondo le stime della Commissione per lo sviluppo turistico di Lhasa, il Tibet vedrà 23 milioni di turisti nazionali e internazionali nel 2016, con un entrate calcolate in 3,3 miliardi di yuan5. Karma Tseten, la vice direttrice della commissione, ha spiegato che il turismo crescerà con una particolare attenzione per le caratteristiche regionali specifiche e che verranno promossi progetti di sviluppo sostenibile legati al “turismo +” (turismo + internet, turismo + sviluppo culturale, turismo + attività fisica) sulla base delle linee guida contenute nel XIII piano quinquennale il quale prevede che il Tibet sviluppi l’industria culturale (capace, nel solo 2015, di attrarre investimenti per 570 milioni di yuan e di fare registrare una produzione annua di 2,7 miliardi di yuan, pari al 2,8% del PIL della regione) e promuova lo sviluppo integrato del settore culturale con il turismo, lo sport, le costruzioni, l’artigianato etnico e altre aree6.

In tempi remoti, prima dei treni e ben prima dell’apertura della via della seta, in queste zone remote dell’Asia passava una strada che univa la Cina al Tibet.; nel territorio laddove, oggi, è previsto il capolinea della ferrovia Sichuan – Tibet, la città di Chengdu, nel cuore montuoso del Sichuan occidentale, un tempo passava una strada che è divenuta leggendaria e che è conosciuta come la via del té e dei cavalli, canale commerciale “internazionale” dell’antica Cina sud-occidentale di oltre 3.000 chilometri di lunghezza, distanza che veniva percorsa da uomini, cavalli e cammelli7.

L’antica via del té e dei cavalli, Cha Ma Dao in cinese, si componeva di due tratti i quali, partendo da due regioni differenti della Cina, giungevano entrambe a alla smedesima destinazione, Lhasa: il primo partiva dalle piantagioni di té della regione dello Yunnan per riasalire verso Deqin, snodo commerciale allora come oggi, da quale, poi, prendeva la via del Tibet fino, appunto, alla sua capitale; l’altro tragitto, invece, iniziava da Ya’An, centro di coltivazione nello Sichuan per giungere dopo 2350 chilometri divisi in 58 tappe, e passando più a nord, sempre nella capitale del Tibet. A Lhasa, il té cinese prendeva la strada per il Nepal, Birmania e l’India8.

Leggenda vuole che il té sia giunto per la prima volta sul tetto del mondo nel 641 d.C. quando la principessa Wen Cheng della dinastia Tang fu data in sposa al re tibetano Songtsen Gampo anche se i reperti trovati in un’antica tumulazione scoperta da alcuni monaci nel distretto di Ngari anticiperebbero la presenza del té in Tibet già al II secolo a.C.; come documentato in un articolo apparso su Scientific Reports, gli archeobotanici dell’Accademia Cinese delle Scienze hanno ritrovato, oltre a una maschera in oro, ricami cinesi, vasellame in ceramica e sete preziose, traccie di germogli di té riconducibili a una varietà presente nello Yunnan, la stessa rinvenuta in una tomba cinese della dinastia Han risalente a 2.100 anni fa9.

Quello che oramai viene dato quasi per certo è che la via del té ha cominciato ad essere percorsa con assiduità con l’avvento delle dinastie Tang (960 – 1279) e Song (960 – 1279) e che prosperò sotto i Ming (1368 – 1644) e i Qing (1644 – 1912). Gli scambi su questa tratta erano equi perché sia la Cina che il Tibet abbisognavano di qualcosa che l’altro possedeva e che potevano essere scambiati: la Cina aveva il té, il Tibet i cavalli.

Il té divenne la principale merce di scambio tra la Cina e l’altopiano tanto che, secondo una tariffa, fissata nel 1074 dall’Agenzia del té e dei cavalli del Sichuan a 60 chili di té pressato equivalevano a un cavallo; nel XIII secolo si barattavano tonnellate di té in cambio di circa 25.000 destrieri all’anno.

La necessità di reperire cavalli presso i popoli vicini soggiace anche alla missione di Zhang Qian, il diplomatico che legò il proprio nome alla Via della Seta: la missione inviata verso occidente dall’imperatore Wu Di, infatti, oltre a stringere alleanze militari porterà con sé la seta per ottenere in cambio dei cavalli e soldati per ottenerli con la forza. Dalla terza missione, verso il 105 a.C., Zhang Qian aveva portato alla corte di Xi’an alcuni bei cavalli provenienti dalla valle del Fergana, una razza di cavalli eccezionale che avrebbe potenziato la cavalleria cinese consentendo il controllo dei temuti Xiongnu e tutte le popolazioni nomadi che minacciavano la Cina; l’impero, infatti, era da sempre minacciato da aggressori addestratori di cavalli la cui forza era, appunto, nella cavalleria. Nel mondo antico, dalla Cina alla Grecia passando per Mongolia e Persia, il cavallo non solo è alla base del concetto di potenza ma della sopravvivenza stessa dello stato. In questo contesto, la Cina era un paese agricolo, povero di pascoli e, per ciò, costretto ad importare cavalli piuttosto che addestrarli.

Le popolazioni nomadi che vivevano sul tetto del mondo avevano – ed hanno tutt’oggi – una grande tradizione nell’allevamento dei cavalli10 e abilità nelle pratiche legate all’equitazione. Nagqu sorge lungo la moderna statale 317, il ramo più a nord dell’antica via del té, Gyalam in sancrito, ha perso ogni connotato della vecchia via carovaniera ma mantiene viva la destrezza tibetana con i cavalli con il famoso festival, un evento che celebra la tradizione equestre dell’altopiano.

Ai tibetani, in cambio, era garantita la disponibilità di té, elemento essenziale per il bilanciamento di una dieta priva di verdure e al tempo stesso grassa e ricca di carne. La più famosa bevanda tibetana, il po cha, un misto di té, burro di yak e sale, non sarebbe potuto nascere senza questo commercio per la via della seta meridionale.

Nella cultura tibetana – così come il quella cinese – il té è, da sempre, simbolo di ospitalità, un rito con il quale l’ospite viene accolto vicino al focolare, il centro della vita domestica, e si scongiura la mala sorte. La via del té e dei cavalli collegava, inoltre, i principali monasteri dell’altopiano: il rito della consumazione della bevanda calda, una manna venuta cielo per un paese dalle temperature rigidissime, divenne così momento fondante della vita monastica quotidiana.

1 http://www.telegraph.co.uk/sponsored/china-watch/politics/12204305/tibet-five-year-plan.html

2 In parallelo con l’accelerazione nella costruzione della ferrovia, autostrada 318 fornisce un collegamento stradale valida tra Lhasa e Shanghai, passando per Chengdu lungo un tratto di 5.476 chilometri.

Il tratto di autostrada 318 da Lhasa a Bayi, che si sta rapidamente aggiornato a standard mondiali, fornisce anche un link al Yunnan. Passando attraverso Mangkang County, i collegamenti stradali su con Highway 214, prima che si snoda lungo un tratto di montagna a Kunming. A parte il corridoio BCIM, Kunming è anche la porta d’ingresso in Vietnam e Laos.

3 Il 10 dicembre del 2014, il primo treno merci proveniente dalla Cina è arrivato alla stazione di Madrid: il viaggio della lunghezza di 8.111 miglia ha segnato l’”inaugurazione” del collegamento ferroviario più lungo del mondo.

(https://www.theguardian.com/business/2014/dec/10/silk-railway-freight-train-from-china-pulls-into-madrid).

Nel 2016, invece, il primo treno diretto da Wuhan ha raggiunto Lione. (http://www.asianews.it/notizie-it/La-Via-della-Seta-su-ferrovia:-arrivato-a-Lione-il-primo-diretto-da-Wuhan-37300.html)

4 http://www.china.org.cn/environment/2016-03/09/content_37976643.htm

Al vaglio delle autorità cinesi in stanza a Lhasa anche gli studi preliminari circa la possibilità di costruire collegamenti ferroviari con lo Yunnan (a sud) e lo Xinjiang (a nord).

5 http://www.vtibet.com/en/news_1746/focus/201603/t20160301_381240.html

6 Ci sono attualmente oltre 4000 imprese culturali in Tibet, e il loro contributo alla sua economia stanno diventando sempre più importante, la Cina News ha riferito.

Il Tibet è un luogo importante per la conservazione culturale della nazione cinese, e la sua industria culturale ha un enorme potenziale di sviluppo. Secondo Kangchen, direttore della Regione autonoma del Tibet Bureau affari culturali, tra il 2010 e il 2014 l’industria culturale del Tibet si era espansa a un tasso medio annuo di circa il 20 per cento.

7 Alcuni studiosi sostengono che oltre al flusso commerciale, questa via di collegamento fosse importante anche per il trasferimento e la diffusione dei costumi e della cultura. Si sostiene, infatti, che fu proprio attraverso questo percorso che il Lamaismo abbia raggiunto e si sia radicato nelle aree centrali della Cina per poi diffondersi verso Mongolia e Siberia e, viaggiando in direzione opposta, siano arrivate in Tibet forme artistiche come l’Opea di Pechino o dello Shaanxi.

8 Un ulteriore ramo della via del té e dei cavalli proseguiva verso nord sviluppandosi nei territori delle regioni centrali e settentrionali della Cina.

9 http://www.nature.com/articles/srep18955

Nel 1990, un team di archeologi effettuò numerosi scavi nel mausoleo dell’Imperatore Jing Di (156 – 141 a.C.) nei pressi della città di Xian. Durante i lavori, sono stati rinvenuti pezzi di ceramica, armi, carrozze per cavalli e residui di grani di miglio, riso e té provenienti dal sud della Cina.

10 Attraverso secoli di selezione, i tibetani sono riusciti nell’intento di creare una razza di equini straordinari, i Nangchen i quali, alti neppure un metro e mezzo, ma dotati di grandi polmoni necessari per la vita a quote elevate, venivano allevati in virtù della loro instancabilità e sicurezza nel procedere su sentieri, passi e valichi innevati e ghiacciati.

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