La forza di dissuasione nucleare francese

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SpecialEurasia published the fifth report of our project “Geopolitics of Nuclear Energy in Eurasia” titled “La forza di dissuasione nucleare francese” in partnership with ASRIE Analytica and CeSEM – Centro Studi Eurasia Mediterraneo.

di Stefano Vernole

All’inizio della sua presidenza, Emmanuel Macron disse che avrebbe ridotto di molto la dipendenza della Francia dall’energia nucleare, smantellando parte degli impianti del Paese. Al tempo, l’opinione pubblica francese era piuttosto diffidente nei confronti dell’ampio utilizzo da parte della Francia di centrali nucleari, a causa di disastri come quello al reattore giapponese di Fukushima nel 2011. Le cose però sono cambiate negli ultimi tempi: in questi mesi, grazie al nucleare, la Francia è stata praticamente immune dalla grave crisi energetica che sta colpendo il resto dell’Europa, e Macron ha rivalutato la possibilità di investire nel nucleare. La Francia è, come ha scritto qualcuno, «l’unica potenza nucleare dell’Unione Europea». Nel Paese ci sono 58 reattori nucleari attivi, che producono più del 70% dell’energia elettrica francese. Descrivendo l’aumento del sostegno popolare francese all’energia nucleare, un sondaggio dell’istituto Odoxa ha parlato di «ritorno di fiamma» tra i francesi e il nucleare negli ultimi due anni. Spesso ascritto a De Gaulle, l’arsenale atomico d’Oltralpe è in realtà una creazione della Quarta Repubblica. Mezzo di riscatto nazionale e di sabotaggio della guerra fredda, è uscito ridotto dal crollo dell’Urss. Ma sulla «sua funzione di deterrenza» Parigi non transige.

Il 20 marzo 2019, Nicholas Roche, direttore degli affari strategici di sicurezza e del disarmo al Ministero dell’Europa e degli Affari esteri, venne convocato per un’audizione presso la Commissione della difesa nazionale e delle Forze Armate dell’Assemblea nazionale francese sul tema della dissuasione nucleare e le modifiche dei trattati in corso su iniziativa di Paesi come Stati Uniti e Russia1.

Questa fu anche l’occasione per invitare i maggiori esperti militari dell’esercito francese a rendere conto dello stato di avanzamento della Force de frappe di Parigi nei diversi domini e a chiarire quali obiettivi strategici si volevano raggiungere grazie al possesso dell’arma nucleare.

Francia ed Europa sono infatti legate alla disciplina dalla legge della concorrenza strategica. Il controllo delle armi designa prima di tutto la volontà di sancire norme, con meccanismi di verifica e trasparenza, su capacità militari che consideriamo particolarmente destabilizzanti. La fine del Trattato INF potrebbe aprire una nuova fase di potenziale concorrenza tra Stati Uniti e Russia per quanto riguarda questa categoria di missili vietati dal 1987.

È quindi necessario che l’Europa torni a lavorare sulle questioni strategiche e si impegni in una riflessione volta a ripensare quali sono gli interessi di sicurezza europei e come saranno difesi e preservati da due parti, da un lato in termini di adattamento militare, dall’altro in termini di futuro di padronanza di armi nucleari e strategiche.

Per i decisori di Parigi, ci troviamo in una fase molto speciale della storia nucleare francese, con il ritorno di tensioni che non conoscevamo da tempo e che obbligano la stessa Francia, tenendo conto della sua particolare posizione di indipendenza nazionale in Europa e dell’attaccamento in particolare per la sicurezza e lo Stato di diritto, a fare tutto il possibile per portare i suoi partner europei a definire autonomamente – quali sono gli interessi nazionali di sicurezza e come si vuole tutelarli all’interno dell’Alleanza Atlantica, sulle questioni relative al controllo degli armamenti e all’interno del TNP, affinchè gli interessi francesi siano difesi al meglio.

Con la rinuclearizzazione del continente europeo segnata dall’ascesa della Russia, viste le ambiguità dell’impegno nordamericano nella NATO e del riarmo nel resto del mondo, è sorta la questione della deterrenza europea nel quadro della cosiddetta “autonomia strategica”.

In questo campo le iniziative sono fiorenti, ad esempio l’ex diplomatico tedesco Wolfgang Ischinger, specialista in affari strategici, ha proposto di estendere a medio termine l’ombrello nucleare francese all’Unione Europea. È però ragionevole per Parigi considerare l’integrazione delle forze nucleari britanniche e francesi in una nuova trattato di portata mondiale che includerebbe non solo gli Stati Uniti e la Russia, ma anche la Cina, l’India, la Corea del Nord, il Pakistan e l’Iran?

Secondo Nicolas Roche: “La questione dell’uso delle armi nucleari e della deterrenza è purtroppo tornata prominente nel dibattito politico globale. Per la Francia, le armi nucleari non possono essere concepite al di fuori della deterrenza. In altre parole, ci può essere solo deterrenza nucleare e non ci possono essere armi nucleari se non la deterrenza. Questa equivalenza rigorosa che ci poniamo tra deterrenza e armi nucleari è una delle nostre specificità strategiche e storiche. Sorgono due domande. È possibile dissuadere con qualcosa di diverso dalle armi nucleari? Nella nostra posizione strategica in particolare, consideriamo basse le possibilità che funzioni. Ci sono armi nucleari che rientrerebbero nell’ambito della deterrenza nucleare stricto sensu? È un’evoluzione della dottrina nucleare che vediamo svilupparsi oggi nel mondo in modo molto preoccupante. Questa posizione è stata avanzata da alcuni Stati in possesso di armi nucleari. Con la revisione strategica della difesa e della sicurezza nazionale presentata al Presidente della Repubblica e al Governo a fine 2017, sono tornate nozioni come “intimidazione strategica”, “ambiguità strategica”, “l’uso tattico delle armi nucleari” che credevamo appartenessero alla storia. Prendiamo l’evoluzione della dottrina pachistana: il posto delle armi nucleari tattiche ha assunto molta importanza nella sua strategia nucleare generale. E ci sono infiniti dibattiti sul fatto che cosa in Corea del Nord è puro deterrente o può costituire una forma di coercizione o intimidazione strategica. Consideriamo questo sviluppo preoccupante e stiamo facendo tutto il possibile per ricordare che c’è differenza tra l’arma nucleare e le altre armi … E’ da ricordare in tutte le sedi diplomatiche e politiche internazionali che, se le armi nucleari devono rimanere, possono solo essere un deterrente, con la prospettiva dell’attuazione dell’articolo VI del TNP”2.

Gli esperti francesi ritengono che un certo numero di Stati valuti la capacità di raggiungere i propri obiettivi sull’ambiguità, non facendo capire se e quando il conflitto possa diventare nucleare. Questo punto per Parigi è centrale; è uno degli elementi che porta a considerare come, nella strategia di riduzione del rischio, sia importante mantenere una funzione deterrente per le armi nucleari, e quindi metterla in atto dimostra che questa ambiguità strategica genera effetti destabilizzanti.

In effetti, Cina, Russia e Stati Uniti hanno lanciato diversi programmi di sviluppo ipersonico. Il Ministero delle Forze armate di Parigi ha deciso da parte sua che la Francia avrebbe avuto un modello tecnologico dell’aliante ipersonico nel 2021; il che non significa che la decisione sia stata presa, perché svilupparlo, acquisirlo e integrarlo nella dottrina strategica è compito del Quai d’Orsay.

Negli ultimi anni la Federazione Russa ha dato una forte priorità allo sviluppo delle sue capacità militari così come all’ammodernamento dell’arsenale nucleare, che è al vertice delle scelte. L’esempio dell’ingaggio delle forze russe in Siria è caratteristico di una presenza a costi contenuti, che consente a questo Paese di acquisire competenze operative, anche per i sistemi strategici. Parte dell’amministrazione statunitense risponde oggi che la Russia non avrà la capacità finanziaria di sostenere tale sforzo; questo è uno dei motivi per cui Washington ha manifestato la sua volontà di rigiocare alla pura concorrenza globale con il Cremlino.

Gli USA continuano ad adottare la minaccia dell’uso di armi nucleari non intesa esclusivamente a scoraggiare una minaccia nucleare, ma a scoraggiare qualsiasi minaccia vitale per gli Stati Uniti d’America. Questa è anche la dottrina della Francia, in quanto potenza media che si confronta con le grandi potenze. Ma ci sono anche differenze.

Storicamente, gli USA hanno sempre avuto la tendenza a considerare la deterrenza nucleare come la certezza che l’avversario deve avere che in ogni caso perderà. Per la dottrina del Pentagono non esiste uno scenario di conflitto tra Stati Uniti e Russia, in cui quest’ultima possa vincere – la deterrenza deriva proprio da questo effetto. La dottrina francese si basa sull’incertezza per l’avversario; se prendiamo l’esempio della Russia, Parigi considera che Mosca è dissuasa ad attaccare dal momento in cui analizza il rapporto costi-benefici e capisce che non ne vale la pena3.

Questa differenza di cultura spiega perché gli USA devono prevedere il peggio e vogliono possedere i mezzi militari e nucleari per tutti gli scenari possibili, in una logica di deterrenza.

La seconda differenza tra francesi e nordamericani è che i primi non devono garantire la credibilità di un possibile deterrente più ampio, a differenza dei secondi. Gli statunitensi vogliono avere i mezzi per dissuadere la Russia dall’attaccare uno dei loro alleati – questo è abbastanza comprensibile, in teoria – per cui cercano di avere una gamma di opzioni nucleari più ampia di quella francese.

Gli USA dicono che la loro unica preoccupazione è la credibilità della deterrenza statunitense ai massimi livelli; non vogliono entrare in una logica di uso tattico delle armi nucleari. Secondo Roche: “Non abbiamo oggettivamente, motivo di dubitare della loro buona fede, ma l’argomento rimane”4.

Le forze sottomarine e oceaniche della Francia

Secondo l’Ammiraglio Bernard-Antoine Morio de l’Isle, comandante delle forze sottomarine e della forza oceanica strategica (ALFOST), attualmente “viviamo in un mondo multipolare caratterizzato da grande instabilità e imprevedibilità. Questo ambiente strategico vede l’affermazione di poteri globali o regionali che non esitano a ricorrere a rapporti di potere per gestire le loro differenze”5.

È in questo contesto che la Francia ha deciso di mantenere la propria strategia di deterrenza nucleare e il rinnovamento delle sue due componenti, oceanica e aerea. Il FOST è essenzialmente oggi composto da quattro sottomarini lanciamissili balistici nucleari (SNLE) – erano sei al culmine della Guerra Fredda – a cui vanno aggiunti sei sottomarini d’attacco nucleare (SNA). Ha anche due basi: Île Longue e Tolone – la base dei sottomarini di Lorient è stata chiusa negli anni ’90 con la scomparsa dei sottomarini diesel – e altresì due centri operativi, i COFOST, uno a Brest, sotterraneo sotto la prefettura marittima, e l’altro a Lione Mont-Verdun co-localizzato con quello delle forze aeree strategiche. Si tratta di quattro stazioni di trasmissione ben distribuite in tutta la Francia.

La deterrenza è francese al 100%. Gli aerei, i sottomarini, il reattore, i siluri, i missili, stazioni di trasmissione a terra, tutto è nazionale. Spetta alla DGA e alla direzione delle applicazioni militari del CEA (Commissariato all’Energia Atomica) vegliare su questa preziosa base industriale e tecnologica di difesa (BITD); la dipendenza tecnologica in queste aree potrebbe tradursi in dipendenza strategica, e quindi in minore libertà d’azione.

Nelle due scuole di navigazione subacquea, una a Tolone e l’altra a Brest, i sommergibilisti possono progredire nelle competenze, seguire una formazione specialistica con gli istruttori o presso la scuola di ingegneria atomica, perciò le forze sottomarine costituiscono un eccellente ascensore sociale. L’intelligenza artificiale è già presente sui sottomarini francesi e viene utilizzata ad esempio nel controllo del reattore e nel monitoraggio della sua prima apparizione. In caso di danneggiamento del reattore, il “comando di controllo” offre opzioni per tornare allo stato sicuro. Potrebbero esserci anche azioni dei correttori automatici di cui l’operatore segue l’andamento.

Ma l’A.I. è presente non solo a bordo ma anche all’esterno dei sottomarini, in particolare con gli esperimenti che utilizzano gli sciami di droni subacquei. La difficoltà del loro sviluppo è l’ambiente sottomarino che non consente una facile comunicazione. In mare, il drone ha lo stesso problema del sottomarino, deve passare all’immersione periscopica per trasmettere i suoi elementi e scambiare i dati, mentre nell’aria, il drone può essere costantemente pilotato e non perdere la connessione.

Le capacità ASM (Misure di capacità di sopravvivenza di aerodromo) dei FREMM (Fregate europee multi-missione) sono davvero eccezionali. Se si confrontano i sottomarini francesi con i migliori sistemi di rilevamento attualmente in servizio al mondo, è possibile pensare alle tattiche più idonee da mettere in atto.

L’attuazione del Trattato di Lancaster House nel 2010 e la cooperazione franco-britannica hanno consentito notevoli risparmi finanziari sia al Governo di Parigi che ai suoi servizi di sicurezza estera (DGSE), perciò gli ufficiali transalpini hanno continuato ad intrecciare “frequenti e sincere relazioni con gli omologhi britannici”6.

Nel prosieguo del paragone con gli altri Paesi, l’Ammiraglio Morio de l’Isle ha rilevato come i russi abbiano sempre favorito la loro componente sottomarina, anche al momento dei tagli al bilancio del dopo Guerra Fredda, quindi non ne hanno mai perso il controllo: essi hanno sempre costruito sottomarini e continuano a migliorarli7. Gli SNLE delle classi Boreï dell’attuale generazione sono barche eccellenti che ora hanno il missile Boulava, molto affidabile. Per la SNA, hanno la classe Yasen che, ancora una volta, è la migliore.

Lo sviluppo della marina cinese è stato estremamente rapido e Pechino ha costruito in quattro anni l’equivalente della stazza totale di quella francese. In particolare, i cinesi hanno commissionato il loro quinto SSBN di classe Jin che corrisponde al Borei russo. Il Chang è un SNA (sottomarino nucleare d’attacco) corrispondente allo Yasen e si stanno sviluppando prototipi di ultima generazione a un ritmo molto rapido8.

L’obiettivo francese è quello di trasformare un migliaio di sottomarini Rubis in mille sottomarini Suffren con un bilancio costante per il personale e di svolgere così tutte le missioni affidate alla Marina.

La Francia conta quattro sottomarini SSBN classe Le Triomphant e sei sottomarini d’attacco di cui uno di classe Suffren. L’ultimo arrivato non renderà obsoleti gli altri battelli, i quali sono continuamente in aggiornamento e risultano perciò competitivi. Ad ogni modo, l’arrivo dei sottomarini classe Suffren apporta molti cambiamenti perché esso risulta più furtivo, più resistente e con una potenza di fuoco maggiore rispetto ai sottomarini classe Rubis. Mentre per gli altri sottomarini si è già raggiunta la maturità operativa, con la nuova classe servirà del tempo per sfruttarne appieno le capacità. La classe di sottomarini Suffren può navigare anche presso le coste, ha un dislocamento pari al doppio di quello della classe Rubis (si passa da 2.500 a 5500 tonnellate) ma necessita di un equipaggio numericamente inferiore. Il sistema di propulsione, automatizzato ai massimi livelli, conferisce al Suffren una velocità doppia rispetto al Rubis e allo stesso tempo risulta più silenzioso9.

I quattro centri di comunicazione della Marina Militare sono responsabili della trasmissione quotidiana di tutti gli ordini e delle informazioni necessarie per lo svolgimento delle missioni SNLE e SNA; le informazioni codificate e trasmesse a senso unico provengono dal centro operativo delle forze sottomarine con sede a Brest e la loro missione è quindi cruciale. Da questo punto di vista, la riserva è essenziale; nel centro operativo delle forze sottomarine che seguono lo svolgimento delle operazioni e che si trovano nei sotterranei di Brest, la metà degli ufficiali è costituita da riservisti.

Le forze dei sottomarini si sono preoccupate molto presto del dominio cibernetico. Per il momento, la Francia ha stipulato protocolli con ogni azienda del settore, ci sono dei sandbox, cioè ambienti al di fuori del sottomarino dove vengono testate tutte le apparecchiature che un industriale desidera importare sugli edifici. Ciò garantisce che non si introduca nulla di dannoso e che ci sia lo stesso sistema in tutte le aziende che producono sistemi integrati e di controllo (embedded computing). Le ispezioni sono condotte in quest’ultimo per verificare il rispetto dei protocolli, perciò la Marina deve garantire di riuscire a reinstallare tutti i sistemi software incorporati che potrebbero essere stati interessati da un attacco. Richiedendo quindi formazione, è stata creata una scuola a questo scopo, inoltre, vengono spediti regolarmente cyber insegnanti che mettono in formazione le squadre e verificano che siano in grado di rilanciare tutte le loro strutture.

Le Forze aeree strategiche francesi

La visione del generale Bruno Maigret, comandante delle Forze aeree strategiche francesi, è stata chiara fin dall’inizio: esse assumono la credibilità operativa della deterrenza grazie a equipaggi nucleari particolarmente agguerriti e supportati da tutta la flotta dell’aria che andrà in battaglia congiuntamente per infliggere il danno inaccettabile disposto dal Presidente della Repubblica10.

La prima svolta strategica fu la costruzione della forza d’attacco francese, decisa negli anni ‘50 (nel 1959 si decide di produrre il Mirage IV). L’8 ottobre 1964 è una data storica: 62 Mirage IV sono sulle basi aeree e formano con il C-135 un sistema d’arma in grado di decollare con 15 minuti di preavviso.

La questione importante nella prima costruzione della deterrenza nucleare è l’ambizione nazionale, questa visione a lungo termine che lo Stato è riuscito ad attuare. La decisione del generale de Gaulle nel 1959, la cui attuazione è proseguita fino al 1972, con la messa in servizio operativa dei sottomarini e dei silos missilistici situati sull’altopiano di Albion, ha portato in dieci anni alla costituzione della triade nucleare francese. Lo sforzo finanziario compiuto – 1% del PIL annuale – unito a un’ambiziosa volontà politica, ha contribuito a strutturare la Quinta Repubblica intorno a questa strategia di difesa.

C’è stata una forte volontà sul piano politico, con il ruolo particolare del Presidente della Repubblica che ha la responsabilità di impegnare operativamente le forze e con una riorganizzazione a livello industriale, tramite lo sviluppo di colossi come Dassault, Ariane, Électricité de France che ha accompagnato l’evoluzione del nucleare militare.

La seconda rottura strategica è segnata dalla sostenibilità dello strumento di deterrenza francese. Dopo la caduta del muro di Berlino tutti si aspettavano i dividendi della pace: l’Europa non aveva più nemici sul proprio suolo.

Tuttavia, e questa è certamente una delle conseguenze della fine della Guerra Fredda, diversi conflitti sono ugualmente scoppiati: la Guerra del Golfo Persico nel 1990-1991, la guerra in Bosnia ed Erzegovina, nel 1992-1995, e il Kosovo, nel 1998-1999. A quel tempo, si è assistito a un cambiamento negli sforzi tra nucleare e convenzionale e sono state quindi prese una serie di decisioni importanti, come la riduzione da sei a quattro del numero sottomarini con missili balistici (SNLE), la riduzione da quattro a tre di quella degli squadroni nucleari – oggi ne restano solo due: la fine dei test nucleari e la chiusura della base di lancio sull’altopiano di Albion (1996).

Questa evoluzione strategica ha spostato la difesa francese verso un modello più interventista, tuttavia i decisori hanno scelto di preservarne il cuore, cioè la deterrenza.

E gli strumenti che la Francia possiede ora sono stati finanziati negli anni ’90 e 2000. Ciò che colpisce in retrospettiva è la continuità dello sforzo dello Stato: l’ha fatto il presidente Chirac, che annunciò la fine dei test nucleari nel 1995, mentre fu Manuel Valls, Primo Ministro socialista, ad inaugurare il laser mégajoule nel 2014, sul sito CEA11.

Questa capacità di vedere lontano, con uno sforzo finanziario regolare e una visione condivisa del bene comune, che trascende le parti, si è strutturata in termini di deterrenza.

La terza rottura strategica avviene ora, con un mondo di accordi internazionali totalmente non strutturati che vengono violati e tentativi di evitarli, dall’alto o dal basso, deviando su altri campi di manovra. La Francia si trova nel momento delle scelte, con il rinnovo delle componenti di deterrenza, previsto nel 2035 per la componente nucleare nell’aria e nel 2038 per la componente oceanica.

Secondo Maigret, il primo passo è operativo: come assicurare al Presidente della Repubblica che la Francia potrà arrecare un danno inaccettabile ai nemici non solo oggi, ma anche e soprattutto tra 20 anni. Vengono perciò valutate le difese avversarie, conosciuta l’affidabilità dei propri missili e la loro capacità di penetrazione, controllandone gli effetti al fine di garantire l’efficacia della deterrenza.

Il secondo aspetto è strategico, perché evita la corsa agli armamenti. La logica del “danno inaccettabile”, diversa da una logica di vittoria, mira a costringere l’avversario a “sbloccarsi nell’escalation” di fronte alla minaccia che le forze nucleari francesi possono rappresentargli.

Il terzo aspetto è tecnico, industriale e finanziario. Si tratta di controllare l’intera filiera industriale e tecnologica, per avere a disposizione i sistemi d’arma in tempo, controllando i costi, i quali non dovrebbero insostenibili né troppo piccoli, per non compromettere la credibilità operativa.

L’aggregato nucleare rappresenta il 12,5% del budget della difesa francese, fino al 2025. Il costo della deterrenza, per garantire la sopravvivenza della Nazione, ammonta quindi a 60 euro per ogni cittadino francese e raggiungerà i 100 euro entro il 2025.

Entrando più nel dettaglio dei mezzi di volo, la Francia dispone di un aereo da trasporto oltremodo notevole, il Rafale, che ha raggiunto un alto grado di maturità tecnologica: questo velivolo omniruolo ha capacità eccezionali. Oggi permette all’Aeronautica Militare di combattere in un ambiente ad altissima intensità ed avere la possibilità di attaccare per primi. Concretamente, con il Rafale, gli equipaggi decollano, possono operare sia a quote elevate, sia penetrare molto in basso, in modo estremamente rapido e per tutto il tempo evitare il rilevamento. Questa modalità d’azione originale e molto specifica è resa possibile grazie al radar funzione di inseguimento automatico al suolo del Rafale, che, unita alla sua modalità aria-aria, consente all’equipaggio biposto di rilevare e contrastare le minacce aeree rimanendo al di fuori della portata dei sistemi terra-aria. Questa facoltà è integrata dal trasporto di considerevoli armamenti aria-aria, che aumentano la capacità del raid.

È importante specificare che il raid nucleare include anche aerei di sorveglianza AWACS, oltre ai velivoli di difesa in volo che ne assicurano la protezione e ne rendono possibile la penetrazione tramite l’acquisizione della superiorità nei cieli.

Vi è anche da rilevare la complementarietà tra le FAS (Forze Aeree Strategiche) e la FOST (Forza Oceanica Strategica). Le due componenti sono diverse e offrono al Presidente della

Repubblica francese diverse opzioni. Esse utilizzano modalità di penetrazione aerobica o balistica complementari che obbligano l’avversario ad avere mezzi di difesa dedicati, il che implica dover colmare un ampio divario difficile da sostenere finanziariamente. Inoltre, esse permettono di proteggersi da uno stallo strategico, nel caso in cui una svolta tecnologica consentisse all’avversario di rilevare o contrastare il mezzo di un componente francese; l’altro componente garantirebbe infatti la capacità di deterrenza.

Nella Legge di Programmazione Militare è stato affrontato il tema delle attuali difficoltà a compiere una campagna aerea molto lunga e intensa, a scapito della credibilità operazionale.

Il Rafale sta attualmente beneficiando della ristrutturazione dell’F3R; questa versione consentirà di trasportare e sparare il missile Meteor, un vero punto di svolta nel combattimento aereo grazie al suo raggio di tiro straordinario. L’F3R include anche la possibilità di combattimento collaborativo, un dispositivo che consente di guidare un missile lanciato da un altro Rafale. Ciò complicherà notevolmente il compito dell’avversario. Dopo questa evoluzione, sarà la volta del missile. Nel 2023, ASMPA (è un missile aria-suolo a media portata) subirà una ristrutturazione importante, che durerà fino all’arrivo del suo successore; essa serve ad integrare nuove funzionalità che miglioreranno ulteriormente la sua capacità di penetrazione. Successivamente, nel 2035, questo missile sarà sostituito dall’ASN4G. Una vera svolta tecnologica, perché questo vettore sarà in grado di penetrare le più avanzate difese nemiche, grazie a una combinazione senza precedenti di velocità e agilità.

Per quanto riguarda quella che spesso viene chiamata la quarta flotta della FAS, i segnali, i mezzi e anche i sistemi sono destinati ad essere modernizzati e poi sostituiti da materiali più moderni e non solo resilienti. Questi sviluppi, la maggior parte dei quali segreti, daranno all’intero sistema della dissuasione nucleare maggiore flessibilità.

In futuro per Maigret occorreranno furtività, connettività, collegamento dati, intelligenza artificiale, capacità di volare più in basso e più velocemente. Questo è ciò che lo sviluppo dello SCAF (Sistema di Combattimento Aereo del Futuro) dovrebbe consentire di fare. Si tratta di un sistema articolato intorno all’NGF (New Generation Fighter) che utilizzerà le capacità di interconnettività naturali come moltiplicatore di effetti per l’aereo, che a sua volta avrà forti capacità di sopravvivenza e manovrabilità, utilizzando tecnologie dirompenti. In sintesi, il rinnovo dei componenti è una conseguenza della dialettica spada-scudo, ed è quindi soprattutto un’esigenza operativa12.

Il generale Maigret ha sottolineato anche la peculiarità della Difesa francese rispetto a quella degli alleati: “In tempo di pace, l’importanza del FOST poggia sulla permanenza in mare; la funzione del componente in volo, è la dimostrazione della credibilità della deterrenza. Gli inglesi hanno cessato di avere una componente aviotrasportata nel 1996 e i loro sottomarini sono i primi a pentirsene. Anche se è scorretto dire che il Regno Unito non ha capacità di deterrenza aerea: la NATO ha una componente aviotrasportata e gli inglesi sono molto più coinvolti di noi in quest’area. Certamente, il Regno Unito non ha una testata nucleare aviotrasportata, ma nel caso di un raid nucleare della NATO, gli inglesi potrebbero partecipare con mezzi di accompagnamento. I sistemi d’arma francesi e britannici che equipaggiano le componenti oceaniche dei due Paesi non sono completamente comparabili. La stretta collaborazione tra americani e britannici consente a questi ultimi di implementare un sistema le cui caratteristiche tecniche sono diverse dalle nostre: non entro nei dettagli. Per quanto riguarda il bilancio della nostra componente aviotrasportata, gli stanziamenti sono specificamente dedicati solo alla prontezza operativa del missile e delle infrastrutture, il resto essendo non finanziato nell’ambito del bilancio nucleare aggregato. In altre parole, la componente aerea rappresenta una piccola parte dei crediti destinati alla deterrenza. La spesa in questo settore è guidata da imperativi operativi, e consentono all’Aeronautica, per la dualità, di preservare il proprio know-how in termini di alta intensità”.

Bisogna ricordare come la configurazione dell’ASMPA faccia riferimento alla questione del controllo governativo. Sotto la responsabilità del Primo Ministro francese e sotto la supervisione dell’ispettore delle armi nucleari, il controllo del Governo assicura che solo il Presidente della Repubblica possa dare l’ordine di colpire i bersagli che lui stesso avrà definito. Il raid nucleare è composto da un insieme coerente di decine di aerei, tra cui AWACS, portatori di armi nucleari, aerei con capacità superiori, velivoli in grado di distruggere le difese terra-aria nemiche, ecc. Questo è il motivo per cui con il raid è l’intera forza aerea che va in battaglia e in virtù di tale deterrenza la Francia ha scelto di non possedere una difesa antimissilistica.

Allo stato attuale delle ipotesi, il colpo nucleare sarà effettuato da un vettore, di tipo caccia, che darà al missile la velocità iniziale permettendogli di andare abbastanza lontano e abbastanza veloce da penetrare le difese avversarie. La componente aeroportuale deve attraversare sistematicamente lo spazio aereo di Paesi stranieri. Il principio consiste nel cercare di evitare Paesi nemici, sorvolando Paesi neutrali con un certo numero di precauzioni e Paesi amici. Se per qualsiasi motivo si deve sorvolare un Paese nemico, vanno definite le regole di ingaggio per garantire il sorvolo; questo è il motivo per cui gli aerei da difesa sono numerosi e rimangono responsabili della protezione del raid, sotto la supervisione del prezioso AWACS.

Le applicazioni militari del Commissariato all’energia atomica

François Geleznikoff, direttore delle applicazioni militari presso la Commissione per l’energia atomica e le energie alternative, ha effettuato una prima presentazione dei programmi prima dell’adozione della LPM e ha ribadito successivamente all’Assemblea Nazionale francese le priorità del suo mandato.

Per quanto riguarda le armi, servono plutonio e uranio altamente arricchiti per la fissione e trizio per la fusione. I primi due materiali sono disponibili nei magazzini francesi, mentre il plutonio viene riciclato e rimodellato da un sistema d’arma all’altro, non c’è bisogno di riciclare uranio arricchito, deve solo essere ripristinato. Ciò consente alla Francia di accumulare scorte importanti. Per quanto riguarda il trizio, invece, metà del materiale viene perso ogni 12 anni, costringendo quindi a ricreare una infrastruttura di produzione del trizio, come cinquant’anni fa. Le tre strutture principali sono situate nei siti di Cadarache e Valduc13.

Per la propulsione nucleare viene utilizzato uranio a basso arricchimento. La Francia è l’unica nazione al mondo ad aver scelto questo settore. Il vantaggio è che si può usare il ciclo civile, perché ci sono quasi lo stesso contenuto isotopico di uranio nei locali caldaie delle navi che nelle centrali nucleari (il programma più attuale in questo settore è il Barracuda)14.

Il secondo programma, che proietta la Francia nel futuro (oltre il 2035), riguarda i sottomarini nucleari lanciamissili balistici di terza generazione (SNLE 3G), di cui dovrebbe iniziare la produzione nel 2025.

La terza priorità consiste nel rinnovare una parte degli equipaggiamenti nucleari a Tolone in coordinamento con le altre unità, in tempo per il prossimo scalo tecnico della portaerei Charles De Gaulle in programma nel 2027.

Stando a Geleznikoff, nell’area della proliferazione il compito è quello di monitorare ciò che sta accadendo in tutto il mondo e in particolare i test nucleari che possono essere effettuati dai Paesi che la Francia non vuole vedere attivi. Questo monitoraggio si basa su una rete internazionale istituita dall’Organizzazione del Treaty Comprehensive Nuclear Test Ban (CTBTO), a cui Parigi partecipa; la seconda area è quella della sorveglianza statale.

Il Ministero delle Forze Armate stabilisce le priorità; esse sono potenzialmente dappertutto, ma tra queste figurano essenzialmente due Paesi, primo fra tutti la Corea del Nord. La Repubblica Popolare Democratica deve garantire di non essere più impegnata in test nucleari, ma la Francia ritiene che si debbano monitorare le attività in termini di produzione di materiali nucleari che potrebbero consentire a Pyongyang di fabbricare armi. Il secondo di questi Paesi è l’Iran, come parte dell’attuazione dell’accordo nucleare di Vienna che la Francia ha adottato insieme a diversi Paesi europei, alla Russia e alla Cina.

Oltre alla rete di monitoraggio, due strumenti consentono il controllo di questo accordo. Innanzitutto, il canale satellitare; grazie alle capacità di altissima precisione che la Francia ha sviluppato, viene eseguita un’analisi più fine dei campioni che possono essere raccolti, ad esempio dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA). In particolare, si riesce a determinare se queste particelle sono state processate dall’uomo e possibilmente in quale regione; è quindi particolarmente difficile sfuggire a questa sorveglianza.

L’audizione di Geleznikoff al Parlamento francese si è dimostrata davvero interessante anche riguardo altri dettagli, come quello della cybersicurezza e soprattutto dello smaltimento: “La Francia smantella le testate nucleari una volta ritirate dal servizio. Smantellare significa innanzitutto mettere una testata nucleare su uno scaffale: essa viene smontata e, dopo un esame sistematico, i vari elementi che la compongono vengono per lo più distrutti. Per quanto riguarda i materiali nucleari delle testate, essi costituiscono lo stock per il rinnovo delle armi (di 600 testate, noi siamo ora scesi a meno di 300). Lo stock è ovviamente estremamente protetto”15.

Ma anche dal punto di vista geopolitico alcune sue considerazioni meritano di essere riportate: “Negli Stati Uniti, la Nuclear Posture Review (NPR) non si rivolge realmente alla Corea del Nord (gli americani hanno armi che permetterebbero loro di vetrificare il Paese più volte) ma piuttosto la Russia, in risposta alle dichiarazioni del presidente Putin … In ogni caso, la ricerca di componenti aggiuntive andrebbe ad aggiungersi ad una panoplia che presto si arricchirà di una nuova bomba, denominata NATO, dotata di un sistema di guida ad alta precisione”16.

In conclusione, in termini di risorse umane la Francia ha istituito una gestione lungimirante a lungo termine di posti di lavoro e competenze all’unità più vicina ma deve assicurarsi di mantenere la sua capacità di reclutare, perché vengono perse tra le 150 e le 200 persone all’anno, principalmente a causa dei pensionamenti (le attuali esigenze di reclutamento oggi ammontano a circa 300 persone all’anno). Ci sono circa 160 programmi di studio-lavoro ogni anno, 150 studenti di dottorato e post-dottorato ed è stata stabilita una partnership con le scuole di ingegneria.

Emmanuelle Macron, durante un discorso all’Ecole de Guerre nel febbraio 2021, ha ricordato il ruolo preminente della Francia, in virtù delle armi nucleari, la sua capacità di difendersi qualora i suoi interessi fossero minacciati, ma anche la necessità di costruire una dottrina strategica comune all’interno dell’Unione Europea. Se l’arma nucleare francese sarà utilizzata da tutta l’Europa, lo sforzo dei vari Paesi dovrà essere maggiore. Il Presidente francese ha comunque offerto “a chi lo desidera”, collaborazioni comprese esercitazioni delle forze deterrenti. Un inizio di programma, i cui contorni restano però molto vaghi, anche in virtù dello scarso interesse (al limite della contrarietà) manifestato dalla Germania per l’arma nucleare17.

Questa freddezza è probabilmente all’origine del più recente discorso (3 gennaio 2022) in cui il capo dell’Eliseo ha dichiarato che la Francia si impegna insieme alle principali potenze mondiali a prevenire la guerra nucleare ed evitare la corsa agli armamenti18: “Da quasi due anni la Francia coordina il lavoro dei cinque Stati dotati di armi nucleari in vista della prossima Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione (TNP). Oggi la Francia, insieme a Cina, Stati Uniti, Regno Unito e Russia, rilascia una dichiarazione congiunta dei Capi di Stato e di governo sulla loro determinazione a prevenire la guerra nucleare ed evitare la corsa agli armamenti, in cui si afferma “che una guerra nucleare non può essere vinta e non dovrebbe mai essere combattuta”. La Francia resta mobilitata per contribuire positivamente alla decima conferenza di revisione del TNP e preservare l’autorità e il primato di questo Trattato, in ciascuno dei suoi tre pilastri: disarmo nucleare, non proliferazione nucleare e usi pacifici dell’atomo. La Repubblica popolare cinese, gli Stati Uniti d’America, la Repubblica Francese, il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e la Federazione Russa considerano loro responsabilità primaria evitare una guerra tra Stati dotati di armi nucleari e ridurre i rischi strategici. Affermiamo che una guerra nucleare non può essere vinta e non dovrebbe mai essere combattuta. In considerazione delle conseguenze di vasta portata che avrebbe l’uso delle armi nucleari, affermiamo anche che queste, mentre esistono, devono essere utilizzate a scopo difensivo, deterrente e di prevenzione della guerra. Crediamo fermamente nella necessità di prevenire l’ulteriore diffusione di queste armi. Riaffermiamo l’importanza di affrontare le minacce nucleari e sottolineiamo la necessità di preservare e rispettare i nostri accordi e impegni bilaterali e multilaterali in materia di non proliferazione, disarmo e controllo degli armamenti. Rimaniamo impegnati a rispettare i nostri obblighi ai sensi del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (NPT), compreso quello contenuto nell’articolo VI di proseguire negoziati in buona fede su misure efficaci relative alla cessazione della corsa agli armamenti nucleari in una data anticipata e disarmo nucleare, e su un trattato sul disarmo generale e completo sotto stretto ed effettivo controllo internazionale. Ognuno di noi intende mantenere e rafforzare ulteriormente le proprie misure nazionali per prevenire l’uso non autorizzato o non intenzionale di armi nucleari. Le nostre precedenti dichiarazioni sulla distensione, in cui si ribadiva che nessuna delle nostre armi nucleari ha preso di mira nessuno di noi o qualsiasi altro Stato, rimangono valide.

Sottolineiamo la nostra volontà di lavorare con tutti gli Stati per creare un ambiente di sicurezza che consenta ulteriori progressi nel disarmo, con l’obiettivo finale di un mondo libero dalle armi nucleari con sicurezza immutata per tutti. Intendiamo continuare a cercare approcci diplomatici bilaterali e multilaterali per evitare scontri militari, migliorare la stabilità e la prevedibilità, aumentare la comprensione e la fiducia reciproche e prevenire una corsa agli armamenti che non gioverebbe a nessuno e metterebbe in pericolo tutti noi. Siamo determinati a perseguire un dialogo costruttivo con rispetto reciproco e riconoscimento dei nostri interessi e preoccupazioni in materia di sicurezza”.

Propositi certamente positivi e tutti da verificare, ma che dimostrano il ruolo centrale ancora esercitato dalla Francia in questo ambito.

NOTE AL TESTO

1 ASAF, La force de dissuasion nucléaire, Dossier réalisé par l’Association de Soutien à l’Armée Française, Agosto 2019.

2 Ibidem, pp. 11-12.

3 Sebbene i francesi siano preoccupati per le attività russe nel loro sud fianco (ad es. Libia, Siria), vedono la minaccia convenzionale russa in Europa come limitata, sulla base della loro valutazione che la deterrenza nucleare prevarrebbe probabilmente in tali circostanze, cfr. Rand Corporation, a cura di STEPHANIE PEZARD, MICHAEL SHURKIN, DAVID OCHMANEK, A Strong Ally Stretched Thin An Overview of France’s Defense Capabilities from a Burdensharing Perspective, 2021, p. 23.

4 ASAF, cit., p. 17.

5 Ibidem, p. 19.

6 La cooperazione della Gran Bretagna con la Francia è stata stabilità dal Trattato di Lancaster House nel 2010, nelle due aree della collaborazione nel nucleare e nella difesa. La collaborazione nel nucleare soprattutto nella gestione delle scorte è quella che funziona meglio, anche se è coperta da segreto militare, poiché in Europa non esiste alternativa per i due Paesi, uniche potenze nucleari sul continente. La collaborazione militare franco-britannica prevede un Combined Joint Expeditionary Force, che è stata validata per la componente terrestre attraverso esercitazioni tra truppe francesi e britanniche, ma che rimane sulla carta per le componenti aeronavali per mancanza di interoperabilità, cfr. Claudio Catalano, Iniziative europee di difesa e sviluppo tecnologico, “Osservatorio strategico 2017”, Anno XIX, n. 5, p. 14. Anche dopo la Brexit, il Capo di Stato maggiore francese, il generale François Lecointre, ha sottolineato che: “I nostri due eserciti continuano a essere partner importanti l’uno dell’altro, ad avere bisogno l’uno dell’altro e a essere vicini. Mettono in atto uno strumento di dissuasione nucleare e hanno la cultura dell’impegno sul campo. Questo crea convergenze”. I legami di cui parla Lecointre non spariranno, anche perché sono bilaterali e non inseriti nel quadro dell’Unione Europea o della Nato. A cambiare, invece , sarà il modo in cui la difesa europea continuerà a organizzarsi includendo il Regno Unito. Come sarà possibile fare tutto questo dopo la Brexit? Il Regno Unito, per esempio, fa parte dell’Iniziativa d’intervento europea, una struttura creata nel 2018 e che oggi comprende 13 stati, rappresentando una sorta di Europa della difesa parallela, cfr. Stefano Vernole, L’esercito europeo nella dottrina strategica francese, in “Eurasia”, 1/2022, pp. 49-62.

7 ASAF, op. cit., p. 28.

8 I sottomarini nucleari della classe Yasen (Progetto 885 Yasen) sono, in assoluto, i più moderni battelli subacquei in servizio con la marina russa (VMF). La maggior parte degli esperti li considera dei sottomarini nucleari lanciamissili guidati (SSGN), visto che quello è considerato il loro ruolo primario, per via della grande disponibilità di ordigni in tubi di lancio indipendenti. Comunque li si voglia classificare, si tratta di unità estremamente moderne, in grado di sfuggire ai più moderni sistemi di sorveglianza antisommergibile. Gli stessi nordamericani, a denti stretti, li considerano sottomarini molto efficaci e silenziosi, ed una fonte anonima del Pentagono ha ammesso che l’unico esemplare in servizio, nel 2018, ha vagato per settimane nell’Oceano Atlantico senza essere intercettato, cfr. Fabio Causarano, www.sottomarininucleari.it. 2021.

9 Christian Cione, La classe di sottomarini Suffren: il successo del programma Barracuda, marinecue.it, 24 ottobre 2021 e cfr. Caleb Larson, France’s Suffren Submarine Can Do It All, nationalinterest.org, 3 gennaio 2022.

10 ASAF, op. cit., p. 32.

11 Questo laser è lo strumento più importante del programma di simulazione; esso consente di riscaldare e comprimere la materia nelle condizioni che si trovano durante il funzionamento di armi nucleari.

12 ASAF, op-. cit. pp. 39-43.

13 La principale fonte di approvvigionamento francese di uranio è in Niger, anche se Geleznikoff non ha escluso che industriali privati francesi possano rifornirsi in altri Paesi, cfr. ASAF, op. cit., p. 59.

14 La classe Suffren è la seconda classe di sottomarini nucleari d’attacco (SNA) francesi, attualmente in fase di realizzazione, è anche conosciuta col nome di Programma Barracuda. Il 20 ottobre 2020, infatti, il Suffren, il primo della serie di sei sottomarini d’attacco a propulsione nucleare (SSN) del Programma Barracuda, ha completato con successo il lancio di prova di un missile da crociera navale MdCN (Missile de Croisière Naval), SCALP NAVAL, al centro di prova missilistico in mare DGA a Biscarrose. Cfr. Tiziano Ciocchetti, I NUOVI SOTTOMARINI FRANCESI CLASSE BARRACUDA LANCERANNO MISSILI DA CROCIERA, 11 gennaio 2021, difesaonline.it.

15 ASAF, op. cit., p. 59.

16 Ibidem, p. 60. Vitrifier: cioè trasformare in vetro attraverso la fusione.

17 Stefano Vernole, “Eurasia”, cit.

18 Avec la Chine, les États-Unis d’Amérique, le Royaume-Uni et la Russie, la France s’engage pour prévenir la guerre nucléaire et éviter les courses aux armements, elysee.fr, 3 gennaio 2022.

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